Messaggi del 10/11/2011

La trappola per topi

Post n°1174 pubblicato il 10 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Un topo stava guardando attraverso un buco nella parete, spiando quello che il contadino e sua moglie stavano facendo. Avevano appena ricevuto un pacco e lo stavano scartando tutti contenti.
"Sicuramente conterrà del cibo" pensò il topo.
Ma quando il pacco fu aperto il piccolo roditore rimase senza fiato. Quella che il contadino teneva in mano non era roba da mangiare, era una trappola per topi!
Spaventato, il topo cominciò a correre per la fattoria gridando:
"State attenti! C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!".
La gallina, che stava scavando per terra alla ricerca di semi e vermetti, alzò la testa e disse:
"Mi scusi, signor Topo, capisco che questo può costituire per lei un grande problema, ma una trappola per topi non mi riguarda assolutamente. Sinceramente non mi sento coinvolta nella sua paura". E, detto questo, si rimise al lavoro per procurarsi il pranzo.
Il topo continuò a correre gridando:
"State tutti attenti! C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!".
Casualmente incontrò il maiale che gli disse con aria accattivante:
"Sono veramenrte dispiaciuto per lei, signor Topo, veramente dispiaciuto, mi creda. ma non c'è assolutamente nulla che io possa fare".
Ma il topo aveva già ripreso a correre verso la stalla dove una placida mucca ruminava, sonnecchiando, il suo fieno.
"Una trappola per topi? - gli disse - E lei crede che costituisca per me un grave pericolo?". Fece una risata e riprese a mangiare tranquillamente.
Il topo, triste e sconsolato, ritornò alla sua tana preparandosi a dover affrontare la trappola tutto da solo.
Proprio quella notte, in tutta la casa si sentì un fortissmo rumore, proprio il suono della trappola che aveva catturato la sua preda. La moglie del contadino schizzò fuori dal letto per vedere cosa c'era nella trappola ma, a causa dell'oscurità, non si accorse che nella trappola era stato preso un grosso serpente velenoso. Il serpente la morse.
Subito il contadino, svegliato dalle urla di lei, la caricò sulla macchina e la portò all'ospedale dove venne sottoposta alle prime cure. Quando ritornò a casa, qualche giorno dopo, stava meglio ma aveva la febbre alta. Ora tutti sanno che quando uno ha la febbre non c'è niente di meglio che un buon brodo di gallina. E così il contadino andò nel pollaio e uccise la gallina trasformandola nell'ingrediente principale del suo brodo.
La donna non si ristabiliva e la notizia del suo stato si diffuse presso i parenti che la vennerro a trovare e a farle compagnia.
Allora il contadino pensò che, per dare da mangiare a tutti, avrebbe fatto meglio a macellare il suo maiale. E così fece.
Finalmente la donna guarì e il marito, pieno di gioia, organizzò una grande festa a base di vino novello e bistecche cotte sul barbecue. Inutile dire quale animale fornì la materia prima.

Morale: la prossima volta che voi sentirete qualcuno che si trova davanti ad un problema e penserete che in fin dei conti la cosa non vi riguarda, ricordatevi che quando c'è una trappola per topi in casa tutta la fattoria è in pericolo.

"Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te" (Donne)

 
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Sorelle nell'infinito

Post n°1173 pubblicato il 10 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Nella notte dei tempi, nell’oscurità più assoluta, in una dimensione che per noi può essere solo immaginaria, la Natura, ormai al nono mese di gravidanza, mise alla luce due bellissime sorelline.
Nei primi anni di vita le due bambine crebbero alla calda luce della madre. I giorni dell’infanzia, in una dimensione di sogno, edificarono l’anima delle due gemelle, che esplorarono l’universo e andarono oltre, scoprendo la fine dell’infinito, il luogo in cui ci sono tutte le risposte, anche alle domande che non ne hanno una.
Le due sorelle erano un medesimo ma diverso spirito. Era come se tutto quello che è buono si mescolasse perfettamente con quello che è cattivo, paradossalmente eliminando il senso di questa differenza. Non due facce della stessa medaglia, ma le facce della medaglia perfettamente mischiate l’una all’altra.
La loro magia, consisteva nel sentirsi due esseri ma allo stesso tempo uno solo.
Il loro amore reciproco non aveva paragoni, non c’erano confini alle loro emozioni perché erano infinite.
Erano convinte che niente le avrebbe mai separate e avevano la sensazione che anche se qualcosa le avesse divise, la loro unione non si sarebbe mai nettamente spezzata.
I millenni si susseguivano senza sosta, dominati dall’eterno, perché quella è la parola giusta per qualcosa che non ha fine.
Un giorno la natura si annoiò, chiamò le due figlie, alle quali non aveva ancora dato un nome e diede loro un incarico:
“Figlie mie, l’universo per noi non ha segreti e quello che si conosce troppo bene finisce per annoiare. Voi due leggete una nella mente dell’altra e io nella vostra e so che vi amate totalmente. Separarvi è un dolore, però nel mio progetto è necessario! E’ per questo che io, regina di questo regno assoluto, ho così deciso:
“tu” –rivolgendosi alla prima figlia –“farai nascere esseri che chiamerò piante, animali e esseri umani, li condurrai nel loro cammino, insegnerai loro cose, emozioni, se vorranno ascoltarti. Li vedrai crescere ma, bada bene, non li dominerai mai, dovrai accontentarti di proporre loro una serie di strade da seguire e di lasciare il libero arbitrio finale. Li vedrai cambiare aspetto sempre più fino al giorno in cui li accompagnerai da tua sorella. Ti chiamerai Vita!”
“Tu” –rivolgendosi all’altra figlia –“li prenderai per mano, quando tua sorella li porterà a te, li condurrai in un nuovo viaggio, in cui svelerai loro tante cose che avrebbero voluto capire ma non erano mai riusciti, li riscalderai durante il tragitto, calmerai i turbamenti provocati dai cambiamenti e li consegnerai infine nelle mani di tua sorella di nuovo. Tu ti chiamerai Morte!”.
Da quel momento diventarono “due volti dello stesso corpo”, ma mentre una venne vista con simpatia e quasi tutti le vollero sempre bene, l’altra accompagnando un viaggio più oscuro, venne vista con odio e con disprezzo…..e pensare che, se guardi bene, le vedi mano nella mano che volano nell’infinito.

 
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I Monti Pallidi

Post n°1172 pubblicato il 10 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Forse non tutti sanno che le Dolomiti vengono chiamate anche Monti Pallidi a seguito di un prodigioso incantesimo avvenuto ai tempi dell’antico Regno delle Dolomiti, quando la roccia delle montagne aveva lo stesso colore delle Alpi.
Quel regno era ricoperto di prati fioriti, boschi lussureggianti e laghi incantati. Ovunque si poteva respirare aria di felicità e armonia meno che nel castello reale.
Dovete infatti sapere che il figlio del re aveva sposato la principessa della luna, ma un triste destino condannava i due giovani amanti a vivere eternamente separati.
Il giovane non poteva sopportare l’intensa luce della luna perchè l’avrebbe reso cieco, La principessa sfuggiva la vista delle cupe montagne e degli ombrosi boschi perchè le causavano una malinconia talmente profonda da farla ammalare gravemente.
Ormai ogni gioia sembrava svanita e solamente le oscure foreste facevano da solitario rifugio al povero principe.
Ma si sa, però, che proprio le ombrose selve sono luoghi popolati da curiosi personaggi, ricchi di poteri sorprendenti e capaci di rovesciare inaspettatamente il corso degli eventi.
Fu così che un giorno, nel suo disperato vagare, il principe si imbattè nel re dei Salvani, un piccolo e simpatico gnomo in cerca di una terra per il suo popolo.
Dopo aver ascoltato la triste storia del giovane sposo, il re dei Salvani gli propose, in cambio del permesso di abitare con la propria gente questi boschi, di rendere lucenti le montagne del suo regno.
Siglato il patto, gli gnomi tessero per un’intera notte la luce della luna e ne ricoprirono tutte le rocce.
La principessa potè così tornare sulla terra per vivere felicemente assieme al suo sposo e le Dolomiti presero il nome di Monti Pallidi.

 
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Amor mio (Neruda)

Post n°1171 pubblicato il 10 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Amor mio, se muoio e tu non muori,
amor mio, se muori e io non muoio,
non diamo al dolor più territorio:
non v'è estensione come quella che viviamo.

Polvere nel frumento, arena nelle arene
il tempo, l'acqua errante, il vento vago
ci portò come grano navigante.
Potuto avremmo non trovarci nel tempo.

Questa prateria in cui noi ci trovammo,
oh piccolo infinito! restituiamo.
Ma questo amore, amor non è finito:

così come non ebbe nascimento
morte non ha, è come un lungo fiume,
cambia solo di terre e di labbra.

 
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Lo sciupafemmine

Post n°1170 pubblicato il 10 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Conoscete gli sciupafemmine,lettori miei?Sono quei fortunati a cui le donne cadono ai piedi senza il minimo sforozo,mentre noi poveracci ci rodiamo il fegato e gli auguriamo di andare a mori' ammazzati,Beh,anche noi a S.Tobia ne abbiamo uno:il prof di artistica Giangaleazzo Pienapancia.
Che fa alle donne?Leggete un po'!
LUNEDI'-Tutti conoscono il carattere infame della prof di musica Euterpe Saccentoni,Oggi il Pienapancia le ha pestato un piede e invece di essere defenestrato si è guadagnato la colazione pagata da una Saccentoni irriconoscibile.
MARTEDI'-La segretaria della scuola,Mortizia Camposanti,non ride,non sorride e veste sempre di nero come se le fosse morto il gatto.Oggi è arrivata inguainata in un miniabito rosso fuoco,fischiettando allegramente e salutando cani e porci.
Ieri il Pienapancia le ha detto che era troppo bella per essere così lugubre.
MERCOLEDI'- La Patacon rimproverava Asmodeo (che novità)quando è arrivato il Pienapancia.Asmodeo di è ritrovato,senza sapere chi ringraziare,un ottimo sul registro (se pensate che il suo voto più alto è "indescrivibilmente in sufficiente",,potete capire lo stato mentale della Marietta)
GIOVEDI'- La signorina Arpalice Sciroppotti,nipote della Clementina,è molto incontentabile in fatto di uomini.
Oggi,incrociato per le scale il Pienapancia (abita al piano di sopra) ha strabuzzato gli occhi,ha gridato "Dio c'è,ora c'ho le prove!" ed è caduta in deliquio.
VENERDI'- Al supermercato,Giangaleazzo ha fatto svenire tutte le cassiere,provocando un maxiingorgo chilometrico.
Come se non bastasse,tornando a casa è passato col rosso ed è stato fermato da una vigilessa che in 2 secondi gli ha dato nome,cognome,indirizzo,numero di telefono,cellulare,taglia del reggiseno e delle mutande.
SABATO- Colpo di scena,lettori miei!
Da Orgosolo è arrivata Masina Galletteddu,moglie del Giangaleazzo,accompagnata dai nove figli (tutti maschi e con gli occhi assassini del padre)
E' passata una settimana.
La Saccentoni è caduta in depressione e suona il piano di notte.
Mortizia si farà monaca di clausura.
La Patacon scrive orribili poesie d'amore dedicate al Pienapancia sui rotoli della carta igienica (finora ne ha scritte 459).Il marito è disperato.
Arpalice ha tentato il suicidio con 280 aspirine effervescenti e se l'è cavata con una diarrea da Guinness.
Le cassiere e la vigilessa sono ricoverate tutte alla clinica Luminaris in stato catatonico.
Lo Sperandio sta scrivendo un libro su questa epidemia.
E il Pienapancia?
Felice come una pasqua,ha rivelato al qui scrivente che fra tre mesi la moglie lo rendeà padre per la decima volta (anche questo figlio è maschio,tanto per cambiare).
Stretta la foglia,larga la via,dite la vostra che ho detto la mia




 

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Libri dimenticati: Czarda

Post n°1169 pubblicato il 10 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Un bellissimo romanzo imperniato su due bellissime sorelle di origini ebree,Malie ed Eva,che copre un arco di  quasi 40 anni.
Da leggere d'un fiato

 
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Frase del giorno

Post n°1168 pubblicato il 10 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Una certa continuità nella disperazione può generare la gioia (Camus)

 
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