Il labirinto
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«Fermatevi, fermatevi». Urla disperate, alle 22,30, dal buio del parco delle Valli, un rettangolo verde che lambisce via Val d' Ala, a Montesacro e che di notte diventa terra di nessuno. La gente si affaccia alle finestre, chiama la polizia. Un ragazzo grida di dolore vicino alla recinzione, poi torna barcollando sui suoi passi e sparisce nell' ombra. Ecco i lampeggianti blu della polizia e dei carabinieri ma ormai tutto sembra tranquillo, agenti e militari passano senza fermarsi. Ma la mattina dopo, alle 7, quella che sembrava una delle tante liti tra ubriaconi si rivela una tragedia atroce. A terra, supino sull' erba insanguinata a neanche venti metri dall' ingresso del parco, c' è il cadavere martoriato di Paolo Seganti, 35 anni, figurante del cinema e della televisione, un bel ragazzo alto e atletico, molto religioso, che faceva volontariato per i "Papa boys". E' quasi completamente nudo, indossa solo una maglietta bianca incrostata di terra e di sangue e i pedalini. I pantaloni, corti sotto il ginocchio e gli slip sono abbandonati vicino al corpo. Ucciso a botte e a coltellate, forse torturato a lungo, con ferocia: il naso quasi staccato da un fendente, il volto irriconoscibile, il cranio sfondato da un terribile colpo. Un coltello col manico in legno e un bastone saranno ritrovati, poco dopo, in un cassonetto. Un giallo che gli uomini del vicequestore Eugenio Ferraro, dirigente della sezione omicidi della mobile, stanno faticosamente cercando di dipanare. Il ragazzo non nascondeva la sua omosessualità ma il parco delle Valli non è un luogo di incontri tra gay e nemmeno tra coppie eterosessuali. Sull' erba, cartacce e bottiglie ma neanche un profilattico. Le ipotesi sono ancora tutte valide: dal movente passionale alla rapina, dall' aggressione casuale di un gruppo di clochard sbronzi a un appuntamento con gli assassini per discutere chissà cosa. La vittima è arrivata in via Val d' Ala col suo scooter "Honda Sh 150" nero. Nel bauletto c' era una bottiglia di whisky semivuota. La mobile ha anche interrogato un ragazzo con cui Paolo aveva avuto una lunga relazione, finita qualche tempo fa. «Esco per annaffiare le piante che ho trapiantato al parco» con queste parole Paolo aveva salutato la madre, verso le 22, uscendo dal suo appartamento di via Val Maira 8, a neanche un chilometro di distanza dal luogo dove è stato trovato il corpo. Il giovane ha lasciato il portafogli a casa e ha preso un contenitore piano d' acqua. «Aveva la passione per le piante - conferma, sconvolta, una vicina - proprio ieri, verso le 19, l' ho visto per l' ultima volta che annaffiava sul balcone». La mamma, chiromante, non si è preoccupata perché il figlio, spesso, tornava a notte fonda. Quello che è successo subito dopo è ancora tutto da scoprire. Paolo Seganti ha parcheggiato lo scooter vicino all' ingresso del parco, sempre aperto anche di notte e avvolto nel buio nonostante le proteste e gli appelli degli abitanti della zona e dei consiglieri del IV municipio: furti, aggressioni, danneggiamenti sono ordinaria amministrazione. «Di giorno ci sono i bambini, le coppie, gli anziani della bocciofila ma di notte si accampano gruppi di barboni o di stranieri che si ubriacano e dormono sotto gli alberi - spiegano gli inquilini - il parco diventa un posto pericolosissimo». Sono passate da poco le 22 quando gli abitanti di via Val D' Ala sentono le grida strazianti di un uomo che invoca aiuto: «Urlava di dolore, aahhh, ahhh e poi si è avvicinato alla rete e ha cominciato a gridare: fermatevi, fermatevi - racconta Isabella Cedro, che abita proprio di fronte - Qualcuno ha chiamato la polizia ma la volante che è arrivata poco dopo neanche si è fermata, ha fatto due passaggi davanti al parco e se n' è andata». «Io ho visto un ragazzo con una maglietta bianca che si affacciava gridando all' ingresso del parco - aggiunge Silvia, 48 anni, un' inquilina che non vuol dire il suo cognome - è rimasto per lì per qualche istante, poi ha girato sui tacchi ed è tornato, barcollando, verso il parco. La prima cosa che mi è venuta in mente, si figuri, è che fosse disperato perché la fidanzata l' aveva lasciato...Dopo un po' si è fatto silenzio. Ho visto la volante che incrociava in strada e si allontanava ma non avrei mai pensato a una cosa del genere, che orrore. No, non ho visto altre persone: solo quel ragazzo». Ma perché Paolo è tornato verso il parco, dove lo aspettavano gli assassini? Perché non ha cercato la salvezza fuggendo in strada? Era solo? E cosa voleva dire quel grido disperato: «Fermatevi?». Sono tutte domande che aspettano una risposta mentre la gente della zona ha coperto le chiazze di sangue con un tappeto di fiori.
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