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Scrittrici dimenitcate:Angelica Palli

Post n°1888 pubblicato il 13 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

ngelica Palli nacque a Livorno il 22 novembre 1798 da genitori greci: il padre, Panajotti, console greco a Livorno, era epirota, e la madre Dorotea era lacedemone; di famiglia agiata, studiò con maestri molto noti nell'ambiente livornese come il De Coureil, e iniziò a improvvisare versi fino dall'adolescenza. Nel 1814 scriveva la sua prima tragedia, "Tieste", nel 1819 divenne membro dell'Accademia Labronica, assumendo il nome di Zelmira, e continuò a organizzare riunioni letterarie nel salotto della sua casa. Quando poi i greci iniziarono la lotta contro il dominio ottomano la Palli concentrò il suo interesse sui problemi del suo popolo di origine, trasformando il suo salotto letterario in un centro di raccolta di denaro e soccorsi. Nel 1824 la scrittrice, unica donna a essere ammessa al Gabinetto scientifico-letterario, fu ospite a Parigi di Giovan Pietro Vieusseux che la invitò a collaborare all'Antologia, ma la Palli, non sentendosi in grado di sostenere la collaborazione richiesta, non accettò la proposta. Intorno al '30 sposò Gian Paolo Bartolommei, nobile di origine còrsa e patriota, e, nel 1832, nacque il figlio Lucianino. In quegli anni Angelica Palli scrisse soprattutto prose e novelle di ispirazione sociale e pedagogica, si orientò verso la letteratura civile e iniziò a collaborare a giornali e strenne moderate, quali soprattutto "La Viola del Pensiero" di S. Giannini. Negli anni immediatamente precedenti alla prima guerra d'Indipendenza scrisse versi, rimasti per lo più inediti, e racconti storico sentimentali che raccolse poi in un unico volumetto intitolato "Racconti". Intensa fu la sua attività politica: nel 1847 si occupò dell'organizzazione delle milizie volontarie toscane e, l'anno successivo, prese a collaborare al giornale fiorentino "La Patria" inviando le notizie che le giungevano dal campo. Raggiunti il marito e il figlio in Lombardia per la precarietà della situazione, nel 1849 tornò a Livorno e si ritirò in campagna; qui, nel 1851, scrisse i "Discorsi di una donna alle giovani maritate del suo paese", in cui dimostra la necessità dell'educazione femminile e rivaluta il ruolo della donna nell'ambito della famiglia e della società.

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