Il labirinto

Maria Gravina


Maria Gravina Cruyllas, figlia di Francesco Gravina, principe di Ramacca fu data in sposa alconte Guido Anguissola di San Damiano, capitano di artiglieria. Ebbero tre figli, ma irapporti tra i coniugi non erano buoni: lei era trascurata dal consorte. Così ce la descrive loscrittore Giuseppe Tornello nel suo libro “Ramacca dall'origine ai nostri giorni”Maria Gravina non era una donna leggera, era soltanto una sposa infelice, che avevacontratto un matrimonio di convenienza e si era stancata presto del marito. Sotto l’apparentealterigia, andava alla ricerca di un affetto sincero e di un legame duraturo per la vita.Nell’alta aristocrazia napoletana conobbe Gabriele D’Annunzio, con cui intrecciò unarelazione sentimentale e passionale. La donna, trascurata dal marito, andò a vivere con ilD'Annunzio quel periodo che il poeta definì, nella sua opera «Contemplazione della morte»,«di splendida miseria». Dalla relazione con D’Annunzio, il 9 Gennaio 1893 nacque Renata(detta Cicciuzza) (1). Trasferitasi ad Ottaviano con i figli e il poeta, visse per qualche tempotra le ostilità dell'aristocrazia locale ed i tentativi del conte Anguissola di ricondurla a casache alla fine riuscirono.L'anno successivo il D'Annunzio si ricongiunse alla Gravina ed alla figlia, ma la convivenza sifece sempre più difficile. La contessa cominciò a sentire il peso dei disagi economici, eragelosissima e iniziò a soffrire di turbe psichiche. Abbiamo una descrizione di Maria Gravinain una delle tante biografie sul D'Annunzio: «Quando Maria Gravina s'incontrò con Gabrielenon era più nella prima gioventù, aveva trenta anni, ma aveva conservato una meravigliosabellezza: alta, slanciata, era bellissima tra le belle; aveva poi un curioso capriccio di natura:tra i folti capelli neri aveva nascosta una ciocca di capelli così rossa che se scuoteva la testa sipoteva credere che fosse il segno di una ferita». (2)Una descrizione un po' esagerata di una donna di tipica bellezza meridionale, come vediamodalla fotografia che la mostra; una donna forte in apparenza, ma molto fragile. Nel villino diMammarella, a Francavilla, la relazione si trascinò fino al 1897. Per il D'Annunzio«L'innocente», che aveva dedicato alla Gravina, era diventato un successo che risollevò la suasituazione economica. In uno dei suoi viaggi egli conobbe Eleonora Duse e fu per andare avivere con lei che il poeta abbandonò la contessa.Nel maggio di quello stesso anno la Gravina ebbe un altro figlio, che il poeta non vollericonoscere; di questo secondo figlio, che la contessa chiamò Gabriele Dante, abbiamo notiziadalla corrispondenza della contessa Blandine Von Bulow e Giacomo Santagati; in una lettera,infatti, la contessa Blandine scriveva: «...a Prato vidi il figlio di D'Annunzio; ha 15 anni emezzo, ma ne mostra 12, tanto è piccolo e meschino e poi rattrista sentirlo parlare del padre..>>Finisce così la storia di un adulterio durato cinque anni. Per il D’Annunzio continuarono isuccessi e le glorie, per Maria Gravina invece, l’oblio ed una vita non certo felice, più voltecondannata per debiti e destinata a finire i suoi giorni gestendo una pensione di secondacategoria a Montecarlo.