Messaggi del 07/11/2011

La pietra da minestra

Post n°1153 pubblicato il 07 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Un giorno, un vagabondo, che come tutti i vagabondi era sempre in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti, mentre scendeva dal colle dell'Arietta, verso Valprato, si ricordò che da quelle parti abitava una donna piuttosto ingenua; penso' quindi di approfittare di quella ingenuità per riempirsi la pancia.
Raccolse da terra una bella pietra e si recò alla baita della donna.
"Buona donna" disse "potreste prestarmi un pentolino con un poco d'acqua?".
"Certo" rispose la donna. Ottenuto il pentolino e l'acqua, il vagabondo si mise a lavare la pietra con grande cura.
"Vi date un bel da fare con quella pietra" disse la donna incuriosita.
"Questa è una pietra molto particolare, è una pietra da minestra".
"Volete dire che con quella pietra si può cucinare una minestra?".
"Un'ottima minestra. Datemi mezzo litro d'acqua, una pentola e un bel fuoco e vi farò vedere come funziona".
La donna senza esitare fece entrare in casa il vagabondo, che, ottenuto quanto richiesto, mise con grande attenzione la pietra nella pentola. Poi con un cucchiaio cominciò a mescolare l'acqua con grande cura.
"Con un po' di sale sarà più saporita" disse il vagabondo. La donna cercò il sale e ne mise un pizzico nella minestra.
"Un poco di farina la renderebbe più densa" disse fra sè il vagabondo.
La donna cercò la farina e ne mise un pugno nella minestra, poi incantata si mise a fissare il cucchiaio che girava e la pietra sul fondo che a poco a poco spariva.
"Vedo che avete un osso che sicuramente state per darlo al cane. Qui nella minestra sarebbe meglio valorizzato".
In realtà, attaccato all'osso c'era ancora un bel pezzo di carne e la donna non aveva nessuna intenzione di darlo al cane, ma siccome non voleva perdersi niente di quella ricetta, anche l'osso con la carne finì in pentola.
"Due piccole patate e sarà perfetta".
La donna seguiva le operazioni così incantata che quasi non si accorse delle sei grosse patate e delle due cipolle che il vagabondo tagliò velocemente e che altrettanto velocemente finirono in pentola.
"Ecco è pronta. Volete assaggiarla?".
"Solo un poco". Assaggiata la minestra la donna disse
"Ma è buonissima! Sentite potreste mica vendermela quella pietra?".
"Ve la regalo" rispose il vagabondo, mentre iniziava a mangiare la minestra.
"Come siete generoso, ma anch'io non voglio essere da meno".
Così la donna regalò al vagabondo un salame, un pezzo di burro, due sigari e una giacca quasi nuova che il marito non metteva più .
"Grazie" rispose il vagabondo quando ebbe finita la minestra. "Ora però devo andare" e corse via contento.
Ma anche la donna era contenta, da quel giorno si vantò con le amiche della sua pietra e delle ottime minestre che grazie a questa cucinava. Ed era vero, siccome ricordava ed eseguiva perfettamente la ricetta del vagabondo, le sue minestre, fatte con la pietra da minestra riuscirono sempre ottimamente.

 
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Apparenza

Post n°1152 pubblicato il 07 Novembre 2011 da odette.teresa1958

C’era una volta un pavone di nome Narciso. Questi era assai vanesio, e parecchio innamorato della sua bellezza.
Si pavoneggiava a ogni ora del giorno, e girava tra gli altri volatili esibendosi e mostrandosi loro.
Con la splendida coda, verde, nera, blu e con una corona gialla e arancio albicocca, faceva sempre la ruota, esibendosi con ostentazione.
La sua vanagloria, e l’ambizione, erano tante e tali che ogni qual volta incontrava un altro uccello cominciava a vantarsi per la sua beltà, e canzonava il povero pennuto trovato sulla sua via.
Quando incrociava Fantesca la Gallina la prendeva in giro:
-Io sono tanto bello! Tu invece sei buffa! E poi sei sempre lì coi tuoi pulcini, invece di pensare a curarti e a pettinarti pensi solo ai tuoi piccoli.-
Se invece incrociava Emiliana la Rondine la derideva:
-Sei brutta!E io invece così bello!Sei ininterrottamente impegnata a fare il nido, ma prova invece a preoccuparti della bellezza!-
Allorché trovava invece Pietro il Picchio, il quale ticchettava per cercare i vermi nel tronco dell’albero, lo sbeffeggiava e si burlava di lui perché era sempre al lavoro:
-Sei goffo e disarmonico mentre picchietti la corteccia!Io invece sono il più dotato di bellezza e sono tanto stupendo!-
Gli altri animali non ne potevano più. Persino Pino la tortora era sempre deriso perché si preoccupava tanto di coccolare la sua compagna:
-Sei grossolano e ridicolo, sempre a corteggiare la tua amata! Pensa invece alla bellezza, all’aspetto. Fai come me e comincia a occuparti di curare l’immagine!-
Ma la peggio l’aveva sempre Olga la cicogna, irrisa e schernita per le sue gambe magre e il becco lungo.
Olga veniva sempre dileggiata e motteggiata perché alta alta, e con quella bocca strana:
-Dovresti vergognarti di girare con quelle zampe secche e quel becco grottesco e caricaturale. Nasconditi che è meglio! Sei la più brutta di tutti! Io invece sono tanto incantevole e avvenente!-
Un giorno però, un ragazzaccio trovò Narciso il Pavone e cominciò a divertirsi strappandogli le belle penne. Poi lo legò stretto, e lo attaccò in cima a un albero.
Agli altri uccelli Narciso fece pena, e avrebbero voluto liberarlo, ma nessuno ci riusciva.
Alla fine arrivò Olga la Cicogna. Con le sue gambe lunghe poteva arrivare all’albero, e con il becco lungo e fino, fu capace di sciogliere i nodi.
Narciso si era sentito perduto, e ora, liberato, si vergognava di non avere più le sue magnifiche piume. Gli altri invece lo festeggiarono e con lui portarono in trionfo proprio Olga.
Narciso capì, le apparenze contano poco, certo bisogna essere ordinati e puliti in segno di rispetto per l’altro, ma la cosa più importante è quanto si fà, non come si appare.

 
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Anima

Post n°1151 pubblicato il 07 Novembre 2011 da odette.teresa1958

uttato nell’angolo, quel violino viveva accantonato dal mondo. Nato pezzo di legno, solo tale si sentiva. Nessuno spirito, nessun’anima e nessuna utilità, solo un pezzo di legno al quale era stata data una forma.
Ogni giorno osservava il mondo che lo circondava e soprattutto gli uomini ai quali invidiava di provare sentimenti di gioia o di dolore, di poter ridere o piangere, insomma, di essere vivi.
Anche un’arpa, nello stesso istante, provava le stesse emozioni. Qualcuno le aveva dato quella forma armonica, per lasciarla inutilizzata facendola sentire un oggetto privo di scopo.
In un’altra casa, un mandolino rimirava allo specchio le sue forme bombate, il suo manico ben modellato e osservava gli uomini intorno a sé vivere e comunicare mentre quello che lui comunicava a se stesso era solo un grande senso di vuoto…perché qualcuno l’aveva creato?
Un giorno, Jenny rincaso’ particolarmente triste, vide quell’oggetto buttato lì nell’angolo. Un violino…..lo prese e sfioro’ una delle sue corde….che suono malinconico ne scaturì!
“Ehi – pensò il violino – “sono io a produrre questo suono, quale magia! Forse è questa la mia anima…e quanta malinconia c’è, e quanta solitudine, in fondo all’anima di chi mi sta suonando!”.
In un’altra casa, Astrid rincasò con il cuore che era un battito convulso, un battito d’amore. Fece una di quelle cose senza senso che si fanno quando si è innamorati: prese l’arpa, che era sempre rimasta buttata lì per terra, e provò a suonarla. Un suono dolce ne scaturì, riempendo di struggente poesia il suo cuore pieno d’amore ma ancora solo.
L’arpa capì finalmente a cosa servivano quelle strane corde montate tra la sua testa e i suoi piedi e mentre quei fantastici suoni scaturivano da lei, non si sentì più così vuota.
Saturo di felicità, Mario rincasava, afferrava il mandolino (che strano e inutilizzato strumento!) mettendosi a suonare e a ballare una tarantella.
“Forse sono nato per dare gioia”—pensò il mandolino—“per riempire la mia e di altri anima, di serenità."
Nei giorni successivi, i proprietari degli strumenti, si conobbero, grazie a quei giochi che il destino spesso fa con gli uomini. I progetti di ognuno si fusero e nacque un gruppo e mentre i musicisti stringevano amicizie per la vita anche gli strumenti scoprirono cosa vuole dire amore reciproco.
Suonano spesso tutti insieme e quando li vai ad ascoltare, se ascolti bene, ma proprio bene, in quella melodia di suoni e emozioni fuse tra loro puoi vedere con gli occhi dell’anima il tuo paradiso.


 
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Tranquilli mai

Post n°1150 pubblicato il 07 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Cari lettori,giornata di fuoco per la nostra banda musicale!
Sì,anche noi ne abbiamo una,diretta dal nostro beneamato pretone.Fra i membri spiccano Asttor Trogoloni (piatti),suo figlio Caino (tromba),il becchino Geremia (trombone)e Teobaldo (clarino).
La Marianna ha avuto la bella idea di organizzare per loro un megaconcerto in occasione del centododicesimo compleanno di Melchiorre Scozzagalli,che ridendo e scherzando è diventato l'uomo più vecchio della Toscana.
L'evento,ampiamente pubblicizzato,ha richiamato gente da ogni dove,ma la Marianna non aveva fatto i conti senza quel losco figuro di Bernabò Trogoloni.
Tornato fra noi dopo che Rododendra Spiaccicù (vedi "Single day a S.Tobia")lo ha mollato ed invelenito col mondo,l'inenarrabile ha pensato bene di sabotare l'evento,riuscendovi da par suo.
Tomo tomo e cacchio cacchio è andato sul balcone del municipio e da lì ha rovesciato nel trombone di Geremia una boccia con dentro un pesce rosso,a cui ha unito del detersivo.
Il poveraccio,fra il lusco e brusco,ha quindi visto materializzarsi dal suo trombone un pesce rosso imprigionato in una gigantesca bolla di sapone,che faceva su e giù per la gioia dei bambini presenti.
Geremia,impauritosi,ha cominciato a girare su se stesso,travolgendo lo Scozzagalli,Teobaldo e la Marianna.
Tutti quanti sono finiti a mollo nella fontana,mentre il pesce continuava suo malgrado ad esibirsi.
Per farlo smettere,Astorre ha avuto la bella pensata di schiaccialo fra i piatti,ma aveva fatto i conti senza Pippipù,che,per difendere il pesce,è zompata addosso al Trogoloni.
La ciccionazza,dopo averlo morso,schiaffeggiato e insultato pesantemente in swahili (insulti tradotti da Be'erino,che ha imparato la lingua a tempo di record),lo ha alzato sopra la testa e scagliato lontano,spedendolo nei cieli bigi.
Intanto Caino,intravisto il fratello,ha capito tutto e ha dato l'allarme,scatenando una vera caccia all'uomo che si è risolta in un nulla di fatto,perchè Bernabò ha arraffato la moto del Libertario ed è sparito in una nube di polvere.
Sono passate due settimane.
Geremia si trova nella clinica Luminaris:vede pesci rossi ovunque,anche nel water.Poco male,se i pesci non fossero carnivori,lunghi 20 metri e non si cibassero solo di carne di becchino.
Lo Scozzagalli ha dichiarato di aver passato il miglior compleanno della sua vita (de gustibus...)
Il pesce è stato adottato da Pippipù.
L'Astorre è atterrato... in testa al primo ministro israeliano che innaffiava i pomodori nel suo kibbutz nel Negev!
Scambiato per un kamikaze palestinese,è stato processato per direttissima e condannato all'ergastolo.
La Farnesina si occupa del caso.
Bernabò è introvabile.
I paesani hanno messo sulla sua testa una taglia stratosferica e aspettano pazienti il giorno in cui potranno mettergli le mani addosso.
Alla prossima,cari lettori!.

 
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Lentamente muore (Neruda)

Post n°1149 pubblicato il 07 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.



 
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Libiri dimenticati:Maria Tarnowska (Habe)

Post n°1148 pubblicato il 07 Novembre 2011 da odette.teresa1958

La bellissima e corrotta contessa russa,protagonista di uno dei più noti delitti passionali del Novecento,vista da un ottimo romanziere che ne ricostruisce la storia

 
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Frase del giorno

Post n°1147 pubblicato il 07 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Desiderare l'immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore (Schopenhauer)

 
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