Messaggi del 10/07/2011

Bernabò in caserma

Post n°210 pubblicato il 10 Luglio 2011 da odette.teresa1958

E' proprio vero che il tempo passa,lettori miei:pensate che tre settimane orsono Bernabò Trogoloni ,da me conoscuto bambino,è partito mlitare.
Ora voi direte che migliaia di giovani lo fanno, e non ci troverete nulla di strano.Ma uno e solo uno è Bernabò!
Ben lo sanno alla caserma "Pupazzoni" di Forlimpopoli dove il nostro è stato destinato e dove,tanto per non smentirsi,si è fatto conoscere immediatamente.
Ecco ciò che in una sola settimana,UNA,è riuscito a combinare.
LUNEDI'- Bernabò era addetto al bucato.
Dato che gli pareva che ci mettesse un secolo ad asciugarsi,ha avuto la bella pensata di accorciare i tempi usando il lanciafiamme.
Risultato:i commilitoni sono rimasti con la sola divisa.
MARTEDI'- Confinato in camerata, Bernabò ha svitato gli sportelli degli armadietti.
13 commilitoni hanno riportato fratture varie,e il caporale Somaroni di Livorno ha riportato una commozione cerebrale.
MERCOLEDI'- Bernabò ha svitato i letti a castello.
3 commlitoni si sono incrinati l'osso sacro.
GIOVEDI'- Bernabò nutre una profonda avversione (ricambiata)per il comandante della caserma, generale Venanzio Tremendoni.
Impossessatosi del suo numero di cellulare,ha messo un annuncio sul periodico hard "Tocca tu che tocco pure io",nella sezione dedicata ai trans.
Il tremendoni in un sol giorno ha ricevuto 245 telefonate,una più oscena dell'altra,ed una proposta di matrimonio:il gay torinese Eusebio Bastalà,udito il vocione del generale, è stato colto da colpo di fulmine.
VENERDI'- Il Tremendoni era a colloquio col cappellano militare,don Basilio Tentennoni,quando gli è stato recapitato un pacco.Dato che era il suo compleanno,Venanzio ha pensato a un regalo della moglie e lo ha aperto.
Ne è uscita fuori una bambola gonfiabile,proveniente dal sexy shop "Il paradiso del porcellone" diBagnacavallo.
Il Tentennoni gli ha fatto una tal predica che lo ha ridotto in lacrime
SABATO- Era il duecentesimo anniversario della caserma,eper festeggiarlo c'è stata una parata ,alla presnza del sottosottosottosegretario Pieragesilao Strombazzoni-Bon.
Alla guida di un carrarmato,Bernabòha travolto il palco delle autorità Il povero Pieragesilao,aggrappato al cannone,è stato costretto ad una passeggiata fuori programma per Forlimpopoli,conclusasi con l'abbattimento della statua del filosofo Severino Maccoppi.
DOMENICA- Il Trogoloni è stato espulso con ignominia dall'esercito.Si pensava alla corte marziale,ma all'idea di quello che Bernabò avrebbe potuto combinare in un carcere militare si è optato per l'espulsione.
Sono passate due settimane.
Il Tremendoni ha chiesto un lungo periodo di vacanza per motivi di salute.In realtà sta benissimo,ma vuol sfuggire al Bastalà,attendato davanti alla caserma.
Lo Strombazzoni-Bon ha perso i capelli ed è ricoverato nella clinica Luminaris.
Bernabò ha deciso di arruolarsi nella Legione Straniera.
Non vorrei essere in loro,e voi?


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Inferno canto X

Post n°209 pubblicato il 10 Luglio 2011 da odette.teresa1958

Ora sen va per un secreto calle,
tra ’l muro de la terra e li martìri,
lo mio maestro, e io dopo le spalle. 3

"O virtù somma, che per li empi giri
mi volvi", cominciai, "com’a te piace,
parlami, e sodisfammi a’ miei disiri. 6

La gente che per li sepolcri giace
potrebbesi veder? già son levati
tutt’i coperchi, e nessun guardia face". 9

E quelli a me: "Tutti saran serrati
quando di Iosafàt qui torneranno
coi corpi che là sù hanno lasciati. 12

Suo cimitero da questa parte hanno
con Epicuro tutti suoi seguaci,
che l’anima col corpo morta fanno. 15

Però a la dimanda che mi faci
quinc’entro satisfatto sarà tosto,
e al disio ancor che tu mi taci". 18

E io: "Buon duca, non tegno riposto
a te mio cuor se non per dicer poco,
e tu m’ hai non pur mo a ciò disposto". 21

"O Tosco che per la città del foco
vivo ten vai così parlando onesto,
piacciati di restare in questo loco. 24

La tua loquela ti fa manifesto
di quella nobil patrïa natio,
a la qual forse fui troppo molesto". 27

Subitamente questo suono uscìo
d’una de l’arche; però m’accostai,
temendo, un poco più al duca mio. 30

Ed el mi disse: "Volgiti! Che fai?
Vedi là Farinata che s’è dritto:
da la cintola in sù tutto ’l vedrai". 33

Io avea già il mio viso nel suo fitto;
ed el s’ergea col petto e con la fronte
com’avesse l’inferno a gran dispitto. 36

E l’animose man del duca e pronte
mi pinser tra le sepulture a lui,
dicendo: "Le parole tue sien conte". 39

Com’io al piè de la sua tomba fui,
guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso,
mi dimandò: "Chi fuor li maggior tui?". 42

Io ch’era d’ubidir disideroso,
non gliel celai, ma tutto gliel’apersi;
ond’ei levò le ciglia un poco in suso; 45

poi disse: "Fieramente furo avversi
a me e a miei primi e a mia parte,
sì che per due fïate li dispersi". 48

"S’ei fur cacciati, ei tornar d’ogne parte",
rispuos’io lui, "l’una e l’altra fïata;
ma i vostri non appreser ben quell’arte". 51

Allor surse a la vista scoperchiata
un’ombra, lungo questa, infino al mento:
credo che s’era in ginocchie levata. 54

Dintorno mi guardò, come talento
avesse di veder s’altri era meco;
e poi che ’l sospecciar fu tutto spento, 57

piangendo disse: "Se per questo cieco
carcere vai per altezza d’ingegno,
mio figlio ov’è? e perché non è teco?". 60

E io a lui: "Da me stesso non vegno:
colui ch’attende là, per qui mi mena
forse cui Guido vostro ebbe a disdegno". 63

Le sue parole e ’l modo de la pena
m’avean di costui già letto il nome;
però fu la risposta così piena. 66

Di sùbito drizzato gridò: "Come?
dicesti "elli ebbe"? non viv’elli ancora?
non fiere li occhi suoi lo dolce lume?". 69

Quando s’accorse d’alcuna dimora
ch’io facëa dinanzi a la risposta,
supin ricadde e più non parve fora. 72

Ma quell’altro magnanimo, a cui posta
restato m’era, non mutò aspetto,
né mosse collo, né piegò sua costa; 75

e sé continüando al primo detto,
"S’elli han quell’arte", disse, "male appresa,
ciò mi tormenta più che questo letto. 78

Ma non cinquanta volte fia raccesa
la faccia de la donna che qui regge,
che tu saprai quanto quell’arte pesa. 81

E se tu mai nel dolce mondo regge,
dimmi: perché quel popolo è sì empio
incontr’a’ miei in ciascuna sua legge?". 84

Ond’io a lui: "Lo strazio e ’l grande scempio
che fece l’Arbia colorata in rosso,
tal orazion fa far nel nostro tempio". 87

Poi ch’ebbe sospirando il capo mosso,
"A ciò non fu’ io sol", disse, "né certo
sanza cagion con li altri sarei mosso. 90

Ma fu’ io solo, là dove sofferto
fu per ciascun di tòrre via Fiorenza,
colui che la difesi a viso aperto". 93

"Deh, se riposi mai vostra semenza",
prega’ io lui, "solvetemi quel nodo
che qui ha ’nviluppata mia sentenza. 96

El par che voi veggiate, se ben odo,
dinanzi quel che ’l tempo seco adduce,
e nel presente tenete altro modo". 99

"Noi veggiam, come quei c’ ha mala luce,
le cose", disse, "che ne son lontano;
cotanto ancor ne splende il sommo duce. 102

Quando s’appressano o son, tutto è vano
nostro intelletto; e s’altri non ci apporta,
nulla sapem di vostro stato umano. 105

Però comprender puoi che tutta morta
fia nostra conoscenza da quel punto
che del futuro fia chiusa la porta". 108

Allor, come di mia colpa compunto,
dissi: "Or direte dunque a quel caduto
che ’l suo nato è co’ vivi ancor congiunto; 111

e s’i’ fui, dianzi, a la risposta muto,
fate i saper che ’l fei perché pensava
già ne l’error che m’avete soluto". 114

E già ’l maestro mio mi richiamava;
per ch’i’ pregai lo spirto più avaccio
che mi dicesse chi con lu’ istava. 117

Dissemi: "Qui con più di mille giaccio:
qua dentro è ’l secondo Federico
e ’l Cardinale; e de li altri mi taccio". 120

Indi s’ascose; e io inver’ l’antico
poeta volsi i passi, ripensando
a quel parlar che mi parea nemico. 123

Elli si mosse; e poi, così andando,
mi disse: "Perché se’ tu sì smarrito?".
E io li sodisfeci al suo dimando. 126

"La mente tua conservi quel ch’udito
hai contra te", mi comandò quel saggio;
"e ora attendi qui", e drizzò ’l dito: 129

"quando sarai dinanzi al dolce raggio
di quella il cui bell’occhio tutto vede,
da lei saprai di tua vita il vïaggio". 132

Appresso mosse a man sinistra il piede:
lasciammo il muro e gimmo inver’ lo mezzo
per un sentier ch’a una valle fiede, 135

che ’nfin là sù facea spiacer suo lezzo.

 
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Libri dimenticati:L'avvocato del diavolo

Post n°208 pubblicato il 10 Luglio 2011 da odette.teresa1958

L'inglese Blaise Meredith è un monsignore con un incarico particolare:è il postulatore del Sant'Uffizio,quello che deve valutare l'attendibilità delle prove che servono per proclamare qualcuno beato o santo.
Meredith è anche un uomo profondamente scosso nella sua fede,a causa del tumore maligno che gl ilascia ben poco davivere.
E' in questo momento di crisi profonda che gli viene affidato un incarico delicatissimo.stabilire se Giacomo Nerone,un uomo  misterioso vissuto in un paese del meridione durante la seconda guerra mondiale e poi ucciso dai partigiani,sia o meno degno di beatificazione.
Meredith accetta,conscio che questo sarà il suo ultimo incarico e il suo arrivo in paese scatena una serie di eventi inarrestabili.
Morris West ci tramanda,oltre Meredith,figure indimenticabili:Nina,la donna che ha vissuto con Giacomo e gli ha dato un figlio,Paolo,che difende con la ferocia di una madre che ha dovuto crescere un figlio bastardo da sola;la contessa De Santis,nevrotica e corrotta,che odia Giacomo anche da morto perchè l'ha respinta;Nicholas Blake,il demoniaco pittore omosessuale che che sfrutta la contessa e nutre un'insana passione per Paolo...
Seguendo le tracce di Giacomo Nerone,Meredith intraprende anche un viaggio dentro se stesso,viaggio che lo renderà migliore e gli farà affrontare la morte con dignità e consapevolezza.
Imperdibile!

 
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Frase del giorno

Post n°207 pubblicato il 10 Luglio 2011 da odette.teresa1958

Il corpo del povero cadrebbe in pezzi se non fosse legato al filo dei sogni (Anonimo)

 
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