Messaggi del 21/02/2012

Scrittori dimenticati:Tom Antongini

Post n°1965 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

om Antongini (1877 – 1967), segretario di Gabriele D'Annunzio e scrittore italiano.E' noto soprattutto per "L'immorale testamento di mio zio Gustavo"

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Scrittori dimenticati:Giorgio Saviane

Post n°1964 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Oggi è il decimo anniversario della morte dello scrittore di Castelfranco Giorgio Saviane (quello di “Mare verticale” ed “Eutanasia di un amore”, daSaviane. cui fu tratto un film di Enrico Maria Salerno con Tony Musante e Ornella Muti), Eutanasia di un amore ma nel Veneto che enfatizza la sua storia e i suoi grandi personaggi del passato, non se n’è ricordato nessuno, almeno a livello pubblico. Anche nella sua Castelfranco nessuna celebrazione, neppure la posa di una piccola lapide nella sua Piazzetta vicino alla statua del Giorgione, proposta al Comune da qualche amico di famiglia. E così Saviane continuerà ad essere ricordato solo nella sua seconda patria, Firenze, da un torneo di golf, sport che lui amava, e da un giaggiolo selezionato nel concorso annuale organizzato in sua memoria dal Giardino dell’Iris.









LA MOGLIE: “QUANTE DONNE AVEVA!”
Per il Gazzettino nei giorni scorsi ho intervistato la vedova dello scrittore castellano, Alessandra Del Campana, che nonostante sia ancora giovane (aveva 33 anni meno di lui) non si è mai rifatta una vita, perché, dice, «nessun uomo regge al confronto con Giorgio»; solo che l’intervista, nata sull’onda della recriminazione per l'oblio calato su di lui ("la nuova amministrazione di Castelfranco lo scambiava per il cugino Sergio"), si è via trasformata in un’allegra e persino trasgressiva rievocazione dello scomparso: perché Giorgio Saviane, scrittore caratterizzato da una sofferta introspezione spirituale, era anche «uomo dalla personalità debordante, pazzoide, geniale, e pure un gran donnaiolo - lo ricorda Alessandra - Ho solo la soddisfazione di essere stata la sua ultima donna».
Sicura - sicura?
Beh si, ma perché gli stavo sempre addosso, anche se qualche sbirciatina la dava lo stesso. Pensi che negli ultimi tempi - siamo stati insieme 27 anni - mi diceva: non è che stai invecchiando un po’ troppo e che dovrò trovarmene una più giovane? Forse si divertiva a scandalizzarmi, ma aveva il chiodo fisso delle donne, tanto presenti nei suoi libri, e soprattutto del sesso».

LA RELIGIOSITA’ E IL SESSO
E la religiosità che traspare dai suoi romanzi?
«Guardi, io all’epoca ci capivo poco, ma ora, man mano che invecchio, apprezzo sempre di più la bellezza dei suoi libri, la loro complessità. Ma nella vita normale gli piaceva piuttosto divertirsi, vivevamo perennemente sopra le righe, grandi alberghi e belle macchine. Era un apprezzato avvocato civilista, ma dal ’73, con "Il mare verticale", e soprattutto con "Eutanasia di un amore" , che ha venduto più di un milione di copie, aveva cominciato a guadagnare bene anche come scrittore».
Quando vi siete messi insieme?
«Io avevo 23 anni, e lui 56, ma mi sembrava Matusalemme, il Ba Bau. Ero la sua segretaria, e mi faceva una corte spietata, ma io non ne volevo sapere: oltretutto aveva già tante donne, una convivente, una figlia con la moglie precedente... Ma ci sapeva fare, era un gattone, riuscì ad affascinarmi: accadde a Mogliano, mi ricordo...»

IL MATRIMONIO SEGRETO: “CI DAVAMO DEL LEI”
E poi vi sposaste?
«Eh, ma molto tempo dopo! Come le ho detto, viveva con questa donna, che era anche malata e si presentava come sua moglie anche se non lo era: "è un caso umano - mi diceva lui - non posso mica mandarla via". E quando si decise a sposarmi non si trovava un prete disponibile, proprio a causa di questa sua situazione irregolare. Finalmente conobbe il cardinal Piovanelli e riuscì a convincerlo. Ma la vigilia delle nozze si scoprì che, nonostante avesse una madre religiosissima, non era stato neppure cresimato, e così lo stesso giorno del matrimonio, celebrato in gran segreto, ricevette anche la Cresima».
In segreto perché?
«Sempre a causa di quella donna: lui mi fece giurare che non avrei fatto parola con nessuno, anche se lo sapevano tutti che stavamo insieme, e per rendere la cosa più credibile continuammo a darci del lei. E poi abbiamo continuato così anche quando, dopo un anno e mezzo, lei è morta e io sono entrata ufficialmente a casa sua».

I RAPPORTI COL VENETO E LE LITI COL CUGINO SERGIO
Che rapporti aveva Saviane con il Veneto?
«Era il suo grande amore, gli piaceva tornare, e mi portava con sé, a incontrare i suoi vecchi amici».
Anche il cugino Sergio, il giornalista?
«Capitava, ma quando si incontravano litigavano sempre, furiosamente e su tutto. Due caratterini! Sergio era geloso del fatto che Giorgio fosse un romanziere, e Giorgio, che aveva qualche anno più di lui e in gioventù gli aveva dato lezioni di latino, non mancava occasione di ricordargli che non capiva niente. Una volta litigarono così tanto che pensavo che si picchiassero».
Lei come collaborava con lui?
«Beh, dattilografia a parte, mi usava come cavia: "se non capisci questo passaggio tu che hai un cervello medio, non lo capirebbero nemmeno i lettori", mi diceva, e riscriveva. Però scelsi io il nome della protagonista femminile di Eutanasia, Sena, e poi rimaneggiai un suo romanzo del ’37 ancora inedito».

UN ROMANZO INEDITO
Come "rimaneggiò"?
«Il testo era molto lungo, parlava di un condannato a morte innocente e della battaglia del suo avvocato per salvarlo: un giorno gli ritornò fra le mani, cominciò a rileggerlo e mi disse di pubblicarlo postumo, autorizzandomi a ridurlo qua e là: cosa che io feci e lui apprezzò».
E adesso?
«L’ho proposto a un paio di editori, ma l’hanno rifiutato. Spero che qualcuno si faccia avanti».

 
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Scrittrici dimenticate:Lina Pietravalle

Post n°1963 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Lina Pietravalle, scrittrice, nasce a Fasano (Brindisi) nel 1887 da un medico molisano di Salcito (Campobasso), Michele, deputato al Parlamento e autore di opere scientifiche.
Viene educata a Torino ma mantiene sempre i contatti con il Molise, vivendo a Salcito nei periodi estivi e entrando in contatto con il mondo molisano che entrerà in molte delle sue opere letterarie.
Dopo le prime nozze con il giornalista Pasquale Nonno, sposa il fratello di Riccardo Baccelli, Giorgio, che muore in Russia nel 1942; subito dopo perde anche l'unico figlio Lionello.
Inizia la sua attività di scrittrice in contatto con le maggiori case editrici nazionali; nel contempo si dedica ad una intensa attività giornalistica con i più importanti quotidiani del centro-sud ("Il Mattino", "Il Tempo", "Il Messaggero", "Il Roma") sui quali pubblica elzeviri e racconti.
Con Mondatori inizia una collaborazione che durerà sei anni; il primo romanzo, "I racconti della terra", è pubblicato da Mondadori nel 1924, seguito da "Il fatterello" nel 1928, "Catene" nel 1929 e "Storie di paese" nel 1930. Con Bompiani pubblica, nel 1932, "Marcia nuziale".
Muore a Napoli nel 1956.
"Dotata di una spontanea vena narrativa anche se estranea alle correnti letterarie più avanzate del suo tempo, si ispira in molte sue opere alla terra molisana che rappresenta con sensibilità neoromantica, con un gusto decadente impregnato di tratti veristici... emerge un Molise barbarico e primitivo, scosso da passioni erotiche e sanguinarie, reso con originale espressivismo linguistico. Talvolta invece prevale il tono umoristico e memoriale, di ispirazione autobiografica" (Martelli-Faralli).

 
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Scrittrici dimenticate:Kathleen Winsor

Post n°1962 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

athleen Winsor (1919 -2003) è vissuta in California, laureandosi a Berkley e lavorando per alcuni anni come giornalista. Appassionata studiosa del periodo della Restaurazione inglese, ambientò in quest’epoca il suo bestseller, Amber, uscito nel 1944 e da allora un costante successo in tutto il mondo. Divenuta celebre come una diva di Hollywood, dopo la pubblicazione di Amber la sua vita prese una piega mondana e turbolenta: si sposò quattro volte, tra cui una con il famoso clarinettista jazz Artie Shaw. Pubblicò altri libri, senza però mai eguagliare il successo del suo primo romanzo, caposaldo del genere storico sentimentale.

 
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Nguyen Van Thieu

Post n°1961 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

generale e uomo politico sud-vietnamita (Phan Rang 1923-Boston 2001). Svolse una parte di protagonista nel colpo di Stato che portò all'abbattimento di Ngô Dihn Diem nel novembre 1963. Nominato generale di corpo d'armata (1964), assunse il comando delle operazioni militari nel delta del Mekong. All'inizio del 1965 ebbe la carica di vicepresidente del Consiglio e di ministro della Difesa assumendo, nello stesso anno, la presidenza della giunta militare di governo. Con le elezioni del 1967 divenne il capo effettivo dello Stato e dopo aver neutralizzato, nel maggio 1968, il rivale Nguyên Cao Ky, concentrò nelle sue mani tutto il potere. Nguyên Van Thieu rappresentò la scelta di guerra, di scontro frontale con l'opposizione vietcong, dopo il fallimento della “pacificazione” e delle repressioni delle “forze speciali” antiguerriglia e sembrò dare sufficienti garanzie per la “vietnamizzazione” del conflitto (vale a dire, il disimpegno delle forze armate americane direttamente impegnate) sia pure mediante il massiccio aiuto di mezzi militari ed economici degli Stati Uniti. Con Nguyên Van Thieu l'esercito del Viet Nam del Sud divenne un formidabile strumento di guerra, ma i risultati furono assolutamente deludenti. Fallita la politica aggressiva contro la Cambogia (1970) e il Laos (1971) e rimasta senza esito la violenta offensiva aeronavale contro i maggiori centri del Viet Nam del Nord (Hanoi e Haiphong in particolare), proprio mentre a Parigi si concludevano (ottobre 1972) gli accordi di pace tra Hanoi e Washington (entrati in vigore nel gennaio 1973), Nguyên Van Thieu si oppose al previsto governo di “concordia nazionale” continuando la lotta. Ma nell'inverno 1974-75 il regime di Nguyên Van Thieu entrò in crisi: l'armata sud-vietnamita, travolta dalle forze vietcong, abbandonò gli altopiani centrali e le forti basi costiere. Entro breve la situazione precipitò e, vanificate le speranze di nuovi aiuti americani, il 21 aprile 1975 Nguyên Van Thieu lasciava il potere al vicepresidente Tran Van Huong, rifugiandosi a Taiwan e poi in Occidente.

 
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L'offensiva del Tet

Post n°1960 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Gennaio 1968: 40 anni fa, con la grande offensiva del Tet lanciata dai vietcong, nasceva la "sindrome del Vietnam". Quella sottile, corrosiva inquietudine che ghermisce l'americano medio quando ha la sensazione di avere il nemico alle porte. Una sensazione terribile, devastante, intollerabile, che qualcuno fa risalire addirittura a Pearl Harbor.

Era il 31 gennaio 1968, le 3 del mattino. Ottantamila uomini tra guerriglieri vietcong e soldati nordvietnamiti violarono la tregua per il nuovo anno lunare, e attaccarono contemporaneamente più di cento città sudvietnamite tra cui Saigon, Hue, Dalat, Kon Tum, Can Tho, Quang Trei. Nella capitale l'ambasciata degli Stati Uniti, una piccola fortezza considerata inespugnabile, venne attaccata da un commando di 19 uomini che la occupò per sei ore. Era qualcosa di impensabile solo poche ore prima che la battaglia cominciasse.

La grande offensiva non riuscì a sfondare in alcun punto le linee americane, ma fu lo stesso una catastrofe: perché, per la prima volta, la guerra si vedeva e si sentiva in televisione. Due mesi durò il contrattacco. E fu un’altra guerra nella guerra: 4000 soldati americani caduti, 58 mila morti tra i nemici, 14 mila vittime civili sudvietnamite: uomini, donne, bambini. Le immagini più crude mai viste entrarono nelle case di 50 milioni di americani con i telegiornali della sera. E li sconvolsero.

Durante la seconda guerra mondiale o la guerra di Corea nessuno aveva visto, c'erano stati solo i racconti dei soldati e quelli degli inviati "embedded", si direbbe oggi, i giornalisti in divisa aggregati alle truppe. Niente filmati, niente sangue in diretta. Stavolta invece la guerra faceva parte del palinsesto quotidiano di ogni canale.
E le immagini del generale sudvietnamita Nguyen Ngoc Lo che giustizia un guerrigliero vietcong a Saigon con un colpo in testa diventarono un simbolo della "dirty war" e cominciarono a insinuare pesanti dubbi sulla dottrina del "contenimento" del comunismo. Qualcuno pensò che il prezzo da pagare per tutelare il mondo libero fosse un po' troppo alto. Che forse c'erano altre strade da percorrere. Che forse era meglio «tirar fuori i nostri ragazzi da quel maledetto posto». L'immagine del "quagmire", del "pantano" vietnamita, fu quella più usata dai media. I soldati americani stavano già perdendo la guerra in patria: mai avrebbero potuto vincerla nelle paludi del Mekong.

Quarant'anni dopo, la sindrome del Vietnam colpisce ancora. Richard Nixon durante la campagna elettorale di quello stesso 1968 prometteva una "pace con onore" per riportare a casa marines e Berretti Verdi. Oggi i candidati democratici e repubblicani alla Casa Bianca, sia pure con toni e obiettivi diversi, propongono qualcosa di molto simile per convincere gli americani che anche l'Iraq cesserà di essere un incubo. E oggi, come allora, l'amministrazione americana perde in patria anche quando vince sul campo. Bush ha ragione: Al Qaeda sta fuggendo dall'Iraq dopo averne fatto un campo di battaglia, incalzata dalla strategia del "surge" del generale Petraeus. Ma la sindrome del Vietnam ha già colpito, e la fine di questa guerra ormai è una questione prioritaria per qualsiasi americano ambisca a sedersi nello Studio Ovale.

I vietcong la persero, la battaglia del Tet. L'America, quarant'anni dopo, non è ancora riuscita a vincerla.

 
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Pater Noster (Prevert)

Post n°1959 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Padre nostro che sei nei Cieli
Restaci
E noi resteremo sulla terra
Che qualche volta è così carina
Con i suoi misteri di New York
E i suoi misteri di Parigi
Che valgono almeno quello della Trinità
Con il suo piccolo canale a Ourcq
E la sua grande muraglia in Cina
Il suo fiume di Morlaix
E le caramelle alla menta
Con il suo Oceano Pacifico
E le due vasche alla Tuileries
Con i suoi bravi bambini e le cattive persone
Con tutte le meraviglie del mondo
Che sono qui
Semplicemente sulla terra
Offerte a tutti
Sparpagliate
Meravigliate anch’esse della loro meraviglia
E con il coraggio di non riconoscerla
Come una bella ragazza nuda ha il coraggio di non mostrarsi
Con le spaventose sventure del mondo
Che sono legione
Coi legionari
Con i torturatori
Con i padroni di questo mondo
I padroni coi loro sacerdoti i loro traditori la loro soldataglia
Con le stagioni
Con gli anni
Con le belle ragazze con i vecchi bastardi
Con la pagliuzza della miseria a marcire nell’acciaio
Dei cannoni

 
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Libri dimenticati:Torta al caramello in Paradiso

Post n°1958 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Il terzo e migliore libro della trilogia di Elmwood Springs di Fannie Flagg.
Infonde ottimismo e serenità,va veramente letto!

 
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Frase del giorno

Post n°1957 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Chiamiamo libero colui che esiste per se stesso,non per un altro (Aristotele)

 
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