Il labirinto

Ugo e Parisina


Ugo si giace nel letto solitario, forte desiderandovi la donna altrui. Ella è costretta a posare il capo consapevole presso il cuore fidente del marito; – ma febbrile apparisce nei sogni, e la sua guancia arrossisce per travagliose visioni, – e nel turbamento che la agita mormora un nome – che non oserebbe sussurrare nel giorno, – e stringe il suo signore a quel petto che anela per altrui. Svegliato il signore per l’abbracciamento, avventuroso in suo pensiero, s’inganna sul sospiro della dormente, e su le focose carezze di lei che era solito di benedire. Piange per tenerezza sopra la donna che lo ama anche nei sogni.” Così recita il V sonetto del poemetto dedicato a “Parisina” di Lord Byron, Parisina, personaggio storico realmente esistito, di cui la cultura popolare ne ha fatto un mosaico fra leggenda e storia. Lo scrittore inglese, portato a termine questo libretto, lo fece pubblicare a Londra nel 1816, lui che aveva visitato le carceri del Castello degli Estensi a Ferrara, di cui ne era rimasto colpito. E lo stesso nostro Leopardi, ispirato proprio dal Byron, ricorda i due amanti nel canto II de “L’appressamento della morte.” Famosi, dunque, questi due giovanotti, Ugo e Laura (detta Parisina), che morirono violentemente. Ma diamo uno sguardo alla loro vicenda, vicenda che si svolse in quel di Ferrara, terra degli Este, intorno la prima metà del XV secolo. Parisina, nata nel 1404, era figlia di Andrea Malatesta, dei Malatesta di Rimini signore di Cesena, e della sua seconda moglie Lucrezia Ordelaffi, figlia di Cecco signore di Forlì. Narrano le cronache che sua madre morì dandola alla luce, non per i dolori del parto o problemi a esso legati, ma per avvelenamento da parte del padre. Lo stesso Arcivescovo G.B. Braschio ce ne parla nelle sue memorie, quando dice: ” … in odium quod concepisset ex familia Malatesta, inconciliabili aemulatrice Ordelaphae.” Ma andiamo avanti.
Parisina rimase orfana anche del padre ad appena 12 anni, nel 1416, fu cresciuta ed educata in Cesena dallo zio Pandolfo, succeduto al fratello Andrea nel regno di quelle terre. Crebbe sanamente, dedita alle lettere e agli studi, appassionata dai cavalli e dalla musica. A 14 anni fu promessa in sposa al marchese Niccolò III d’Este, più per interessi politici che per amore, anche perché questi, all’epoca, aveva ben 35 anni. Il matrimonio fu festeggiato il 20 aprile 1418 e Parisina occupò il posto di Cicilia (o Giliola) da Carrara, sposa del Niccolò, morta tempo prima. Niccolò non era nuovo negli amori, aveva avuto, almeno fino allora, ben 9 figli, fra legittimi e illegittimi, fra cui Ugo, primogenito e futuro successore al comando, nato nel 1405 (circa). Sebbene ancora giovane, Parisina si dedicò anima e cuore alle faccende della casa, della corte, dei figliastri, e a tutto quanto era necessario per mantenere in buon ordine un rapporto matrimoniale. Sembra che avesse accettato i figli del marchese senza protestare, cercando anzi esserne amica. Qualcosa, però, non andò per il verso giusto. La leggenda popolare racconta che “Il marchese Nicolò fece tagliare la testa a un suo figliuolo chiamato Ugo e a sua moglie madonna Parisina perché gli faceva le corna!” Difatti, dicono ancora le cronache dell’epoca, Parisina aveva chiesto al marito se poteva recarsi in viaggio a Cesena e a Loreto, e questi aveva acconsentito con la condizione di portare con sé Ugo, figlio avuto con l’amante Stella de’ Tolomei, che, a quanto si dice, andava poco d’accordo con lei. Il viaggio sarebbe servito, nei pensieri del marchese, anche per riconciliare i due animi, quello della moglie e quello del figlio. Ahimè, la freccia di Cupido è sempre in agguato, non importa l’età, la distanza, la parentela: i due viaggiatori si innamorarono, giacendo consenzienti nel letto della lussuria.
Al ritorno a Ferrara, una donzella di Parisina, forse molestata per dei rimproveri ricevuti, raccontò l’accaduto a un certo Zoese, al secolo Giacomo Rubino detto Zoexe, ministro di Niccolò, ma nello stesso tempo confidente della marchesa. Ed eccoci all’epilogo, tragico epilogo. Zoese svelò il tutto al suo signore, che, volendo rendersi personalmente conto dei fatti e della verità, fece praticare un foro nel solaio, affinché vedesse, tramite un gioco di specchi, con i propri occhi i corpi dei due amanti avviluppati come edere. Subito i soldati furono nella camera, arrestandoli e imprigionandoli, qualcuno dice in celle separate, altri nella stessa cella della prigione del castello. Il 21 maggio 1425, per ordine di Niccolò III d’Este, cadevano sotto i colpi della scure del carnefice le teste di Ugo e Parisina. Il dramma si era compiuto. Storia e leggenda intrecciavano i loro destini.