Messaggi del 03/09/2011

Urashimataro

Post n°614 pubblicato il 03 Settembre 2011 da odette.teresa1958

C'era una volta, in Giappone, un pescatore che si chiamava Urascimatarò. Egli era grande e forte, ma forse appunto per questo, amava molto le creature piccole e deboli, e specialmente gli animali.

Un giorno, mentre passeggiava sulla riva del mare, vide un gruppo di ragazzi che si agitavano e gridavano. Si avvicinò, e vide che stavano giocando con una tartaruga, ma giocavano in modo crudele e cattivo, e tormentandola e stuzzicandola in tutti i modi. Fingendo di ridarle la libertà, e quando la tartaruga s'incamminava faticosamente verso il mare, subito le erano addosso e la rovesciavamo sul dorso divertendosi a vederla agitare le zampette all'aria e facendole il solletico sul muso. Poi ricominciare da capo. "Vergogna!" gridò Urascimatarò. "Come potete divertirvi a tormentare così quella povera bestia?" "E tu che c'entri?" risposero i ragazzi, facendo sberleffi. "La tartaruga è nostra. L'abbiamo catturata noi e possiamo fare quello che ci pare." Urascimatarò rimase male, ma vedendo che con quei monelli le parole non servivano, su frugò in tasca e vi trovò alcune monete. "Sentite," disse allora ai ragazzi "Volete vendermi la tartaruga? Vi dò tutto il denaro che ho: accettate?" I monelli non se lo fecero dire due volte: presero le monete e corsero verso il più vicino negozio di dolciumi. Urascimatarò raccolse la tartaruga e la portò delicatamente fino al mare, poi la mise nell'acqua dicendo: "Và, povera bestiolina, e un'altra volta cerca di non farti catturare più." La tartaruga fece un piccolo cenno di saluto, poi scomparve nella profondità del mare. Urascimatarò la seguì con lo sguardo fin che poté, poi volse le spalle e tornò a casa.

Era rimasto senza soldi e senza cena; infatti il denaro che aveva dato ai monelli avrebbe dovuto servirgli per comperarsi da mangiare; ma era tanto contento per la buona azione compiuta che non sentiva neanche la fame. Passò del tempo. Un giorno, come al solito, Urascimatarò scese in mare con la sua barca e incominciò a pescare. A un tratto gli parve di udire una vocina sottile che lo chiamava per nome: "Urascimatarò, Urascimatarò!" Si guardò intorno sorpreso, ma non vide nessuno. C'erano soltanto i gabbiani e le onde, e sulla riva alcune piante palustri con dei fiori a grappolo. ' Avrò sognato ' si disse; e incominciò lentamente a ritirare la rete. Ma ecco che, tra il mormorio delle onde, la vocina si fece udire di nuovo: "Urascimatarò! Urascimatarò!" Questa volta sembrava provenisse dal basso, e il giovane si sporse dalla sua barca e scrutò l'acqua. Vide disegnarsi un'ombra che saliva dal fondo del mare e finalmente giungeva alla superficie. E una grossa tartaruga, che guardò il giovane e chinò la testa in segno di saluto. "Urascimatarò" gli disse "non mi riconosci? Io sono la tartaruga che hai comperato qualche giorno fa per liberarla dai suoi tormentatori, anche a costo di rimanere senza cena, ho riferito la tua buona azione al potente Drago, il re del mare, ed egli ti è riconoscente quanto me. Vorrebbe averti suo ospite per un pò di tempo. Monta sulla mia groppa e io ti condurrò da lui." Urascimatarò rimase interdetto. Come avrebbe potuto scendere in fondo al mare senza annegare? Ma la tartaruga, notando la sua perplessità, si affrettò a rassicurarlo: "Sei sotto la protezione del re del mare e non devi temere di niente. Sali sulla mia groppa e non avere paura." Allora Urascimatarò, incuriosito ubbidì; scese dalla barca mettendosi a cavallo sul dorso della tartaruga, e subito s'inabissò. Non annegò, infatti; anzi, l'acqua non gli dava nessun fastidio; gli sollevava soltanto morbidamente i capelli. Intorno c'era una luce che dava un aspetto magico a tutte le cose: alle alghe, ai coralli, alle meduse iridescenti, ai pesci rossi e rosati, che agitavano le pinne e le code così larghe e fluttuanti che sembravano veli di seta. Urascimatarò non si stancava di guardare, e intanto la tartaruga scendeva sempre più fino a quando non si posò sul fondo, proprio davanti al palazzo del re del mare.

Era un palazzo meraviglioso, fabbricato sopra uno scoglio dalle venature di madreperla. Aveva i tetti dalla punta rialzata, ricoperti di maioliche verdi e ornati di conchiglie. Una scalinata di marmo conduceva alla porta d'ingresso. "Entriamo nel palazzo del potente Drago" disse la tartaruga. S'incamminò per prima e Urascimatarò la seguì guardandosi intorno a bocca aperta. Al suo interno c'era una anche una bellissima principessa, si chiamava Otohime.Vide anche due grossi pesci spada, che facevano la guardia, incrociando le spade in segno di onore; poi due lunghe file di pesci rossi gli vennero incontro inchinandosi rispettosamente e lo scortarono fino alla sala del trono. Il potente Drago, re del mare, sedeva su un trono di corallo tempestato di perle, e aveva un aspetto terribile, ma anche molto maestoso. Le zampe dagli artigli poderosi, la lunga coda mobile come fiamma, la grande bocca armata di candide zanne, avrebbero terrorizzato chiunque, ma non Urascimatarò che sapeva di non aver nulla da temere. Egli s'inginocchiò, e il Drago scese dal trono per venirgli incontro. "Urascimatarò" gli disse "io desideravo tanto conoscerti perché ho saputo quando sei stato generoso con la povera tartaruga prigioniera. Il tuo cuore gentile merita un premio, e io l' ho preparato per te; te lo consegnerò quando tornerai sulla terra. Ma ora ti prego di essere mio ospite e di visitare il mio regno. Vedrai ciò che occhio umano non ha mai potuto vedere." "Ti ringrazio molto, potente Drago" rispose Urascimatarò inchinandosi "Sarò volentieri tuo ospite per un pò di tempo. Ma non lodarmi, perché non ho fatto che il mio dovere." "Ti affido alle meduse mie damigelle" continuò il Drago "e alla tartaruga tua amica. Che il nostro amato ospite sia rallegrato e servito nel miglior modo possibile!" Detto questo il Drago si ritirò; Urascimatarò fu fatto sedere su una poltrona di corallo imbottita di alghe. Poi nella sala si svolse uno spettacolo tutto dedicato a lui. Prima i pesci rossi e azzurri, dalle code fluttuanti come veli, eseguirono una graziosa danza saettando su e giù, mentre i pesci martello battevano su gusci di conchiglie ritmando il tempo. Poi alcune coppie di pesci spada tirarono di scherma con molta bravura. Un polpo dalle lunghe braccia eseguì con destrezza divertentissimi giochi di prestigio, infine alcune meduse dai colori iridescenti intrecciarono un minuetto agitando graziosamente i loro tentacoli, mentre un complesso di salmoni, che costituivano l'orchestra, soffiava nelle conchiglie. Urascimatarò guardava rapito. Non aveva mai visto nulla di più gentile e divertente, nemmeno da parte dei migliori giocolieri e delle migliori danzatrici del Giappone. Inoltre la sala era adorna di fregi d'oro e d'argento e un lampadario di diamanti a cascatella spandeva una luce iridescente che traeva riflessi d'argento dalle piccole onde create dai ballerini.

Terminato lo spettacolo, Urascimatarò fu condotto nella sala da pranzo dove era imbandita una lunga tavola. Cibi squisiti gli furono serviti in piatti di conchiglie, e vini prelibati gli furono versati in bicchieri di madreperla. Infine fu condotto a dormire su un letto di soffici alghe, rivestito da lenzuola di bisso. Per molti giorni Urascimatarò visse in fondo al mare e, accompagnato dalla tartaruga, lo visitò in lungo e in largo. Vide praterie coperte di alghe e fiorite di strani animaletti che sembravano anemoni dai mille colori, visitò grotte di marmo scintillante e adorne di ostriche aperte, con perle bianche, nere, rosate, vide navi e barche affondate, riviste di muschio vellutato, galeoni dai fianchi squarciati che lasciavano sfuggire cascate di monete d'oro; vide forzieri cerchiati di ferro che contenevano tesori. "Non raccogliere quegli scrigni" suggerì la tartaruga. "Contengono tesori, ma lo scrigno che ti darà il potente Drago re del mare conterrà un tesoro più prezioso ancora." "Che cosa conterrà?" chiese Urascimatarò incuriosito. "e quando me lo darà?" "Quando ritornerai sulla terra. Ma adesso resta con noi ancora un pò!" Ma le parole della tartaruga avevano destato nel giovane il ricordo e la nostalgia del suo paese.

Un giorno chiese udienza al potente Drago. "Mio signore" disse inginocchiandosi "io vorrei ritornare sulla terra. Il tuo regno è magnifico. La tua ospitalità deliziosa, ma..." "Vuoi andartene, Urascimatarò?" chiese il drago con voce accorta. "Forse non ti trovi bene qui? Io avrei voluto tenerti con me sempre." "Qui mi trovo benissimo" si affrettò ad assicurare Urascimatarò calorosamente, "ma sulla terra c'è la mia casa. Non è ornata di gemme come la tua, ma è pur sempre la mia casa. E ci sono anche mio padre e mia madre. E c'è..." Urascimatarò s'interruppe. Non osava dirlo, ma c'era anche una bella fanciulla dai capelli neri pettinati con due crisantemi sulle tempie: abitava in una casetta di fronte alla sua, e ogni tanto lo guardava e gli sorrideva... "Va bene, Urascimatarò" disse il Drago. "non sia mai detto che io contravvenga a un tuo desiderio. Torna dunque sulla terra: la tartaruga ti accompagnerà. E prendi anche, come mio regalo, questo cofanetto: ma ricordati che non dovrai aprirlo per nessuna ragione." Così dicendo il Drago gli porse un cofanetto intarsiato di madreperla, che aveva una serratura d'oro. "Per motivi che non posso spiegarti, sono costretto a consegnarti anche la chiave" aggiunse il Drago. "Ma non aprire lo scrigno." Urascimatarò promise; prese congedo dal re del mare e da tutti gli altri ospiti del palazzo, e salutato dai pesci spada di sentinella, risalì sul dorso della tartaruga. Questa incominciò a nuotare verso l'alto, e a poco a poco il giovane sentì le acque diventare più tiepide, e finalmente rivide il sole! "Addio Urascimatarò" disse la tartaruga deponendolo sulla riva. "Non ti dimenticherò mai." Si tuffò nell'acqua e scomparve, mentre Urascimatarò s'incamminava verso il paese respirando a pieni polmoni la tiepida e profumata aria della terra.

Ma ...il paese non sembrava più il suo paese, e la casa non sembrava più la sua casa; la capannuccia era diventata una bella villetta abitata da gente forestiera. Il babbo e la mamma non c'erano più. Soltanto la casetta dove viveva la bella fanciulla bruna dai crisantemi sulle orecchie c'era ancora; e sulla sua veranda stava seduta una vecchina dai capelli bianchi. Urascimatarò le chiese notizie dei genitori. "Li conoscevo" ammise la vecchina. "Abitavano qui di fronte e avevano un figlio pescatore. Ma sono morti moltissimi anni fa." "Come vi chiamate?" chiese Urascimatarò. "Fior di Loto." Era proprio il nome della bella fanciulla! Dunque, tanto tempo era trascorso senza che lui se ne accorgesse, mentre viveva in fondo al mare? Che fare, ora? Tutto turbato Urascimatarò si diresse verso la spiaggia e incominciò a passeggiare solo e sconsolato. La cosa era spaventosa, ma forse c'era un rimedio chiuso nella cassettina. È vero che il re Drago gli aveva raccomandato di non aprirla mai, tuttavia era meglio forse il disubbidire. Girò la chiavicina d'oro e il coperchio si sollevò. Dal cofanetto uscì un leggiero fumo bianco che avvolse Urascimatarò e poi si dissipò. Quando dileguò Urascimatarò si accorse di essere diventato improvvisamente vecchio, vecchio come Fior di Loto. Era coperto di rughe, calvo; dal mento gli scendeva una barba bianca; si appoggiava ad un bastone con la mano grinzosa. Re Drago gli aveva fatto il dono dell'eterna giovinezza, e lui se l'era lasciata sfuggire con un alito di fumo. Era stato meglio o peggio? Restò pensieroso a guardare il mare eternamente giovane, su cui i gabbiani volavano con le larghe ali distese.

 
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Stella in fronte

Post n°613 pubblicato il 03 Settembre 2011 da odette.teresa1958

C'era una volta una mamma che aveva una figlia ed una figliastra, figlia della prima moglie del marito. Un giorno la matrigna disse alla figliastra: "Va a gettare queste immondizie nel fossato".
Qui c'era una strega, che alzò la testa e ordinò: "Vieni giù". La ragazza scese e la strega la portò nella sua camera dicendole: "Pettinami e cerca di togliermi i pidocchi". La ragazza mise la testa della strega in grembo e cominciò a ripulirle i capelli. La strega le diceva: "Piccola, piccola che trovi i pidocchi e le loro uova, ti devo vestire come una bella donna quale tu sei". Quando la strega fu pettinata portò la fanciulla in una camera in cui erano conservate vesti di seta e di tela iuta. "Figlia", domandò, "cosa vuoi, un vestito di seta o di tela iuta?". La ragazza rispose: "Dammi quello di tela iuta". "No", interruppe la strega:
"Prendi quello di seta. Ora ascoltami: quando tu salirai raglierà l'asino e tu subito abbassa la testa. E quando canterà il gallo, invece, alza subito il capo."
Così fece la ragazza. Appena fuori, sentì ragliare l'asino e subito abbassò il capo; poi sentì cantare il gallo e subito lo alzò. In breve le spuntò una stella di brillanti in fronte. La ragazza ne gioì e ritornò dalla matrigna, che quando la vide così bella, le chiese: "Dove sei stata finora?" "Dalla strega" le rispose la figliastra. La matrigna si rivolse allora alla propria figlia e le ordinò: "Ora va tu".
La ragazza prese le immondizie e andò a gettarle nel fossato. La strega alzò la testa, disse alla fanciulla di scendere e le ordinò: "Pettinami ". E le domandò: "Cosa ci trovi?". "Pidocchi come una brutta donna che tu sei", rispose la ragazza. "Ascoltami, riprese la strega, quando salirai, se canta il gallo abbassa la testa, se raglia l'asino, sollevala". Così fece la ragazza. Quando cantò il gallo abbassò la testa, quando ragliò l'asino subito l'alzò. Così facendo ebbe una coda d'asino in fronte.
Tornata a casa, la ragazza trovò la madre che trasecolò nel vedere la figlia così brutta e la figliastra bellissima tanto da sposare poi il figlio del re. Sia la matrigna che la figlia rimasero con un palmo di naso.

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Festa di primavera

Post n°612 pubblicato il 03 Settembre 2011 da odette.teresa1958

Si racconta, che in un tiepido giorno di marzo, nel bosco, avvenne qualcosa di molto strano. Il sole, quella mattina, sembrava volere stendere i suoi raggi con più intensità e calore ed il cielo sfoggiava un azzurro brillante. Ciò che restava del gelido inverno stava miracolosamente svanendo e tutta la natura era in gran fermento. Gli alberi avevano adornato i rami stecchiti con piccole foglioline verdi. Il prato aveva assunto l'aspetto di un soffice tappeto dai colori tenui, ma vivaci. Nell'aria aleggiava un delicato profumo di fiori e qua e là volteggiava qualche insetto. Il lungo letargo era ormai terminato e gli animali, stiracchiandosi goffamente, facevano capolino dalle loro tane. Nel bosco delle cinque querce c'era l'abitudine, al termine della fredda stagione, di radunarsi tutti, per festeggiare l'inizio della bella stagione, così ognuno di loro, dopo una bella stropicciatina agli occhi e un'arruffata al pelo o, agli aculei,si dirigeva, quasi sotto ipnosi, nel luogo del raduno. Il primo ad arrivare all'appuntamento stagionale, grattandosi di tronco in tronco, fu Bruno, l'orso goloso, che frugando tra rami e foglie cercava del miele per fare colazione. "Non c'è ancora nessuno. Non vorrei essermi sbagliato, sono sicuro però che è davvero terminato l'inverno. Proverò a chiamare Dina la scoiattolina. Lei mi sarà grata per averla svegliata. Di solito fa una fatica enorme a risvegliarsi." Dicendo così Bruno cominciò a scuotere il tronco di un albero, che vibrò ripetutamente, finchè da una sua rientranza non si affacciò una bellissima scoiattolina, dalle ciglia lunghe, il pelo lucido e una splendida coda rossastra. "Ciao Dina." Disse Bruno, sollevando la punta umida del suo naso. "Ho pensato di svegliarti. Guarda è arrivata la Primavera e temevo che giungessi tardi all'appuntamento alle cinque querce." "Grazie Bruno, sei sempre così premuroso.. ehi, ma dove sono gli altri? Andiamo a cercarli." Dina la scoiattolina fece strada all'amico orso e, insieme si diressero verso un muro fatto con pietre appoggiate in maniera accomodata. Spostandone qualcuna trovarono la famiglia di Rodrigo il lombrico, pronta per partire. Erano tutti in fila: mamma lombrico, papà lombrico e i due figlioletti, i lombrichetti. "Amici" disse ancora Bruno, "è arrivata la primavera, fate presto, non vorrete arrivare tardi all'appuntamento?" "Siamo ancora in pochi, mi sembra. Ci uniremo a voi per chiamare gli altri." disse serio Rodrigo strisciando sul ventre. Allora Bruno l'orso goloso, Dina la scoiattolina e l'intera famigliola di Rodrigo il lombrico si avviarono verso un cumulo di foglie ancora bagnaticce, per via dell'ultima brina invernale. I lombrichini si misero subito all'opera per infilarsi in mezzo alle foglie, mentre gli altri due amici si affaccendavano per rimuoverle. "Che fate lì, a giocare con le foglie della mia tana? Pensavate che ancora dormivo?" irruppe un pò più in là il riccio Pasticcio. "I miei aculei erano tutti schiacciati e avevo un gran bisogno di rendermi presentabile per il grande incontro. A proposito, che facciamo ancora qua? Affrettiamoci o finiremo per fare tardi." Riccio Pasticcio, la famiglia di Rodrigo il lombrico, Dina la scoiattolina e Bruno l'orso goloso si incamminarono per andare a chiamare gli altri.

Improvvisamente da un cespuglio sbucò fuori Ciro il ghiro, con tutta la prole a seguito e da una parete rocciosa che portava ad una piccola caverna , venne fuori Fiorello il pipistrello. Al gruppo si aggregarono Rosina la cricetina, Carlotta la marmotta e Gigino, il topolino. "Ehi, ci siamo anche noi, aspettateci!!!" Urlarono i nuovi arrivati." La giornata era veramente splendida e la natura era tutta in fiore. Gli animali erano in festa e, di buon umore, raggiunsero la vecchia quercia, per iniziare i festeggiamenti. "Un momento!" disse Pasticcio "quello non è Ugo il tartarugo?" e indicò col suo buffo musetto la direzione dell'avvistamento. In effetti, poco più in là della vecchia quercia, c'era una bella tartaruga che, lenta, lenta camminava verso una direzione diversa da quella del raduno. Nella, la rondinella, arrivata proprio in quell'istante, si avvicinò ad Ugo il tartarugo e si accorse che piangeva e singhiozzava. "Ugo, perché piangi? E dove vai? Tra poco iniziano i festeggiamenti!" disse materna la rondinella. "Come? Ma allora non sono arrivato in ritardo?" rispose Ugo confuso e rincuorato, al contempo. "In ritardo?" fecero tutti gli animali in coro. "Pensavo di essere arrivato tardi all'appuntamento, perché qui non vedevo nessuno di voi.." poi aggiunse, ancora un pò imbarazzato, "pensavo che vi eravate dimenticati di me!" "Di te?" disse il grande gufo Fausto "non potremmo mai dimenticarci di nessuno. Non possiamo iniziare la festa di primavera se c'è anche un solo assente, perciò asciuga quei lacrimoni, e controlliamo se ci siamo tutti, così daremo il via alla festa." Dopo aver aspettato ancora qualche uccello migratore, qualche lumachina e qualche insetto, nell'ampio spiazzo, sotto la vecchia quercia, venne allestito un bellissimo banchetto, ricco di ogni leccornia per ogni animale. Al centro, su un grande trono, intrecciato con edera e fiori e circondato dai festeggiamenti, madama Primavera sedeva come regina della festa, riempiendo tutto intorno di colori e profumi.

 
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Scompiglio a S.Tobia

Post n°611 pubblicato il 03 Settembre 2011 da odette.teresa1958

Decisamente a S.Tobia non ci si annoia ma,cari lettori!
Ma andiamo per ordine.
Dovete sapere che diversi anni orsono nel nostr paesino viveva un tal Tolomeo Pelapolli.bel giovane e gran sciupafemmine che prima di andare in cerca di fortuna in quel di Abbiategrasso ha lasciato dietro di sè cuori infranti ( e parecchi fidanzati gelosi.
Adesso,ormai anziano,Tolomeo ha deciso di tornare al paesello natio e passarvi il resto dell'esistenza.
Non lo avesse mai fatto!
Il suo arrivo ha scatenato non la terza guerra mondiale,ma quasi!
Leggete per credere!
LUNEDI'- Tolomeo èandato a mangiare da Alfredino.
Appena lo ha visto,la Gioconda è svenuta e il Trombettoni è andato in cucina,ha preso lo spiedo più grosso che aveva e lo ha inseguito per tutto il paese,deciso a infilarglielo in un posto innominabile.
Il Pelapolli è vivo perchè il Trombettoni,a causa della stazza,ha dovuto rinunciare all'inseguimento.
MARTEDI'- Il Pelapolli si è imbattuto nella Marianna,da lui corteggiata temporibus illis.
Disgraziatamente per lui erano presenti Geppo e i cani.
Il Tolomeo,inseguito dalle bestiacce e da un Geppo inferocito e armato di schioppo,si è salvato buttandosi nel fiume.
MERCOLEDI'- Recatosi a salutare i suoi morti,Tolomeo ha incontrato la Cesira,che lui aveva poco cerimoniosamente scaricato.
La brava donna,trasformatasi in incredibile Hulk,ha sradicato una croce di marmo e ha tentato di ucciderlo con quella.Per fortuna Cuccurullo ha evitato il peggio
GIOVEDI'- Prima di sposare Virgilio,Elvira Scozzagalli è stata piantata sull'altare dal Tolomeo.
C'è da meravigliarsi se alla sua vista quella ha impugnato un trinciapolli e voleva toglierlo dal mondo?
Non si sa come il Pelapolli sia riuscito a sfuggirle.
VENERDI'- Per evitare incontri imbarazzanti,Tolomeo ha deciso di passeggiare per la campagna,finendo nella proprietà dei Trogoloni.
Astorre gli ha sguinzagliato contro Cesarone e ora Tolomeo detiene il nuovo record di salto sul campanile.
SABATO- Oggi il Pelapolli
a)Uscito di casa ha incontatrato la Taide e la madre di Berengario,che portavano a spasso Lucio Cornelio.
Manco a dirlo,entrambe sono state sue vittime ed hanno cominciato a inseguirle
b)Per sfuggire alle erinni,Tolomeo si è rifugiato in un portone.
Per disgrazia sua la padrona di casa era la Clementina,che è rimasta zitella per colpa sua.
Alla sua vista quella ha dato di piglio al martello
c)Per sfuggire alla Clementina,Tolomeo si è infilato in una macchina aperta.
Il conducente era l'Anarchico, che non gli ha mai perdonato di averci provato con la Sargenta.
La macchina è partita a razzo e si è poi fermata vicino alla concimaia di Teobaldo.
Taccio i particolari cruenti,ma vi dico solo che per estrarre di lì il Tolomeo ci sono volute tre ore.
DOMENICA- Cuccurullo,ritenendo il Pelapolli un elemento pericoloso e nocivo alla quiete pubblica, gli ha notificato il foglio di via obbligatorio.
Una volante lo ha portato via fra due ali di donne plaudenti.
Sono passate tre settimane.
Tolomeo è tornato ad Abbiategrasso e non vuol sentir parlare di S.Tobia.
Nel nostro paesino è tornata la calma (quanto durerà non si,ma prendiamo ciò che Dio ci manda)



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Abbastanza (Teasdale)

Post n°610 pubblicato il 03 Settembre 2011 da odette.teresa1958

È abbastanza per me di giorno
Camminare sulla stessa terra luminosa con lui;
Abbastanza che su di noi di notte
Lo stesso grande tetto di stelle sia buio.
Non ho alcuna cura di legare il vento
O posare un ostacolo sul mare—
È abbastanza sentire il suo amore
Che soffia come musica su di me.

 
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Libri dimenticati:Con un piede impigliato nella storia

Post n°609 pubblicato il 03 Settembre 2011 da odette.teresa1958

Anna ha dodici anni quando in casa irrompono i carabinieri e arrestano suo padre.
Siamo nel 1977 e quel padre èToni Negri.
Da quel giorno la vita di Anna cambia in modo radicale.
Dopo i vari libri scritti da figli di vittime del terrorismo (cito per tutti Mario Calabresi e benedetta Tobagi),adesso è la figlia di un terrorista a parlare.
Libro che vale la pena di leggere

 
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Frase del giorno

Post n°608 pubblicato il 03 Settembre 2011 da odette.teresa1958

L'uomo è sempre solo,anche per non impazzire fa finta di non esserlo

 
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