Si racconta che una volta, a Piandimeleto, viveva un contadino di nome Felice con sette figlie femmine, e tutto quello che possedeva per mantenerle era un campo dove coltivava gli agli, ma lui per sentirsi un po’ più importante lo chiamava ‘la foresta d'agli’. Questo brav'uomo aveva un amico che si chiamava Ardito, ricchissimo possidente di boschi a Torritto, e aveva sette figli maschi; e accadde che il suo primogenito Checco, che per lui valeva più della luce dei suoi stessi occhi, si ammalò, e non si riusciva a trovare un rimedio, nonostante innumerevoli medici fossero venuti a visitarlo. Una volta Felice, dopo tanti anni, andò a trovare Ardito, e a un certo punto il suo amico gli chiese quanti figli aveva. Il povero contadino si vergognò di dirgli che aveva solo femmine, e gli rispose: "Ho quattro maschi e tre femmine". "Ah, bene!" disse Ardito, "speravo proprio che tu avessi un figlio che potesse venisse a far compagnia al mio Checco, e chissà che non lo aiuti a guarire! mi faresti questo gran piacere?". Felice, vedendo che si era messo in un bell'impiccio, non seppe cosa rispondere e gli fece segno di sì con la testa, ma tornato a Piandimeleto si sentì tutto pieno di malinconia, perché non sapeva come mantenere la promessa fatta al suo amico Ardito. Non trovando altra soluzione, dopo aver chiamato una per una le sue figlie, dalla più grande alla più piccina, domandò chi di loro era disposta a tagliarsi i capelli, a travestirsi da uomo e fingersi un maschio per far compagnia al figlio del suo amico che era tanto malato. A questa proposta la figlia maggiore, che si chiamava Bella, rispose: "Cos’è, mi è morto il padre che devo prendere il lutto e tagliarmi i capelli?". Linda, che era la seconda, rispose: "Non sono ancora sposata e dovrei smettere di portare i capelli lunghi?". Bianca, che era la terza, disse: "Veramente ho sempre sentito dire che le donne non devono mettersi i pantaloni". Rosa, che era la quarta, rispose: "Maramao! Non puoi mandarmi a cercare la medicina che non hanno i farmacisti per curare un malato!". Viola, che era la quinta, disse: "A questo malato gli puoi dire che si faccia fare un salasso, perché non darei uno solo dei miei capelli per i cento fili della vita di un uomo!". Lilia, che era la sesta, disse: "Sono nata femmina, vivo da femmina, e da femmina voglio morire; io non voglio perdere la mia buona reputazione trasformandomi in un falso uomo". La cucciolina, l’ultima figlia, che si chiamava Vispa, vedendo il babbo che a ogni risposta delle sorelle faceva un sospirone, gli disse: "Se non ti basta che mi trasformi in uomo, posso anche far finta di essere un animale o bucarmi con uno spillo, purché tu sia contento!". "Oh, che tu sia benedetta!", disse Felice, "perché in cambio della vita che ti ho dato ora tu mi salvi l'onore e la vita! Su, non perdiamo tempo, vieni qua che cominciamo".
La foresta d'agli
Si racconta che una volta, a Piandimeleto, viveva un contadino di nome Felice con sette figlie femmine, e tutto quello che possedeva per mantenerle era un campo dove coltivava gli agli, ma lui per sentirsi un po’ più importante lo chiamava ‘la foresta d'agli’. Questo brav'uomo aveva un amico che si chiamava Ardito, ricchissimo possidente di boschi a Torritto, e aveva sette figli maschi; e accadde che il suo primogenito Checco, che per lui valeva più della luce dei suoi stessi occhi, si ammalò, e non si riusciva a trovare un rimedio, nonostante innumerevoli medici fossero venuti a visitarlo. Una volta Felice, dopo tanti anni, andò a trovare Ardito, e a un certo punto il suo amico gli chiese quanti figli aveva. Il povero contadino si vergognò di dirgli che aveva solo femmine, e gli rispose: "Ho quattro maschi e tre femmine". "Ah, bene!" disse Ardito, "speravo proprio che tu avessi un figlio che potesse venisse a far compagnia al mio Checco, e chissà che non lo aiuti a guarire! mi faresti questo gran piacere?". Felice, vedendo che si era messo in un bell'impiccio, non seppe cosa rispondere e gli fece segno di sì con la testa, ma tornato a Piandimeleto si sentì tutto pieno di malinconia, perché non sapeva come mantenere la promessa fatta al suo amico Ardito. Non trovando altra soluzione, dopo aver chiamato una per una le sue figlie, dalla più grande alla più piccina, domandò chi di loro era disposta a tagliarsi i capelli, a travestirsi da uomo e fingersi un maschio per far compagnia al figlio del suo amico che era tanto malato. A questa proposta la figlia maggiore, che si chiamava Bella, rispose: "Cos’è, mi è morto il padre che devo prendere il lutto e tagliarmi i capelli?". Linda, che era la seconda, rispose: "Non sono ancora sposata e dovrei smettere di portare i capelli lunghi?". Bianca, che era la terza, disse: "Veramente ho sempre sentito dire che le donne non devono mettersi i pantaloni". Rosa, che era la quarta, rispose: "Maramao! Non puoi mandarmi a cercare la medicina che non hanno i farmacisti per curare un malato!". Viola, che era la quinta, disse: "A questo malato gli puoi dire che si faccia fare un salasso, perché non darei uno solo dei miei capelli per i cento fili della vita di un uomo!". Lilia, che era la sesta, disse: "Sono nata femmina, vivo da femmina, e da femmina voglio morire; io non voglio perdere la mia buona reputazione trasformandomi in un falso uomo". La cucciolina, l’ultima figlia, che si chiamava Vispa, vedendo il babbo che a ogni risposta delle sorelle faceva un sospirone, gli disse: "Se non ti basta che mi trasformi in uomo, posso anche far finta di essere un animale o bucarmi con uno spillo, purché tu sia contento!". "Oh, che tu sia benedetta!", disse Felice, "perché in cambio della vita che ti ho dato ora tu mi salvi l'onore e la vita! Su, non perdiamo tempo, vieni qua che cominciamo".