Figlio di Francesco Grossi e di Elisabetta Tarelli, fece i primi studi a
Treviglio, poi a
Castello, a
Rezzonico e a
Milano. Laureatosi in
giurisprudenza nel
1810 all'
Università di Pavia, fece pratica in uno studio legale di Milano e ottenne l'abilitazione di avvocato nel
1815.
Tommaso Grossi.Voltosi a interessi letterari, nel
1816 pubblicò anonimamente a Milano la Prineide, un poemetto satirico in
milanese e in sestine di endecasillabi: il soggetto è costituito dal caso del ministro delle
Finanze del
Regno d'Italia,
Giuseppe Prina, che fu linciato dalla folla il
20 aprile 1814 perché accusato, ma ingiustamente, di malversazione. Nell'operetta, definita da
Stendhal «la maggiore satira che la letteratura abbia prodotto nell'ultimo secolo», si satireggiava tanto il comportamento della folla che quello del potere, così che la polizia
austriaca, scoperta l'identità dell'autore, lo fermò e lo interrogò per un giorno, rilasciandolo tuttavia senza ulteriori conseguenze.Seguì la pubblicazione della
novella La fuggitiva, in 59
ottave e ancora in dialetto milanese, che l'anno dopo il Grossi traspose in lingua italiana, con un risultato di minore efficacia per l'uso di forme retoriche e auliche inappropriate alla resa del soggetto. Si narra, in prima persona, la vicenda di una ragazza che abbandona la famiglia per seguire segretamente il fidanzato e il fratello, arruolati nella
Grande Armée impegnata nella campagna di
Russia. I due militari muoiono in battaglia - ma il fidanzato avrà il tempo di riconoscerla - e la giovene, tornata in Italia, muore a sua volta nella sua casa, chiedendo perdono ai genitori.L'amicizia con
Carlo Porta fu di grande importanza per la scelta del dialetto e del genere satirico - col poeta milanese scrisse nel
1818 il Giovanni Maria Visconti e le Sestinn per el matrimoni del sur cont don Gabriel Verr con la sura contessina donna Giustina Borromea nel
1819 - oltre ad avere in comune il rifiuto del classicismo. Quando il Porta morì, Grossi lo ricordò con una breve biografia e con le sestine In morte di Carlo Porta, pubblicate nell'edizione del
1821 delle poesie di Carlo Porta.Il successo de La fuggitiva - dovuto al favore di cui godeva allora presso il pubblico borghese il genere sentimentale e avventuroso - stimolò nel
1820 il Grossi a scrivere in italiano un'altra novella in 326
ottave,
Ildegonda. Ambientata in un
medioevo di maniera, è la vicenda dell'amore di Ildegonda, contrastata dal padre e dal fratello, per il nobile cavaliere Rizzardo; Ildegonda muore in un convento.Il
poema storico nazionale
I Lombardi alla prima crociata, del
1826 (in cui Grossi tentò, pur senza sortire l'effetto sperato, di effettuare una sorta di "rivisitazione", secondo i propri intendimenti più scorrevole e aggiornata, della
Gerusalemme liberata di
Tasso) che con le sue 3500 copie risultò l'opera letteraria con più alta tiratura del tempo e che ispirò, alcuni decenni più tardi, il
melodramma omonimo di
Giuseppe Verdi (
1843).Poi si dedicò al romanzo storico
Marco Visconti (
1834) che ebbe subito delle traduzioni in
francese,
inglese,
tedesco e
spagnolo. Nel
1838 dopo il matrimonio si dedicò alla professione di notaio e lasciò la letteratura. Nel
1848 stese l'atto ufficiale della fusione tra
Piemonte e
Lombardia in seguito alla
prima guerra di indipendenza. Morì a
Milano per una
meningite il
10 dicembre 1853.