Il labirinto

Strane avventure


Tre fratellini di Barletta una volta, camminando per la campagna, trovarono una strada liscia liscia e tutta marrone. "Che sarà" disse il primo. "Legno non è," disse il secondo. "Non è carbone," disse il terzo. Per saperne di più si inginocchiarono tutti e tre e diedero una leccatina. Era cioccolato, era una strada di cioccolato. Cominciarono a mangiarne un pezzetto, poi un altro pezzetto, venne la sera e i tre fratellini erano ancora li' che mangiavano la strada di cioccolato, fin che non ce ne fu più neanche un quadratino. Non c'era più ne' il cioccolato ne' la strada. "Dove siamo?" domandò il primo. "Non siamo a Bari," disse il secondo. "Non siamo a Molfetta," disse il terzo. Non sapevano proprio come fare. Per fortuna ecco arrivare dai campi un contadino con il suo carretto. "Vi porto a casa io," disse il contadino. E li portò fino a Barletta, fin sulla porta di casa. Nello smontare dal carretto si accorsero che era fatto tutto di biscotto. Senza dire ne' uno ne' due cominciarono a mangiarselo, e non lasciarono ne' le ruote ne' le stanghe. Tre fratellini così fortunati, a Barletta, non c'erano mai stati prima e chissa' quando ci saranno un'altra volta. Il signor Fallaninna Il signor Fallaninna era molto delicato, ma tanto delicato che se un millepiedi camminava sul muro lui non poteva dormire per il rumore, e se una formica lasciava cadere un granellino di zucchero balzava in piedi spaventato e gridava: - Aiuto, il terremoto. Naturalmente non poteva soffrire i bambini, i temporali e le motociclette, ma più di tutto gli dava fastidio la polvere sotto i piedi, perciò non camminava mai neanche in casa, ma si faceva portare in braccio da un servitore molto robusto. Questo servitore si chiamava Guglielmo e dalla mattina alla sera il signor Fallaninna lo copriva di strilli: -Piano, Guglielmo, fa ben pianino, se no mi rompo. A non camminare mai diventava sempre più grasso, e più diventava grasso più diventava delicato. Perfino i calli sulle mani di Guglielmo gli davano noia. - Ma Guglielmo, quante volte ti devo dire che per portarmi devi mettere i guantini. Guglielmo sbuffava e si infilava a fatica certi guantoni che sarebbero andati larghi a un ippopotamo. Ma il signor Fallaninna era ogni giorno più pesante e il povero Guglielmo sudava d’inverno come d’estate, e una volta gli venne in mente: - Che cosa succederebbe se buttassi giù il signor Fallaninna dal balcone? Successe che proprio quel giorno il signor Fallaninna si era messo un vestito di lino bianco e quando Guglielmo lo buttò giù dal balcone cadde su una cacchettina di mosca e si fece una macchiolina sui calzoni. Per vederla ci voleva la lente, ma Fallaninna era tanto delicato che morì dal dispiacere.