Messaggi del 23/01/2012

Scrittori dimenticati:Carlo Alianello

Post n°1707 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Nato a Roma il 20 marzo 1901 da famiglia lucana, originaria di Missanello, Carlo Alianello, professore di Liceo, poi ispettore presso il ministero della Pubblica istruzione, rivisita la Lucania-Basilicata attraverso i ricordi e la storia dei suoi avi: attraverso suo padre, ma, ancor di più, attraverso suo nonno, che fu ufficiale borbonico, quando il "legittimo" re Francesco II fu cacciato dalle truppe garibaldine delle Camicie Rosse, che tutto potevano dirsi fuor che un esercito regolare e legittimato. Non mancò, infatti, chi le giudicò bande di ladroni (che, certamente, non mancavano).

Il nonno di Carlo Alianello, ufficiale fedele al suo Re borbonico, non volle mai arrendersi e sconfessare la sua fede e il giuramento di soldato. La storia, però, lo collocò dalla parte dei vinti e, quindi, secondo il pensiero di Carlo Alianello, dalla parte di coloro che hanno torto. Non contano, infatti, quando si è dalla parte dei vinti, gli ideali dell'onore, della coerenza e della fedeltà alla propria causa, ché, come per Dante, la colpa segue sempre "la parte offensa".

L'obiettivo storico-culturale-narrativo di Carlo Alianello, pertanto, spinto com'era da una motivazione tutta etica e morale, fu quello di condurre una coraggiosa e persino dissacrante rivisitazione della storia del Risorgimento che, per il Sud, significò, non la liberazione, come la retorica dei vincitori ha sempre proclamato, ma la tragica occupazione di un paese libero da parte di una potenza straniera. La tesi, molto discutibile, mentre anticipava, soprattutto con L'Alfiere (Torino, Einaudi, 1943, poi Osanna, Venosa, 2000), le note posizioni che sarebbero state del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, induceva, in modo affatto naturale, a posizioni strenuamente polemiche e a volte incautamente forzate. Ciò accadeva soprattutto nel saggio La conquista del Sud, (Milano, Rusconi, 1972), "summa" del pensiero storico-politico di Alianello, che, scritto negli ultimi anni, portava tutti i segni del risentimento e del rancore, tipico di chi, convinto di aver predicato la verità per tutta la vita, si sente relegato tra gli esclusi e gli emarginati, cioè, ancora una volta, tra i vinti. In quel saggio Alianello non era conservatore, ma arrabbiato reazionario, impegnato in una impossibile difesa totale, e quindi acritica, del borbonismo e, naturalmente, del brigantaggio. Per altro verso, però, essendo egli un cattolico, mentre dalla fede era indotto a concepire la letteratura come uno strumento di educazione, d'altra parte assumeva il distacco necessario a comprehendere, in un abbraccio "pietoso", vincitori e vinti, in nome di un'umanità comune agli uni e agli altri, anche se, per ovvie ragioni, la sua simpatia era rivolta soprattutto a coloro che dalla storia, dalle armi e dai potenti, e quindi anche dalla storiografia ufficiale, ebbero torto.

La fede religiosa, dunque, toglieva ad Alianello il sorriso distruttivo e nichilista che fu di Tomasi di Lampedusa, per il quale non esistevano vinti e vincitori, né esistevano ideali e idealisti, sognatori e utopisti. Carlo Alianello, in virtù della sua fede, si consolava pensando che per i vinti, condannati dalla giustizia umana, ci sarebbe stata, un giorno, una giustizia nell'altro mondo. Non per nulla i suoi "eroi" spesso chiudono la vita nella preghiera. In tal senso, egli sentì molto la lezione del Manzoni, che ebbe a modello di scrittore. Anche lui, infatti, a proprio genere letterario scelse il romanzo storico, sempre ampio, sempre documentato e sempre organizzato con puntigliosa cohaerentia in tutte le sue parti. Come Manzoni, cioè, anche Alianello fu un buon architetto della scrittura, spesso un po' freddo, talvolta prolisso e sottile ragionatore. Quando però scese nel cuore dei suoi personaggi, a scandagliarne l'umanità, toccò momenti di alta intensità lirica. Lo si rileva in Soldati del Re (Milano, Mondatori, 1952, poi Osanna, Venosa, 1989), nel citato Alfiere, ma soprattutto nella Eredità della priora (Milano, Feltrinelli, 1963, poi Osanna, Venosa, 1993, con prefazione di Giovanni Caserta), tra i migliori che il Novecento abbia prodotto. Completamente deludente è invece L'inghippo (Milano, Rusconi, 1973), infelice fin nel titolo, perché vi trionfano un moralismo artefatto e la pregiudiziale politico-ideologica antirisorgimentale e antiliberale di cui si è detto. Altre opere degne di ricordo, in cui prevalente è il motivo religioso, sono: Maria e i fratelli (1955), Nascita di Eva (1966), Lo scrittore e la solitudine (1970).

Alianello morì a Roma il 1° aprile 1981.

 
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Scrittori dimenticati:Morris West

Post n°1706 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Morris Langlo West (Melbourne, 26 aprile 1916Sydney, 9 ottobre 1999) è stato uno scrittore australiano.

Biografia 

Appartenente ad una famiglia cattolica di origini irlandesi, studiò presso il collegio dei Fratelli Cristiani di St. Kilda e nel 1937 si laureò a Melbourne. Trascorse dodici anni come insegnante di inglese, francese e storia europea nelle scuole dei Fratelli Cristiani, ma non pronunciò mai i voti perpetui per entrare definitivamente come religioso nella congregazione.

Durante la II guerra mondiale fu arruolato nel servizio di informazione alleato. Nel 1955 lasciò il suo Paese e trascorse molti anni in Italia, Inghilterra, Austria e Stati Uniti (rientrò in Australia solo nel 1980).

Il suo primo successo letterario fu il romanzo L'avvocato del diavolo (1959), vincitore del James Tait Black Memorial Prize, al quale fece seguito una serie di romanzi fantapolitici ricchi d'intreccio e di suspense. Tra essi vanno ricordati: La figlia del silenzio (1961), Nei panni di Pietro (1963), L'ambasciatore (1965), La torre di Babele (1968), Scandalo all'assemblea (1970), Lupo rosso (1971), La salamandra (1973), L'arlecchino (1975), I giullari di Dio (1979), L'arcicorruttore (1987), Un tocco da maestro (1989), Lazzaro (1990), Il grande mediatore (1991).

Si spense mentre stava lavorando al suo ventottesimo romanzo, ispirato alla vicenda di Giordano Bruno, che avrebbe intitolato L'ultima confessione, pubblicato postumo nel 2000.

 
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Scrittrici dimenticate:Georgette Heyer

Post n°1705 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Georgette Heyer (Wimbledon, 16 agosto 1902Londra, 4 luglio 1974) è stata una scrittrice inglese.

Biografia 

Il suo primo romanzo pubblicato fu La falena nera, scritto a diciassette anni per divertire il fratellino convalescente. La sua bravura, riconosciuta fin dagli esordi, le permise di essere d'aiuto alla propria famiglia, e, in particolare, al marito Ronald Rougier.

Opere 

I primi romanzi storici della Heyer sono per lo più ambientati nel XVIII secolo e comprendono Beauvallet e Masquerade (in italiano). Successivamente, la scrittrice creò i suoi lavori più originali, ambientati nel periodo della Reggenza: tra questi si ricordano Venetia, Il gioco degli equivoci e Il dandy della reggenza.

Scrisse anche Romanzi gialli, ambientati in Inghilterra tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, molti dei quali hanno la classica ambientazione da casa di campagna. Inoltre, scrisse romanzi storici, ambientati in periodi diversi, e anche vari racconti. L'ultimo lavoro, My Lord John, è stato pubblicato postumo.

 
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Scrittrici dimenticate:Flavia Steno

Post n°1704 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Nata a Lugano nel 1877 da famiglia italiana, Flavia Steno si trasferisce ventenne a Genova, che diviene la sua città di adozione. Nel quaderno a lei dedicato sono approfonditi alcuni risvolti della sua biografia e indagati certi suoi interessi meno noti, ad esempio il côté cinematografico. Degna di attenzione appare senza dubbio la campionatura che la pubblicazione offre della sua scrittura, così da verificare l’abilità della giornalista e la finezza della narratrice, la non superficiale conoscenza della cultura europea del tempo, l’attenzione per i temi femminili, sempre inseriti in un preciso contesto sociale. Il quaderno contiene anche una bibliografia dei romanzi pubblicati dalla Steno (oltre settanta). Un’impresa riepilogativa tutt’altro che facile per la vastità della sua produzione, le infinite ristampe, la scarsa considerazione che la cultura accademica ha mostrato nei confronti di una narrativa ingiustamente valutata come “marginale"

 
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John Wycliffe

Post n°1703 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

uesto filosofo francescano, docente presso l'Università di Oxford, recependo l'ostilità dei cittadini inglesi contro lo strapotere della chiesa cattolica feudale del proprio paese, ebbe il coraggio di criticare la pretesa del papato di riscuotere le imposte in Inghilterra, difendeva il diritto del re inglese di secolarizzare le terre ecclesiastiche, dichiarava che lo Stato non poteva dipendere dalla chiesa e che anzi era la chiesa a dover dipendere dallo Stato nelle questioni di carattere civile. Per questa ragione il papa Gregorio XI lo accusava degli stessi errori di Marsilio da Padova.

Chiedeva addirittura l'eliminazione dell'episcopato, in quanto il capo della Chiesa non poteva essere il papa, ma solo Gesù Cristo. Respingeva la dottrina delle indulgenze, la remissione dei peccati da parte dei sacerdoti, ovvero il loro potere di "salvare le anime", la confessione auricolare, il dogma della transustanziazione, nonché il culto dei santi, proclamava la Bibbia come unica fonte della rivelazione (e la tradusse in inglese).

Le sue idee ebbero grandissima influenza su tutti i riformatori di estrazione borghese della chiesa inglese (in Boemia furono riprese da Jan Huss). I feudatari e la stessa corona lo appoggiarono, perché i papi di Avignone avevano sostenuto la Francia durante la guerra dei Cento Anni (1337-1453).

Nel 1377 fondò l'ordine dei Poveri Predicatori (successivamente soprannominati Lollardi), ma dopo la rivolta contadina del 1381 l'Università di Oxford contestò le sue tesi sulla povertà evangelica e sul carattere puramente simbolico dell'eucarestia. Subì dal tribunale ecclesiastico due processi, ma non fu condannato perché protetto dalla corona.

Il Concilio di Costanza nel 1414 lo condannerà invece per eresia, insieme a Jan Huss e Girolamo di Praga. Pur essendo già morto, il corpo di Wycliffe fu riesumato e arso sul rogo nel 1428 dal vescovo di Lincoln.

 
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I Lollardi

Post n°1702 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Contro le ricchezze smisurate e gli abusi della chiesa inglese intervennero, nella seconda metà del XIV sec., i cosiddetti Lollardi, predicatori itineranti popolari, seguaci di Wycliffe ma più radicali, in quanto alle accuse antiecclesiastiche univano anche quelle antinobiliari e antimonarchiche. John Ball infatti incitava i contadini (i cosiddetti "villani") a insorgere, ad abbandonare i feudi, il servaggio e a organizzare reparti armati contro i feudatari, i ricchi mercanti, i funzionari del re, e chiedeva ai salariati e ai garzoni delle corporazioni urbane di appoggiarli.

Il nome Lollardo proveniva da un movimento evangelico nato dopo il 1300 in Olanda (lollaerd significava "salmodiante"), come diramazione dei Begardi.

I Lollardi parteciparono alla rivolta contadina del 1381, capeggiata dal conciatetti Wat Tyler, nell'Essex e nel Kent (contee confinanti con Londra), scoppiata in occasione delle nuove tasse straordinarie che re Riccardo II (1377-1399) aveva imposto per riprendere la guerra contro la Francia.

I contadini devastarono le tenute nobiliari e i monasteri, prelevavano bestiame e beni mobili, incendiavano i documenti riguardanti le obbligazioni dei lavoratori, e molti feudatari furono costretti ad abolire la servitù della gleba, le corvées, a diminuire i tributi.

A Londra, con l'appoggio della popolazione povera della città, incendiarono le case dei consiglieri reali e dei ricchi mercanti stranieri, uccidendo i giudici colpevoli di corruzione e aprendo le prigioni.

Presentarono le loro richieste (Programma di Mile-End, sobborgo vicino a Londra) al re Riccardo II, con cui chiedevano l'abolizione del servaggio, delle corvées, la sostituzione di qualunque rendita in natura con piccoli pagamenti in denaro, l'introduzione del libero commercio in tutta l'Inghilterra e l'amnistia per gli insorti.

Il re accettò e i contadini più agiati tornarono ai loro paesi. Quelli meno abbienti invece, capeggiati da Tyler e Ball, chiedevano col Programma di Smithfield (altro sobborgo presso le mura della città) cose più radicali: confisca delle terre dei vescovi, dei monasteri e dei sacerdoti, ripartizione delle terre tra i contadini, soppressione di tutti i privilegi feudali, uguaglianza dei ceti, abolizione delle leggi sui lavoratori, restituzione delle terre comuni rapinate dai feudatari.

Tuttavia, durante le trattative Tyler fu ucciso a tradimento dal sindaco di Londra. Temendo la rivolta, ai contadini vennero fatte ogni sorta di promesse ed essi se ne andarono. Ma il re ordinò ai cavalieri di tutte le contee di inseguirli e di catturarli, vivi o morti: quelli che si arresero furono impiccati. Anche Ball morì e il Programma di Smithfield fu revocato (la rivolta diede comunque il colpo di grazia al servaggio in natura). I Lollardi saranno condannati dal vescovo Buckingham nel 1394, dopodiché furono sterminati dai roghi.

Teorie religiose dei Lollardi

Le teorie dei Lollardi costituiscono il sostrato culturale di quella Riforma protestante che prenderà il nome di "anglicana". Essendo antiecclesiastici per definizione, essi predicavano che la salvezza non si ottiene dalle opere di fede pubblica ma unicamente dall'osservanza delle leggi di Dio e della preghiera privata. Diffondevano l'uso della Bibbia presso le popolazioni incolte.

Erano contrari al primato del papa sull'intera chiesa e contrari al primato della chiesa di Roma su quella europea, nonché a qualunque venerazione di santi e teologi (specie quelli posteriori al Mille) che non avessero messo in discussione i suddetti primati.

Giudicavano "simoniaca" la chiesa romana ed erano contrari alla vendita delle indulgenze, ma anche a qualunque forma di devozione liturgica che utilizzasse mezzi o strumenti religiosi come oggetti magici, aventi cioè proprietà intrinseche, quindi erano contrari all'efficacia oggettiva dei sacramenti e, se vogliamo, a qualunque forma di oblazione connessa all'esercizio dell'amministrazione dei sacramenti. Respingevano il celibato del clero.

In tal senso predicavano la fine della chiesa come società organizzata in maniera istituzionale e politica: ecco perché erano favorevoli al dualismo di cristiano e cittadino (borghese) e alla nascita di piccole comunità autonome in cui fosse scongiurata la politicizzazione della fede. Tali comunità dovevano agire l'una in modo indipendente dall'altra, per ognuna delle quali il motivo dello stare insieme non era solo quello religioso, ma anche quello della tutela di interessi comuni, territoriali. Non accettavano i ruoli istituzionali ipostatizzati, l'inamovibilità delle funzioni, la gerarchizzazione dei ruoli. Non escludevano l'uso della violenza contro le istituzioni, anche se condannavano la guerra e la pena di morte.


 
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Desiderio (Vallini)

Post n°1701 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Vorrei pure scrivere, senza
fatica, dei versi: ma sparsi
a spizzico, da giudicarsi
con una bonaria indulgenza:
dei versi bizzarri, rimati
secondo la mia prosodia,
con molta malinconia
e quasi niente grammatica:
e il lusso da milionario
vorrei per un mese, d'avere
a nolo per cameriere
un dottore universitario
per mettere in bella copia
le mie bislacche parole
e dirmi dove ci vuole
la lettera semplice o doppia.

 
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Libri dimenticati:Pane,cappuccino... (Flagg)

Post n°1700 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

E' il primo romanzo della trilogia di Elmwood Springs di Fannie Flagg,pieno di personaggi che ritroveremo nei libri successivi.Fra tutti spicca quello di Neighbour Dorothy,la casalinga che tiene una rubrica radiofonica in casa sua,intorno alla quale ruotano i principali personaggi.
Daleggere!

 
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Frase del giorno

Post n°1699 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da odette.teresa1958

Impara a ridere di te stesso:una vita intera di divertimento gratis!

 
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