Il labirinto

Scrttrici dimenticate:M.Alinda Bonacci Brunamonti


u la primogenita di Teresa Tarulli di Matelica e di Gratiliano Bonacci, nativo di Recanati, insegnante di retorica nel perugino Collegio della Sapienza, autore delle Nozioni fondamentali di estetica,[1] il quale curò personalmente la sua istruzione di indirizzo classico.Con l'incoraggiamento della madre, devota cattolica, iniziò giovanissima a comporre versi di carattere religioso, dati alle stampe nel 1856 con il titolo Canti e dedicati a Pio IX. Nel 1854 la famiglia fu costretta a lasciare Perugia per motivi politici, trasferendosi prima a Foligno e poi a Recanati: in questo periodo compose versi di ispirazione leopardiana, i Versi campestri, pubblicati nel 1876. La ripresa del movimento risorgimentale e la repressione pontificia della rivolta di Perugia del 20 giugno 1859 le ispirò i versi patriottici e anti-pontifici dei Canti nazionali, editi a Recanati nel 1860. In quell'anno, la Bonacci fu l'unica donna ammessa eccezionalmente a votare per il plebiscito di conferma dell'annessione delle Marche e dell'Umbria al Piemonte.Dal 1868, dopo il matrimonio con Pietro Brunamonti, di Trevi, docente di filosofia del diritto nell'Università di Perugia - da cui ebbe due figli, Beatrice, nata il 2 aprile 1871, e Fausto, morto a soli cinque anni il 25 giugno 1878 - stabilì la sua residenza a Perugia. Ebbe l'amicizia di intellettuali italiani, in particolare di Giacomo Zanella, di Andrea Maffei e di Antonio Stoppani, con il quale studiò scienze naturali.Influenzate dallo Zanella sono le successive poesie, di carattere didascalico e con accenti religiosi: Nuovi canti (1887), Flora (1898), appesantite «da un'intonazione etico-riflessiva irrimediabilmente provinciale».[2] Migliori si rivelano i Discorsi d'arte (1898) e i Ricordi di viaggio, pubblicati postumi.Un ictus, che la colpì nel 1897, le impedì di scrivere fino alla morte, avvenuta nel 1903.