Il labirinto

Alba De Cespedes (1911/97)


Alba de Cespedes era terribilmente malata. I suoi giorni terreni si sono conclusi venerdi' scorso nella sua casa parigina dell'isola Saint - Louis, abbracciata dalla Senna. Al quai Bourbon, il cuore della citta' dove si era trasferita in anni lontani. La scrittrice aveva 86 anni. E la notizia della sua morte si e' appresa solo ieri. Come se il figlio Antonio, conte Antamoro, volesse rispettare un estremo pudore. Oggi, i funerali, l'addio a un personaggio letterario che sconvolse la gioventu' piu' sensibile ai tempi del fascismo. Un romanzo come Nessuno torna indietro, uscito il 27 dicembre 1938, e riesumato dieci anni fa sotto forma di sceneggiato televisivo diretto da Franco Giraldi, era l'inizio di una ventata emancipatrice per la donna italiana. Un discorso che Alba de Cespedes continuo' con Quaderno proibito, Dalla parte di lei e poi La bambolona. Era minuta, tenace e quando mi chiesero di andarla a intervistare, quattro anni fa, rimasi sorpreso: credevo che fosse gia' morta, non pubblicava piu' dal 1973, l'ultimo libro era stato Nel buio della notte. Mi venne ad aprire la porta e mi porto' nel salotto che si affacciava sulla Senna. Il figlio Antonio vegliava su di lei, sui ricordi materni che uscivano dirompenti per poi spegnersi in un mormorio. E quel giorno l'ammirai. Perche' lei sapeva che la sua mente non poteva rincorrere l'anima restata giovane. Nessuno si ricordava piu' di lei: "La memoria - disse - e' come un'onda lunga, dolce e terribile a un tempo". Scriveva ancora. Lei parlava, sempre sotto lo sguardo tenero del figlio Antonio, delle dolci notti di creazione, scriveva a mano e fumava una Chesterfield dopo l'altra. Diceva ancora che vivere era una splendida cosa anche alla sua eta'. Non amava gli uomini politici italiani, le avevano fatto perdere ogni illusione. Nel dopoguerra gia' intravedeva cupi orizzonti di corruzione. Mi mostro' il ritratto del nonno, Carlos Manuel de Cespedes, che nel 1874 lottava per l'indipendenza di Cuba. Un Che ottocentesco e romantico. "Fu ucciso - disse la signora - e a Cuba lo ricordano ancora come un martire. Sa, io mi sento cubana sino all'ultima cellula del mio corpo. Amo persino Fidel Castro". Nella biblioteca c'erano tutti i suoi libri. Tutte le traduzioni, alcune anche in giapponese. Aveva 26 anni quando fu stampato Nessuno torna indietro. Alberto Savinio le diceva che era molto bella e le fece il ritratto. Alba aveva i capelli lunghi e gli occhi lucenti. Si era sposata a 15 anni per poi fare annullare il matrimonio dalla Sacra Rota. Ricordava anche il successo di Nessuno torna indietro. Vi descriveva la poverta' di quegli anni, niente riscaldamento, i geloni, la vita delle ragazze sotto il fascismo, inquiete, ansiose di liberta', piene di sogni, insofferenti di quel grigio destino femminile. "Le mie ragazze non erano conformi alla morale fascista. Mi chiamo' il ministero della Cultura popolare. Mussolini mi doveva detestare come tutte le donne fasciste. Per quindici volte varcai la soglia di quel triste edificio. Il fascismo mi aveva gia' fatto fare qualche giorno di carcere nel 1935 per i miei articoli sul Messaggero". Il suo ultimo libro voleva dedicarlo a Fidel Castro. Diceva: "Debbo fare in tempo a concluderlo. Le notti sono diventate troppo veloci. Sogno sempre del 1943 quando con mio marito, Franco Bounous, attraversammo le linee tedesche: c'erano cadaveri e c'erano mine". Le venivano spesso in mente i volti di Vitaliano Brancati e di Aldo Palazzeschi. Era immensa l'attesa della liberta', in quel lontano 1943. "Poi fui delusa, tanto delusa", ripeteva la scrittrice. Adesso l'attesa si e' conclusa. Dimenticata, Alba de Cespedes e' veramente libera.*