Il labirinto

I Marrani


Se da un lato i marrani rappresentano uno dei capitoli più crudeli e tristi del martirio ebraico sotto il dominio cristiano, essi sono nello stesso tempo uno dei fenomeni più affascinanti dell’inizio dell’età moderna. Il loro coraggio, ma anche la loro capacità di adattarsi e di salire alle più alte funzioni dello Stato nemico e della Chiesa che li aveva nullificati, la loro imponente attività economica in tutta l’Europa e nei nuovi territori spagnoli e portoghesi d’oltremare, l’originalità di alcuni pensatori, poeti e uomini di Stato hanno lasciato tracce inestinguibili nella storia europea e americana negli ultimi cinquecento anni (1)».Le persecuzioni che devastarono la maggior parte delle comunità ebraiche di Castiglia e di Aragona ebbero inizio nel 1391. Le conversioni si contarono a decine di migliaia, migliaia di ebrei scelsero invece di morire per il Qiddush haShem, la santificazione del Nome.Il vento dell’apostasia riprese a soffiare forte negli anni 1413-14, in occasione della disputa di Tortosa. Poiché molti, e forse la maggior parte dei conversos continuava ad ebraizzare di nascosto, agli inizi del XV secolo si era venuta a creare in Spagna una situazione nuova: accanto a coloro che praticavano liberamente il loro ebraismo, vi erano numerosissimi “cristiani nuovi” la cui identità religiosa e sociale era caratterizzata da incertezza e ambiguità.Le conversioni forzate non avevano dunque risolto le difficoltà della situazione religiosa spagnola, che si erano anzi accresciute: folle di ebrei, come osserva Roth, si erano trasformati da infedeli esterni alla Chiesa in eretici interni alla Chiesa.Ferdinando di Castiglia e Isabella d’Aragona decisero allora di introdurre in Castiglia l’Inquisizione già presente in Aragona. Con l’approvazione da parte di papa Sisto IV nasceva così nel 1478 l’Inquisizione spagnola, e già due anni dopo iniziarono i processi contro i giudaizzanti.Come si riconosce un marrano? Un manuale degli inquisitori insegna a fare attenzione a queste cose: se il venerdì pomeriggio indossa abiti puliti e festivi e accende candele nuove, se osserva i digiuni di Purim e di Kippur, se mangia pane non lievitato nella settimana di Pesach, se recita berakhot sul vino e sul pane, se osserva la kasherut, se dà ai suoi figli nomi biblici, se li benedice imponendo le mani sul loro capo (cfr. infra, 98-99).Proprio l’esigenza di separare i nuovi cristiani dagli ebrei fu alla base del Gerush del 1492, ossia dell’espulsione degli ebrei dalla Spagna. Come si osserva nel preambolo dell’editto, «gli ebrei cercano con tutti i mezzi possibili di sottrarre i fedeli cristiani alla Santa Fede Cattolica, di distoglierli, di sviarli e di attirarli alla loro fede e opinioni dannate: li istruiscono delle cerimonie ed osservanze della loro Legge, organizzano riunioni dove dicono e insegnano loro ciò che devono credere e praticare seguendo la loro Legge, si occupano della circoncisione loro e dei loro figli, danno loro i libri di preghiere, li informano dei digiuni da rispettare, si uniscono a loro per leggere e insegnare loro le storie della loro Legge, li informano dell’arrivo della Pasqua e li avvisano di ciò che devono fare e osservare in questa occasione, danno loro, portandoglielo a casa, il pane azzimo e le carni macellate ritualmente, li avvertono dei cibi da cui devono astenersi e di quelli che devono mangiare in obbedienza alla loro Legge, e li persuadono ad osservare e praticare per quanto possono la Legge di Mosè, facendo loro credere che non esiste altra legge o altra verità che quella (2)».Altre volte gli ebrei avevano dovuto abbandonare il paese in cui vivevano: nel 1290 erano stati espulsi dall’Inghilterra, nel 1394 dalla Francia. Ma il caso degli ebrei di Spagna era diverso: «Dopo più di otto secoli di vita nel paese, centinaia di migliaia di persone dovettero abbandonare una terra che sentivano come propria, al cui sviluppo politico, sociale, economico, linguistico e culturale avevano attivamente collaborato, la cui lingua avevano creato insieme con gli spagnoli e con gli arabi: non la dimenticheranno più. Dovettero prepararsi a partire, vendere tutto quello che poterono per una miseria, lasciare la maggior parte dei beni invenduta. Inoltre l’altro non meno grande problema era: dove andare? Verso quali paesi dirigere il passo dell’ebreo errante? Le coste dell’Africa, dove esistevano regni musulmani, e le coste dell’Italia furono quelle che sembrarono di più facile accesso; inoltre, il vicino Portogallo. Un 9 di Av, il 2 agosto 1492, dopo aver salutato i loro morti, lasciarono - a piedi, sugli asini, sulle navi - la terra che mai si sarebbe cancellata dalle loro anime. Il loro grido risoluto fu: ce ne andiamo in nome del Signore (3)».Nel 1497 venne decisa l’espulsione degli ebrei anche dal Portogallo, dove però l’Inquisizione fu introdotta soltanto nel 1536, lasciando così il tempo a coloro che avevano preferito la conversione all’esilio di organizzare la propria vita segreta. Questo spiega la differente condizione dei nuovi cristiani portoghesi rispetto a quelli spagnoli.La conquista spagnola del Regno di Napoli, nel 1504, segnò la fine delle numerosissime comunità ebraiche dell’Italia meridionale, anch’esse costrette a scegliere tra esilio e nascondimento nel marranesimo.Privati della compagnia degli ebrei, i marrani dovettero organizzare la propria vita religiosa con quel poco che restava loro. Avendo a disposizione la sola versione latina del Tanakh, il Vetus Testamentum, essi dovevano da questa ricavare la loro teologia essenziale: che la Torah di Mosè non è stata abolita, e la loro ridotta Halakhah, osservando quello che potevano delle mitzwot. Essi facevano del libro dei Salmi, al quale aggiungevano le poche preghiere ebraiche mandate a mente e trasmesse di generazione in generazione, il loro Siddur. Inoltre i marrani non avevano svuotato l’attesa messianica ( sia pure nella forma cristianizzata della Parusia) dei propri contenuti ebraici.I conversos che segretamente erano rimasti fedeli alla religione dei padri diedero vita nel Cinquecento a un costante flusso migratorio verso le terre della libertà, dove poter gettare la maschera e fare ritorno all’ebraismo. Nacquero così comunità importanti come quelle di Salonicco, di Amsterdam e di Livorno. Anche se la trasformazione dei cristiani nuovi in nuovi ebrei non fu sempre facile (valga per tutti la tragica storia di Uriel Acosta, o si pensi alla vicenda di Barukh Spinoza) essi diedero un significativo contributo all’ingresso degli ebrei nella modernità.