Il labirinto

Settimia Spizzichino


Settimia Spizzichino (Roma, 15 aprile 1921Roma, 3 luglio 2000) è stata una reduce dell'olocausto italiana. unica donna sopravvissuta al rastrellamento del ghetto di Roma e attiva testimone della Shoah.IndiceBiografiaApparteneva a una numerosa famiglia ebrea del ghetto di Roma, era la quinta di sei figli.Il 16 ottobre 1943 venne deportata a seguito del rastrellamento del ghetto di Roma insieme alla madre, due sorelle e una nipotina.[1]Il 23 ottobre, dopo sei giorni di viaggio, nel campo Auschwitz-Birkenau iniziò la selezione dei deportati di Roma; mentre la madre e la sorella Ada con la bambina in braccio furono messe nella fila destinata immediatamente alla camera a gas, Settimia con la sorella Giuditta finì nella fila degli abili al lavoro e ricevette il numero 66210. Delle 47 donne rimaste dopo questa prima selezione, Settimia fu l'unica a tornare e a queste compagne di prigionia ha poi dedicato il suo libro di memorie.Ad Auschwitz-Birkenau le venne assegnato il lavoro di spostare pietre; finì all'ospedale del campo e da qui venne portata al campo centrale di Auschwitz, nel blocco 10, dove fu impegata come cavia umana per esperimenti sul tifo e la scabbia.Nell'inverno del 1945, con l'evacuazione di Auschwitz, dovette affrontare la marcia della morte fino al campo di concentramento di Bergen Belsen. Qui i prigionieri venivano ammassati in uno stato di completo abbandono e i morti formavano dei mucchi intorno alle baracche. Il soldato di guardia sulla torretta impazzito, incominciò a sparare sui prigionieri, allora Settimia si nascose in un mucchio di cadaveri e lì rimase per diversi giorni, fino alla liberazione del campo da parte degli inglesi, il 15 aprile 1945.Tornata a Roma, sentì il dovere di raccontare, e continuò la sua opera di testimonianza di fronte alle telecamere[2], con i giovani nelle scuole, e nei viaggi ad Auschwitz, fino all'ultimo viaggio con un gruppo di giovani di Cava de' Tirreni[3] nel 1999, pochi mesi prima della morte.