Messaggi del 14/12/2011

La regina Vittoria e il Munshi

Post n°1393 pubblicato il 14 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

La scoperta dei diari redatti da Abdul Karim durante 10 anni trascorsi a Londra, aggiunge ulteriori particolari alla stretta relazione affettiva intercorsa tra la regina Vittoria e il giovane indiano, già accuratamente investigata da Shrabani Basu nel suo saggio Victoria and Abdul



Karim AbdulKarim Abdul aveva solo 24 anni quando fu inviato a Londra dalla natale Agra, dove operava come impiegato alla prigione centrale, per servire al banchetto col quale si celebravano i 50 anni di regno della regina Vittoria, il Golden Jubilee del 1887: un regalo dall'India tra i tanti giunti per la sovrana. Ma, nel giro di un solo anno dal suo arrivo, il giovane e slanciato indiano era già diventato una figura di primo piano a corte; insignito del titolo di Munshi, o insegnante, in principio istruì semplicemente la regina in lingua Urdu e Hindi. Ma la sua influenza sulla vita della sovrana divenne da allora sempre più profonda e assai maggiore di quella che già aveva esercitato su di lei John Brown, un servitore scozzese divenuto suo confidente e intimo amico dopo la morte dell'adorato marito, il principe consorte Alberto scomparso nel 1861.

Karim arrivò a corte 4 anni dopo la morte di Brown, sorpassandolo di gran lunga nella considerazione e nell'affetto ottenuti dalla regina Vittoria, che firmava le lettere a lui indirizzate come La vostra Amorevole Madre o La Vostra più intima Amica o, addirittura, secondo Shrabani Basu, che ne ha puntualmente ricostruito la vicenda, con un profluvio di baci: una cosa effettivamente piuttosto inusuale, al tempo.

" Si è trattato certamente di una relazione appassionata che si sviluppò su molti livelli, al di là del simbolico legame madre-figlio, tra il giovane uomo e la sovrana che, all'epoca, aveva già più di 60 anni" chiarisce Basu. Tuttavia, dichiara l'autrice, "E' improbabile che fossero amanti in senso stretto, anche se vi furono chiacchiere a proposito di una notte da loro trascorsa da soli in un cottage di montagna dove, pare, la regina si ritirasse in precedenza con John Brown."

La profondità dell'affetto provato dalla regina per Karim è data anche dalle sue disposizioni testamentarie, nelle quali volle che l'uomo fosse incluso tra i principali cerimonieri al momento della sua morte, pur conoscendo la violenta opposizione che ciò avrebbe incontrato nella Casa reale. "Se la famiglia reale già aveva detestato Brown, per Karim l'odio era totale" dichiara Basu.

Lui le insegnò con successo a scrivere in Urdu e in Hindi, oltre a introdurre la sovrana alle particolarità gastronomiche della sua terra d'origine. Quello del curry, divenne infatti uno dei profumi quotidiani e irrinunciabili alla mensa di Vittoria, mentre Karim veniva poco a poco nominato suo Segretario personale e ricoperto di onorificenze e privilegi, tra i quali quello di mostrarsi a corte in abiti tradizionali indiani, armato di spada e ornato di medaglie, oltre a poter farsi raggiungere in Inghilterra dai familiari indiani. Suo padre fu la prima persona alla quale venne concesso di fumare la Hookah, la pipa ad acqua, nel castello di Windsor, nonostante la nota avversione della regina per il fumo. A Karim venivano sempre riservati i posti migliori a teatro e quelli d'onore ai banchetti, giocava a biliardo nei palazzi reali, accompagnava la regina nei suoi viaggi e si spostava per mezzo della carrozza privata da lei assegnatagli munita di inservienti.

In qualità di munshi, Karim divenne presto anche il principale consulente e consigliere della regina in materia di affari indiani: "mentre l'impero britannico si trovava al suo apogeo, un giovane musulmano occupava un posto di strategica importanza a fianco della sovrana " conclude Basu.

Fu una relazione giudicata incomprensibile e altamente scandalosa, a corte. Tali furono i sentimenti di ripulsa nutriti verso Karim Abdul dalla famiglia reale che, solo poche ore dopo la conclusione dei solenni funerali della regina, morta al principio del 1901, suo figlio Edoardo VII lo fece cacciare senza alcuna cerimonia, ordinando inoltre che tutti i documenti relativi alla loro relazione, conservati in India e in Gran Bretagna, venissero immediatamente distrutti. Solo l'eccellente lavoro investigativo svolto da Basu ha fatto sì che la loro storia d'amore tornasse alla luce e venisse poi illuminata ulteriormente dal rinvenimento dei diari, conservati dai discendenti di Karim Abdul a partire dalla sua morte avvenuta nel 1909.

Gli scritti, uniti a parti della corrispondenza intercorsa tra l'uomo e la sovrana, erano stati portati in India dallo stesso Karim e da suo nipote Abdul Rashid, dove la famiglia era tornata a seguito dell'espulsione subìta. Vennero poi fortunosamente trafugati dai discendenti in Pakistan, dove la famiglia riparò all'ora della sanguinosa Partition indiana nel 1947. Quando uno degli ultimi discendenti di Karim lesse su di un quotidiano locale notizia del saggio storico scritto da Basu a proposito di quel suo avo, si mise in contatto con l'autrice, rivelandole l'esistenza di quei diari, custoditi fino a oggi da un altro ramo della famiglia a Karachi

 
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John Brown e la regina Vittoria

Post n°1392 pubblicato il 14 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

John Brown (December 8, 1826 – March 27, 1883) was a Scottish personal servant and favourite of Queen Victoria of the United Kingdom for many years. He was appreciated by many (including the Queen) for his competence and companionship, and resented by others for his influence and informal manner. The exact nature of his relationship with Victoria was the subject of great speculation by contemporaries, and continues to be controversial today
Early life

Brown was born in Crathie, Aberdeenshire, to John Brown and Margaret Leys, and went to work as an outdoor servant (in Scots ghillie or gillie) at Balmoral Castle, which Queen Victoria and Prince Albert purchased in 1853.
Relationship with Victoria

After Albert died in 1861, Brown became Victoria's personal servant. She was so grateful for his service (and his manner toward her, which was much less formal than that of her other servants, though extremely protective of her) that she awarded him medals and had portrait paintings and statues made of him.

Victoria's children and ministers resented the high regard she had for Brown, and, inevitably, stories circulated that there was something improper about their relationship. The Queen's daughters joked that Brown was "Mama's Lover," while Edward Stanley, 15th Earl of Derby wrote in his diary that Brown and Victoria slept in adjoining rooms "contrary to etiquette and even decency".
Several sketches of a person's head, some in color.
A young John Brown as sketched by Queen Victoria

The diaries of Lewis Harcourt contain a report that one of the Queen's chaplains, Rev. Norman Macleod, made a deathbed confession repenting of his action in presiding over Queen Victoria's marriage to John Brown. Debate continues over what credence to give this report. It should be emphasised that Harcourt did not receive the confession directly (he was nine at the time that Macleod died) but that it passed (if it did) from Macleod's sister to the wife of Henry Ponsonby, the Queen's private secretary, and thence to Harcourt's father Sir William Harcourt, the then Home Secretary. Sir William served as Home Secretary in the final three years of Brown's life. While it is true that some widowed monarchs (including Louis XIV of France) have contracted private marriages with their servants, there is little evidence that Victoria married Brown.

Perhaps the most compelling evidence of the depth of Victoria and Brown's relationship comes from the pen of the Queen herself. A recently discovered letter written by Victoria shortly after Brown's death, to Viscount Cranbrook, reveals the true extent of the loss:

'Perhaps never in history was there so strong and true an attachment, so warm and loving a friendship between the sovereign and servant ... Strength of character as well as power of frame – the most fearless uprightness, kindness, sense of justice, honesty, independence and unselfishness combined with a tender, warm heart ... made him one of the most remarkable men. The Queen feels that life for the second time is become most trying and sad to bear deprived of all she so needs ... the blow has fallen too heavily not to be very heavily felt...'

The phrase 'life for the second time' relates to the death of her husband Prince Albert. The historian who discovered the letter believed that it suggested that Victoria, in her mind, equated Brown's death with Albert's, and that she therefore viewed him as more than a servant. Whether Brown and Victoria were actual lovers, however, is impossible to prove.

Those who believe that the Queen saw Brown as little more than a servant point to the fact that after his death she became similarly attached to an Indian servant, Abdul Karim (the Munshi), one of two who had come to work for her in late June 1887. She called him the Munshi, and he came to be resented even more than John Brown had been: unlike Brown, whose loyalty was without question, there was evidence that the mendacious and manipulative Karim exploited his position for personal gain and prestige.


The Death of Queen Victoria reveals that Victoria had entrusted detailed instructions about her burial to her doctor, Sir James Reid (in lieu of Brown himself, who had died in 1883: the Queen's wish had been for him to attend to her). These included a list of the keepsakes and mementoes, photographs and trinkets she wished to be placed into the coffin with her: along with Albert's dressing gown and a plaster cast of his hand, the Queen was buried with a lock of Brown's hair, his photograph, and a ring worn by Brown's mother and given to her by Brown, along with several of his letters. The photograph, wrapped in white tissue paper, was placed in her left hand, with flowers discreetly arranged so as to hide it from view. The ring she wore on the third finger of her right hand.

The statues and private memorials that Victoria had created for Brown were destroyed and discarded at the order of her son, Edward VII, with whom Brown had often clashed and who bitterly resented Brown for his influence on his mother.

 
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Io come voi (Merini)

Post n°1391 pubblicato il 14 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Io come voi sono stata sorpresa
mentre rubavo la vita,
buttata fuori dal mio desiderio d'amore.
Io come voi non sono stata ascoltata
e ho visto le sbarre del silenzio
crescermi intorno e strapparmi i capelli.

 
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Libri dimenticati:La signora De Winter

Post n°1390 pubblicato il 14 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Seguito ideale di "Rebecca la prima moglie"di Dafne Du Maurier.
Cosa è successo a Maxim e alla moglie dopo l'incendio Manderley?

 
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Frase del giorno

Post n°1389 pubblicato il 14 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Poichè nessuno sa di chi sono figli,Qui,Quo e Qua probabilmente non avevano la mamma papera ma maiala (Anonimo)

 
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