Messaggi del 24/10/2011

Single day a S.Tobia

Post n°1058 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Lettori,la pirotecnica Marianna Cornacchioni,sindachessa del nostro ameno paesino,ci ha rifatto!Stavolta ha organizzato una giornata speciale per i single di S.Tobia e dintorni di ogni sesso ed etò.L'idea era ottima,ma essendo a S.Tobia vi lascio immaginare i risultati.
All'inizio tutto è filato liscio,ma le cose sono cominciate a cambiare quando i gemelli Scozzagalli hanno puntato tale Zeffirina Panciutelli di S.Giosuè.
La poverina si è trovata contesa dai due energumeni,che la strattonavano qua e là.Al suo gentile diniego,i due l'hanno scaraventata nella fontana e hanno cominciato a darsele di santa ragione,finchè non hanno avuto la bella idea di mordersi l'orecchio sinistro (Tyson docet).Il dolore li ha fatti svenire e Cuccurlullo ha potuto arrestarli per rissa aggravata,mentre il Libertario traeva in salvo la Zeffirina.
Nel frattempo dalla piazza è passata la celebre medium romena Violeta Mortulescu,che nulla sapeva dell'avvenimento.
Non appena ha incrociato lo sguardo di Evaristo Cornacchioni è scoppiato il colpo di fulmine: i due si sono buttati in una trascinante macarena,conclusasi con bacio da Guinness e fuga in sidecar.
Ma il bello doveva ancora venire.In questi giorni Santuzza Scannafù ospita sua nipote Rododendra Maccufù e il di lei promesso sposo Santuzzo, gelosissimo campione nazionale di lotta greco-romana.
La ragazza,approfittando della pennichella di zia e fidanzato,ha pensato bene di sgattaiolare fuori e vedere che succedeva,per poi tornare a casa toma toma e cacchia cacchia.
Ma dato che l'uomo propone e Dio dispone,si è ritrovata a fissare gli occhi blu di BernabòTrogoloni,a lanciarsi in un tango caliente e a dimenticarsi di tutto e tutti.
Se n'è ricordata solo quando Santuzzo è arrivato in piazza ed ha manifestato la chiarissima intenzione di levare dal mondo lo scostumato che gli insidiava la ragazza.
Purtroppo fra lui eBernabò si trovava l'incolpevole Marianna,che il bestione nella foga ha scaraventato a terra,suscitando le ire di Geppo e dei suoi 15 pelosissimi,pulciosissimi e ringhiosissimi cani.
Alla vista dei botoli ringhianti Santuzzo,che ha una fifa blu dei cani,è svenuto,permettendo alla Maccufù e al Trogloni di fuggire.
A questo punto,visto l'andazzo,tutti hanno pensato di tornarsene a casa.
E' passata una settimana.
Gli Scozzagalli sono ancora in galera (in celle separate,sennò provano ad ammazzarsi a vicenda).
Libertario si è fidanzato con Zeffirina.
Evaristo ieri si è sposato la Mortulescu nel municipio di uno sperduto paesino transilvano.
Ora sono in viaggio di nozze in Scozia, e visitano castelli infestati da fantasmi (che romantici)
Il vescovo Ildebrando ha fatto sapere che il matrimonio religioso lo celebra lui nel duomo di Pistoia.
Ireneo è a letto con una colica di fegato.
La Marianna staa già organizzando la festa del prossimo anno.
Santuzzo è nel reparto agitati della Luminaris.E' convinto che lo Sperandio sia Cujo,e quando sente la sua voce diventa isterico.
Di Rododendra e Bernabò si sono perse le tracce,con gran sollievo dei parenti..
Vi lascio,lettori miei,vado al gran ballo dei giornalisti single.
Che dite troverò una bischera che mi si piglia?

 
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Il mago Tutto Risolto 3

Post n°1057 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

C’era una volta,
Mago Tutto Risolto….

La bella isola era circondata da un mare dai colori mutevoli.In certe zone era azzurro o turchese,in altre smeraldo o zaffiro,ma anche blù cobalto o viola…..
Il pescatore intanto tirava su le reti:
-Regalerò tutto il pesce ai miei compaesani!-ma era insoddisfatto e si chiedeva:
-Cosa devo fare nella vita?-
Risaliva per le coste alte, che si affacciavano a strapiombo guardando i fondali, e dove nascevano grotte spettacolari. Si fermò nella grande grotta a cucinare il frutto della pesca per le altre genti, e intanto continuava a chiedersi:
-Cosa devo fare nella mia esistenza?-
Attorno alle cale di sabbia finissima, o di ciottoli levigati, sembravano formarsi mille figure, che il pescatore si immaginava prendessero forme umane:
-Venite,venite a mangiare!-fantasticava. Piano piano i compaesani, sentendo l’odore del pesce cucinato cominciarono ad avvicinarsi veramente:il banchetto era pieno di persone.
Il gran pranzo cominciò,ma il pescatore continuava a chiedersi:
-Qual è il mio dovere nel mondo?-
Nel cielo volavano mille diomedee, uccelli tipici degli arcipelaghi italiani, che la leggenda immagina formati dall’eroe che un dì lanciò dei sassi con la sua fionda.Il pescatore lanciava pesci anche ai volatili.
Nel mentre giunse Mago Tutto Risolto. Guardava il paesaggio, e mirava il contrasto tra i colori:c’era l’avorio della brulla costa, il verde dei pini, e c’era anche il blù delle acque.La differenza di luminosità lo colpì e decise di fermarsi alla mensa del pescatore che continuava a domandarsi:
-Cosa devo fare?-

Il mago gli rispose con un proverbio:
-L’unico dovere dell’uomo è amare!-e il pescatore si rese conto di essere nel giusto.


OLTRE LE NUVOLE

C’era una volto,
Mago Tutto Risolto……

Era una giornata grigia.
Il cielo bigio rendeva il paesaggio plumbeo.
-Questo tempo si accorda con la mia vita!-pensava Giosef.
-Lavoro da mane a sera, e la mia esistenza è assai dura!Chissà se posso sperare di migliorare!-

Era un dì davvero fosco. La nebbia aveva la supremazia sul resto dell’ambiente.
Di tanto in tanto si vedevano dei lampi.
Il rombo dei tuoni metteva i brividi.
-Come si fa ad avere speranza?-si domandava Giosef.
Effettivamente le sue ore lavorative erano assai dure.
Faticava assai e stentava molto, essendo miseri i suoi guadagni.
Ormai si sentiva l’odore acido dell’imminente burrasca.
L’acqua cominciò a scendere.
Mago Tutto Risolto era fuori,e per evitare di bagnarsi si rifugiò sotto al portico ove Giosef seguitava a lamentarsi:
-Come si fa ad essere ottimisti?-
Mentre l’uragano si scatenava tutto si fece nero.
Il ticchettio del diluvio si sentiva picchiettare forte.
Mago Tutto Risolto fece un sorriso a Giosef,ma questi continuava a chiedersi come trovare la fiducia per vivere.
-Come posso avere un po’ di fede?-
Mago Tutto Risolto si mise seduto e propose a Giosef di aiutarlo ad accendere un focherello.
I due appiccarono un piccolo falò.
Mentre si scaldavano al tepore della fiamma, e la tempesta continuava a erompere, il mago mosse la sua frusta, intendendo usare un detto popolare per chiarire le idee a Giosef.
Dopo aver schioccato lo scudiscio recitò:
-Il cielo è blù sopra le nuvole!-e Giosef capì che dopo i periodi neri sarebbero venuti i lieti eventi…..come infatti avvenne.


I DOLORI

C’era una volta,
Mago Tutto Risolto……
Ormai era autunno inoltrato.
-Fa buio presto!-disse il mago, mentre la sera calava toccando gli alberi e le colline.
L’aria era serena,ma la temperatura già bassa.
Mille luci si accendevano.
I lampioni illuminavano la via. Le insegne dei negozi scintillavano.
-Pare una festa!-commentò il nostro fattucchiere, sempre allegro e giocondo.
Il rumore delle vetture copriva il vocio di un ragazzo, che disperato bofonchiava con la madre.
Il mago si avvicinò.
Il giovane narrava delle sue fatiche e dei suoi dolori.
-Sono stanco di vivere!Tutto è una lotta:a scuola, nello sport, con gli altri!Tante dure esperienze,assai tristi e dolenti!-
Era più basso di statura del normale,ma aveva due occhi grandi ed espressivi.
Il mago si fece lui appresso, e cominciò a domandargli:
-Fai parecchi sforzi per mantenere il tuo impegno?-
-Sì!E non ne posso più!E’ tutta una sofferenza!-rispose il ragazzetto continuando a guardare coi suoi due occhioni intensi e vigorosi.
-La vita è tutta un assunzione di responsabilità, ma devi insistere!- spiegò Mago Tutto Risolto.
-Ma le pene e le difficoltà sono tante!Quanti tormenti…..! - replicò il fanciullo.
-Aspetta!-disse il Mago.
Si chinò sulla sua borsa.
Estrasse una piccola pergamena e si accinse a leggere un assioma folcloristico:
-Anche i dolori sono insegnamenti!-e il ragazzetto ringraziò per le importanti parole regalate dalla tradizione.

 
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Il mago Tutto Risolto 2

Post n°1056 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

C’era una volta,
Mago Tutto Risolto….

Era una mattinata di ottobre.
Il cielo minacciava pioggia, quando Mago Tutto Risolto partì per andare a trovare i parenti, presso la montagna.
Fu un viaggio breve.
Quel paesaggio offuscato dalle nuvole, dopo la caldissima estate, provocava nel fattucchiere un senso di piacere.
Le rondini ormai se ne erano andate al sud, ma si sentivano già gli uccelli autunnali, cantare sotto ai castagni.
Arrivato al luogo di destinazione Mago Tutto Risolto incontrò un brutto ceffo, il quale subito gli offrì da bere.
Era un tipo strano, vestito riccamente e con il sorriso equivoco.
-Venga con me che gli offro un thè caldo!-
Mago tutto Risolto bevve un bollente infuso,ma si chiedeva come mai tale tizio fosse tanto generoso.
Lo stesso tipo propose al Mago un lauto pasto.
Per non essere scortese il fattucchiere accettò, ma tanta magnanimità e abbondanza pareva alquanto strana.
Chissà come mai questo essere era tanto largo e disinteressato?!
Alla fine il losco figuro porse al protagonista dei nostri racconti, anche i soldi per il ritorno in treno.
Mentre il mago si apprestava, questa volta, a rifiutare, una povera vittima stava urlando di essere stata derubata.
-Mi hanno preso il borsello coi soldi, tutti i miei cibi e tutte le mie bevande!-diceva il derubato.
Era stato proprio il bieco individuo a compiere quei misfatti.
Il Mago vibrò in aria la sua frusta, e recitò il proverbio adatto per commentare quei momenti:
-Con la farina altrui si fan grosse pagnotte!-
Ecco spiegata tanta generosità……


VOLERSI BENE

C’era una volta,
Mago Tutto Risolto…..

Mago Tutto Risolto montò in groppa ad Equinozio,il suo ciuco alato, e si levò in viaggio.
_andiamo Equinozio!-intimò all’asinello.
Decise di fare una bella trasvolata sopra il bosco.
Un bambino lo vide:
-Guarda!-disse al padre-C’è un asino che vola!-ma il babbo non gli credette.
Il mago volava sopra la selva.
L’erba pareva una lunga e grande moquette.
Si sentiva l’odore del muschio.
Il vento muoveva i tanti alberi. Qualche scoiattolo correva.
C’erano querce,pini e abeti.
Un faggio osservava due platani, che erano cresciuti vicini vicini.
-Voi vi amate tanto,ma siete degli ingenui!-diceva il faggio alla coppia di platani.
I due platani si adoravano tanto, e fingevano di non ascoltare;ma il faggio continuava.
-Amare è una cosa assurda!Allontanate i vostri rami, e starete certo meglio!-
I due platani si fecero allora più finitimi. I fiori dell’uno si confondevano con quelli dell’altro,ma il faggio seguitava a brontolare:
-La vostra unione mi urta!-diceva il faggio.
-Siete insopportabili!- continuava a borbottare.
Mago Tutto Risolto fece scendere il suo somarello.
Fu una bella planata, tra le tante foglie. Ce n’erano di tutti i tipi:lanceolate, a forma di cuore, oppure palmate.
Quando il mago fu dirimpetto al faggio, che proseguiva a portare avanti i suoi discorsi contro l’amore, schioccò lo scudiscio e disse:
-Si parla delle illusioni di coloro che amano, ma sarebbe molto più sensato parlare della sciocca cecità di coloro che non amano!-e il faggio fu servito….


LA BONTA’

C’era una volta,
Mago Tutto Risolto……

Il mago passeggiava vicino allo stagno.
Il canneto era alto, e la palude pullulava di rane.
Alcuni pescatori lanciavano le loro lenze, ma erano spazientiti con Sapienza, la rana regina della laguna che giocava a fare le bolle di sapone.
Sapienza era vispa e allegra, ma le dispiaceva molto essere insultata dai pescatori.
-Vattene brutto mostro verde!-dicevano con le canne in mano gli uomini, alla povera ranocchia.
Lei ebbe un moto di stizza, poi cominciò a pensare come fare per accattivarsi la benevolenza dei pescatori.
Cogitò a lungo, poi esordì:
-Vi darò un ottimo consiglio!Recatevi alla sponda dietro al canneto!Li pescherete copiosamente!-
La rana aveva ragione.
Uno dopo l’altro i pescatori tirarono su centinaia di prede.
Contenti della cattura dei tanti pesci, permisero a Sapienza di continuare a fare le bolle di sapone.
Mago Tutto Risolto, che aveva assistito alla scena era rimasto colpito dal gesto di calma e tranquillità della rana. E tanto più lo stupì il comportamento dei pescatori che poi le avevano concesso di fare le bolle di sapone.
Si avvicinò al gruppo di pescatori.
Evitò di schioccare la frusta, per non far rumore che avrebbe allontanato i pesci.
In silenzio cominciò a cercare nella bisaccia che aveva portato con sé per la passeggiata.
Trovò un bel proverbio, e pronunciò:
-La bontà, più d’ogni altra cosa, disarma gli uomini!-


 
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Il mago Tutto Risolto

Post n°1055 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

DIFFICOLTA’

C’era una volta,
Mago Tutto Risolto…..

Pino saliva per l’erta.
-Come è difficile vivere!-diceva sudando.
-Ogni cosa che voglio raggiungere mi tocca faticare!-si dava tormento.
In effetti Pino aveva ragione, per ogni meta da conquistare doveva darsi tanto affanno.
Adesso voleva arrivare in cima al picco.
C’erano difficili tornanti da percorrere.
C’era da sforzarsi per proseguire.
Di tanto in tanto Pino si fermava a bere.
Prendeva la borraccia con due mani, e lasciava cadere in bocca il fresco liquido.
Il sole batteva forte, e s’era alzato anche il vento.
-Come è tutto difficile!- affermava Pino, ribadendo le difficoltà della sua esistenza.
Dal costone stava discendendo Mago Tutto Risolto.
-Buon giorno Pino!-disse sorridendo il Mago.
-Buon dì a te!-rispose Pino, ma aveva lo sguardo sconfortato.
-Che hai?-domandò il fattucchiere all’uomo.
-Nella vita è tutto arduo!- si compianse Pino.
Il mago aveva già pronto il motto appropriato per quel momento.
Prese il nerbo per farlo risuonare.
Pino si fece attento. Sapeva che il mago stava per regalargli un po’ di saggezza.
Mago Tutto Risolto si assestò marsina e cilindro,poi rese manifesta la massima popolare:
-Nella vita non ci sono strade asfaltate!-


FELICITA’


C’era una volta,
Mago Tutto Risolto….

Nonna Gigia era con il nipotino Grif.
Grif era mogio mogio.
Aveva fatto colazione di corsa, e non aveva assaporato la cioccolata calda.
-Adesso ho voglia di giocare!-disse Grif alla nonna.
L’anziana signora andò con il nipote in campagna.
Si addentrarono nel sentiero che conduceva al campo dei papaveri.
Cominciarono ad aprire i boccioli.
-Sarà maschio o femmina,frate o suora?-diceva la nonna al nipote.
Era un gioco:se il bocciolo era rosa era femmina e quindi suora, se era rosso era maschio, ovvero frate.
I due giocarono ma Grif voleva fare tutto di corsa, e non riuscì a gustare quei momenti.
A pranzo mangiò in fretta, e poi sempre di furia andò a passeggiare.
Facendo tutto con affanno non riuscì a osservare le bellezze della natura. Non comprese il canto degli uccellini, non mirò lo spettacolo del tramonto.
Alla sera si ritrovò sconsolato di nuovo con la nonna.
Era ancora giù di morale,mentre insieme si avviavano in piazza.
-Sono tanto triste, non mi riesce di apprezzare nulla!-si dava tormento Grif, il quale non era capace sentire il sapore dei momenti belli.
Mentre diceva queste cose, Mago Tutto Risolto lo ascoltò, intanto che era al tavolo del bar a bere un bicchiere di vino.
Gli disse di quanto fosse importante amare e riuscire a vedere le piccole e gradevoli cose quotidiane.
Il mago suggerì al fanciullo di guardare in cielo: osservare con meraviglia le stelle, e aspirare il profumo della sera. Poi decise di donare un proverbio, e disse a Grif:
-La felicità, così come un vino pregiato, deve essere assaporata sorso a sorso!-


MIRACOLI


C’era una volta,
Mago Tutto Risolto…..

In una casa di campagna Puffy e Giorlo lavoravano per sistemare il giardino.
Mentre operavano, Giorlo continuava a vantarsi:
-Io sono un uomo eccezionale!Sono capace di imprese speciali e prodigiose!-
Puffy lo ascoltava, e in gran parte lo ammirava nell’udire quelle parole.
Stavano tinteggiando lo steccato.
In realtà Giorlo appariva assai imbranato.
-E pensare che è un uomo tanto eccezionale!-pensava tra sé il compagno Puffy.
-Sono il migliore di tutti!-continuava a lodarsi Giorlo.
Ogni sua parola era tesa a parlare bene del proprio essere, il lavoro però lo faceva male, colorava il legno lasciando ampi spazi vuoti, e in realtà pareva un incapace.
Nella polvere della via avanzava intanto, Mago Tutto Risolto.
Salutò i due amici che erano intenti a pennellare.
Vide quanto era impacciato Giorlo, ma soprattutto stette a sentirlo mentre seguitava ad ostentare le sue imprese:
-Un giorno ho dipinto mille steccati in un solo pomeriggio, e senza nessun aiuto!Sono un essere quasi soprannaturale!-
Persino gli uccelli si erano posati sugli alberi intorno ad ascoltarlo, e tutti pensavano:
-Che uomo fenomenale!-
Mago Tutto Risolto, invece, aveva capito che tutto quel lodarsi era falso, decise allora di recitare un detto popolare.
Prese in mano la sferza e la schioccò.
Tutti tacquero, persino gli uccellini, per ascoltare le parole piene di saggezza del fattucchiere, il quale recitò:
-I santi si riconoscono dai miracoli!-





di Roberto Bianchi degli amici del Forum di Pinu

 
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Nenia (Pirandello)

Post n°1054 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Con la valigia in mano, mi lanciai, gridando, sul treno che già si scrollava per partire: potei a stento afferrarmi a un vagone di seconda classe e, aperto lo sportello con l’aiuto d’un conduttore accorso su tutte le furie, mi cacciai dentro.
Benone!
Quattro donne, lì, due ragazzi e una bimba lattante, esposta per giunta, proprio in quel momento, con le gambetto all’aria, su le ginocchia d’una goffa balia enorme, che stava tranquillamente a ripulirla, con la massima libertà.

– Mamma, ecco un altro seccatore!

Così m’accolse (e me lo meritavo) il maggiore dei due ragazzi, che poteva aver circa sei anni, magrolino, orecchiuto, coi capelli irti e il nasetto in sì, rivolgendosi alla signora che leggeva in un angolo, con un ampio velo verdastro rialzato sul cappello, speciosa cornice al volto pallido e affilato.
La signora si turbò, ma finse di non sentire e seguitò a leggere. Scioccamente, perché il ragazzo – com’era facile supporre tornò ad annunziarle con lo stesso tono:

– Mamma, ecco un altro seccatore.

– Zitto, impertinente! – gridò, stizzita, la signora. Poi volgendosi a me con ostentata mortificazione: – Perdoni, signore, la prego.

– Ma si figuri, – esclamai io, sorridendo.

Il ragazzo guardò la madre, sorpreso del rimprovero, e parve che le dicesse con quello sguardo: – «Ma come? Se l’hai detto tu!». – Poi guardò me e sorrise così interdetto e, nello stesso tempo, con una mossa così birichina, ch’io non seppi tenermi dal dirgli:

– Sai, carino? Se no, perdevo il treno

Il ragazzetto diventò serio, fissò gli occhi, poi, riscotendosi con un sospiro, mi domandò:

– E come lo perdevi? Il treno non si può mica perdere. Cammina solo, con l’acqua bollita, sul biranno. Ma non è una caffettiera. Perché la caffettiera non ha ruote e non può camminare.

Parve a me che il ragazzo ragionasse a meraviglia. Ma la madre, con un fare stanco e infastidito, lo rimproverò di nuovo:

– Non dire sciocchezze, Carlino.

L’altra ragazzetta, di circa tre anni, stava in piedi sul sedile, presso il balione, e guardava attraverso il vetro del finestrino la campagna fuggente. Di tanto in tanto, con la manina toglieva via l’appannatura del proprio fiato sul vetro, e se ne stava zitta zitta a mirare il prodigio di quella fuga illusoria d’alberi e di siepi.
Mi voltai dall’altra parte a osservare le altre due compagne di viaggio, che sedevano agli angoli, l’una di fronte all’altra, tutte e due vestite di nero.
Erano straniere: tedesche, come potei accertarmi poco dopo udendole parlare.
Una, la giovane, soffriva forse del viaggio: doveva esser malata: teneva gli occhi chiusi, il capo biondo abbandonato su la spalliera, ed era pallidissima. L’altra, vecchia, dal torso erto, massiccio, bruna di carnagione, pareva stesse sotto l’incubo del suo ispido cappelletto dalla falde dritte, stirate: pareva lo tenesse come per punizione in bilico su i pochi grigi capelli chiusi e impastocchiati entro una reticella nera.
Così immobile, non cessava un momento di guardar la giovine, che doveva essere la sua signora.
A un certo punto, dagli occhi chiusi della giovine vidi sgorgare due grosse lagrime, e subito guardai in volto la vecchia, che strinse le labbra rugose e ne contrasse gli angoli in giù, evidentemente per frenare un impeto di commozione, mentre gli occhi, battendo più e più volte di seguito, frenavano le lagrime.
Quale ignoto dramma si chiudeva in quelle due donne vestite di nero, in viaggio, lontane dal loro paese? Chi piangeva o perché piangeva, così pallida e vinta nel suo cordoglio, quella giovane signora?
La vecchia massiccia, piena di forza, nel guardarla, pareva si struggesse dall’impotenza di venirle in aiuto. occhi però non aveva quella disperata remissione al dolore, che si suole avere per un caso di morte, ma una durezza di rabbia feroce, forse contro qualcuno che le faceva soffrir così quella creatura adorata.
Non so quante volte sospirai fantasticando su quelle due straniere; so che di tratto in tratto, a ogni sospiro, mi riscotevo per guardarmi intorno.
Il sole era tramontato da un pezzo. Perdurava fuori ancora un ultimo tetro barlume del crepuscolo: ora angosciosa per chi viaggia.
I due ragazzi si erano addormentati, la madre aveva abbassato il velo sul volto e forse dormiva anche lei, col libro su le ginocchia. Solo la bambina lattante non riusciva a prender sonno: pur senza vagire, si dimenava irrequieta, si stropicciava il volto

Coi pugnetti, tra gli sbuffi della balia che le ripeteva sottovoce:

– La ninna, cocca bella; la ninna, cocca...

E accennava, svogliata, quasi prolungando un sospiro d’impazienza, un motivo di nenia paesana.

– Aooh! Aoòh!

A un tratto, nella cupa ombra della sera imminente, dalle labbra di quella rozza contadinona si svolse a mezza voce, con soavità inverosimile, con fascino d’ineffabile amarezza, la nenia mesta:
Veglio, veglio sì te, fammi la ninna,
Chi t’ama più di me, figlia, t’inganna.
Non so perché, guardando la giovine straniera, abbandonata lì in quell’angolo della vettura, mi sentii stringere la gola da un nodo angoscioso di pianto. Ella, al canto dolcissimo aveva riaperto i begli occhi celesti e li teneva invagati nell’ombra. Che pensava? Che rimpiangeva?
Lo compresi poco dopo, quando udii la vecchia vigile domandarle piano con voce oppressa dalla commozione:

– Willst Du deine Amme nah?

«Vuoi accanto la tua nutrice?» E si alzò; andò a sederle a fianco e si trasse su l’arido seno il biondo capo di lei che piangeva in silenzio, mentre l’altra nutrice, nell’ombra, ripeteva alla bimba ignara:

Che rimpiangeva?

Chi t’ama più di me, figlia, t’inganna.

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Le tenebre (Baudelaire)

Post n°1053 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

Nelle cave d'insondabile tristezza
dove il Destino già m'ha relegato,
dove mai entra raggio roseo e gaio,
dove solo con quell'ospite rude ch'è la Notte,

sto come un pittore condannato
da un beffardo Dio a dipingere sulle tenebre,
dove, cuoco di funebri appetiti,
faccio bollire e mangio questo cuore,

a tratti brilla, s'allunga e si distende
uno spettro fatto di grazia e di splendore.
Ma quando assume la sua massima estensione,

con qullìorientale sognante andatura,
allora si che riconosco chi mi viene incontro:
è Lei, la mia bella, nera ma sempre luminosa!

 
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Libri dimenticati:Onassis

Post n°1052 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

La biografia non autorizzata di uno degli uomini più potenti e controversi del suo tempo,Aristotele Onassis,dal misterioso inizio della sua fortuna all'inarrestabile declino.

 
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Frase del giorno

Post n°1051 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da odette.teresa1958

La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l'ha cercata (Cechov)

 
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