Il labirinto
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Enrico Emanuelli (Novara, 17 aprile 1909 – Milano, 1º luglio 1967) è stato uno scrittore e giornalista italiano.
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Nasce a Novara nel 1909. Non ancora ventenne, nel 1928, con Mario Soldati e Mario Bonfantini fonda la rivista La Libra nella quale, nei due anni di vita prima della chiusura, pubblica il suo primo libro Memolo, ovvero vita, morte e miracoli di un uomo.
Come narratore pubblica in seguito altri libri che risentono, per la loro introspezione psicologica, di un’evidente influenza sveviana, come si può osservare in Ancora la vita (racconti riuniti in un libro, dopo la sua morte da Carlo Bo).
Emanuelli non si rivela solo scrittore ma, con i suoi reportage e diari di viaggio, anche uno degli inviati speciali tra i più autorevoli in Italia, prima al quotidiano La Stampa, dal 1949 al 1962, in seguito, dal 1963, al Corriere della Sera, come redattore della pagina letteraria.
Dalle corrispondenze giornalistiche e dai diari di viaggio pubblica i libri: Il Pianeta Russia (1952) e La Cina è vicina (1957). La loro efficacia nel senso letterale e nella forma è notevole e si può cogliere in alcuni capitoli di essi una fine analisi interiore che caratterizza anche alcuni personaggi dei suoi romanzi, come La congiura dei sentimenti (1943) dove il protagonista, in preda alla nausea e al disgusto, ha un moto di ribellione contro la società, o come in Uno di New York (1959) che si aggiudica nello stesso anno il Premio Bagutta.
In questo libro, un celebre pittore inizia un viaggio a ritroso nella sua città d'origine (ravvisabile in Novara) per ritrovare il senso dell'esistenza e i suoi ideali giovanili, il viaggio finisce per tramutarsi invece in un amaro esame di coscienza frutto di cocente delusione.
Notevole fu anche la sua attività di traduttore: « impeccabili le sue traduzioni da Raymond Radiguet, Benjamin Constant, Stendhal ».[1]
Emanuelli muore a Milano il 1º luglio 1967, l'anno dopo viene pubblicato postumo il suo libro testamento Curriculum mortis, frutto di un montaggio letterario-esistenziale-giornalisico.
Va ricordato per una fondamentale qualità, l'acutezza di osservazione e la lucidità intelletuale con cui analizza sentimenti e figure, si tratti di personaggi della cronaca o di invenzioni romanzesche.
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