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Scrittori dimenitcati:Carlo Dossi

Post n°1738 pubblicato il 27 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

conte Carlo Alberto Pisani Dossi (Zenevredo, 27 marzo 1849Cardina, 19 novembre 1910) è stato uno scrittore, politico e diplomatico italiano.

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Biografia [modifica]

Carlo Dossi nacque nel 1849 a Zenevredo, un piccolo paese in provincia di Pavia dove i Pisani-Dossi possedevano delle proprietà da diverse generazioni. Egli stesso, nelle proprie opere, vanterà più volte una parentela con Cesare Beccaria.[1] Cominciò a scrivere all'età di sette anni ed a stampare all'età di sedici. Abbandonò Zenevredo per iscriversi alla scuola media di Milano.

Partecipò giovanissimo al movimento della Scapigliatura milanese, scrivendo articoli sui periodici locali e realizzando opere come L’Altrjeri - nero su bianco, Vita di Carlo Alberto Pisani, Note azzurre, Ritratti umani - dal calamajo di un medico.

È da ricordare che a sedici anni era già in attività giornalistica e ideò e finanziò in proprio un periodico Palestra Letteraria Artistica e Scientifica uscito nel 1865, ove collaborarono scrittori come Francesco Domenico Guerrazzi, Giuseppe Rovani e perfino Giosuè Carducci.

La quattrocentesca Villa Pisani-Dossi a Corbetta ove lo scrittore scapigliato visse dal 1892 alla sua morte

Legato il suo nome a quello di Francesco Crispi, divenne ben presto «Ciambellano del cifrario» al Ministero degli Esteri, Console a Bogotá nel 1870, Ministro Plenipotenziario ad Atene e negli ultimi anni di vita, Governatore dell’Eritrea (a cui pare abbia dato il nome). Nel 1892 sposò Carlotta Borsani, donna intelligente e religiosa che per tutta la vita ebbe cura di lui. In seguito alla caduta del governo Crispi (1896) e subito dopo la sua morte, abbandonò la carriera diplomatica e si ritirò nella villa di Corbetta tutt’oggi presente, ereditata dallo zio della moglie, il Comm. Francesco Mussi[2], per coltivare la propria passione: l’archeologia (continuata poi in forma di collezionismo dal figlio Franco Dossi). Grazie ai reperti trovati ad Atene ed a Roma, oltre a materiale precolombiano ed a oggetti trovati in scavi eseguiti nelle zone di Corbetta, Albairate, Santo Stefano Ticino, Sedriano e lungo le sponde del Ticino, progettò il Museo Pisani Dossi che situò nella sua casa di Corbetta, oltre ad una serie di reperti che furono inviati al museo archeologico del Castello Sforzesco di Milano dopo la sua morte. Fece parte del consiglio comunale di Corbetta dal 1902 al 1910 insieme a Luigi Cajo, Andrea Marzorati, Carlo Zari, Giuseppe Meroni, Angelo Marcora e Francesco Colli Vignarelli.

Notevole fu la sua amicizia con Tranquillo Cremona che dipinse per lui un ritratto conservato oggi nella villa di Corbetta e dal quale lo stesso Dossi affermò di aver imparato l'arte dello scrivere. Come scrittore adorava il gioco sintattico e lessicale, con bruschi cambiamenti di genere dall'aulico al popolaresco, usando un rimescolamento di vocaboli latini e lombardi, tecnici e gergali, con parole inventate da lui stesso, con una punteggiatura e un'ortografia diversa da quella in uso - basti pensare alla pausa segnata dalla doppia virgola, agli interrogativi ed esclamativi doppi, sia alla inizio sia alla fine della frase. Inoltre, per coronare il suo sogno di elevare il dialetto all'arte, recuperò termini arcaici, aulici, arricchendoli di nuovi significati.[3]

Intrattenne rappoti d'amicizia col cardinale Gustav Adolf von Hohenlohe-Schillingsfürst e coi politici Cesare Correnti e Carlo Cattaneo.

Come racconta alla fine delle Note Azzurre, agli inizi del Novecento subì l'enucleazione di un occhio, che non aveva retto alla decifrazione delle migliaia di sigilli fittili collezionati dallo scrittore.

Morì nel 1910 a Cardina (Como) nella grandiosa villa da lui fatta costruire su uno sperone di roccia con una magnifica vista sul lago, che ha ancora oggi il nome di Dosso in suo onore. La salma venne successivamente trasferita a Corbetta ed esposta alla pubblica venerazione.

Attualmente, la salma del Dossi riposa nella cappella di famiglia da lui fatta costruire dall'architetto Perrone nel cimitero di Corbetta.[4]

E' stato inserito nella lista dei 150 più illustri funzionari dello Stato[5

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