Il labirinto

Scrittrici dimenticate:Anna Banti


nna Banti, pseudonimo di Lucia Lopresti (Firenze, 27 giugno 1895Ronchi di Massa, 2 settembre 1985), è stata una scrittrice e traduttrice italiana.Uno dei tratti caratteristici della sua scrittura fu quello di porsi come narratrice in una posizione anomala di fronte alle storie, capace sì di assecondarle, ma anche di rifiutarne le suggestioni per rimanere più libera non solo di fantasticare, ma di creare nuovi rapporti con i suoi personaggi.Fu anche un'abile traduttrice dalla lingua inglese: a lei si deve, ad esempio, la traduzione per Newton Compton delle Memorie di Barry Lyndon di William Makepeace Thackeray[1]. Biografia Nata a Firenze nel 1895 da una famiglia d'origine calabrese fu incoraggiata fin dall'inizio dal padre avvocato a intraprendere gli studi umanistici.I lavori letterari degli esordi furono imperniati sulla memoria e su ricordi giovanili. Un cambiamento avvenne dopo il matrimonio, nel 1924, con il critico e storico dell'arte Roberto Longhi, già suo professore al liceo, uomo di profonda cultura, sia letteraria sia artistica. Assieme, collaborarono alla nascita della rivista Paragone, della cui sezione letteraria la Banti tenne la direzione fino alla morte del marito. In questo periodo la sua prosa divenne più elaborata e raffinata, portando alla luce, con storie complesse a sfondo principalmente psicologico, la condizione delle donne nella società del tempo, analizzando, attraverso la convergenza di punti di vista diversi, personaggi femminili colti con grande acutezza nei loro momenti di crisi morale ed esistenziale.Fra i suoi romanzi più riusciti sono da ricordare soprattutto Artemisia (1947), che rievoca la vita della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, narrando una vocazione artistica di donna in lotta con i pregiudizi del suo tempo; le Donne Muoiono (1951) dove il racconto serve da pretesto per un'indagine a fondo, sull'amicizia e sui segreti da mantenere; i racconti raccolti in Campi Elisi (1963), dove ritroviamo il grande tema che interessa principalmente la Banti, la solitudine della donna alla ricerca di una dignità nel mondo degli uomini, in una vicenda di proteste, umiliazioni, ribellioni, dolori.Dal suo romanzo Noi credevamo è stata tratta la sceneggiatura dell'omonimo film (2010) diretto da Mario Martone.