Messaggi del 09/12/2011

Ma alle donne che ci faccio?!

Post n°1361 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Rieccomi,cari lettori!Di chi parlo stavolta?Ma di Melchiorre Scozzagalli,che avrà anche 115 anni ma ancora suscita violente passioni nelle nostra tardone,paesane e non.
Non mi credete?Leggete un po'!
LUNEDI'- La Taide,decisissima a divetnare la settima signora Scozzagalli,oggi è andata da Melchiorre con l'intenzione di sedurlo e costringerlo al matrimonio riparatore.
Il poveraccio si è ritrovato a correre intorno al tavolo di cucina,tallonato da un'eccitatissima Taide.
Per fortuna è stato salvato dall'arrivo di Virgilio,che ha raffreddato i bollenti spiriti della Rospolotti con una secchiata d'acqua gelida
MARTEDI'- Dal medico Melchiorre ha incontrato la baronessa Amalasunta Strombazzoni-Bon,di anni 105 (una fanciullina al suo confronto)che il mese scorso è restata vedova del De Squinternatibus.
Dato che Melchiorre faceva orecchio da mercante alle sue velate allusioni sulla necessità di due povere anime solitarie di un po' di compagnia,la nobildonna,rotti gli indugi,gli è zompata sulle ginocchia.
Melchiorre,assia poco cavallerescamente,l'ha scaricata, facendole battere una sederata allucinante e si è dato alla fuga.
MERCOLEDI'- A quanto pare nella famiglia Strombazzoni-Bon la grullaia è ereditaria.
Oggi Melchiorre tornava in treno da Pistoia quando nel suo scompartimento è entrata Piccarda Strombazzoni-Bon,sorella dell'Amalasunta e nostra vecchia conoscenza (vedi "Ossessione d'amore")
Essendo loro due soli,la tardona si è esibita in un improvvisato spogliarello.
Un controllore l'ha tramortita a scarpate prima che passasse alle vie di fatto.
GIOVEDI'- 60 anni orsono Melchiorre aveva abbandonato sull'altare Cassiopea Puzzettoni che ha deciso che era giunto il suo momento ed ha cominciato a tampinare il poveraccio
Oggi gli ha fatto recapitare 144 rose rosse a gambo lungo irrorate di "Pisch du chat n5".
Risultato:tutti i condomi sono in ospedale con lo choc anafilattico e Cassiopea è stata denunciata per tentata strage
VENERDI'- Dato che buon sangue non mente la cugina di Cassiopea,Marcolfa Puzzettoni, si è buttata alla conquista di Melchiorre,facendogli ben 1344 telefonate oscene in un sol giorno.
E' stata denunciata per stalking.
SABATO- Albaletizia Piripicchi ha dato un passaggio allo Scozzagalli,che per non finire violentato si è dovuto buttare dall'auto in corsa,atterrando su un cespuglio di ortiche.
I moccoli si sono sentiti fino a Canicattì.
DOMENICA-Melchiorre è fuggito nottetempo dal paese,lasciando le sue fans nello sconforto.
E' passata una settimana.
I piagnistei della Taide fanno impazzire i Capricorni.
Le sorelle Strombazzoni-Bon hanno deciso di regolare i conti a schioppettate,ma essendo miopi come talpe ed avendo la mira scacia una ha impallinato Cuccurullo nella chiappa sinistra,l'altra in quella destra.
Adesso sono a Sollicciaiìno,in celle separate.
Le Puzzettoni sono ricoverate alla Luminaris in stato catatonico.
La Piripicchi è in Alaska per dimenticare.
E Melchiorre?
Si trova nel moastero del monte Athos,dove alle donne è proibito l'ingresso e ha fatto sapere che resterà lì a tempo indeterminato.
Stretta la foglia,larga la via,dite la vostra che ho detto la mia





 

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Agostina Segatori una figura sconosciuta

Post n°1360 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Agostina Segatori nasce nel 1843 in Ciociaria, forse ad Anticoli Corrado.
Durante un viaggio in Italia negli anni ’60/70 dell’ottocento Jean Baptiste Corot la sceglie come modella, portandola a Parigi. Qui conoscerà altri pittori importanti di cui sarà modella: Jean-Léon Gérome, Edouard Manet e Edgar Degas.
Nel 1872 incontra il pittore Edouard Dantan. La relazione dura fino al 1884. (Poi Dantan si sposerà con un’altra e morirà in un incidente nel 1897, per il ribaltamento della carrozza a cavallo).
Il 6 ottobre 1873 le nasce un figlio non riconosciuto da Dantan, Jean-Pierre, che prenderà il cognome Ségatori-Morière, dal patrigno (nel frattempo la madre si era sposata). Entrato al liceo di Vanves il 6 ottobre 1879, ne uscirà il 15 dicembre 1885, stabilendosi a Parigi in rue Mansart n.1 e aprendo un’attività di corniciaio e doratore in legno.
La Segatori ebbe anche una relazione sentimentale con il pittore svedese August Hagborg che le fece un ritratto, e uno glielo fece anche Manet, che fu venduto dal mercante Portier a Alexandre Cassat, fratello della pittrice Mary Cassat, e che ora si trova in una collezione privata di New York. (oltre ai famosi ritratti di Corot). Finita la carriera di modella il 10 aprile 1885 aprirà prima un cabaret nella rue Richelieu, che hiuderà presto i battenti, trasferendosi lo stesso anno in boulevard de Clichy n.62.
Questo locale, arredato con l’aiuto di Gauguin, Norbert Goeneutte, Ludovic Némo (pseudonimo di Emile Bernard), H. Tode, etc., con tavoli e sedie a mò di tamburelli, che richiamano l’insegna, in cui la padrona e le affascinanti sue giovani cameriere servono ai tavoli in costumi folcloristici della Ciociaria, diventerà presto un punto di riferimento per la giovane cultura pittorica dell’epoca a Montmartre.
La Segatori lo userà anche per esposizioni temporanee e per aste di dipinti di pittori suoi amici.
Organizzerà qui una mostra con opere di Edouard Dantan, Jean-Léon Gérôme, Bernard, de Pille e altri e lascerà nella primavera del 1887 carta bianca anche a Van Gogh, divenuto forse suo amante per pochi mesi, che organizzerà una mostra di crépons giapponesi, con opere dei suoi amici del Petit Boulevard (Bernard, Anquetin e altri).
Il locale, trasformato nel 1893 in Cabaret de la Butte, diventò poi il famoso Cabaret des Quat’Z’Arts, alla fine del secolo.
Agostina Segatori  morì nel 1910, portandosi nella tomba i segreti di una stagione irripetibile per la storia dell’arte moderna.
Di lei restano oltre agli stupendi ritratti già citati di Corot, Manet, Gérome, Degas, Hagborg, H.Tode e soprattutto Van Gogh, alcune opere di Dantan, che ritraggono lei e il figlio: nel 1873 un medaglione in cera di lei, Jupiter e Léda, L’Annonciation, molti ritratti del figlio, poi nel 1878: Femme turque assise faite rue Capron à Montmartre, Jean-Pierre en incroyable, Jean-Pierre en costume Breton, etc.
Nel 1884, nonostante la loro separazione, per decorare il locale della rue de Richelieu le dona Le portrait d’une Villervillaise, La mère Catin la Dufay, e un bouc  dipinto su un tambourin.

 

 
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Suzanne Valadon

Post n°1359 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Diceva a tutti di essere nata a Bessines-sur-Gartempe il 6 giugno del 1867, e raccontava spesso, forse per rendere misteriose le sue umili origini, di essere stata abbandonata ancora in fasce difronte alla cattedrale di Limoges.

In realtà, Marie-Clémentine Valadon, conosciuta dai più con il nome di Suzanne Valadon, naque il 23 settembre del 1865, dalla relazione che la madre Magdelaine Valadon, una cucitrice rimasta vedova, ebbe con uno sconosciuto identificabile in un ingegnere ferroviario o, più presumibilmente, nella figura di un lavandaio francese. Sta di fatto che Magdelaine Valadon, a causa delle precarie condizioni economiche, affidò inizialmente la piccola Marie-Clémentine alle cure di alcuni parenti, e risiedette poi per un breve periodo presso altri parenti di Nantes, fino a quando non decise di abbandonare Bessines-sur-Gartempe per trasferirsi a Parigi.

Madre e figlia si stabilirono a Montmartre, che ai tempi era ancora un quartiere semi-rurale e fungeva da confine tra la campagna ed il nucleo urbano, quindi proprio per questo non era difficile trovarvi affitti a basso costo. Allo stesso tempo Montmartre rappresentava un luogo di incontro tra numerose varietà linguistico-culturali-sociali, le quali contribuirono a creare una colorata comunità che aveva trasformato la collina parigina in un luogo effervescente, trasgressivo ed originale, in cui l'interazione e l'eterogeneità, produssero esiti sorprendenti.

Fu così che Marie-Clémentine crebbe fra la precarietà economica e l'indifferenza della madre, ma in uno scenario stimolante, i cui protagonisti avevano praticamente sovvertito le norme del tradizionale modello sociale francese. In questo contesto si inserisce pienamente la realtà degli artisti impressionisti, grazie ai quali proprio i protagonisti del mondo subalterno divennero a volte soggetti artistici, che riuscirono così a raggiungere, quantomeno idealmente, il tanto agognato riscatto sociale.

Anche Marie-Clémentine Valadon, adattandosi appieno alla vivacità di Montmarte e pur senza grandi strumenti culturali, andò alla ricerca di un'autonoma, precisa e connotata soggettività, fin da quando si dimostrò insofferente alle gerarchie lasciandosi espellere per cattiva condotta dal convento dove stava portando a termine gli studi primari.

La giovanissima Marie-Clémentine così, si ritrovò inaspettatamente proiettata nella realtà quotidiana caratterizzata dalla contingenza economica, che la spinse ad impegnarsi in umili lavori quali pasticcera, sarta, fiorista, fin quando, a quindici anni, piena di entusiasmo si unì ad un circo iniziando a fare l'acrobata cavallerizza. Ben presto però, a causa di una brutta caduta, dovette abbandonare la compagnia circense, ma riuscì comunque a trovare un altro lavoro in grado di appassionarla cominciando a posare per alcuni giovani artisti che, allora, avevano nomi sconosciuti, come Pierre Auguste Renoir e Henry de Toulouse-Lautrec. Con i suoi occhi blu, la pelle di madreperla, la statura media e le perfette proporzioni, ed il suo fascino sensuale ed acerbo, nel giro di poco tempo, la “bellissima Marie”, come la chiamavano gli artisti per i quali posava, divenne una delle modelle preferite di coloro che invece diventeranno le pietre miliari del gruppo degli impressionisti.

La carriera di modella artistica fu per Marie una sorta di preludio dei propri interessi artistici e pittorici. Nell'arco di poco, oltre che da Renoir e Touluse-Lautrec, la giovane venne ritratta da Puvis de Chavannes (per il quale posò per sette anni), Jean-Jacques Henner, Federico Zandomeneghi, Giuseppe De Nittis, Gustave Wertheimer e Hector Leroux.

Marie fu anche amante di Renoir e Touluse-Lautrec, i quali, insieme ad altri artisti, la spronarono alla pittura la incoraggiarono a sviluppare da autodidatta la propria passione creativa. Fu proprio Touluse-Lautrec, inoltre, a suggerirle lo pseudonimo di Suzanne Valadon, nato dal fatto che la giovane, posando nuda per i suoi anziani “amanti-artisti”, evocava l'episodio biblico, poi divenuto ricorrente tema iconografico, di “Susanna e i vecchioni”.

Tra tutti i pittori che Suzanne Valadon conobbe, possiamo riconoscere sicuramente in Edgar Degas il suo più grande estimatore, che non smise mai di incoraggiarla e di offrirle suggerimenti e consigli. Degas manifestò fin da subito nei confronti di Suzanne un profondo rispetto ed accettò di svelarle i segreti delle diverse tecniche di esecuzione, ma oltre a ciò acquistò le prime opere della pittrice per spronarla, e comunque non smise mai di collezionare i disegni della “terribile Marie”, come lui amava chiamarla. Per Suzanne, Edgar Degas fu forse l'unica vera amicizia, e probabilmente incarnò, in parte, la figura paterna che fu totalmente assente nella vita della stessa pittrice.

I primi soggetti che Suzanne iniziò a dipingere sulle sue tele erano animali come gatti, cani e cavalli, con le cui raffigurazioni la pittrice iniziò ad esercitarsi fin da giovanissima, ai tempi dell'esperienza circense, dimostrandosi, sin dagli esordi, una perfezionista, riuscendo infatti a lavorare anche parecchi anni su una tela, prima di portarla a termine.

Con l'esercizio e la pratica pittorica, e totalmente da autodidatta (solamente nel 1897 l'Ecole National des Beaux-Arts aprirà l'insegnamento artistico anche alle donne), Suzanne Valadon riuscì gradualmente ad acquisire importanti elementi tecnici ed esecutivi che ben presto, uniti al forte talento istintivo, fecero sì che le opere realizzate iniziassero a raggiungere un eccellente livello qualitativo ed espressivo, e iniziassero ad essere caratterizzate da un'importante forza compositiva. Significativo è l'autoritratto che l'artista dipinse nel 1883, dal quale, al contrario del ritratto che Renoir le dedicherà lo stesso anno, possiamo desumere l'energica determinazione e la forza interiore, che furono vitali risorse alle quali la pittrice fece sempre affidamento per superare le ostilità che la vita le pose difronte.

Probabilmente la condizione più difficile che si trovò ad affrontare fu quella di ragazza-madre, quando nel 1883, precisamente il 26 dicembre, scelse irremovibilmente di accogliere il piccolo Maurice, inizialmente di padre ignoto, ma che venne poi riconosciuto nel 1891 dal giornalista spagnolo Miguel Utrillo. Maurice Utrillo diverrà un famosissimo paesaggista e farà parte di quella cerchia di artisti, tra i quali vi erano anche Picasso, Modigliani, Matisse e Chagall, che agli inizi del '900 contribuirono a rendere Parigi la capitale della cultura europea.

Maurice, che paradossalmente con i suoi successi oscurerà la figura artistica della madre, rimase sempre al primo posto nei pensieri di Suzanne, la quale nel 1896 accettò addirittura di sposarsi con Paul Mousis, un agente di cambio appartenente alla media borghesia parigina, che fu in grado di garantire il sostentamento le cure di cui Maurice, che aveva problemi psichici uniti alla dipendenza da alcool (frequenti furono i suoi ricoveri in sanatori e manicomi), necessitava. Fu proprio per aiutare il figlio a superare i suoi problemi che Suzanne si trasferì con lui in campagna e lo avviò alla pittura, salvandolo anche nel 1924, quando Maurice, ormai acclamato pittore parigino, tentò il suicido. Maurice Utrillo rappresentò indubbiamenre la più grande vittoria che Suzanne Valadon ottenne nei confronti della vita.

Dal punto di vista artistico invece, il primo importante riconoscimento personale per Suzanne arrivò nel 1894, anno in cui l'artista riuscì ad esporre un proprio disegno firmato alla Société National des Beaux-Arts, e risultò l'unica donna ad essere ammessa alla galleria che era stata recentemente fondata da Puvis de Chavannes, uno degli ex maestri-amanti della stessa Suzanne.

Nelle sue opere ovviamente è facile individuare l'influsso della “lezione” di Degas, i cui insegnamenti verranno seguiti anche nella scelta dei temi iconografici, come ad esempio è possibile notare nella serie delle bagnanti, ma non è difficile ritrovare altre influenze come quelle date da Gauguin e dalla scuola di Pont-Aven. Per contro invece, un elemento in cui Suzanne Valadon si differenziò da alcune tendenze del momento, sta nel fatto che l'artista prese le distanze da alcune tematiche iconografiche inerenti la vita del mondo borghese, che era invece molto cara alla corrente impressionista. Suzanne, come per esaltare le proprie umili origini, predilesse la raffigurazione della cura quotidiana e degli affetti domestici, che in alcuni casi vennero anche esaltati tramite la rappresentazione dei familiari, tra i quali ritroviamo in primo luogo il figlio Maurice (Portrait de Maurice Utrillo devant son chevalet - 1921), affiancato dal giovane pittore suo amico Andrè Utter (Portrait de la famille Utter - 1923), con il quale Suzanne, dopo essersi divorziata da Paul Mousis, si sposò nel 1914 dando origine così ad trio di artisti, che, vivendo insieme fra litigi ed armonia, venne definito dalla stampa parigina, come “Trinità infernale”.

Oltre alle tematiche familiari Suzanne si dedicò anche alla rappresentazione paesaggistica, a volte intrapresa durante viaggi, come nel caso del soggiorno in Corsica, durante il quale ebbe origine il ciclo pittorico dedicato ai paesaggi dell'isola francese (Le paysage Corse – 1913), caratterizzato, come le altre opere paesaggistiche, da visioni armoniche e serene ma, allo stesso tempo, dalla forza della composizione e dai colori vibranti.

Probabilmente però, tra tutti i temi pittorici, quello più ricorrente nella produzione di Suzanne Valadon, fu la raffigurazione dei nudi femminili, tramite i quali non vengono mai evocati falsi pudori, ma non viene nemmeno espressa la carnalità seduttiva, e a volte anche volgare, frequentemente presente nelle tele di altri pittori. Le donne di Suzanne, pur mostrando la pienezza delle proprie forme floride e graziose, sembrano allo stesso tempo sempre aver bene in mente la caducità delle proprie carni, che non vivranno mai un'eterna primavera. Ciò si può ritrovare in quasi tutti i suoi nudi femminili, ad eccezione che in Adam et Eve (1909), dove viene pienamente celebrata ed esaltata la fisicità della coppia ritratta, che senza dubbio rimanda alla coppia reale creata dal giovane Utter con la stessa Suzanne.

Altre tendenze stilistiche e pittoriche sono quelle che l'artista apprese dal gruppo dei Fauves e dall'orientalismo di Henri Matisse, che verranno ad esempio impresse in opere quali la Chambre bleue (1923), in cui tuttavia ritroviamo anche rimandi alle opere di Toulouse-Lautrec nella postura della donna e alle opere di Cézanne nella plasticità della figura.

Volendo individuare la principale tendenza artistica di Suzanne Valadon, dobbiamo sicuramente porre l'accento su un aspetto quasi “rivoluzionario” delle sue tele. Mentre nelle opere degli impressionisti era celebrata l'egemonia politico-sociale della classe borghese ed erano messe in secondo piano le classi proletarie, la pittura di Suzanne poneva l'accento proprio sulla precarietà e sulle umili condizioni delle classi subalterne, alle quali lei stessa apparteneva e che nelle sue opere assumono una fortissima dignità, con la quale quotidianamente venivano eroicamente affrontate le difficoltà date dalla sopravvivenza quotidiana.

Nel corso della sua vita Suzanne riscosse grandi successi e riconoscimenti, partecipò a numerosi saloni ed organizzò esposizioni personali, ma soprattutto riuscì a trasporre nei propri dipinti la fierezza della sua autonomia, accompagnata da un'enorme forza di volontà: è in questo modo che nacque e si definì il linguaggio artistico di Suzanne Valadon, che fin dagli esordi risultò vigoroso e lontano dalle mezze misure, rimanendo tale fino al 7 aprile 1938, giorno in cui la morte la sorprese proprio difronte al cavalletto.

 
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E' finita l'estate (Tarkowskij)

Post n°1358 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

È fuggita l'estate,
più nulla rimane.
Si sta bene al sole.
Eppur questo non basta.

Quel che poteva essere
una foglia dalle cinque punte
mi si è posata sulla mano.
Eppur questo non basta.

Ne' il bene ne' il male
sono passati invano,
tutto era chiaro e luminoso.
Eppur questo non basta.

La vita mi prendeva,
sotto l'ala mi proteggeva,
mi salvava, ero davvero fortunato.
Eppur questo non basta.

Non sono bruciate le foglie,
non si sono spezzati i rami...
Il giorno è terso come cristallo.
Eppur questo non basta.

 
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Libri dimenticati:Animal factory

Post n°1357 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

La storia autobiografica di un delinquete diventato scrittore

 
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Frase del giorno

Post n°1356 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

I buchi neri sono dove Dio ha diviso per zero

 
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