i racconta che una volta, tanto tempo fa, c'era nell'Isola dei Cavoli una casa piccina in cui viveva una vedova con un solo figlio un po' matto, ed erano così poveri che spesso non avevano nulla da mangiare. Il figlio, grande, grosso e sgraziato, si chiamava Pietro, ma tutti lo chiamavano Pietropazzo. Siccome Pietro di mestiere faceva il pescatore, tutti i giorni andava a pescare e lo faceva dalla mattina alla sera, ma era tanto sfortunato che non pigliava mai nulla. Quando tornava a casa, di lontano cominciava a gridare: Corri mammetta con pentoloni, vasi, secchielli, boccioni, ecco Pietro con tanti pescioni! La sua mamma, credendo che finalmente avesse preso qualcosa, correva in casa a cercare i recipienti e li metteva in fila sull'uscio, ma Pietro non aveva nemmeno un pesciolino e la prendeva in giro piegandosi in due dalle risate, e facendo le boccacce tirava fuori la lingua che era lunga un palmo. Lì vicino c'era il palazzo del re dell'Isola dei Cavoli, che aveva una figlia ancora bambina, la principessa Giulia, bellissima e piena di grazia. Quando sentiva Pietropazzo che arrivava gridando: Corri mammetta con pentoloni, vasi, secchielli, boccioni, ecco Pietro con tanti pescioni! correva alla finestra e si divertiva tanto che moriva dal ridere. Quando Pietro vedeva che lo prendeva in giro si infuriava e gliene diceva di tutti i colori, ma Giulia vedendolo così goffo e arrabbiato rideva ancora di più. Questa scena si ripeteva ogni sera da tanto tempo, quando un giorno il povero Pietro pescò un enorme Pescetonno. Era tanto contento che saltellava e ballava sulla spiaggia, cantando: Buona cenetta a Pietro e alla mammetta! Buona cenetta a Pietro e alla mammetta! Ma il pescetonno, quando si vide in trappola, parlò così: Fratel Pietro, per cortesia, libera me dalla prigionia! Quando il mio corpo sfamato ti avrà, avrai vinto la tua povertà? Pietro scosse la testa: aveva bisogno di mangiare il pesce, non di stare a sentire le sue chiacchiere. Così se lo caricò sulle spalle e prese la strada di casa, ma dopo un po' che camminava il pesce gli disse: Fratel Pietro, se mi volessi di grazia salvare, ti darei tutti i pesci che nuotano in mare! Pietro continuò a camminare verso casa, e il pescetonno che ormai si sentiva mancare il fiato, con un filino di voce gli parlò ancora: Il pesce magico non devi ammazzare se quel che desideri vuoi realizzare... Pietropazzo sentiva un po' di compassione per il gran pesce moribondo, e incuriosito per i suoi discorsi tornò in riva al mare e spingendolo con le mani e con i piedi riuscì lo rimise in acqua. Lì per lì il Pescetonno scomparve, perché doveva riprendersi, ma poi tirò la testa fuori dall'acqua e disse: Prendi la barca e comincia a remare vedrai quanti pesci ti faccio pescare Pietro lo fece, e quando si fu allontanato dalla riva il pesce gli disse di inclinare la barca finché il bordo sfiorasse il pelo dell'acqua: allora innumerevoli pesciolini e pescioloni di tutte le specie saltarono nella barchetta di Pietro riempiendola fino a farla quasi affondare, ma lui non pensava al pericolo e non stava nella pelle dalla gran contentezza. Tornato a riva, si caricò sulle spalle una enorme quantità di pesci e corse verso casa, gridando: Corri mammetta con pentoloni, vasi, secchielli, boccioni, ecco Pietro con tanti pescioni! Quella sera la mamma, che non ce la faceva più a sopportare gli scherzi del suo figliolo matto, voleva far finta di nulla, ma quando lo sentì avvicinarsi con la solita filastrocca cambiò idea, e corse a preparare i recipienti davanti all'uscio. Come fu contenta quando vide Pietro che li riempiva tutti! e siccome non bastavano, lui e la sua mamma correvano di qua e di là a prendere pentolini, tazze, bicchieri, vasi da notte, catinelle, mentre i pesci di ogni specie guizzavano dappertutto. La principessa Giulia, che come al solito era alla finestra, vedendolo così goffo e indaffarato rideva ancora più del solito; Pietropazzo sentendo le sue risate alzò gli occhi, la vide e sentì una rabbia terribile, ma invece di dirle le solite parolacce corse in riva al mare e si mise a chiamare il Pescetonno. Sentendo la sua voce il pesce accorse, mise la testa a fior d'acqua e disse: "Messer Pietro, gentil pescatore, che desideri?" Pietro rispose: "Che la principessa aspetti un bambino e che sia proprio il mio figliolino" Con un cenno della testa il Pescetonno gli fece capire che il suo desiderio era realizzato, e Pietropazzo tornò a casa, dove, scapato com'era, non ci pensò più.
Pietropazzo
i racconta che una volta, tanto tempo fa, c'era nell'Isola dei Cavoli una casa piccina in cui viveva una vedova con un solo figlio un po' matto, ed erano così poveri che spesso non avevano nulla da mangiare. Il figlio, grande, grosso e sgraziato, si chiamava Pietro, ma tutti lo chiamavano Pietropazzo. Siccome Pietro di mestiere faceva il pescatore, tutti i giorni andava a pescare e lo faceva dalla mattina alla sera, ma era tanto sfortunato che non pigliava mai nulla. Quando tornava a casa, di lontano cominciava a gridare: Corri mammetta con pentoloni, vasi, secchielli, boccioni, ecco Pietro con tanti pescioni! La sua mamma, credendo che finalmente avesse preso qualcosa, correva in casa a cercare i recipienti e li metteva in fila sull'uscio, ma Pietro non aveva nemmeno un pesciolino e la prendeva in giro piegandosi in due dalle risate, e facendo le boccacce tirava fuori la lingua che era lunga un palmo. Lì vicino c'era il palazzo del re dell'Isola dei Cavoli, che aveva una figlia ancora bambina, la principessa Giulia, bellissima e piena di grazia. Quando sentiva Pietropazzo che arrivava gridando: Corri mammetta con pentoloni, vasi, secchielli, boccioni, ecco Pietro con tanti pescioni! correva alla finestra e si divertiva tanto che moriva dal ridere. Quando Pietro vedeva che lo prendeva in giro si infuriava e gliene diceva di tutti i colori, ma Giulia vedendolo così goffo e arrabbiato rideva ancora di più. Questa scena si ripeteva ogni sera da tanto tempo, quando un giorno il povero Pietro pescò un enorme Pescetonno. Era tanto contento che saltellava e ballava sulla spiaggia, cantando: Buona cenetta a Pietro e alla mammetta! Buona cenetta a Pietro e alla mammetta! Ma il pescetonno, quando si vide in trappola, parlò così: Fratel Pietro, per cortesia, libera me dalla prigionia! Quando il mio corpo sfamato ti avrà, avrai vinto la tua povertà? Pietro scosse la testa: aveva bisogno di mangiare il pesce, non di stare a sentire le sue chiacchiere. Così se lo caricò sulle spalle e prese la strada di casa, ma dopo un po' che camminava il pesce gli disse: Fratel Pietro, se mi volessi di grazia salvare, ti darei tutti i pesci che nuotano in mare! Pietro continuò a camminare verso casa, e il pescetonno che ormai si sentiva mancare il fiato, con un filino di voce gli parlò ancora: Il pesce magico non devi ammazzare se quel che desideri vuoi realizzare... Pietropazzo sentiva un po' di compassione per il gran pesce moribondo, e incuriosito per i suoi discorsi tornò in riva al mare e spingendolo con le mani e con i piedi riuscì lo rimise in acqua. Lì per lì il Pescetonno scomparve, perché doveva riprendersi, ma poi tirò la testa fuori dall'acqua e disse: Prendi la barca e comincia a remare vedrai quanti pesci ti faccio pescare Pietro lo fece, e quando si fu allontanato dalla riva il pesce gli disse di inclinare la barca finché il bordo sfiorasse il pelo dell'acqua: allora innumerevoli pesciolini e pescioloni di tutte le specie saltarono nella barchetta di Pietro riempiendola fino a farla quasi affondare, ma lui non pensava al pericolo e non stava nella pelle dalla gran contentezza. Tornato a riva, si caricò sulle spalle una enorme quantità di pesci e corse verso casa, gridando: Corri mammetta con pentoloni, vasi, secchielli, boccioni, ecco Pietro con tanti pescioni! Quella sera la mamma, che non ce la faceva più a sopportare gli scherzi del suo figliolo matto, voleva far finta di nulla, ma quando lo sentì avvicinarsi con la solita filastrocca cambiò idea, e corse a preparare i recipienti davanti all'uscio. Come fu contenta quando vide Pietro che li riempiva tutti! e siccome non bastavano, lui e la sua mamma correvano di qua e di là a prendere pentolini, tazze, bicchieri, vasi da notte, catinelle, mentre i pesci di ogni specie guizzavano dappertutto. La principessa Giulia, che come al solito era alla finestra, vedendolo così goffo e indaffarato rideva ancora più del solito; Pietropazzo sentendo le sue risate alzò gli occhi, la vide e sentì una rabbia terribile, ma invece di dirle le solite parolacce corse in riva al mare e si mise a chiamare il Pescetonno. Sentendo la sua voce il pesce accorse, mise la testa a fior d'acqua e disse: "Messer Pietro, gentil pescatore, che desideri?" Pietro rispose: "Che la principessa aspetti un bambino e che sia proprio il mio figliolino" Con un cenno della testa il Pescetonno gli fece capire che il suo desiderio era realizzato, e Pietropazzo tornò a casa, dove, scapato com'era, non ci pensò più.