Il labirinto

La guerra degli orologi


Ci sono eventi dimenticati nella storia. Cose considerate di poca importanza nel tramandare i fatti ai posteri. Uno di questi episodi dimenticati nel passato, fu una guerra….ma mi spiego meglio. Nel villaggio la vita continuava con i suoi alti e bassi. Le tribù degli orologi trascorrevano le giornate nel rispetto reciproco, così da potersi alzare la mattina e andare a letto la sera con la tranquillità nel cuore. Le clessidre fiere delle loro antichissime origini, erano le prime ad aver scandito i momenti della vita. I pendoli, non altrettanto antichi, ma con un glorioso passato alle spalle, vantavano di aver prestato servizio presso la nobiltà e ostentavano sangue blu. Poi c’erano gli orologi subacquei, giovani e dinamici, avevano visto mondi sommersi che gli altri orologi, a parere loro, potevano solo sognare. I campanili erano i più monumentali e come tali guardavano gli altri dalla loro altezza. Gli orologi da taschino, infine, si ritenevano i più sensibili e quindi meritevoli di decidere per tutti. Chi poteva negare che fossero quelli più vicini al cuore dell’uomo! Insomma nel nostro villaggio certo non mancava la varietà di abitanti e di idee. Una volta all’anno, tutti i capi tribù, si radunavano per parlare dell’attività svolta e per eventuali idee nuove che ognuno avrebbe potuto esporre. In quell’anno le cose però non andarono per il verso giusto. La riunione si aprì e venne data la parola alla clessidra: rispetto per l’anzianità! “Le sabbie che scorrono in me sono pronipoti di sabbie che risalgono alla nascita del mondo, sono uno dei primi strumenti nato per questa funzione e penso spetti a me decidere come portarla avanti. I vostri metodi, di chiunque di voi, sono meno validi del mio!” “Cosa devono sentire le mie lancette – tuonò il pendolo – spartano strumento, cosa vuoi avere più di me, che sono nobile e aristocratico. Da che mondo è mondo, la nobiltà ha sempre avuto più valore delle altre classi sociali e ha sempre dominato!” “Non dimenticarti che esiste anche la rivoluzione – ribattè il campanile –e chi meglio di noi potrebbe farla. Siamo grossi e massicci, vi potremmo schiacciare se solo lo volessimo!”. “Io dico solo largo ai giovani! – aggiunse l’orologio subacqueo – ma vi siete chiesti se dovessero buttare voi, vecchie cariatidi, giù nell’oceano cosa vi succederebbe? Siamo quindi noi gli unici in grado di scandire il passare degli istanti!” Infine fu la volta dell’orologio da taschino, che in realtà fu zittito subito quando cercò di dire che l’uomo voleva bene soprattutto a lui e tutti gli fecero notare che dalla sua posizione, il mondo lo vedeva ben poco da dentro un taschino, per cui la sua razza era l’ultima che poteva parlare. La riunione continuò per ore e come spesso accade, non si arrivò a niente. Gli orologi non si misero d’accordo, ognuno voleva imporre agli altri il proprio metodo nello scandire le ore e, purtroppo, si scatenò una guerra tra tribù. Tutti si prepararono per la prima battaglia, ognuno con i propri mezzi. Il giorno dello scontro però, fu il cielo a prendere la parola. Di fronte alle armate di orologi radunati sul campo apparvero gli astri capeggiati dal sole, che parlò: “Voi state per combattere una guerra inutile. Noi siamo gli strumenti scelti dalla natura per scandire il passare dei giorni. Voi siete tutti nati per un’unica, medesima funzione e ci dovreste rappresentare sulla terra. Sembra però che ve ne siate dimenticati. Dovreste andare tutti insieme in un’unica direzione, ognuno a modo suo, il che renderebbe il tutto anche più interessante, ma uniti……. e invece vi volete combattere. Vi siete dimenticati di ciò che è in fondo la vostra ragione di vita: e’ una cosa sola?” Capirono e da quel momento, si cominciò nuovamente a svegliarsi e addormentarsi con la serenità nel cuore, nel villaggio chiamato Tempo.