Il labirinto

Guido Morselli


Guido Morselli nasce a Bologna il 15 Agosto 1912, secondogenito, a un anno di distanza dalla sorella Luisa, da Giovanni Morselli e Olga Vincenzi.Il padre Giovanni Morselli era nato a Bologna nel 1875 da una famiglia agiata e colta. Laureatosi in chimica, si era trasferito a Milano entrando subito alla Carlo Erba. Successivamente dirigente, si occupò anche della Caffaro, un'industria chimica di cui divenne direttore nel 1911. A Milano la famiglia lo raggiunse solo nel 1914.La madre Olga Vincenzi era nata a Bologna, figlia di uno dei più noti avvocati della città. A Giovanni Morselli Olga donò quattro figli: Luisa (1911), Guido (1912), Maria (1915), Mario (1922). Nel 1922, ammalatasi di febbre spagnola, si allontana dalla famiglia per curarsi, lasciando i figli ad una governante.Guido soffre per questa forzata lontananza e anche per le frequenti assenze lavorative del padre. Ha solo dodici anni quando la madre muore, nel 1924, perdita che lo segnerà profondamente. Morselli ricorderà la madre in alcune struggenti pagine del Diario (11 Dicembre 1943).Se con le sorelle e il fratello Guido conserverà sempre ottimi rapporti, la relazione con il padre sarà sempre ambivalente fino alla sua morte.Dall’età di otto anni Guido diventa un lettore accanito; incomincia addirittura un romanzo dal titolo La mia vita. Inquieto, poco socievole, non ama la scuola e agli studi preferisce interessi e letture personali; la fretta di bruciare le tappe e la sua precocità renderanno sempre più difficili i rapporti con il padre, che faticherà a tenerlo sotto controllo.Frequenta il ginnasio a Milano all'Istituto Leone XIII; si trasferisce poi al liceo classico Parini. Non sarà uno studente modello: studierà poco e otterrà scarsi risultati.Superato l'esame di maturità, per compiacere il padre, che sogna per lui una carriera di avvocato, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’università Statale.Nel frattempo frequenta la Società del Giardino e comincia a scrivere, senza pubblicarli, i primi brevi saggi a carattere giornalistico.Si laurea in legge nel Luglio del 1935. Parte per il servizio militare subito dopo la laurea come allievo ufficiale della Scuola degli Alpini, di stanza a Bassano del Grappa. Poi chiede il trasferimento in fanteria a Milano, in piazza Sant'Ambrogio.Come ufficiale in congedo, Guido parte per lunghi soggiorni all'estero (1936-1937) dove scrive reportage giornalistici e racconti che restano inediti.Al suo ritorno il padre lo fa assumere nell'industria chimica Caffaro come promotore pubblicitario. Guido si dimostra assolutamente refrattario alla vita d'ufficio e ai suoi rigidi ritmi e l'esperienza si conclude dopo poco meno di un anno.I rapporti con il padre diventano sempre più difficili e nel 1938 muore la sorella Luisa, a soli ventisette anni, in quella villa varesina, di proprietà della famiglia Morselli dal 1916, che Guido aveva tanto amato. Dopo la morte della sorella, Morselli ottiene dal padre una sorta di vitalizio che gli permettere di dedicarsi alle attività che da sempre predilige: la lettura, lo studio e la scrittura. Continua a cimentarsi in brevi saggi e inizia la stesura di un diario, abitudine che lo accompagnerà per tutta la vita.Nel 1940 viene richiamato come ufficiale in Sardegna dove rimarrà per pochi mesi e dove scriverà un saggio dal titolo Filosofia sotto la tenda – che resterà inedito – sul fondamento della moralità. Intanto, con l'entrata in guerra dell'Italia la famiglia sfolla a Varese. Guido, rientrato dalla Sardegna, legge e studia Proust e sullo scrittore francese scriverà Proust o del sentimento, pubblicato da Garzanti nel 1943. Intanto, inviato dall'amministrazione militare in Calabria, diviso dalla famiglia, sembra non poter dare ne ricevere notizie.Durante il suo soggiorno legge, studia e annota sul suo diario appunti di stesura del romanzo Uomini e amori, sua prima opera letteraria importante dai forti accenti autobiografici (vedi Diario, Adelphi, quaderno III, IV, V). Inizia anche il saggio Realismo e fantasia, ovvero dialoghi con Sereno che uscirà nel '47, pubblicato dall'editore Bocca, probabilmente a spese dell’autore. Durante il soggiorno in Calabria Morselli sente in modo molto acuto la nostalgia della sua Varese, della sua gente, degli odori e dei colori della campagna lombarda a cui da sempre è intimamente legato. Tornato a Varese trascorre la vita in totale solitudine a leggere e a scrivere.Qualche volta si reca a Milano (in Incontro col comunista, 1948, ne descrive l'ambiente del tempo di guerra, sia nel suo côté borghese che in quello proletario) per incontrare l'amico Antonio Banfi, oppure per consegnare personalmente dattiloscritti dei suoi lavori ai vari editori.Nel 1952 fa costruire su un terreno compratogli dal padre a Gavirate una piccola casa da lui stesso disegnata e amata moltissimo: «la casa di Santa Trìnita», totalmente priva di quelle comodità moderne giudicate inutili da Morselli. In questo periodo la sua fidanzata "storica" Carla, respinge la sua proposta di matrimonio e quando sposerà un altro, Morselli ne soffrirà moltissimo.I suoi rapporti con le donne furono peraltro molto complicati e bizzarri. «Poteva occuparsi simultaneamente di varie donne: le chiamava flirt, vanità e non avevano niente a che fare con la passione che lo dominava... le relazioni importanti erano logicamente di amore-odio...ho conosciuto molte donne della sua vita che non l'hanno dimenticato» (Maria Bruna Bassi).Nell'isolamento di Gavirate compone la maggior parte della sua produzione consistente in saggi, racconti , romanzi e commedie. Scrive articoli e li pubblica (collabora con periodici locali e con il «Tempo» di Milano). Dal Diario: «Il lavoro è un inganno, un pretesto. Se fossimo felici, il lavoro sarebbe tutt'al più una pausa, imposta dalla nostra fragilità, come fra un bacio e l'altro di due amanti il respiro.» E ancora: «Ieri sera prima di dormire ho riveduto me stesso, quale poche ore avanti camminavo per la strada, tornando a casa. Non avevo mai sentito così profonda pietà degli uomini come rivivendo l'immagine di quest’uomo che attraversa piazza del Mercato».E qui, ci si deve interrogare sulle ragioni del suo isolamento: è stata una solitudine "scelta", un esercizio della volontà oppure una solitudine subita per difetto di volontà?Nel 1958 muore il padre. Nonostante i litigi, i rancori e le incomprensioni per Morselli è un dolore enorme. «Siamo sempre ragazzi finche Lui c’è, mi sono sorpreso a chiamarlo, a dire ad alta voce con una specie di disperazione: papà, aiutami tu! Io, con i capelli grigi...» (da una lettera a un amico). Negli anni sessanta matura la stagione letteraria dei grandi romanzi (Un dramma borghese, Il comunista, Roma senza papa, Contropassato-prossimo, Divertimento 1889). E’ l'epoca più felice della sua produzione narrativa.Fra il '71 e '72 compie diversi e penosi tentativi per pubblicare i suoi romanzi: due dattiloscritti gli verranno restituiti per posta nel ' 73, al rientro della villeggiatura (Maria Bruna Bassi). Termina l'ultimo romanzo Dissipatio h.g.. Ancora nel '73 è costretto a lasciare Santa Trìnita per «un'improvvisa, bestiale, invasione di bande di motocrossisti che risposero minacciosi e brutali alle sue esasperate rimostranze. Lui era solo, non aveva paura di niente ma aveva un'atroce paura degli uomini» (Maria Bruna Bassi).Nella notte del 30 Luglio 1973 Guido Morselli si toglie la vita con un colpo di pistola. «Non ho rancori» lasciò scritto in una lettera alla questura di Varese.