Messaggi del 16/02/2012

Amore di sè (Chaplin)

Post n°1921 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono reso conto
che la sofferenza e il dolore emozionali sono solo un avvertimento
che mi dice di non vivere contro la mia verità.
Oggi so che questo si chiama AUTENTICITA’

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito
com’è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri,
pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta,
anche se quella persona ero io.
Oggi so che questo si chiama RISPETTO PER SE STESSI.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso
di desiderare un’altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda
é un invito a crescere.
Oggi so che questo si chiama MATURITA’.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito di trovarmi sempre
ed in ogni occasione al posto giusto nel momento giusto e che tutto quello
che succede va bene.
Da allora ho potuto stare tranquillo.
Oggi so che questo si chiama RISPETTO PER SE STESSI.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di privarmi del mio tempo libero
e di concepire progetti grandiosi per il futuro.
Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento,
ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi.
Oggi so che questo si chiama SINCERITA’.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò
che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni e da tutto ciò
che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso,
all’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma oggi so che questo è AMORE DI SE’

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di voler avere sempre ragione.
E cosi ho commesso meno errori.
Oggi mi sono reso conto che questo si chiama SEMPLICITA’.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono rifiutato di vivere nel passato
e di preoccuparmi del mio futuro.
Ora vivo di piu nel momento presente, in cui TUTTO ha un luogo.
E’ la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo PERFEZIONE.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono reso conto che il mio pensiero può
rendermi miserabile e malato.
Ma quando ho chiamato a raccolta le energie del mio cuore, l’intelletto è diventato
un compagno importante.
Oggi a questa unione do’ il nome di
SAGGEZZA DEL CUORE.

Non dobbiamo continuare a temere i contrasti, i conflitti e i problemi con noi stessi e con gli altri
perché perfino le stelle, a volte, si scontrarno fra loro dando origine a nuovi mondi.
Oggi so che QUESTO è LA VITA!

 
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Scrittori dimenticati:Raymond Radiguet

Post n°1920 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

aymond Radiguet nacque a Saint-Maur il 18 giugno 1903. Suo padre, Maurice Radiguet, era un disegnatore satirico. I suoi studi iniziano alla scuola comunale di Saint-Maur e proseguono al liceo Charlemagne di Parigi.

La Grande Guerra lo allontana per qualche anno dalla scuola. Egli dovrebbe studiare a casa, ma trascura le materie scolastiche per dedicarsi alle letture. Sulle rive della Marna, adagiato su di una piccola imbarcazione di proprietà del padre, trascorre intere giornate immerso nella lettura dei classici.

Sul finire della guerra ha la sua prima relazione con una donna più grande di lui.

A quindici anni decide di abbandonare definitivamente la scuola per dedicarsi al giornalismo.

Si lega ai circoli di avanguardia e collabora a numerose riviste, tra cui “Le canard enchainé” e “Sic”. Nel 1918 Max Jacvob lo indirizza verso Jean Coucteau, il quale, subito entusiasta del giovane scrittore, lo incoraggia a scrivere e lo introduce nell’ambiente letterario parigino.

Conosce diversi artisti, tra cui Tzara e Ricasso, ma benché frequenti ambienti irrequieti e stravaganti, il suo carattere è riservato ed egli è estraneo ad ogni manifestazione di eccentricità ed esibizionismo.

Nel 1920 pubblica Les joues en feu, una raccolta di poesie. Nel 1921 è la volta del suo romanzo di maggior successo: Le diable au corp; scrive la sua ultima opera, il romanzo Le bal du comte d’Orgel nell’estate del 1923.

Ad ottobre di quell’anno consegna all’editore il manoscritto del romanzo, di cui riesce a correggere le bozze. Pochi giorni dopo è preso da un attacco di febbre tifoidea. Nei giorni seguenti il suo stato di salute si aggrava.

Il 9 dicembre, nella clinica dove era stato ricoverato, dice a Cocteau che era al suo capezzale: “Udite una cosa terribile. Fra tre giorni sarò fucilato dai soldati di Dio.”

Il 12 dicembre 1923 muore all’età di ventuno anni Raymond Radiguet, il più fmoso giovane scrittore degli anni Venti.

 

 

 
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Scrittori dimenticati:Gilbert Cesbron

Post n°1919 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Gilbert Cesbron (Parigi, 13 gennaio 1913Parigi, 13 agosto 1979) è stato uno scrittore e filosofo francese, d'ispirazione cattolica.

Studiò scienze politiche a Parigi e divenne commentatore radiofonico. Contemporaneamente comiciò a scrivere romanzi e drammi. Intorno al 1950 conobbe la notorietà soprattutto grazie a È mezzanotte dottor Schweitzer, Cani perduti senza collare (da cui il regista Delaunnay derivo l'omonimo film con Jean Gabin protagonista) e I santi vanno all'inferno.

Le sue opere prendono spunto da temi di cronaca contemporanea come il disagio giovanile, i preti operai o l'eutanasia e penetrano con grande umanità e partecipazione queste tematiche, evidenziando la sofferenza delle classi disagiate. Questo è forse uno dei motivi della popolarità che raggiunse. Molto interessanti anche i suoi volumi di attualità e di "frammenti" (si veda "Diario senza date").

Questo interesse non fu solo accademico ma culminò con la sua partecipazione a opere sociali come il Soccorso Popolare Francese.

 
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Scrittrici dimenticate:Luigia Codemo

Post n°1918 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Luigia Codemo, o Luigia Codemo di Gerstenbrandt (Treviso, 5 settembre 1828Venezia, 3 agosto 1898), è stata una scrittrice e romanziera italiana autrice di racconti, romanzi, poesie e testi teatrali di ambiente contadino e spesso a sfondo patriottico.

Biografia 

Nacque in una famiglia di intellettuali: il padre Michelangelo era insegnante di lettere, la madre Cornelia Sale vedova Mocenigo, poetessa e traduttrice. Fece frequenti viaggi in Italia e all'estero, studiò pittura a Firenze ed ebbe occasione di conoscere e frequentare alcuni fra i più importanti letterati del XIX secolo quali Manzoni, Tommaseo e Giusti. Nel 1851 si trasferì a Venezia dove sposò Carlo di Gerstenbrandt.

Pubblicò il suo primo romanzo, Le memorie d'un contadino, nel 1856; l'opera, che narrava le vicende di un giovane contadino che si trasferiva a Venezia, riscosse consensi ed elogi soprattutto per la descrizione delle scene domestiche e per l'evidente adesione dell'autrice ai movimenti di indipendenza italiana. Il linguaggio, mutuato dal Manzoni, appare poco curato; l'autrice tuttavia costruiva personaggi, soprattutto personaggi femminili, dal carattere netto e ben definito.

La Codemo si cimentò anche in testi teatrali: I due Barisani, ossia fa quel che vuol la terra (1882), L'ultima Delmosti, Un processo in famiglia (1868), Loda la rosa tieni la viola, Letterati e perpetue, La biscia becca il ciarlatano.

 
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Scrittrici dimenticate:Maria Majocchi

Post n°1917 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Nata a Cento il 23 aprile 1864 dal ten. col. cav. Dott. Antonio Majocchi (sindaco per tre volte di Cento) e da Lavinia Agnoletti, donna di grande cultura, ricevette dalla madre una solida formazione culturale e morale, per cui, giovanissima ancora, stampò i primi scritti. Il grande amore e il lungo studio dei classici ed una naturale ed irresistibile inclinazione al romanzo, valsero a farle acquistare nome di vera scrittrice. Rivelò infatti fantasia fervida e squisito senso del bello, dipingendo la realtà come la vedeva coi suoi occhi ed esponendo gli affetti come li sentiva, senza passive e pedestri imitazioni.

Dopo un breve ma felice periodo di vita coniugale trascorso alla Villa Giovannina, col marchese Plattis, si trasferì, subito dopo l'immatura morte del consorte, nella casa paterna di via Gennari, dove venne spinta a riflettere maggiormente, sempre con spirito cristiano, sul mistero del dolore. Fu in corrispondenza con noti scrittori del suo tempo e la sua casa ospitò illustri artisti e letterati.

Doti sue peculiari furono: la benevolenza, l'integrità di vita, l'instancabile ed ardente carità verso il prossimo: si segnalò, in particolar modo, nella prima guerra mondiale, aiutando con ogni mezzo le famiglie dei combattenti e dei prigionieri.

Morì l'8 agosto 1917 e sulla facciata della sua abitazione di via Gennari fu posta dal figlio Gino Plattis la seguente epigrafe: "In questa casa avita - ove già ebbe dimora Gaetano Majocchi filologo di chiara fama - nacque, visse e morì - Iolanda - Maria Majocchi Marchesa Plattis - che - degnamente proseguendo la tradizione dell'Avo - onorò - con gli scritti le Patrie lettere - e gli scritti accompagnando con l'esempio ed il consiglio - segnò la traccia - alle giovani generazioni italiane".

Vastissima fu la sua produzione: romanzi, novelle, saggi critici, poemetti e studi letterari. Nelle sue pagine ci colpiscono la fertilità dell'immaginazione, la ricchezza del linguaggio, la sapienza descrittiva, la raffinatezza di gusti e di cultura. Ricordiamo qualche titolo dei suoi numerosi romanzi: "Le tre Marie", "Alle soglie dell'eternità", "La Maggiorana", "Suor Immacolata", "Le indimeticabili", "Dopo il sogno", "Le ultime Vestali", "accanto all'amore", "Sotto il paralume color rosa", "Pratofiorito", "Il Crisantemo rosa".

 
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Massu il generale della battaglia di Algeri

Post n°1916 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Massu fu uno dei primi a rispondere all' appello del 18 giugno 1940, quello con cui da Radio Londra de Gaulle chiamava la Francia a rifiutare l' armistizio e l' avvento del regime pétainista. Figlio e nipote di militari, sconosciuto capitano di stanza nel nord del Ciad, Massu divenne così l' uomo di fiducia del maresciallo Leclerc, luogotenente di de Gaulle. E' l' inizio di una lunga epopea: nel marzo '41, Leclerc e Massu strappano agli italiani l' oasi libica di Cufra e pronunciano il loro giuramento: «Deporremo le armi solo quando i nostri bei colori sventoleranno sulla cattedrale di Strasburgo». Promessa tenuta: la divisione Leclerc libera Parigi il 25 agosto 1944 e tre mesi dopo conquista il capoluogo alsaziano. Finito il conflitto mondiale, Massu viene spedito in Indocina, poi passa in Nordafrica, dove prende il comando dei paracadutisti. Di nuovo in Francia nei primi anni '50, Massu diventa generale e nel 1957 il governo del socialista Guy Mollet lo manda ad Algeri. E' il secondo, grande capitolo della sua vita militare, la tragica battaglia d' Algeri. Dotato di poteri di polizia, con oltre seimila uomini a disposizione, Massu deve mettere fine agli attentati e annientare l' organizzazione politica del Fronte di liberazione nazionale. In nove mesi, utilizzando tutti i mezzi, compresa la tortura, Massu ristabilisce l' ordine. Ma in quelle tragiche settimane scrive anche una delle pagine più nere della storia francese. Ha obbedito, certo, ma lui stesso nel 2000 si rammarica «di essere stato costretto a condurre quest' azione di polizia». Cattolico praticante, invita la Francia a pentirsi. A differenza di altri generali in pensione, che giustificano l' uso della tortura in Algeria, Massu la condanna: «La tortura non è indispenasbile in tempo di guerra. Si potrebbe benissimo farne a meno. Quando ripenso all' Algeria, tutto questo mi affligge, perché faceva parte di una certa atmosfera». Un atteggiamento che dimostra la contraddittorietà dell' uomo Massu: «Era un personaggio complesso - ha commentato ieri Gillo Pontecorvo, l' autore de "La battaglia d' Algeri". Aveva dati positivi, ma rappresentava anche un pesante elemento regressivo e reazionario». Difensore dell' «Algérie francaise», richiamato a Parigi per aver criticato de Gaulle, Massu sarà rapidamente "riabilitato" e finirà la sua carriera come capo delle forze francesi di stanza in Germania. E lì sarà protagonista di un altro fatto storico: il 29 maggio 1968, mentre la Francia è in preda alla rivolta, de Gaulle scompare. Parte in elicottero e va a Baden Baden, per parlare con Massu. Un episodio mai veramente chiarito. L' indomani, de Gaulle rientra, tiene alla radio un discorso inflessibile e poco dopo un milione di persone sfilano sugli Champs-Elysées per sostenerlo: il Maggio finisce con il trionfo del generale. Cosa si dissero i due uomini? Massu ha detto un giorno che forse lo avrebbe rivelato ai suoi figli, perché lo rendessero pubblico dopo la sua morte. Se non lo ha fatto, avrà portato con sé nella tomba un misterioso tassello della storia francese recente.

 
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Oggi come ieri (Holland)

Post n°1915 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

io sono sempre io, e tu sei sempre tu.
cio' che eravamo prima uno per l'altro,
lo siamo ancora.
chiamami col mio nome,
che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso
che hai sempre usato.
non cambiare tono di voce,
non assumere un'aria di tristezza.
ridi come facevi sempre ai piccoli scherzi
che tanto ci piacevano quando eravamo
insieme.
prega, sorridi, pensami!...
il mio nome sia sempre
la parola familiare di prima,
pronuncialo senza traccia di tristezza.
la vita è la stessa di prima, c'è una
continuità che non si spezza.
perchè dovrei essere fuori dallatua mente,
solo perchè sono fuori dalla tua vista?
il tuo sorriso è la mia pace.

 
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Libri dimenticati:Prima della tempesta

Post n°1914 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Altro bel romanzo di Judith lennox,molto intenso,da leggere

 
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Frase del giorno

Post n°1913 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Quando ti guardi allo specchio e ti viene voglia di spaccarlo,non è lui che deve rompersi,sei TU che devi cambiare (Anonimo)

 
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