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Lavoro minorile in Inghilterra

Post n°1885 pubblicato il 13 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

'età vittoriana divenne nota per l'impiego di minori ("lavoro minorile") in fabbriche, miniere e come spazzacamini. Il lavoro minorile, spesso nato a causa di ristrettezze economiche, giocò un ruolo importante fin dall'inizio della Rivoluzione Industriale: Charles Dickens per esempio, lavorò all'età di 12 anni in una fabbrica di lucidi da scarpe, essendo la sua famiglia in una prigione per debiti. Nel 1840, soltanto il 20% dei bambini di Londra possedeva una qualche scolarità. Intorno al 1860 circa la metà dei bambini d'età compresa tra 5 e 15 anni frequentava la scuola (compresa la Scuola domenicale).

I bambini dei poveri dovevano aiutare nel sostegno del bilancio familiare, spesso lavorando molte ore in attività pericolose per paghe molto basse. Bambini agili venivano impiegati come spazzacamini; i bambini più piccoli venivano impiegati per scivolar sotto i macchinari per recuperare i rocchetti di cotone; ed ancora i bambini venivano impiegati per lavorare nelle miniere di carbone, strisciando attraverso tunnel troppo stretti e bassi per gli adulti. I bambini lavoravano inoltre come fattorini, spazzini, lustrascarpe, fiammiferai, venditori di fiori o altri beni economici. Alcuni bambini intraprendevano il lavoro come apprendisti di rispettabili attività, come l'edilizia, o come collaboratori domestici (a metà del XVIII secolo c'erano circa 120.000 domestici a Londra). Le ore di lavoro erano molte: i muratori potevano lavorare anche 64 ore a settimana in estate e 52 in inverno, mentre i domestici lavoravano 80 ore a settimana. Molte ragazze lavoravano come prostitute (la maggior parte delle prostitute a Londra aveva tra i 15 e i 22 anni d'età).

"La mamma aspetta a casa, ha problemi di respirazione, ed è di complessione debole per il fatto di aver iniziato a lavorare molto piccola. Io devo badare a mio fratello e a mia sorella, è un lavoro molto sgradevole; non so nemmeno quante corse o viaggi ho fatto dal fondo della cava alla parete, penso in media 25 o 30; la distanza varia tra 200 e 500 metri. Porto circa 60 kg sulla schiena; devo chinarmi e trascinarmi nell'acqua, che spesso è alta fino ai polpacci." (Isabella Read, 12 anni, portatrice di carbone, testimonianza raccolta dalla Commissione Mineraria Ashley, 1842)

"Mio padre è morto da circa un anno; mia madre è vivente ed ha dieci figli, cinque maschi e cinque femmine; il più anziano di circa 30 anni, il più giovane di quattro; tre ragazze lavorano in fabbrica, tutti i ragazzi lavorano in miniera, due estrattori e tre portatori; uno vive a casa e non fa nulla; la mamma non lavora ma si occupa della casa. Tutte le mie sorelle sono state portatrici, ma tre sono entrate in fabbrica. Alice ci è andata perché le sue gambe si gonfiavano perché trasportava il carbone attraverso l'acqua fredda quando era sudata. Io non sono mai andata alla scuola regolare; vado a quella domenicale, ma non so leggere né scrivere; vado in miniera alle cinque in punto del mattino ed esco alle cinque del pomeriggio; faccio prima colazione con farinata d'avena; porto la cena con me, una focaccia, e la mangio mentre lavoro; non ho tempo di fermarmi o riposarmi per mangiare; non prendo nient'altro finché non torno a casa; a casa mangio carne e patate, ma la carne non tutti i giorni. Lavoro con i vestiti che indosso adesso, pantaloni e una giacca logora; quest'area calva sulla testa è dovuta al fatto che trascino i carrelli minerari; le mie gambe non sono mai gonfiate, ma quelle di mia sorella sì, per questo è andata in fabbrica; trascino i carrelli per un chilometro e mezzo circa sotto terra avanti e indietro; pesano circa 150 kg; ne trasporto 11 al giorno; indosso una cintura e una catena al lavoro per portare fuori i carrelli;" (Patience Kershaw, 17 anni, portatrice di carbone, testimonianza raccolta dalla Commissione Mineraria Ashley, 1842)

I bambini venivano mandati a lavorare già all'età di tre anni. Nelle miniere di carbone i bambini iniziavano a lavorare a cinque anni e generalmente morivano prima dei 25. Molti bambini (e adulti) lavoravano 16 ore al giorno. Nel 1802 e nel 1819 Leggi delle Fabbriche il limite delle ore di lavoro passò a 12 ore in fabbrica e nei cotonifici. Queste leggi erano ampiamente inefficaci e dopo molte agitazioni radicali, da parte, per esempio, del "Comitato Orario Ridotto" nel 1831, una commissione reale raccomandò nel 1833 che i bambini di 11-18 d'età dovessero lavorare al massimo 12 ore al giorno, i bambini di 9-11 massimo otto ore, mentre ai bambini sotto i nove anni non avrebbe dovuto essere permesso di lavorare. Questa legge, però, si applicava solo all'industria tessile, e altre agitazioni portarono ad una successiva legge nel 1847 con la quale si limitava a 10 ore l'orario di lavoro per bambini e adulti.

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