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Scrittrici dimenticate:Fausta Cialente

Post n°1581 pubblicato il 09 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Fausta Cialente nasce a Cagliari nel 1898, figlia di Alfredo (abruzzese) e Elsa Wieselberger (di origini triestine). A causa della professione del padre, ufficiale di carriera, è costretta fin dalla più tenera età a continui cambiamenti di residenza (Bologna, Roma, Firenze, Genova), ma considerò sempre Trieste la sua città d’elezione. Inizia fin da piccola a coltivare la passione per lo scrivere insieme all'amato fratello Renato il quale avrà una futura, luminosa e importante carriera di attore teatrale spezzata a soli 46 anni nel 1943, quando viene travolto da un automezzo tedesco (non è stato mai appurato se per un incidente stradale reale o simulato a causa della sua attività antitedesca).
Nel 1921, Fausta sposa l'agente di cambio e compositore Enrico Terni. I due si trasferiscono ad Alessandria d'Egitto. Il soggiorno in una terra piena di fascino e di mistero come l'Egitto, diventa il filo conduttore delle trame di alcune sue opere,Pamela e la bella estate (1935) e il Cortile a Cleopatra (1936). Con il suo primo romanzo Natalia (terminato nel 1927 ma stampato solo nel 1930), vince il Premio dei Dieci, presieduto da Massimo Bontempelli e con Marianna (1931), pubblicata sulle pagine de La Fiera Letteraria, fondata e diretta a quell'epoca da Umberto Fracchia, nel 1932 vince il Premio Galante, così chiamato in quanto conferito esclusivamente alle donne. In questi racconti e romanzi propone temi per il tempo non troppo consueti almeno in Italia. Quasi per una felice intuizione, la Cialente anticipa di decenni una problematica, quella femminista, degli anni Ottanta, che, per certi aspetti, costituisce la caratteristica saliente della sua produzione letteraria più matura.
Alla fine degli anni Trenta la scrittrice vive in maniera sofferta e indignata l'avanzata in tutta Europa del nazismo e del fascismo, partecipando alla vita culturale e sociale della comunità italiana e, durante la seconda guerra mondiale, collaborando alle trasmissioni di Radio Cairo, conducendo un programma di propaganda antifascista. Con questa esperienza ha modo di entrare in contatto con numerosi fuorusciti italiani, mettendosi in contatto anche con Palmiro Togliatti. Nel 1943, fonda e dirige il giornale per i prigionieri italiani "Fronte Unito", che verrà stampato fino al 1945.

Dopo la lotta di liberazione, nel 1947 torna in Italia e si dedica per qualche tempo al giornalismo, collaborando a Rinascita, Italia nuova, Noi donne, Il Contemporaneo e, saltuariamente, anche al quotidiano comunista L'Unità, e ad alcune sceneggiature per il cinema insieme a Sergio Amidei. Dopo un lungo silenzio, pubblica nel 1961 Ballata Levantina, riproponendosi all'attenzione della critica e classificandosi terza al Premio Strega con Un inverno freddissimo (1966), vicenda ambientata in una Milano invernale con tutti i problemi del difficile periodo postbellico. Trama dalla quale prenderà spunto lo sceneggiato televisivo Camilla interpretato dalla indimenticabile Giulietta Masina, la scrittrice abbandona l'ambientazioni esotiche e levantine che sinora avevano caratterizzato tutti i suoi romanzi. Nel 1972 pubblica il romanzo Il vento sulla sabbia e con Le quattro ragazze Wieselberger, dove ricostruisce le atmosfere triestine della sua infanzia e della sua cultura, vince nel 1976 il Premio Strega.
Fausta Cialente si separa dal marito e va a vivere a Roma con la vecchia madre, con la quale finalmente recupera un rapporto sofferto ma affettuoso e, dopo la sua morte (nel 1955), si trasferisce a Varese nella sua grande villa. Compie alcuni viaggi in Kuwait e dalla figlia Lily in Inghilterra. Nella sua piena maturità artistica nel 1982 ripropone all'attenzione della critica una nuova edizione del romanzo Natalìa, incappato a suo tempo, alla sua prima uscita, nelle maglie della censura fascista a causa della vicenda interamente imperniata su un’intensa, sia pur casta, amicizia fra due donne, apportandone alcune modifiche sia nella forma sia nella sostanza.

Stanca di una vita, ricca di soddisfazioni ma faticosa e, soprattutto, senza radici, la scrittrice si trasferisce definitivamente a Londra, occupandosi, nella sua frenetica voglia di vivere, ancora di traduzioni dall'inglese all'italiano. All'alba di un nebbioso giorno di marzo 1994 in un sobborgo di Londra, a Pangbourne, muore l'antesignana del femminismo moderno.

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