Il labirinto

Lo scoiattolo gentile


In un bosco viveva una famiglia di scoiattoli, padre, madre e tre figli. Per l’inverno che stava per arrivare i genitori avevano costruito un nido in un tronco cavo d’albero; esso serviva a ripararsi dal freddo, in attesa della primavera. Un giorno la simpatica famigliola era andata a procurarsi il cibo sugli alberi sui cui rami tutti quanti si erano divertiti a saltare e a rimanere sospesi per la coda, facendo l’altalena. Al ritorno però trovarono una sgradita sorpresa: una volpe si era insinuata nei pressi del loro nido e se ne stava beatamente seduta guardandovi dentro. Il padre, appena la vide, avvertì moglie e figli di tenersi lontani e poi cautamente si avvicinò. Dopodiché prendendo il coraggio a due mani, esclamò forte: “Via di là, quello è il nostro nido!”. La volpe abbozzò un sorriso ironico e poi rispose: “Perché? Qualcuno mi vieta di stare vicino a un albero? Mi sembra che il bosco sia di tutti”. Lo scoiattolo inviperito, disse ancora: “Ma quello è il nostro nido. Te l’ho già detto, volpe malvagia, vattene! E che il diavolo ti porti con sè all’inferno”. La volpe, che si divertiva a tenerlo sulle spine, per tutta risposta, stavolta non lo guardò neppure e anzi cominciò a lisciarsi con la lingua la sua bella coda in segno di dispetto e indifferenza, non accennando affatto ad andarsene. La moglie dello scoiattolo si avvicinò al marito e gli disse: “Lascia fare a me”. Si rivolse alla volpe, dicendole stizzita: “Ma chi pensi di essere? Non riuscirai a impadronirti della nostra casa; va’ piuttosto a cibarti di topi di campagna, sono quelli i roditori che devi cercare. Lasciaci in pace, brutta strega!”. La volpe allora si volse elegantemente verso la mamma scoiattolo e poi esclamò: “Mi è appena venuta un’idea. Prenderò questo vostro nido come tana per il mio letargo invernale”. Dunque una cosa era chiara: la volpe proprio non voleva saperne di abbandonare la zona. Avesse fatto o no del nido la sua tana, certamente non avrebbe permesso alla famiglia degli scoiattoli di entrarci. A questo punto gli scoiattoli più piccoli cominciarono a tirarle sassolini, ma essa si divertiva semplicemente a schivarli. Allora si fece avanti il figlio maggiore della famigliola e, rivolto alla volpe, le parlò così: “Signora volpe, noi siamo scoiattoli e lei sa che siamo abituati a passare l’inverno negli alberi, dove ci costruiamo la casetta. Sia buona e ce la lasci, altrimenti non sapremmo proprio dove andare. Lei potrà trovare una tana più in là. Io le auguro di vivere a lungo e che nessun cacciatore mai le spari. Anzi, venga a trovarci con l’arrivo della bella stagione e noi le offriremo frutta e noccioline, per ringraziarla di aver ascoltato le nostre preghiere”. La volpe prima lo guardò imperiosa, poi mite disse: “Tu sei stato gentile e questo atteggiamento merita considerazione. Me ne vado per te, giovane scoiattolo. In primavera passerò a trovarti, perché tutti ci considerano avide e astute e ci aggrediscono, come ha fatto la tua famiglia; ma tu sei stato buono e hai dimostrato una grande sensibilità. Arrivederci e buon inverno!”. E così dicendo, corse via. Morale: A volte se usassimo una parola gentile, riusciremmo ad ottenere di più dagli altri.