Messaggi del 28/11/2011

Morire d'amianto

Post n°1295 pubblicato il 28 Novembre 2011 da odette.teresa1958

L’amianto, per le sue proprietà fisiche e ignifughe, è stato largamente utilizzato a livello industriale nell’edilizia (produzione di cemento-amianto), nel settore tessile, nei cantieri navali, nella produzione di freni e frizioni, nelle officine di riparazione del materiale ferroviario, nell’industria chimica, nelle raffinerie di petrolio e molte altre aree ancora.

L’effetto cancerogeno dell’amianto è noto fin da metà degli anni 50 e da alcuni decenni l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità classifica tutte le forme di amianto come cancerogeno per la specie umana. Gli organi per i quali l’evidenza di cancerogenicità è maggiormente dimostrata sono il polmone e le sierose (pleura, peritoneo e pericardio, i cui tumori maligni sono definiti mesoteliomi). L’effetto cancerogeno dell’amianto si può verificare ad esposizioni inferiori a quelle che producono la sclerosi polmonare nota come asbestosi e l’asbestosi non è conditio sine qua non per l’induzione di un cancro polmonare, vale a dire non tutti i casi di cancro polmonare sono preceduti da asbestosi. L’amianto è l’unico fattore di rischio documentato per i mesoteliomi, a prescindere dalla durata e dalla intensità dell’ esposizione.
Nel rischio di cancro polmonare, è probabile un effetto moltiplicativo tra fumo di tabacco ed amianto, cioè chi è esposto contemporaneamente ad amianto e fumo ha un rischio pari al prodotto dei singoli rischi del fumo e dell’amianto (Lee P.N., Occupational Environmental Medicine, 2001).
Una esposizione prolungata può essere all'origine di tumori delle vie gastrointestinali ed eventualmente della laringe (Montanaro F. et all, Archives of environmental health, 2004).

In Italia, l’esposizione all’amianto è causa di morte per tumore maligno della pleura per circa mille persone all’anno. Infatti, nel decennio 1988/97 sono stati rilevati 9.094 decessi (5.942 uomini e 3.152 donne) per tumore maligno della pleura. Questo dato è emerso dal rapporto ISTISAN “La mortalità per tumore maligno della pleura nei Comuni italiani (1988-1997)” dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Complessivamente si può stimare che i casi di cancro dell’apparato respiratorio attribuibili ad amianto, in Italia, attualmente siano almeno 1600 all’anno.

 
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Lorenzino De medici

Post n°1294 pubblicato il 28 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Lorenzino de ‘Medici nasce da Maria Soderini e da Pier Francesco de’ Medici, 

del ramo Medici discendente da Lorenzo il Vecchio (fratello di Cosimo il Vecchio).

 

Giovane di brillante intelligenza ma molto irrequieto, fu mandato a Roma dalla madre preoccupata dalle continue incursioni dei Lanzichenecchi a Firenze. Nella grande città godette della protezione di una altro Medici divenuto papa: Clemente VII. 

 

 

 

 

Protezione che niente gli valse quando, sempre in preda ad uno dei suoi eccessi politici, decapitò le statue dei re barbari dell’Arco di Costantino.

 

Questo gesto lo costringerà a fuggire da Roma ed a tornare a Firenze dove si fingerà amico del Duca Alessandro e lo accompagnerà fino alla notte dell’Epifania del 1537 durante la quale, grazie ad un falso appuntamento galante fissato con la zia di cui Alessandro era invaghito, Lorenzino ucciderà il duca in maniera estremamente efferata

 

 

 

 

Costretto a fuggire per sfuggire ai fiorentini che, invece che accoglierlo come liberatore della tirannia di Alessandro,

lo considerarono un brutale assassino, fuggirà poi in Francia, 

poi a Costantinopoli ed infine a Venezia dove troverà 

la morte undici anni dopo per mano dei sicari del cugino Cosimo I 

ormai eletto nuovo Duca di Firenze.

 

La sua morte non susciterà rimpianti nei fiorentini e questo 

ci dà la prova che l’iniziativa di uccidere il duca fu una iniziativa 

personale e forse non mossa da una vera spinta etico-politica.

 

 


 


 
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Alessandro De Medici

Post n°1293 pubblicato il 28 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Alessandro di Lorenzo de' Medici, detto il Moro (Firenze, 22 luglio 1510Firenze, 6 gennaio 1537), duca di Penne ed in seguito, dal 1530, signore di Firenze, poi primo duca di Firenze (dal 1532 al 1537); benché illegittimo, fu l'ultimo discendente del ramo principale dei Medici a governare Firenze e fu il primo duca ereditario della città.

Biografia [modifica]

Fu riconosciuto figlio illegittimo di Lorenzo II de' Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico, ma molti lo ipotizzano come figlio naturale del cardinale Giulio de' Medici (che sarebbe diventato più tardi Papa Clemente VII). Non è chiaro se fosse per metà nero, forse nato dalla relazione tra Giulio e una serva mulatta di casa Medici, identificata nei documenti come Simonetta da Collevecchio (Collevecchio in Sabina); altre fonti indicano come sua madre una contadina della campagna romana. Comunque grazie al colore della propria pelle si guadagnò il soprannome de "il Moro".

Con la capitolazione della Repubblica fiorentina, per l'accordo tra l'imperatore Carlo V e il papa Clemente VII, appoggiato dalle armi spagnole divenne il nuovo padrone di Firenze.

Una volta assunto il potere a Firenze, Alessandro cominciò quella trasformazione delle istituzioni repubblicane fiorentine, che invece il trattato di resa della città gli imponeva di rispettare e che sarebbe poi stata portata a termine da Cosimo I, suo lontano cugino e suo successore al governo. Ad esempio Alessandro, avendo vissuto sempre alla corte imperiale di Carlo V, ne portò a Firenze gli usi, come quello di circondarsi di una guardia di Lanzi armata di alabarde, che spaventarono e sconcertarono i fiorentini, usi a vedere anche i più autoritari tra i Medici, comportarsi con ben altra discrezione.

Alessandro dunque cominciò a imprimere un tipico carattere sempre più "principesco" al proprio governo e ad eliminare i simboli, cari ai fiorentini, delle istituzioni repubblicane/comunali. Tra queste iniziative la più significativa fu certamente quella di incaricare Benvenuto Cellini (che ne riferisce nella sua autobiografia) di preparare monete di taglio diverso dal fiorino, con la propria immagine. Inoltre Alessandro pretese (di nuovo contro i trattati) la consegna di tutte le armi possedute da privati cittadini, il che non gli impedì di morire, poco dopo, trafitto da un suo parente, Lorenzino de' Medici con il quale aveva un rapporto poco chiaro, che alcuni accenni (celebre la descrizione di Cellini) vorrebbero addirittura morboso.

Con il suo Ducato, le istituzioni fiorentine conservavano una parvenza di democrazia solo attraverso un simbolico Consiglio dei Duecento ed un simbolico Senato, composto dal 1532 di quarantotto membri nominati a vita con un blando potere decisionale, più che altro consultivo. E la carica di senatore rimase un'alta onorificenza anche per tutto il successivo periodo del Granducato di Toscana.

Alessandro sposò la figlia naturale (poi legittimata) dell'Imperatore Carlo V, Margherita d'Asburgo il 18 gennaio 1536, ma il loro breve matrimonio non ebbe alcuna discendenza.

 
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Che significa?Spiegazione di detti scomparsi:Sembrare Bagonghi

Post n°1292 pubblicato il 28 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Questo detto deriva da un famoso artista circense dell'Ottocento,il nano Bagonghi,apprezzato anche da Vittorio Emanuele II.
Indica una persona che vuol mettersi vestiti di una taglia più stretta o più grande per apparire alla moda

 
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I giorni sono sempre più brevi (Hikmet)

Post n°1291 pubblicato il 28 Novembre 2011 da odette.teresa1958

I giorni sono sempre più brevi
le piogge cominceranno.
La mia porta, spalancata, ti ha atteso.
Perchè hai tardato tanto?

Sul mio tavolo, dei peperoni verdi, del sale, del pane.
Il vino che avevo conservato nella brocca
l'ho bevuto a metà, da solo, aspettando.
Perchè hai tardato tanto?

Ma ecco sui rami, maturi, profondi
dei frutti carichi di miele.
Stavano per cadere senza essere colti
se tu avessi tardato ancora un poco.

 
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La Juive (Halevy)

Post n°1290 pubblicato il 28 Novembre 2011 da odette.teresa1958

La Juive (in italiano L'ebrea) è una delle opere più rappresentative del "Grand Opéra à la française"[1] Il libretto è di Eugène Scribe. Risponde all'estetica allora in voga all'Opéra di Parigi, per cui l'opera fu creata: un'azione dispiegata in cinque atti che presentano situazioni spettacolari (come il concilio di Costanza del 1414), trattando altresì il tema delle grandi passioni, combinate a interessi storici, la possibilità di includere grandi tableau e un balletto in decorazioni variate e in mezzo a molti effetti speciali e comparse.

Sul piano musicale, La Juive è soprattutto conosciuta per l'aria Rachel, quand du Seigneur, scritta per il tenore Adolphe Nourrit, che alla prima interpretava il ruolo di Eléazar. Il ruolo di Rachel, sua figlia, era interpretato da Marie-Cornélie Falcon.

Storia [modifica]

La Juive è stata rappresentata per la prima volta il 23 febbraio 1835 all'Académie royale de musique. Successivamente, l'opera è stata rappresentata quasi 600 volte all'Opéra, fino al 9 aprile 1934, data della sua ultima rappresentazione. È stata La Juive che ha inaugurato le rappresentazioni pubbliche del Palais Garnier, l'8 gennaio 1875. È stata rappresentata con successo in Francia e nel mondo fino agli anni trenta, quando l'opera è scomparsa dal repertorio[2] Non è più stata eseguita a Parigi tra il 1934 e il 2007, anno della sua ripresa all'Opéra di Parigi.

Personaggi e interpreti della prima rappresentazione [modifica]

Ruoli principali

Altri ruoli

  • Ruggiero (baritono)
  • Albert (basso)
  • Héraut di armi dell'imperatore (baritono)
  • Uomini del popolo (tenore e basso)
  • Maggiordomo (baritono)
  • Ufficiale dell'imperatore (tenore)
  • Esecutore (baritono)
  • Imperatore Sigismund (ruolo muto)
  • Coro
Libretto e ambientazione [modifica]
  • Atto I - Il centro della città di Costanza nel 1414
  • Atto II - L'interno della casa di Éléazar
  • Atto III - Dei giardini splendidi
  • Atto IV - Un appartamento gothique
  • Atto V - Una vasta tenda sostenuta da colonne gotiche
Trama [modifica]

Éléazar, quando era giovane, aveva vissuto in Italia nei pressi di Roma e vi aveva cresciuto i suoi figli condannati assieme al conte Brogni come eretici. Eleazar stesso è stato bandito da Roma e costretto a partire per la Svizzera.

Cammina cammina, Eléazar trova un bambino sul punto di morire, abbandonato, fuori da una casa in fiamme. La casa risulta essere quella del conte. Alcuni briganti vi hanno appiccato il fuoco credendo di uccidere tutta la famiglia del conte, ignorando che Brogni stesso era a Roma.

Éléazar prende il bambino, una femminuccia, e la adotta come sua e chiamandola Rachel. Brogni, nel frattempo, per rimediare ai suoi dipiaceri (crede, infatti che la sua famiglia sia stata sterminata), prende gli ordini diventando, addirittura, in ultimo Cardinale.

Quando l'opera comincia, Rachel, che è ormai una giovane donna, vive con colui che crede sia suo padre Éléazar nella città di Costanza. Éléazar è gioielliere. I contansti tra ebrei e cristiani sono evidenti, come la stessa legislatura del posto indiaca. Se un ebreo ed un cristiano, ad esempio, hanno una relazione sessuale, il cristiano viene scomunicato e l'ebreo è ucciso. Rachel è innamorata di un giovane uomo che crede di essere uno studente ebreo. In realtà, si tratta di Léopold, principe della regione, non soltanto cristiano, ma anche promesso sposo alla principessa Eudoxie.

Rachel ha invitato Léopold a celebrare la Pasqua ebrea nella Comunità, assistendo al momento in cui Éléazar e gli altri ebrei cantano la loro preghiera di Pasqua. Rachel diventa sospettosa che l'amato non sia quello che sembra, quando osserva che Léopold rifiuta il pezzo di pane senza lievito che la donna gli offre. A quel punto l'eroina riconosce che Léopold è un cristiano. Rachel è sconvolta, gli rimprovera che celando la sua vera identità, Léopold ha offeso non soltanto suo padre, ma il suo onore ed il suo Dio. Gli ricorda le conseguenze terribili che le attendono tutti due. Egli promette che rispetterà il loro amore e la difenderà. Rachel gli crede e decide di abbandonare suo padre. Ma sono presto scoperti da Éléazar e che maledice Léopold che scappa.

Rachel lo segue al palazzo dove si svela l'amore del principe per l'ebrea, un'azione che condurrà alla morte per lei ed alla scomunica per lui. Éléazar li ha seguiti e tutti e tre sono condotti in prigione. Nella scena seguente, Eudoxie chiede ed ottiene il permesso di parlare a Rachel nella prigione. Prega Rachel di salvare Léopold dichiarando la sua innocenza. Eudoxie supplica Rachel di confessare che l'amore per il principe non era ricambiato e dopo una straordinaria aria, Rachel confessa per salvare l'innamorato.

Eudoxie prende congedo. Il cardinale di Brogni appare e dice a Rachel che ha la possibilità di salvare tutti. Chiede a Éléazar di convertirsi al cristianesimo, ma Éléazar risponde inizialmente che preferirebbe morire, quindi decide di vendicarsi del cardinale. Gli ricorda l'incendio nella sua casa a Roma di tanti anni fa e che la sua piccola figlia non è morta. Gli dice che è stata salvata da un ebreo e che soltanto lui, Éléazar, lo conosce. Éléazar lo minaccia: il segreto morirà con lui, se verrà ucciso. Brogni lo supplica, ma invano. È in questo momento che Éléazar canta l'aria più bella dell'opera. Canta Rachel, quand du Seigneur. Si deplora e soffre cantando che solo lui in persona, che l'ha cresciuta e accudita come una figlia può salvarla, se ammette che non è suo padre e se dice al mondo che non è ebrea, ma cristiana e figlia del cardinale.

Tuttavia, alla fine decide improvvisamente di non a rendere mai Rachel ai cristiani. Éléazar e Rachel sono condotti verso l'impalcatura dove periranno nelle fiamme. Rachel è terrorizzata. Éléazar non rivela chi ella è in realtà è, ma le dice che può vivere se decide di convertirsi al cristianesimo. La ragazza, fieramente rifiuta e monta all'impalcatura prima di lui. Poiché il popolo richiede la loro morte, Brogni chiede a Éléazar:

“Dimmi, la mia figlia è sempre viva?„ “Sì„ “Signore, dove è? Éléazar mostra il ceppo mentre Rachel è gettata dentro e grida: “È la vostra figlia che perisce in queste fiamme

 
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Libri dimenticati:Aria

Post n°1289 pubblicato il 28 Novembre 2011 da odette.teresa1958

Daniel Kirschbaum è un giovane dalla voce stupenda che di professione fa il cantore in una sinagoga.
Decide poi di darsi alla lirica,cambia nome e diventa un famosissimo tenore,non senza tragedie personali e momenti difficilissimi,fino ad arrivare a cantare l'opera più difficile al mondo "La Juive"di Hàlevy.

 
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Frase del giorno

Post n°1288 pubblicato il 28 Novembre 2011 da odette.teresa1958

La vita è come la scaletta di un pollaio:breve e piena di m....

 
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