C'era una volta un branco di ochine che andavano in Maremma a far le uova. A mezza strada una si fermò. - Sorelle mie, devo lasciarvi. Ho bisogno di far subito l'uovo, fino in Maremma non ci arrivo. - Aspetta! - Trattienilo! - Non ci lasciare! Ma l'ochina non ce la faceva piú. S'abbracciarono, si salutarono, promisero di ritrovarsi al ritorno, e l'ochina s'inoltrò in un bosco. Ai piedi d'una vecchia quercia fece un nido di foglie secche e depose il primo uovo. Poi andò in cerca d'erba fresca e acqua límpida per desinare. Tornò al nido a tramonto di sole e l'uovo non c'era piú. L'ochina era disperata. Il giorno dopo, pensò di salire sulla quercia e fare il secondo uovo tra i rami, per metterlo in salvo. Poi scese dall'albero tutta contenta e andò a cercare da mangiare come il giorno prima. Al ritorno l'uovo era scomparso. L'ochina pensò: "Nel bosco dev'esserci la volpe, che si beve le mie uova ". Andò al paese vicino e bussò alla bottega dei fabbro ferraio. - Signor fabbro ferraio me la fareste una casina di ferro? - Si, se tu mi fai cento coppie d'uova. -Va bene, mettetemi qui una cesta, e mentre voi mi farete la casina, io vi farò le uova. L'ochina s'accoccolò e ogni martellata che il fabbro dava sulla casina di ferro, lei faceva un uovo. Quando il fabbro ebbe dato il duecentesimo colpo di martello, l'ochina scodellò il duecentesimo uovo e saltò fuori dalla cesta. - Signor fabbro ferraio, ecco le cento coppie d'uova che le avevo promesso. - Signora ochina, ecco la tua casina finita. L'ochina ringraziò, mise la casa in spalla, se la portò nel bosco e la posò in un prato. "Questo è proprio il posto che ci vuole per i miei ochini; qui c'è l'erba fresca da mangiare e un ruscello per fare il bagno ". E tutta soddisfatta si chiuse dentro per fare finalmente le sue uova in pace. La volpe intanto era tornata alla quercia e non aveva trovato piú uova. Si mise a cercare per il bosco, finché non capitò in quel prato e trovò la casina di ferro. " Scommetto che c'è dentro l'ochina ", pensò, e bussò alla porta. - Chi è? - Sono io, la volpe. - Non posso aprire, covo le uova. -Ochina, apri. - No, perché mi mangi. -Non ti mangio, ochina, apri. Bada, ochina, che se non apri subito, Monto sul tetto, Faccio un balletto, Ballo il trescone, butto giú casa e casone. E l'ochina:- Monta sul tetto, Facci un balletto, Balla il trescone, non butti giú né casa né casone. La volpe saltò sul tetto e patapún e patapàn cominciò a saltare in tutti i sensi. Ma sí! Piú saltava piú la casa di ferro diventava solida. Tutta impermalita la volpe saltò giú e corse via, e l'ochina le rideva dietro a crepapelle. Per un po' di giorni la volpe non si fece vedere, ma l'ochina nell'uscire era sempre prudente. Le uova s'erano schiuse ed erano nati tanti ochini. Un giorno, si sente bussare. - Chi è? - Sono io, la volpe. - Cosa vuoi? -Sono venuta a dirti che domani c'è la fiera. Vuoi che ci andiamo insieme? - Volentieri. A che ora vieni a prendermi? -Quando vuoi. -Allora vieni alle nove. Piú presto non posso, devo badare ai miei ochini. E si salutarono da buone amiche. La volpe già si leccava i baffi, sicura di mangiarsi l'oca e i suoi ochini in due bocconi. Ma l'oca la mattina dopo s'alzò all'alba, diede da mangiare agli ochini, li baciò, raccomandò loro di non aprire a nessuno e andò alla fiera. Erano appena le otto, e'la volpe bussava alla casina di ferro. - La mamma non c'è, - dissero gli ochini.
Le ochine
C'era una volta un branco di ochine che andavano in Maremma a far le uova. A mezza strada una si fermò. - Sorelle mie, devo lasciarvi. Ho bisogno di far subito l'uovo, fino in Maremma non ci arrivo. - Aspetta! - Trattienilo! - Non ci lasciare! Ma l'ochina non ce la faceva piú. S'abbracciarono, si salutarono, promisero di ritrovarsi al ritorno, e l'ochina s'inoltrò in un bosco. Ai piedi d'una vecchia quercia fece un nido di foglie secche e depose il primo uovo. Poi andò in cerca d'erba fresca e acqua límpida per desinare. Tornò al nido a tramonto di sole e l'uovo non c'era piú. L'ochina era disperata. Il giorno dopo, pensò di salire sulla quercia e fare il secondo uovo tra i rami, per metterlo in salvo. Poi scese dall'albero tutta contenta e andò a cercare da mangiare come il giorno prima. Al ritorno l'uovo era scomparso. L'ochina pensò: "Nel bosco dev'esserci la volpe, che si beve le mie uova ". Andò al paese vicino e bussò alla bottega dei fabbro ferraio. - Signor fabbro ferraio me la fareste una casina di ferro? - Si, se tu mi fai cento coppie d'uova. -Va bene, mettetemi qui una cesta, e mentre voi mi farete la casina, io vi farò le uova. L'ochina s'accoccolò e ogni martellata che il fabbro dava sulla casina di ferro, lei faceva un uovo. Quando il fabbro ebbe dato il duecentesimo colpo di martello, l'ochina scodellò il duecentesimo uovo e saltò fuori dalla cesta. - Signor fabbro ferraio, ecco le cento coppie d'uova che le avevo promesso. - Signora ochina, ecco la tua casina finita. L'ochina ringraziò, mise la casa in spalla, se la portò nel bosco e la posò in un prato. "Questo è proprio il posto che ci vuole per i miei ochini; qui c'è l'erba fresca da mangiare e un ruscello per fare il bagno ". E tutta soddisfatta si chiuse dentro per fare finalmente le sue uova in pace. La volpe intanto era tornata alla quercia e non aveva trovato piú uova. Si mise a cercare per il bosco, finché non capitò in quel prato e trovò la casina di ferro. " Scommetto che c'è dentro l'ochina ", pensò, e bussò alla porta. - Chi è? - Sono io, la volpe. - Non posso aprire, covo le uova. -Ochina, apri. - No, perché mi mangi. -Non ti mangio, ochina, apri. Bada, ochina, che se non apri subito, Monto sul tetto, Faccio un balletto, Ballo il trescone, butto giú casa e casone. E l'ochina:- Monta sul tetto, Facci un balletto, Balla il trescone, non butti giú né casa né casone. La volpe saltò sul tetto e patapún e patapàn cominciò a saltare in tutti i sensi. Ma sí! Piú saltava piú la casa di ferro diventava solida. Tutta impermalita la volpe saltò giú e corse via, e l'ochina le rideva dietro a crepapelle. Per un po' di giorni la volpe non si fece vedere, ma l'ochina nell'uscire era sempre prudente. Le uova s'erano schiuse ed erano nati tanti ochini. Un giorno, si sente bussare. - Chi è? - Sono io, la volpe. - Cosa vuoi? -Sono venuta a dirti che domani c'è la fiera. Vuoi che ci andiamo insieme? - Volentieri. A che ora vieni a prendermi? -Quando vuoi. -Allora vieni alle nove. Piú presto non posso, devo badare ai miei ochini. E si salutarono da buone amiche. La volpe già si leccava i baffi, sicura di mangiarsi l'oca e i suoi ochini in due bocconi. Ma l'oca la mattina dopo s'alzò all'alba, diede da mangiare agli ochini, li baciò, raccomandò loro di non aprire a nessuno e andò alla fiera. Erano appena le otto, e'la volpe bussava alla casina di ferro. - La mamma non c'è, - dissero gli ochini.