Immaginate un luogo isolato della campagna romana nel giugno 1969. All’internodi questo, sparse qua e là, è possibile vedere le foto di una signorain compagnia di un Vescovo o mentre saluta Papa Paolo VI. Immaginate anchetanti bambini in fila, uno di fianco all’altro. E immaginate anche che qualcunodi loro, durante la notte, dorma legato al suo letto. C’è una radio, in lontananza,che suona canzoni di moda. Prima “Zingara”, poi “Tutta mia la città”.C’è una coppia di fidanzati, qualche chilometro più in giù, che ha decisodi andare a vedere “Metti una sera a Cena” di Patroni Griffi. In un’altra casa,infine, c’è un ragazzo con i capelli lunghi e il poster di Che Guevara in camerache guarda un po’ perplesso la televisione: Ruggero Orlando sta dando leultime notizie sul prossimo sbarco della Luna degli americani. No, non è unoscenario da film. Potrebbe essere esattamente questo il panorama umano e socialeche ruota intorno al libro, uscito nel mese di luglio, di Massimo Polidoro,intitolato “Eravamo solo Bambini” (Piemme Editrice).Il posto, se non lo avete ancora capito, è l’Istituto Santa Rita di Grottaferrata,in Via Sant’Andrea. E quella signora che in una foto tende la mano aPaolo VI si chiama Maria Diletta Pagliuca. I bambini, invece, sono solo deibambini più sfortunati di altri. Ogni giorno, in più, sono maltrattati e sottopostia trattamenti incivili. Apriamo una pagina a caso di un giornale di queigiorni: ”Aperta la porta del dormitorio, agli inquirenti si presenta una scenaorrenda. Nell'ambiente, ammorbato da un insopportabile fetore, erano sistemati,due a due, ciascuno con la testa rivolta verso le spalliere di ferro, in ottoletti, quindici bambini e ragazzi, legati fra loro per le gambe a mezzo di ruvidilacci di stoffa, con le braccia levate verso le spalliere del letto e a questeassicurate con robuste catenelle fermate con lucchetti. I poveretti erano cosìimmobilizzati, chiusi dentro da soli, senza alcuna assistenza e presentavanoecchimosi dovute a lacci e catene che, peraltro, provocavano una difficoltosacircolazione del sangue”. E’ la sera del 6 giugno 1969. E questa è la scena chesi presentò davanti agli occhi degli agenti del commissariato di Grottaferrata,dove è stata sporta una dettagliata denuncia contro l'Istituto Santa Rita di“Suor Colomba”, al secolo Maria Diletta Pagliuca. Le forze dell’ordine, dopol’intervento di una privata cittadina, hanno preparato un'azione di sorpresaautorizzata dalla magistratura. L'ispezione dura sino all'alba. Al termine“Suor Colomba” viene tratta in arresto. Il giorno dopo, si apprende dalle cronachedel tempo, arrivano al commissariato telefonate anonime di minacce,suppliche, interventi dall'alto. L'inchiesta si allarga. Si apprende che varie volte,negli anni precedenti, al Santa Rita, erano stati riscontrati episodi di maltrattamenti.L'istituto era stato chiuso per essere riaperto subito dopo. Si presume,inoltre, che vi siano state delle morti sospette e si cercano di accertare le responsabilitàspecifiche dell'ufficiale sanitario di Grottaferrata, il quale, si disse,si preoccupava di informare preventivamente Suor Colomba allorché venivadecisa una qualche ispezione, con la complicità di altri medici. Non è finita.Le accuse di certa carta stampata, di una parte dell’opinione pubblica edi partiti come quello radicale prendono di mira addirittura anche l’allora Vescovodi Frascati Liverzani e il Ministero dell’Interno. Per quale motivo? LaPagliuca era stata fondata nel 1946 dall’Associazione nazionale pro bambinisor domuti e ciechi. Aperto un istituto ad Amalfi, la struttura aveva avuto subitodei problemi ed era stata chiusa, il 23-11-1949, per mancanza di autorizzazionea funzionare. Ciò nonostante, nel maggio 1951, riprende a funzionarenella Villa Tupini di Grottaferrata, un istituto per bambini minorati. Neldicembre dello stesso anno, dopo una ispezione, l'ONMI dispone il trasferimentoad altro istituto di 20 bambini. Segue una serie di ispezioni, le cui conclusioni,sempre negative, ven gono trasmesse alla Prefettura di Roma. La piùagghiacciante è la relazione redatta il 25-10-1960: “Refettorio ma leodorante,sporco: la cucina non pare abbia avuto l'onore di conoscere l'acqua (la qualenon manca) per la pulizia. Porte sgangherate, urina sta gnante a terra, sporciziastratificata sulle pareti, insetti schifosi che movi mentano l'ambiente.Questi locali sono il soggiorno di una quindicina di bambini minorati psichicie non, che sono ospiti a pagamento di questo assurdo collegio di pseudorieducazione.È infame, obbrobrioso, incompren sibile vedere in quell'ambientedei giovani ai quali la vita oltre a non aver dato la fortuna dell'intelletto,non ha dato nemmeno la fortuna di un'assistenza non dico cristiana, ma perlomenonaturale. I loro corpicini scarni, deformati, i loro occhi spenti, ma tristi,fanno sì che qualsiasi uomo, anche il più abietto, si muova a compassionee inviti, chi è competente, a prov vedere”.Nessuno provvede. La Pagliuca,trasferitasi in un appartamento privato,continua la sua attività; successivamentei bambini sono ricoveratinell'istituto di sua pro prietà fatto appositamentecostruire nel 1964.Sempre nelle cronache del tempo siscrive che per i ricoverati suor Colombapercepisce dai vari enti tra le2.500 e le 3mila lire al giorno. Sonopoche per le necessità dei bambini.Lei ne spenderebbe ancora meno:300. Un netto di 2.200/2.700 lire, alquale vanno aggiunte le donazioniche provengono anche dagli StatiUniti o dal Canada. Nel gennaio1967, ad esempio, le donazioni ammontanoa 627.200 lire. In quellostesso mese la donna spende per ilvitto di circa 25 bambini 81.950 lire.La Pagliuca dirigeva il giornalino “Ilmiracolo del tempo”, distribuendonenumerose copie a enti e privati benefattorie utilizzando per la raccoltadelle offerte il conto corrente postale.Se ne parlerà poco, ma ci sono deibambini che si porteranno dietro letracce di quell’esperienza per sempre.Droga, atteggiamenti eccentrici.E istinti omicidi. Giulio Collalto, soprannominato"Il pazzo di Limbiate",viene abbandonato dalla madre asoli 3 anni. Epilettico e “ritardato”,viene trasferito al Santa Rita. In quelcollegio Giulio accumula il disagioche poi sfogherà sulle proprie vittime,entrambi bambini, nel corso deglianni. Collalto ricorda: "Ci costringevaa mettere il viso nei nostriescrementi, ci legava a termosifoni,ci incatenava al letto per farci starefermi e le botte erano all'ordine delgiorno, tanto da lasciarci segni permanenti”.Quando lascia Grottaferrataha ormai 14 anni. Entra in un ospedale psichiatrico in provincia di Milano.Fugge. Viene ricoverato in un nosocomio, ma fugge anche da lì. Viene accoltoin casa da un commerciante che lo costringe a rapporti omosessuali.Collalto è oramai un uomo turbato. Ama stare con i bambini. Si fida di loro.Ma ha anche una sessualità repressa e comincia a tentare approcci coi minori.La sua prima vittima è Roberto, 10 anni; il secondo si chiama Luca. Entrambiavevano tentato di ribellarsi agli abusi.La corte d’Assise di Roma il 23.12.1971 condannava Maria Diletta Pagliucaa quattro anni e otto mesi di reclusione per maltrattamenti semplici, conla concessione delle attenuanti generiche e con l’applicazione di due anni dicondono. La assolveva dalla truffa e dal sequestro di persona perché il “fattonon costituiva reato”. L’8 aprile la Corte di Appello condanna Diletta Pagliucaa 12 e 4 mesi di reclusione. L’udienza ebbe luogo dopo giornate convulse,accentuate dalle contestazioni dei movimenti femministi nei confronti delladonna. Da lì si perdono le tracce di questa storia. Grottaferrata, in questi decenni,ha cercato di rimuovere l’accaduto. C’è persino, tra i più anziani, chi evitadi parlarne ancora. La straziante verità di quei giorni, però, è oggi tuttanel racconto di Massimo Polidoro. Bellissimo ed emozionante
Diletta Pagliuca
Immaginate un luogo isolato della campagna romana nel giugno 1969. All’internodi questo, sparse qua e là, è possibile vedere le foto di una signorain compagnia di un Vescovo o mentre saluta Papa Paolo VI. Immaginate anchetanti bambini in fila, uno di fianco all’altro. E immaginate anche che qualcunodi loro, durante la notte, dorma legato al suo letto. C’è una radio, in lontananza,che suona canzoni di moda. Prima “Zingara”, poi “Tutta mia la città”.C’è una coppia di fidanzati, qualche chilometro più in giù, che ha decisodi andare a vedere “Metti una sera a Cena” di Patroni Griffi. In un’altra casa,infine, c’è un ragazzo con i capelli lunghi e il poster di Che Guevara in camerache guarda un po’ perplesso la televisione: Ruggero Orlando sta dando leultime notizie sul prossimo sbarco della Luna degli americani. No, non è unoscenario da film. Potrebbe essere esattamente questo il panorama umano e socialeche ruota intorno al libro, uscito nel mese di luglio, di Massimo Polidoro,intitolato “Eravamo solo Bambini” (Piemme Editrice).Il posto, se non lo avete ancora capito, è l’Istituto Santa Rita di Grottaferrata,in Via Sant’Andrea. E quella signora che in una foto tende la mano aPaolo VI si chiama Maria Diletta Pagliuca. I bambini, invece, sono solo deibambini più sfortunati di altri. Ogni giorno, in più, sono maltrattati e sottopostia trattamenti incivili. Apriamo una pagina a caso di un giornale di queigiorni: ”Aperta la porta del dormitorio, agli inquirenti si presenta una scenaorrenda. Nell'ambiente, ammorbato da un insopportabile fetore, erano sistemati,due a due, ciascuno con la testa rivolta verso le spalliere di ferro, in ottoletti, quindici bambini e ragazzi, legati fra loro per le gambe a mezzo di ruvidilacci di stoffa, con le braccia levate verso le spalliere del letto e a questeassicurate con robuste catenelle fermate con lucchetti. I poveretti erano cosìimmobilizzati, chiusi dentro da soli, senza alcuna assistenza e presentavanoecchimosi dovute a lacci e catene che, peraltro, provocavano una difficoltosacircolazione del sangue”. E’ la sera del 6 giugno 1969. E questa è la scena chesi presentò davanti agli occhi degli agenti del commissariato di Grottaferrata,dove è stata sporta una dettagliata denuncia contro l'Istituto Santa Rita di“Suor Colomba”, al secolo Maria Diletta Pagliuca. Le forze dell’ordine, dopol’intervento di una privata cittadina, hanno preparato un'azione di sorpresaautorizzata dalla magistratura. L'ispezione dura sino all'alba. Al termine“Suor Colomba” viene tratta in arresto. Il giorno dopo, si apprende dalle cronachedel tempo, arrivano al commissariato telefonate anonime di minacce,suppliche, interventi dall'alto. L'inchiesta si allarga. Si apprende che varie volte,negli anni precedenti, al Santa Rita, erano stati riscontrati episodi di maltrattamenti.L'istituto era stato chiuso per essere riaperto subito dopo. Si presume,inoltre, che vi siano state delle morti sospette e si cercano di accertare le responsabilitàspecifiche dell'ufficiale sanitario di Grottaferrata, il quale, si disse,si preoccupava di informare preventivamente Suor Colomba allorché venivadecisa una qualche ispezione, con la complicità di altri medici. Non è finita.Le accuse di certa carta stampata, di una parte dell’opinione pubblica edi partiti come quello radicale prendono di mira addirittura anche l’allora Vescovodi Frascati Liverzani e il Ministero dell’Interno. Per quale motivo? LaPagliuca era stata fondata nel 1946 dall’Associazione nazionale pro bambinisor domuti e ciechi. Aperto un istituto ad Amalfi, la struttura aveva avuto subitodei problemi ed era stata chiusa, il 23-11-1949, per mancanza di autorizzazionea funzionare. Ciò nonostante, nel maggio 1951, riprende a funzionarenella Villa Tupini di Grottaferrata, un istituto per bambini minorati. Neldicembre dello stesso anno, dopo una ispezione, l'ONMI dispone il trasferimentoad altro istituto di 20 bambini. Segue una serie di ispezioni, le cui conclusioni,sempre negative, ven gono trasmesse alla Prefettura di Roma. La piùagghiacciante è la relazione redatta il 25-10-1960: “Refettorio ma leodorante,sporco: la cucina non pare abbia avuto l'onore di conoscere l'acqua (la qualenon manca) per la pulizia. Porte sgangherate, urina sta gnante a terra, sporciziastratificata sulle pareti, insetti schifosi che movi mentano l'ambiente.Questi locali sono il soggiorno di una quindicina di bambini minorati psichicie non, che sono ospiti a pagamento di questo assurdo collegio di pseudorieducazione.È infame, obbrobrioso, incompren sibile vedere in quell'ambientedei giovani ai quali la vita oltre a non aver dato la fortuna dell'intelletto,non ha dato nemmeno la fortuna di un'assistenza non dico cristiana, ma perlomenonaturale. I loro corpicini scarni, deformati, i loro occhi spenti, ma tristi,fanno sì che qualsiasi uomo, anche il più abietto, si muova a compassionee inviti, chi è competente, a prov vedere”.Nessuno provvede. La Pagliuca,trasferitasi in un appartamento privato,continua la sua attività; successivamentei bambini sono ricoveratinell'istituto di sua pro prietà fatto appositamentecostruire nel 1964.Sempre nelle cronache del tempo siscrive che per i ricoverati suor Colombapercepisce dai vari enti tra le2.500 e le 3mila lire al giorno. Sonopoche per le necessità dei bambini.Lei ne spenderebbe ancora meno:300. Un netto di 2.200/2.700 lire, alquale vanno aggiunte le donazioniche provengono anche dagli StatiUniti o dal Canada. Nel gennaio1967, ad esempio, le donazioni ammontanoa 627.200 lire. In quellostesso mese la donna spende per ilvitto di circa 25 bambini 81.950 lire.La Pagliuca dirigeva il giornalino “Ilmiracolo del tempo”, distribuendonenumerose copie a enti e privati benefattorie utilizzando per la raccoltadelle offerte il conto corrente postale.Se ne parlerà poco, ma ci sono deibambini che si porteranno dietro letracce di quell’esperienza per sempre.Droga, atteggiamenti eccentrici.E istinti omicidi. Giulio Collalto, soprannominato"Il pazzo di Limbiate",viene abbandonato dalla madre asoli 3 anni. Epilettico e “ritardato”,viene trasferito al Santa Rita. In quelcollegio Giulio accumula il disagioche poi sfogherà sulle proprie vittime,entrambi bambini, nel corso deglianni. Collalto ricorda: "Ci costringevaa mettere il viso nei nostriescrementi, ci legava a termosifoni,ci incatenava al letto per farci starefermi e le botte erano all'ordine delgiorno, tanto da lasciarci segni permanenti”.Quando lascia Grottaferrataha ormai 14 anni. Entra in un ospedale psichiatrico in provincia di Milano.Fugge. Viene ricoverato in un nosocomio, ma fugge anche da lì. Viene accoltoin casa da un commerciante che lo costringe a rapporti omosessuali.Collalto è oramai un uomo turbato. Ama stare con i bambini. Si fida di loro.Ma ha anche una sessualità repressa e comincia a tentare approcci coi minori.La sua prima vittima è Roberto, 10 anni; il secondo si chiama Luca. Entrambiavevano tentato di ribellarsi agli abusi.La corte d’Assise di Roma il 23.12.1971 condannava Maria Diletta Pagliucaa quattro anni e otto mesi di reclusione per maltrattamenti semplici, conla concessione delle attenuanti generiche e con l’applicazione di due anni dicondono. La assolveva dalla truffa e dal sequestro di persona perché il “fattonon costituiva reato”. L’8 aprile la Corte di Appello condanna Diletta Pagliucaa 12 e 4 mesi di reclusione. L’udienza ebbe luogo dopo giornate convulse,accentuate dalle contestazioni dei movimenti femministi nei confronti delladonna. Da lì si perdono le tracce di questa storia. Grottaferrata, in questi decenni,ha cercato di rimuovere l’accaduto. C’è persino, tra i più anziani, chi evitadi parlarne ancora. La straziante verità di quei giorni, però, è oggi tuttanel racconto di Massimo Polidoro. Bellissimo ed emozionante