Messaggi del 01/07/2011

Spassosissimo

Post n°165 pubblicato il 01 Luglio 2011 da odette.teresa1958

Come capire se il tuo gatto progetta di ucciderti

Tratto da qui: http://www.catswhothrowupgrass.com/kill.php e tradotto da me (come al solito). Un istruttivo e breve corso per capire se il vostro gatto sta progettando di uccidervi.

 
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Il figilio cambiato (Pirandello)

Post n°164 pubblicato il 01 Luglio 2011 da odette.teresa1958

Avevo udito urlare durante tutta la notte, e a una cert’ora fonda e perduta tra il sonno e la veglia non avrei più saputo dire se quelle urla fossero di bestia o umane.
La mattina dopo venni a sapere dalle donne del vicinato ch’erano state disperazioni levate da una madre (una certa Sara Longo), a cui, mentre dormiva, avevano rubato il figlio di tre mesi, lasciandogliene in cambio un altro.

– Rubato? E chi gliel’ha rubato?

– Le "Donne"!

– Le donne? Che donne?

Mi spiegarono che le "Donne" erano certi spiriti della notte, streghe dell’aria.

Sbalordito e indignato, domandai:

– Ma come? E la madre ci crede davvero?

Quelle brave comari erano ancora cosi tutte accorate e atterrite, che del mio sbalordimento e della mia indignazione s’offesero. Mi gridarono in faccia, come se volessero aggredirmi, che esse, alle urla, erano accorse alla casa della Longo, mezz’ignude come si trovavano, e avevano visto, visto coi loro occhi il bambino cambiato, ancora là sul mattonato della stanza, ai piedi del letto. Quello della Longo era bianco come il latte, biondo come l’oro, un Gesù Bambino; e questo invece, nero, nero come il fegato e brutto, più brutto d’uno scimmiotto. E avevano saputo il fatto, com’era stato, dalla stessa madre, che se ne strappava ancora i capelli: cioè, che aveva sentito come un pianto nel sonno e s’era svegliata; aveva steso un braccio sul letto in cerca del figlio e non l’aveva trovato; s’era allora precipitata dal letto, e acceso il lume, aveva veduto là per terra, invece del suo bambino, quel mostriciattolo, che l’orrore e il ribrezzo le avevano perfino impedito di toccare.
Notare ch’era ancora in fasce, il bambino della Longo. Ora, un bambino in fasce, cadendo per inavvertenza della madre nel sonno, poteva mai schizzar così lontano e coi piedini verso la testata del letto, vale a dire al contrario di come avrebbe dovuto trovarsi?
Era dunque chiaro che le "Donne" erano entrate in casa della Longo, nella notte, e le avevano cambiato il figlio, prendendosi il bambino bello e lasciandogliene uno brutto per farle dispetto.
Uh, ne facevano tanti, di quei dispetti, alle povere mamme! Levare i bambini dalle culle e andare a deporli su una sedia in un’altra stanza; farli trovare dalla notte al giorno coi piedini sbiechi o con gli occhi strabi!

– E guardi qua! guardi qua! – mi gridò una, acchiappando di furia e facendo voltare il testoncino a una bimbetta che teneva in braccio, per mostrarmi che aveva sulla nuca un codino di capelli incatricchiati, che guaj a tagliarli o a cercar di districarli: la creaturina ne sarebbe morta. – Che le pare che sia? Treccina, treccina delle "Donne", appunto, che si spassano così, di notte tempo, sulle testine delle povere figlie di mamma!

Stimando inutile, di fronte a una prova così tangibile, convincere quelle donne della loro superstizione, m’impensierii della sorte di quel bambino che rischiava di rimanerne vittima.
Nessun dubbio per me che doveva essergli sopravvenuto qualche male, durante la notte; forse un insulto di paralisi infantile.
Domandai che intendesse fare adesso, quella madre.
Mi risposero che l’avevano trattenuta a viva forza perché voleva lasciar tutto, abbandonare la casa e buttarsi alla ventura in cerca del figlio, come una pazza.

– E quella creaturina là?

– Non vuole né vederla, né sentirne parlare!

Una di loro, per tenerla in vita, le aveva dato a succhiare un po’ di pan bagnato, con lo zucchero, avvolto in una pezzuola formata a modo di capezzolo. E mi assicurarono che, per carità di Dio, vincendo lo sgomento e il raccapriccio, avrebbero badato a lei, un po’ l’una un po’ l’altra. Cosa che, in coscienza, almeno nei primi giorni, dalla madre non si poteva pretendere.

– Ma non vorrà mica lasciarla morir di fame?

Riflettevo tra me e me se non fosse opportuno richiamar l’attenzione della questura su quello strano caso, allorché, la sera stessa, venni a sapere che la Longo s’era recata per consiglio da una certa Vanna Scoma, che aveva fama d’essere in misteriosi commercii con quelle "Donne". Si diceva che queste, nelle notti di vento, venivano a chiamarla dai tetti delle case vicine, per portarsela attorno con loro. Restava lì su una seggiola, con le sue vesti e le sue scarpe, come un fantoccio posato; e lo spirito se n’andava a volo, chi sa dove, con quelle streghe. Potevano farne testimonianza tanti che avevano appunto sentito chiamarla con voci lunghe e lamentose: – Zia Vanna! Zia Vanna! – dal proprio tetto.
S’era dunque recata per consiglio da questa Vanna Scoma, la quale in prima (e si capisce) non aveva voluto dirle nulla; ma poi, pregata e ripregata a mani giunte, le aveva lasciato intendere, parlando a mezz’aria, che aveva "veduto" il bambino.

– Veduto? Dove?

Veduto. Non poteva dir dove. Ma stesse tranquilla perché il bambino, dove stava, stava bene, a patto però che anche lei trattasse bene la creaturina che le era toccata in cambio; badasse anzi, che quanta più cura lei avrebbe avuto qua per questo bambino, e tanto meglio di là si sarebbe trovato il suo.
Mi sentii subito compreso d’uno stupore pieno d’ammirazione per la sapienza di questa strega La quale, perché fosse in tutto giusta, tanto aveva usato di crudeltà quanto di carità, punendo della sua superstizione quella madre col farle obbligo di vincere per amore del figlio lontano la ripugnanza che sentiva per quest’altro, il ribrezzo del seno da porgergli in bocca per nutrirlo; e non levandole poi del tutto la speranza di potere un giorno riavere il suo bambino, che intanto altri occhi, se non più i suoi, seguitavano a vedere, sano e bello com’era.
Che se poi, com’è certo, tutta questa sapienza, così crudele insieme e caritatevole, non era adoperata da quella strega perché fosse giusta, ma perché ci aveva il suo tornaconto con le visite della Longo, una al giorno, e per ognuna un tanto, sia che le dicesse d’aver veduto il bambino, sia che le dicesse di no ( e più quando le diceva di no); questo non toglie nulla alla sapienza di lei; e d’altra parte io non ho detto che, per quanto sapiente, quella strega non fosse una strega.
Le cose andarono così, finché il marito della Longo non arrivò con la goletta da Tunisi.
Marinaio, oggi qua, domani là, poco ormai si curava della moglie e del figlio. Trovando quella smagrita e quasi insensata, e questo pelle e ossa, irriconoscibile; saputo dalla moglie ch’erano stati ammalati tutt’e due, non chiese altro.
Il guajo avvenne dopo la partenza di lui; ché la Longo per maggior ristoro ammalò davvero. Altro castigo: una nuova gravidanza.
E ora, in quello stato (le aveva così cattive, specialmente nei primi mesi, le gravidanze) non poteva più recarsi ogni giorno dalla Scoma, e doveva contentarsi d’usar le cure che poteva a quel disgraziato perché non ne mancassero là al suo figliuolo perduto. Si torturava pensando che non sarebbe stata giustizia, dato che nel cambio ci aveva scapitato lei, e il latte, prima per il gran dolore le era diventato acqua, e ora, incinta, non avrebbe potuto più darlo; non sarebbe stata giustizia che il suo figliuolo fosse cresciuto male, come pareva dovesse crescere questo. Sul colluccio vizzo, il testoncino giallo, un po’ su una spalla e un po’ su]l’altra; e cionco, forse, di tutt’e due le gambine.

Intanto, da Tunisi, il marito le scrisse che, durante il viaggio, i compagni gli avevano raccontato quella favola delle «Donne», nota a tutti meno che a lui; sospettava che la verità fosse un’altra, cioè che il figlio fosse morto e che lei avesse preso dall’ospizio qualche trovatello in sostituzione; e le imponeva d’andar subito a riportarlo, perché non voleva in casa bastardi. La Longo però, al ritorno, tanto lo pregò che ottenne, se non pietà, sopportazione per quell’infelice. Lo sopportava anche lei, e quanto’, per non far danno all’altro.
Fu peggio, quando alla fine il secondo bambino venne al mondo; perché allora la Longo, naturalmente, cominciò a pensar meno al primo e anche, per conseguenza, ad aver meno cure di quel povero cencio di bimbo che, si sa, non era il suo.
Non lo maltrattava, no. Ogni mattina lo vestiva e lo metteva a sedere davanti alla porta, sulla strada, nel seggiolino a dondolo di tela cerata, con qualche tozzo di pane o qualche meluccia nel cassettino del riparo davanti.
E il povero innocente se ne stava lì, con le gambine cionche, il testoncino ciondolante dai capelli terrosi, perché spesso gli altri ragazzi della strada gli buttavano per chiasso la rena in faccia, e lui si riparava col braccino e non fiatava nemmeno. Era assai che riuscisse a tener ritte le palpebre sugli occhietti dolenti. Sudicio, se lo mangiavano le mosche.
Le vicine lo chiamavano il figlio delle «Donne». Se talvolta qualche bambino gli s’accostava per rivolgergli una domanda! egli lo guardava e non sapeva rispondere. orse non capiva. Rispondeva col sorriso triste e come lontano dei bimbi malati, e quel sorriso gli segnava le rughe agli angoli degli occhi e della bocca.
La Longo si faceva alla porta col neonato in braccio, roseo e paffuto (come l’altro) e volgeva uno sguardo pietoso a quel disgraziato, che non si sapeva che cosa ci stesse più a far lì; poi sospirava:

– Che croce!

Sì, le spuntava ancora, di tanto in tanto, qualche lagrima, pensando a quell’altro, di cui ora Vanna Scoma, non più richiesta, veniva a darle notizie, per scroccarle qualcosa: notizie liete: che il suo figliuolo cresceva bello e sano, e che era felice.

 

 
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Telenovelas che passione!

Post n°163 pubblicato il 01 Luglio 2011 da odette.teresa1958

Settimana di passione in casa Martellacci,lettori miei,stavolta a causa della Cesira e della sua insana passione per le telenovelas brasiliane.
Lo so pensate che io sia il solito esagerato,quindi passo la parola ai fatti,e che fatti!
LUNEDI'- La Cesira,per seguire la puntata 589 di "Felipita amor della mia vita"è andata nel pollaio col televisore portatile,terrorizzando le galline,che sono fuggite.
Una è addirittura arrivata fino all'autostrada Firenze-Bologna.
MARTEDI'- Tornato a casa Teobaldo ha torvato la moglie in lacrime e in gramaglie.Pensando fosse morto il nonno,ha avuto un malore.Quando si è riavuto,gli hanno spiegato che era morto il protagonista maschile del "Mangiapatate di Rio" (sulla scena,ovviamente)
MERCOLEDI'- Orestino stava studiando e la madre seguiva "Manuel Garzia e la zoccola di sua zia",tenendo la Tv a volume altissimo.Lui l'ha gentilmente pregata di abbassare ed è finito nel pozzo
GIOVEDI'- La Cesira ha tentato di affogare nella fontana Carolina Capricorni:aveva osato dire che MIguel Pezzentones,l'interprete di "Corna e sangue a Iguazù" è strabico e pure gay
VENERDI'- Anche la parrucchiera di S.Tobia adora le telenovelas.Oggi era in programma "A cavallo di un ciuco da Rio a Brasilia".La tv era guasta e la Cesira,in preda a una crisi isterica,ha sfasciato mezzo locale
SABATO- Oggi c'era una riuinione dell' "Associazione pie donne"di cui la Cesira è presidentessa.
Dopo due ore Ireneo,non vedendola,è andato a casa sua.L'ha trovata che seguiva con un sorrisino ebete le telenovela "Filomena siciliana di Ipanema".
Quando ha provato a dir qualcosa,la Cesira gli ha fatto saltare un incisivo col manico della scopa
DOMENICA- Alle 4 del mattino Teobaldo ha beccato la moglie che seguiva la replica della puntata 3823 di "Tormentone carioca".
Esasperato,ha sparato alla tv.
Solo il pronto intervento del nonno e di Orestino lo ha salvato dalla furia della moglie
Sono passati dieci giorni.
Teobaldo sta pagando i danni alla parrucchiera e le cure mediche di Ireneo,Ha giurato che appena possbile andrà in Brasile e ucciderà Miguel Pezzentones.
La cesira è ricoverata nella clinica Luminaris.Lo Sperandio vuol scrivere un libro sul suo caso.
Ora vi lascio,lettori miei.Fra due minuti inizia "Amore nella discarica",la mia telenovela preferita.Che ne dite,riuscirà finalmente Gonzalo a scoprire chi è il nonno della cugina dello zio acquisito di suo fratello Pepito?





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Destino (jimenez)

Post n°162 pubblicato il 01 Luglio 2011 da odette.teresa1958

Destino! Che albero invisibile e infinito
dà il tuo frutto, che l'anima
a volte raccoglie, matur0?

Quali di queste idee sono i tuoi rami,
di questi sentimenti sono i tuoi fiori,
di queste canzoni sono i tuoi uccelli,
di questi sorrisi i tuoi profumi?

Cosa alimenta le tue radici?
In che modo, da dove, come in questo limone
dalla mia finestra, tu entri
nella nostra stanza più interna
e lì sfiori, dolcemente, il cuore?

 
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Libri dimenticati:Clift (Bosworth)

Post n°161 pubblicato il 01 Luglio 2011 da odette.teresa1958

Questo libro è la biografia di una grande e sfortunato attore che forse molto non ricordano:Montgomery Clift (1920/66).
Con grande accuratezza la Bosworth ricostruisce la sua vita:il tormentatissimo rapporto con la madre Sunny,donna dal passato difficilissimo di figlia illegittima,che riversa tutte le sue frustrazioni sui tre figli;il crescere sneza vere radici,con un padre torppo debole per essere il capofamiglia;gli esordi a teatro,il cinema,la sua difficoltà ad accettare l'omosessualità,le sue insiciruezze,l'incidente che nel bel mezzo della giovinezza e della carriera segnerà la sua vita in modo irrevocabile,sia fisicamente che psicologicamente;la dipendenza catastrofica da alcool e droghe, i suoi eccessi,la devastante malattia che lo porterà alla tomba a soli 46 anni...
E'un libro complesso,completo,toccante,che ci porta dentro la vita di un uomo che solo per caso è anche attore.
Da leggere

 
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Frase del giorno

Post n°160 pubblicato il 01 Luglio 2011 da odette.teresa1958

La gente che non ha difetti è orribile,non c'è verso di usarla a proprio vantaggio (France)

 
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