Messaggi del 19/10/2011

La fatina principiante

Post n°1020 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Rosmarina era una maga cadetta, da poco salita al rango di fata apprendista.
Per sperimentare le proprie capacità, dopo le lezioni alla università della magia, si recava alla ricerca di opere di bene da fare.
Quel pomeriggio, Rosmarina, decise di andare al mare. Per vedere se poteva lavorare con gli spiaggianti.
Prima di tutto vide come era strano il modo in cui essi si erano disposti. Gli innamorati con gli asciugamani vicini. I parenti, sempre vicini, ma a una distanza maggiore, di 10-15 centimetri. Mentre gli amici, si erano messi ancora più lontani tra loro. Tra ogni gruppo,poi, c’era una strana divisione del territorio, e le distanze eran ben precise, ma non chiaramente delimitate. I disagi non mancavano.
C’era un bambino al quale tutti i passanti distruggevano la pista delle palline dei ciclisti. Una signora temeva la polvere di chi passava. E altri si vedevano bene dal farsi schizzare acqua da chi usciva dopo il bagno.
-Per prima cosa, farò nascere dei muri, così i confini saranno precisi, e la gente starà meglio!-
Ma tutti furono assai scocciati da queste mura, perché facevano loro ombra, e non si potevano abbronzare, così Rosmarina decise di ritirare i muri.
Si mise a osservare i bagnanti. Ne vide uno completamente calvo, e provò a leggergli nel pensiero.
-Sta sognando di avere una folta capigliatura! Io lo accontenterò!- e per magia cominciò a spuntargli una fluente capigliatura. Poi, questo signore pelato, cominciò a litigare con la moglie.
-Hai un diavolo per capello!- disse la moglie.
E Rosmarina lo riportò subito, nuovamente, ad essere senza un capello. Infatti, tornò ad essere tranquillo come prima.
Intanto un bambino si era tuffato in acqua.
-Voglio i cavalloni!- gridava alle onde.
Rosmarina l’accontentò immediatamente, facendo apparire quattro bei grossi cavalli, due sauri e due bai, ma lui scappò chiamando aiuto. Allora Rosmarina provò con due cavalli più piccoli, e poi con un pony: ma non ottenne risultati.
A questo punto si mise a osservare gli ombrelloni.
-Se quando piove si porta l’ombrello- pensò Rosmarina- e questi hanno portato degli ombrelli grandi, significa che si aspettano una grande pioggia!-
Così fece venire un uragano e una forte pioggia, ma tutti se ne andarono dalla spiaggia. Allora la fatina fece ritornare il sole, e con esso tornarono i bagnanti.
Vide il bagnino, e lesse nel suo pensiero come aspirasse a salvare qualcuno.
-Ho capito perché nessuno si fa salvare da lui. Nella maglietta, nel canotto, e sulla cabina, ha scritto Salva...taggio. Chissà chi sarà mai questo Taggio?- e sulla cabina, sul canotto, e sulla maglietta, la maghina scrisse:"Non salvo solo Taggio, ma salvo tutti!" Le cose però non cambiarono, allora riportò, sempre sulla maglietta, sulla cabina, e sul canotto, la solita scritta.
Intanto, su una sdraio, una ragazzina paffutella si lamentava con la mamma:
-Voglio diventare bella e attraente come una velina. Tutti mi vogliono bene, ma io voglio essere bella!-
La fatina allora la rese magra, alta, e affascinante. La ragazzina andò al bar del lido a comprare dei ghiaccioli, ma quando fece ritorno si lamentava ancora:
-Tutti mi guardano! Piaccio al prossimo per come appaio, era meglio prima quando piacevo per quello che ero, e non per come apparivo!- Così Rosmarina la fece ritornare paffutella come prima, dicendo:
-All’università di magia sto imparando molte cose, ma prima gli uomini dovrebbero chiarire che cosa vogliono e capire sé stessi!-



 
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Il topo che mangiava i gatti

Post n°1019 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Un vecchio topo di biblioteca andò a trovare i suoi cugini, che abitavano in solaio e conoscevano poco il mondo.
- Voi conoscete poco il mondo, - egli diceva ai suoi timidi parenti, - e probabilmente non sapete nemmeno leggere.
- Eh, tu la sai lunga, - sospiravano quelli.
- Per esempio, avete mai mangiato un gatto?
- Eh, tu la sai lunga. Ma da noi sono i gatti che mangiano i topi.
- Perché siete ignoranti. Io ne ho mangiato più d’uno e vi assicuro che non hanno detto neanche: Ahi!
- E di che sapevano?
- Di carta e d’inchiostro, a mio parere. Ma questo è niente. Avete mai mangiato un cane?
- Per carità.
- Io ne ho mangiato uno proprio ieri. Un cane lupo. Aveva certe zanne… Bene, si è lasciato mangiare quieto quieto e non ha detto neanche: Ahi!
- E di che sapeva?
- Di carta, di carta. E un rinoceronte l’avete mai mangiato?
- Eh, tu la sai lunga. Ma noi un rinoceronte non l’abbiamo visto mai. Somiglia al parmigiano o al gorgonzola?
- Somiglia a un rinoceronte, naturalmente. E avete mai mangiato un elefante, un frate, una principessa, un albero di Natale?
In quel momento il gatto, che era stato ad ascoltare dietro un baule, balzò fuori con un miagolio minaccioso. Era un gatto vero, di carne e d’ossa, con baffi e artigli. I topolini volarono a rintanarsi, tranne il topo di biblioteca, che per la sorpresa era rimasto immobile sulle sue zampe come un monumentino.
Il gatto lo agguantò e cominciò a giocare con lui.
- Tu saresti il topo che mangia i gatti?
- Io, Eccellenza… Lei deve comprendere… Stando sempre in libreria…
- Capisco, capisco. Li mangi in figura, stampati nei libri.
- Qualche volta, ma solo per ragioni di studio.
- Certo. Anch’io apprezzo la letteratura. Ma non ti pare che avresti dovuto studiare un pochino anche dal vero? Avresti imparato che non tutti i gatti sono fatti di carta, e non tutti i rinoceronti si lasciano rosicchiare dai topi.
Per fortuna del povero prigioniero il gatto ebbe un attimo di distrazione, perché aveva visto passare un ragno sul pavimento. Il topo di biblioteca, con due salti, tornò tra i suoi libri, e il gatto dovette accontentarsi di mangiare il ragno.


da Favole al telefono di Gianni Rodari

illustrazione di Mariarita Brunazzi degli amici del forum di pinu

 
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Il perdono di Dio

Post n°1018 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Premessa:
questa non è una favola, questa è un esperienza che è stata in grado, da sola, di infondere la fede in Dio ad un bambino. Un bambino che, per colpa sua o forse delle catechiste, non riusciva a capire il significato della Prima Comunione che si apprestava a ricevere.
Avevo sette anni. In tutta la provincia di Bergamo, il mio,era l'unico paese ad avere una Prima Comunione con bambini di soli 7 anni.
Dicevano, di noi, che era troppo presto, che non eravamo in grado di capire il significato del perdono di Dio.
Non avevano torto, infatti.
Per quel che mi riguardava, l'unico pensiero che mi passava per la testa in quei giorni era di correre a giocare con un grosso e vecchio cane, nero come il carbone, affettuoso come un cucciolo.
Il cane apparteneva ad un anziano signore, ormai vedovo, che abitava nella sua stalla a pochi metri da casa mia. Dietro la nostra casa, un prato saliva fino a formare una piccola collina, verde, con un sentiero che si arrampicava fino a scomparire dietro la cima.
Rochi, il suo nome.
Era davvero enorme, col pelo raso, la testa grossa e massiccia...sembrava un lupo, gli volevo un bene incredibile. Lui era come mi sentivo io, evitato per via dell'incomprensione, ma, in fondo, anche il mio caratteraccio era solo un modo per attirare attenzione, purtroppo nessuno capiva.
E la stessa cosa succedeva a lui. Evitato perchè nero e grosso, ma quella non era una sua colpa.
Purtroppo aveva il vizio di cacciare galline, e il suo padrone non poteva più sopportare il fatto che tutto il paese l'additasse come ladro di pollame.
Un giorno venne da me, mentre giocavo col mio unico amico, il suo cane, e disse:
" mi spiace, ma domani lo porto via, non posso più tenerlo, quindi stai a casa tua, domani, perchè lo porto via."
La sua voce era incerta e mi spaventava.
L'indomani volevo almeno salutare quel cane così importante per me, dunque avevo deciso di andare a salutarlo a tutti i costi.
Mentre mi incamminavo, vidi il mio simpatico amico salire la collinetta, dietro casa mia, accompagnato dal suo padrone, che in mano teneva un grosso martello. L'avevo rincorso, ma non avevo fatto in tempo a raggiungerlo ed erano spariti dietro la collina.
Forse sarei riuscito a digli almeno addio.
Poco dopo sentii il rumore, un botto, il più terribile del mondo. In un silenzio surreale uno stormo di uccelli si era levato da un albero li vicino...il cuore cominciava a battere sempre più forte.
Avevo capito dove era stato portato il mio Rochi, e avevo compreso, in quel momento, di aver perso l'unico amico che avevo.
Poco dopo, il padrone del cane comparve dalla cima della collina e si incamminò verso di me, io lo aspettavo.
Quando mi raggiuse, mi disse che era l'unica maniera, che non aveva sentito niente, che aveva fatto la cosa giusta...una lacrima gli rigava il volto ormai arso dalla vecchiaia. Guardai il martello, sporco di sangue...il sangue di Rochi.
Ci incamminammo insieme verso la sua stalla, il vento scompigliava i capelli grigi dell'anziano signore che si era tolto il cappello, forse in rispetto del suo cane. L'erba mi solleticava le gambe e le mie lacrime scivolavano via fino a finire nel vento.
Un respiro, alle mie spalle, fermò il mio cuore per un attimo. Quando mi voltai, e il signore al mio fianco si voltò con me, una sagoma nera ci seguiva tranquilla.
Lo guardai. Quello che era stato il suo padrone si inginocchiò al suolo, distrutto dal rimorso a colpito dal terrore che il cane volesse punirlo.
In silenzio, rimasi a guardare come, un cane vecchio, stanco e tradito, si avvicinava con la testa bassa e sanguignolenta, la coda agitata come una bandiera e andava a leccare la faccia del suo amato padrone, quasi come se gli stesse chiedendo scusa di averlo spinto sino a quel gesto di punizione. Il signore esplose in un pianto, un pianto da bambino e abbracciava il suo cane, ormai sfinito ed incapace di reggersi sulle zampe.
E io vedevo.
Vedevo il perdono di un essere vivente che, dopo essere stato colpito a morte dalla persona più amata, si accingeva a farle il regalo più bello, immenso e meraviglioso che un uomo pentito potesse ricevere, il Perdono.
Quello fu, per il bambino che ero, la visione del perdono di Dio.
A lungo piansi vicino al corpo dell'amico più caro, ormai esanime, stretto forte dalle braccia di quello che fu il suo padrone.

Quando ci fu la riunione prima della cerimonia della prima comunione, la catechista ricominciò il suo discorso copiato da qualche volume trovato chissà dove, che recitava come l'uomo ricevette il perdono di Dio.
Allora, piangendo gli chiesi:"...ci hai parlato tanto di quel perdono, ma Dio ci perdona tutti i giorni...tu ti sei mai accorta quando succede?..."
Questa storia è per te, per te che abbandoni il tuo cane per andare in ferie, per te che non ti rendi conto e forse non ti interessa nemmeno di quello che il cane proverà mentre ruote di macchine costruite dall'uomo strazieranno il suo corpo. Facendolo agonizzare sull'asfalto fino alla fine.
Questa storia è per te, che non te ne frega di lasciarlo legato ad una catena tutto il gorno senza nemmeno la possibilità di correre, giocare, o anche solo dissetarsi.
Questa, è per te, che non ti rendi conto di quello che lui arriverebbe a fare pur di non abbandonarti.
E ricorda, quando sarai in chiesa e il prete narrerà il tradimento di Giuda, che stanno parlando anche di te, che quest'estate sacrificherai la vita di un cane per le tue ferie.

di Paolo Frani

 
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Tale padre

Post n°1017 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Se non credete ai proverbi cambierete idea non appena saprete cos'ha combinato Erode,figlio minore di Telesforo Cuccurullo.
A soli 4 anni il pargolo ha deciso che da grande seguirà le orme paterne e,convintissimo che chi ha tempo non deve aspettare tempo,ha cominciato a familiarizzare col mestiere con i risultati che adesso leggerete
LUNEDI'- Accortosi che uno sconosciuto stava per portar via l'auto paterna,Erode ha preso un grosso cacciavite e glielo ha conficcato nel posteriore.e poi ha iniziato a urlare a squarciagola.
Peccato che quello fosse il meccanico,incaricato dal Cuccurullo di portargli la macchina in officina.
MARTEDI'- All'asilo Menelao Secchielloni ha rubato la merenda a Transilvania Lepracchioni,fidanzata di Erode,
Quest'ultimo,dopo aver placcato il ladro,l'ha tramortito a scarpate.
Ancora non capisce perchè è stato sospeso una settimana.
MERCOLEDI'- Erode ha pensato di esercitarsi con le imppronte digitali:dato che aveva solo a disposizione il gatto e la vernice rosa, ha tuffato l'animale nel bidone.
Risultato:casa Cuccurullo è piena di zampate feline rosa shocking e il gatto è in rianimazione alla clinica veterinaria
GIOVEDI'- Erode ha sentito Carolina Capricorni dire alla Taide che aveva finalmente accoppato Ermegildo.
Ha avvertito il padre,che ha scoperto che il morto c'era,sì,ma si trattava del tacchino preferito di Berengario,che le due donne odiavano cordialmente.
Berengario è svenuto.
VENERDI'- Asmodeo ha marinato e ha falsificato la firma paterna.Erode lo ha smascherato a tavola.
Asmodeo si è barricato nel campanile.
SABATO-Cuccurullo è stato tanto cretino da portare Erode in caserma e lasciare alla sua portata le chiavi della camera di sicurezza,dove si trovava il pericoloso camorrista pluriomicida Totonno O'Scornacchiato.
Dopo due ore in compagnia di Erode,Totonno ha tentato di affogarsi nel cesso.
DOMENICA-A tavola Erode ha annuciato che ha cambiato idea e che da grande farà il camorrista.
Ancora non capisce come mai i genitori si sono inginocchiati ringraziando il Signore e lo abbiano coperto di baci.
E' passata una settimana.
Il meccanico ha chiuso l'officina e l'ha riaperta a Tukambakabalo.
Gli fanno compagnia i Secchielloni.
Il gatto rimarrà rosa fino alla fine dei suoi giorni ed è seguito da uno psicologo felino.
Berengario ha fatto al tacchino un funerale di prima classe con tanto di lapide di marmo e ha chiesto la separaazione.
Asmodeo sta ancora nel campanile,
L'avvocato di Totonno ha denunciato Telesforo per maltrattamenti psicologici e chiesto un risarcimento astronomico.
Erode ora di fa chiamare "O' boss e' S.Tobia" e sta creando il suo impero personale.
Fossi Telesforo,non dormirei sogni tranquilli

 
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Insonnia (Bishop)

Post n°1016 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

La luna nello specchio del comò
guarda milioni di miglia lontano
(e forse con orgoglio, a se stessa,
ma non sorride, non sorride mai)
via lontano lontano oltre il sonno,
o forse è una che dorme di giorno.
Se l’Universo volesse abbandonarla,
lei gli direbbe di andare all’inferno,
e troverebbe una distesa d’acqua
o uno specchio, sul quale indugiare.
Tu dunque metti gli affanni in un sacco
di ragnatele e gettalo nel pozzo
nel mondo alla rovescia dove
la sinistra è sempre la destra,
dove le ombre in realtà sono corpi,
dove restiamo tutta notte svegli,
dove il cielo ha tanto poco spessore
quanto è profondo il mare e tu mi ami d’amore.

 
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Libri dimenticati:Mai dire mai

Post n°1015 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Una grande attrice e regina del muto,Gloria Swanson,si racconta

 
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