Messaggi del 28/02/2012

Scrittori dimenticati:Ford Madox Ford

Post n°2030 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Ford Madox Ford (Merton, 17 dicembre 1873Deauville, 26 giugno 1939) è stato uno scrittore britannico, nato nel Surrey in Inghilterra e vissuto a cavallo tra la fin de siecle ottocentesca e la stagione modernista.

A lui si deve una vastissima produzione letteraria, costituita da un'ottantina di opere, che spaziano dal romanzo, al saggio, alla biografia.

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Biografia [modifica]

Ford Hermann Hueffer (in seguito Ford Madox Hueffer e poi Ford Madox Ford) nacque da una prospera famiglia cattolica: il nonno paterno aveva ereditato l'impresa editoriale di famiglia mentre il padre, Francis Hueffer, era un noto scrittore e critico musicale. Il nonno materno era il famoso pittore preraffaellita Ford Madox Brown.

Ford diviene scrittore nell'ottobre del 1891 con The Brown Owl, una fairy-tale (in italiano, fiaba) scritta per intrattenere la sorella Juliet, e con un altro scritto dello stesso genere, The Feather. A questi fece seguito il romanzo The Shifting of the Fire, che gli valse l'apprezzamento di Joseph Conrad.

Nel 1893 iniziò una relazione con la giovane Elsie Martindale che Ford conosceva poiché avevano frequentato la stessa scuola, la "Praetorious School". I coniugi Martindale non volevano acconsentire ad un fidanzamento ufficiale di Ford con Elsie e cercavano di ostacolare la loro relazione. Sicuramente non deponeva a favore di Ford la sua non stabile situazione economica, ma più probabilmente a preoccupare i coniugi Martindale erano le sue frequentazioni di anarchici e socialisti. La situazione lo spinge alternativamente verso l'impazienza e la depressione, in particolare medita spesso sull'idea del suicidio, come traspare dalle lettere che scrive ad Elsie e dal suo primo volume di poesie, The Question at the Well, pubblicato nel 1893 sotto lo pseudonimo di Fenil Haig.

Elsie cerca varie volte di forzare i suoi genitori ad accettare Ford, ma senza risultati. Tenta il tutto per tutto fuggendo di casa e trovando rifugio a casa di amici di famiglia di Ford, decisa a non tornare dai suoi genitori se non accettano un accordo. Il padre si dimostra tutt'altro che accomodante e si rivolge ai tribunali: obbligherà Elsie, che è ancora minorenne, a tornare a casa per mezzo di un'ordinanza legale. Ford e Elsie, per evitare l'ordinanza della corte, decidono di sposarsi il 17 maggio 1894. Una volta sposati infatti l'autorità paterna non ha più valore. Il giorno dell'udienza i due annunciano il loro matrimonio che la corte convalida, nonostante siano minorenni.

Trasferitosi in campagna per riprendersi da un forte esaurimento nervoso, l'amico Edward Garnett gli fa conoscere, nell'autunno del 1898, il romanziere polacco Joseph Conrad.

Ford aveva già avuto modo di conoscere l'opera di Conrad già nel 1894 quando Garnett gli aveva sottoposto il manoscritto di Almayer's Folly, il primo romanzo di Conrad.

I due erano destinati a intraprendere una collaborazione che, tra alti e bassi, sarebbe durata quasi dieci anni.

Le opere che scaturirono da questa collaborazione (The Inheritors, 1901; Romance, 1903 e l'incompleto The Nature of a Crime, 1906) sono alla base degli sviluppi futuri della carriera letteraria dei due autori: è infatti nel corso della loro stesura che i due collaboratori mettono a punto quelle tecniche che consentono alle loro opere di distaccarsi dai canoni logori del romanzo vittoriano.

Per Ford il romanzo si configura come strumento atto alla conoscenza della vita reale. Viene utilizzato per indagare l’umanità ed è il mezzo perfetto per la conoscenza del mondo. Secondo Ford quindi al romanziere è necessaria la conoscenza critica dei suoi tempi unita ad una perfetta padronanza dei mezzi espressivi e delle tecniche compositive. Il romanziere deve diventare storico dei suoi tempi e far muovere i suoi personaggi secondo i modi che questo ruolo comporta.

Il romanziere inteso come storico, secondo la lezione di Ford, deve tuttavia mirare a rendere in modo particolare l’atmosfera del tempo che analizza, lasciando al di fuori i fatti realmente accaduti e storicamente provati ed anzi provando per questi ultimi estremo fastidio.

In questo Ford si riallaccia alla lezione del realismo francese e, in particolare, a Flaubert al quale Ford è debitore anche per altri aspetti che interessano la sua poetica e la sua volontà di riformare il romanzo inglese staccandolo dai canoni ritenuti logori e inadatti del romanzo inglese ottocentesco.

Dallo scrittore francese Ford deriva l’eliminazione della figura intrusiva del narratore che distrugge l’illusione del lettore di trovarsi di fronte a vicende reali.

Per Flaubert lo scrittore deve essere “come Dio nella creazione: invisibile e onnipotente” (Gustave Flaubert, Correspondence, Parigi, Canard, 1954, p.164); non deve né parteggiare né mettersi contro i suoi personaggi e, soprattutto, restare sempre al di fuori dei suoi libri. I commenti moraleggianti e filosofici propri del romanzo vittoriano snaturano – secondo la nuova concezione del romanzo verista (o naturalista) – l’illusione della vita.

E Ford è critico in questo senso soprattutto contro i romanzieri a lui anteriori come Fielding e Thackeray, ai quali contesta il loro modo di fornire sistematicamente una visione compiacente della vita e il loro ricorso a formule e caratteri stereotipati nella composizione delle loro opere.

La letteratura per Ford cessa quindi di essere un passatempo per il lettore e diventa un momento impegnato e su cui riflettere, dal momento che attinge alla vita reale. Se il romanzo vittoriano, anche alla luce del periodo storico che gli fa da cornice, è spiegabile come rifugio dalla meschinità della vita quotidiana, il nuovo romanzo realista costringe il lettore ad affrontare la realtà, ad accettarla per quello che è anche nei suoi aspetti peggiori e degradanti.

E questi sono i caratteri del romanzo moderno secondo Ford di cui egli, nel mondo letterario inglese, assegna la paternità (dettata più da simpatia personale che da reale attitudine critica) a Samuel Richardson; e che vede i suoi massimi esponenti nei grandi romanzieri francesi.

Distaccandosi ulteriormente dai modelli ritenuti superati del romanzo vittoriano e dalle correnti tardo-ottocentesche estetizzanti e preraffaellite Ford propone una figura di autore consapevole della sua missione, la quale è così complessa da seguire da doverci dedicare tutte le proprie energie. Tale forma di dedizione assoluta alla letteratura è da Ford definita col termine craft, intendendo con questo che il lavoro dell’artista deve essere come quello di un artigiano: preciso, meticoloso e derivante dalla perfetta padronanza dei mezzi per portarlo a compimento.

Per Ford dunque l’arte narrativa si configura come la commistione dei due aspetti analizzati: l’aderenza alla realtà dell’opera, ovvero la corrispondenza con fatti di vita vissuta, unita alla rigorosa perfezione formale. Ford, fra i romanzieri a lui contemporanei, riconosce queste caratteristiche soprattutto nell’arte di Joseph Conrad che definisce un passionale uomo d’azione diventato consapevole uomo di lettere.

A Call: the Tale of Two Passions pubblicato in volume nel 1910 dopo essere stato pubblicato a puntate su The English Review è uno dei suoi primi romanzi e già mostra i segni del suo genio.

Ford rielabora la tecnica messa a punto da Henry James del punto di vista circoscritto, in cui tutta la vicenda viene vista dalla coscienza di un personaggio che narra i fatti in prima persona. L’applicazione di questa tecnica porta al disfacimento dell’intreccio lineare del romanzo: gli eventi non seguono più, infatti, una linea cronologica rigida, ma sono riportati dal narratore secondo il processo logico-associativo di una mente che ricorda ordinando i fatti in modo arbitrario. Questa tecnica, definita da Ford time-shift, assieme ad altre e sviluppate negli anni del sodalizio con Conrad, raggiunse la massima efficacia nel romanzo da molti considerato il capolavoro di Ford, The Good Soldier (1915). In apparenza una storia melodrammatica di adulteri, suicidi e seduzioni, The Good Soldier è in realtà una ricerca della verità su determinati eventi da parte di un personaggio. La visione del reale è soggettiva e dunque risulta inadeguata a fornire una conoscenza esauriente: da qui la necessità di adottare molteplici punti di vista che permettano di fare chiarezza su altri aspetti della vicenda. Questa molteplicità di punti di vista si traduce in violenti e repentini cambi di scena e in deformazioni della struttura temporale. La visione soggettiva deformante e il superamento delle apparenze fanno di The Good Soldier un magnifico esempio di come l’intellettuale si poneva di fronte alla crisi della società nei primi decenni del Novecento.

A seguito delle tragiche esperienze vissute in guerra (fu infatti ricoverato per uno shock derivatogli dall’esplosione di una bomba e per curarsi dagli effetti dell’inalazione di gas asfissianti) l’opera successiva di Ford è dominata dalla coscienza della morte. La tetralogia Parade’s End (Some Do Not…, 1924; No More Parades, 1925; A Man Could Stand Up, 1926; Last Post, 1928) è un grande affresco della società negli anni intorno alla guerra, dove il romanziere assume il ruolo di storico del suo tempo. Il protagonista, Christopher Tietjens, è un gentiluomo inglese i cui ideali sono esattamente l’opposto della sete di denaro, dell’arrivismo, dell’ipocrisia che dominano la Londra georgiana.

In Ford permane il mito del medioevo, ma molto lontano da quello sensuale preraffaellita. È un medioevo cristiano e morale tipico degli ordini cavallereschi. Tietjens è consapevole del suo non appartenere alla società contemporanea ed è per questo destinato a morire, dimenticato, mentre la società che ha abbandonato si dissolve.

Oltre che importante romanziere Ford fu autore di una lunga serie di saggi teorici e critici tra cui è opportuno ricordare gli studi su Henry James (1913) e Joseph Conrad (1924). Inoltre le sue reminiscenze autobiografiche hanno fornito materiale indispensabile (anche se non sempre attendibile) per la ricostruzione dei cambiamenti della società e degli sviluppi culturali che interessarono l’Inghilterra.

Nelle riviste da lui dirette (The English Review e The Transatlantic Review) trovarono spazio le opere di autori che avrebbero segnato la stagione letteraria novecentesca come D.H. Lawrence, Hemingway, Ezra Pound, T.S. Eliot e Joyce.

Fu un intellettuale che per vastità di interessi e partecipazione ai fermenti sociali e culturali dell'epoca può essere considerato una figura di primissimo piano nel transito dalla tradizione vittoriana all’esperienza modernista.

 
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Scrittori dimenticati:Pierre Daninos

Post n°2029 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Pierre Daninos (May 26, 1913, Paris - January 7, 2005)[1] was a French writer and humorist.[2]

Daninos wrote Les carnets du Major Thompson, which was published in 1954, and was followed by many sequels. The books in the series pretended to be the observations of a retired British officer living in France, and were witty collections of comparisons between French and British society. Daninos is also the author of Un Certain Monsieur Blot, a critique of French middle class taste and habits.

Les carnets du Major Thompson was filmed by Preston Sturges in 1955. The film was released in the U.S. under the title The French, They Are a Funny Race

Pierre Daninos was the brother of the industrialist Jean Daninos, who produced the Facel Vega luxury cars.

 
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Scrittrici dimenticate:Luce D'Eramo

Post n°2028 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Luce d'Eramo pseudonimo di Lucette Mangione (Reims, 17 giugno 1925Roma, 6 marzo 2001) è stata una scrittrice italiana.

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Biografia [modifica]

Nata nel 1925 a Reims (Francia), da genitori italiani, Luce d'Eramo (nome da sposata di Lucette Mangione che mantiene anche dopo il divorzio dal marito Pacifico d'Eramo) vive fino ai quattordici anni a Parigi. Il padre, costruttore e pittore, è stato pilota di aerei durante la prima guerra mondiale. La madre ha l'incarico di segretaria del fascio a Parigi e si occupa di assistere i lavoratori italiani emigrati in Francia. Nel 1938 Luce rimpatria con la famiglia in Italia e precisamente, in un primo tempo, presso la casa della nonna materna ad Alatri, dove si iscrive al liceo classico.

Il cambiamento d'ambiente non poteva essere più netto: alla realtà di Parigi, così moderna e politicamente contrastata (nel 1936 sfilavano sotto casa sua i cortei operai del Front Populaire), veniva a sostituirsi la realtà ciociara in cui processioni di persone scalze, cantando a gola spiegata, andavano in pellegrinaggio al Santuario di Trisulti; dappertutto preti e cappuccini, il cui convento s'ergeva dietro il giardino della nonna. Come lei stessa racconta in Io sono un'aliena, dopo essersi sentita trattare da "petite macaronì" in Francia, si sente definire dai suoi compagni del Liceo Conti Gentili "la francesina". Cresce così senza poter mettere radici da nessuna parte, il che contribuisce a darle una particolare sensibilità per la situazione dei "diversi" . Successivamente la famiglia si trasferisce a Roma, dove Lucetta (così la chiamano in famiglia) frequenta l'ultimo anno di liceo all'Umberto (oggi Pilo Albertelli) e si iscrive poi all'università, alla facoltà di lettere e al GUF, come era naturale per una ragazza cresciuta in una famiglia fascista come la sua.

All'indomani del 25 luglio 1943, dopo la caduta del regime, segue in un primo momento la famiglia a Bassano del Grappa, dove il padre viene nominato sottosegretario all'aviazione nella repubblica di Salò; dopo qualche mese, venuta a conoscenza di voci sempre più insistenti sulle deportazioni e sulle angherie che si perpetravano nei lager nazisti, dubbiosa, frastornata, ma ancora restia ad abbandonare il suo idealismo di giovane fascista, il 7 febbraio 1944 decide di verificare di persona, e scappa di casa per andare a lavorare come operaia volontaria nei campi di lavoro tedeschi.

Lì Luce si accorge ben presto della cruda realtà dell'oppressione e dello sfruttamento, si ribella, solidarizza coi russi prigionieri, partecipa all'organizzazione di uno sciopero voluto dalla resistenza francese, e viene incarcerata; rimpatriata per riguardo alla sua famiglia, a Verona si unisce deliberatamente a un convoglio di deportati e finisce nel lager Dachau. Da lì riesce a fuggire, e conduce un'esistenza vagabonda di clandestina, svolgendo i lavori più umili, in una Germania sconvolta dai bombardamenti, finché a Magonza, mentre aiuta a scavare nelle macerie per recuperare i feriti, il 27 febbraio 1945, un muro le crolla addosso riducendola in fin di vita e lasciandola paralizzata alle gambe. Tutte queste vicissitudini accadute in meno di un anno sono raccontate in Deviazione, straordinario romanzo autobiografico e "giallo" della memoria, cominciato pochi anni dopo il rientro in Italia, ma terminato e pubblicato a più di trent'anni di distanza, nel 1979.
Ritornata in Italia alla fine della guerra, Luce conosce e sposa a Bologna Pacifico d'Eramo, reduce dalla spedizione in Russia - dove è stato ferito - e futuro professore di filosofia. I due si trasferiscono a Roma. Dall'unione, che col tempo si rivelerà non troppo felice (dopo forti dissidi finiranno col separarsi) nasce nel 1947 il figlio Marco. Ripresi gli studi universitari, la d'Eramo si laurea nel 1951 in Lettere, con una tesi sulla poetica di Giacomo Leopardi, e poi in storia e filosofia nel 1954 con una tesi sulla Critica del giudizio di Kant.

Dopo aver pubblicato presso una piccola casa editrice Idilli in coro nel 1951, conosce Moravia che l'apprezza come scrittrice e le pubblica su Nuovi Argomenti il racconto Thomasbräu, poi confluito in Deviazione. In seguito scriverà il primo dei suoi saggi fortemente anticonvenzionali: Raskolnikov e il marxismo (1960, ripubblicato nel 1997), in cui discute con Moravia a proposito dell'URSS. In Finché la testa vive (1964), romanzo anch'esso confluito in Deviazione, affronta il trauma di ritrovarsi in carrozzina a 19 anni e il ricominciare a vivere in un'Europa che esce in macerie dalla guerra. Nel suo percorso di scrittrice rimane fondamentale l'incontro nel 1966 con Ignazio Silone, al quale rimane legata per tutta la vita da un'amicizia umana e intellettuale, che la porta a pubblicare nel 1971 per la Mondadori il suo saggio più impegnativo, un acuto studio critico-bibliografico su L'opera di Ignazio Silone, in cui esamina le resistenze della cultura italiana nei confronti di uno scrittore considerato in tutto il mondo come un grande del nostro Novecento. Negli anni della cosiddetta strategia della tensione, l'amicizia con Camilla Cederna la porta a interessarsi al caso Feltrinelli, sollevato dalla giornalista milanese riguardo alla versione ufficiale sulla morte dell'editore, saltato in aria - secondo la polizia - mentre minava un traliccio dell'alta tensione; in Cruciverba politico. Come funziona in Italia la strategia della diversione (1974), Luce d'Eramo ci consegna una tagliente analisi della stampa quotidiana sull'argomento.
Anche la sua vena narrativa tocca sempre argomenti scottanti e controversi, cercando percorsi di uscita dai mille condizionamenti materiali e mentali che imprigionano gli esseri umani, in direzione di una maggiore consapevolezza di sé e insieme di un'apertura allo sconosciuto e al diverso, per il superamento delle barriere che impediscono la partecipazione e la condivisione tra quanti vivono su questo pianeta sperduto nell'universo. Dopo il nazismo e la guerra nel già citato Deviazione e nei successivi Racconti quasi di guerra (1999), Luce d'Eramo racconta la lotta armata comunista degli anni di piombo nel romanzo Nucleo Zero del 1981; il dramma degli anziani in Ultima luna del 1993; l'autismo emotivo dei giovani naziskin in Si prega di non disturbare del 1995; la malattia mentale in Una strana fortuna del 1997; e infine, in Un'estate difficile, uscito postumo nel 2001, la psicologia di un marito-padrone e il cammino di una donna verso l'autonomia, malgrado i condizionamenti affettivi e sociali di un matrimonio insostenibile, nell'Italia degli anni '50. Durante tutta la sua attività di scrittrice, la d'Eramo collabora inoltre a diversi periodici e riviste: Nuovi argomenti, La Fiera Letteraria, Studi Cattolici, Nuova Antologia, Tempo Presente, e ai quotidiani Il Manifesto, l'Unità e Avvenire.
Il suo libro più noto, il romanzo Deviazione, è diventato un best-seller, venduto in centinaia di migliaia di copie e tradotto in francese, in tedesco e in giapponese. Dal romanzo Nucleo zero, anch'esso tradotto in tedesco e spagnolo, il regista Carlo Lizzani nel 1984 ha tratto il film omonimo. Ma il libro al quale la scrittrice teneva di più è il romanzo Partiranno (1986), appassionata cronistoria della permanenza sulla Terra dei Nnoberavezi, alieni gentili e curiosi di conoscenza, ai quali Luce d'Eramo si è appassionata grazie alla propria"alienità", come ha chiarito nel suo ultimo libro-intervista, Io sono una aliena, pubblicato nel 1999, due anni prima di morire a Roma il 6 marzo 2001.

È sepolta nel Cimitero acattolico di Roma.

 
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Scrittrici dimenticate:Luce Fabbri

Post n°2027 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

uce Fabbri nasce a Roma il 25 luglio 1908, figlia di Bianca Sbriccoli e di Luigi Fabbri, insegnante e celebre teorico anarchico - libertario, nonché collaboratore di Errico Malatesta. Dall'età di due anni e per i successivi quattro vive con i nonni, durante il periodo in cui il padre è esule in Svizzera in seguito alla Settimana Rossa. Nel 1926, a causa del consolidarsi del regime fascista, il padre lascia clandestinamente l'Italia per Parigi dove sarà raggiunto dalla moglie nel 1927. Nello stesso anno il fratello minore Vero si trasferisce a Roma per lavoro.

Per i successivi due anni Luce rimane dunque sola a Bologna, ospite in ambienti socialisti. In quel periodo è accolta in casa di Enrico Bassi, socialista turatiano e amico dei fratelli Ugo Guido e Rodolfo Mondolfo; e a Bassi medesimo Rodolfo Mondolfo affiderà poi le proprie carte quando, nel 1939, sarà costretto ad espatriare in Argentina per la legge razziale che gli impedirà di occupare cariche pubbliche poiché ebreo.

Nel 1928 Luce si laurea in Lettere presso l'Università di Bologna con il massimo dei voti, discutendo una tesi su Reclus e la Comune di Parigi. Tra i professori della commissione era presente anche lo stesso Rodolfo Mondolfo, "che è stato quasi un secondo padre per me in quei due anni che ero rimasta sola", che incontrerà nuovamente anni dopo, anch'esso esule antifascista in Sud America.

Dopo un breve soggiorno di venti giorni a Roma a metà novembre del 1928 parte avventurosamente per la Francia, per raggiungere i genitori a Parigi; lo fa aiutata da Peretti, di Bellinzona, che le fa passare la frontiera Svizzera registrandola sul passaporto come sua moglie.

Dalla Francia si sposta presto in Belgio, a causa di un decreto di espulsione contro il padre emesso dal governo francese; e dopo breve tempo, nel 1930, emigra con i genitori a Montevideo in Uruguay, dove per un mese sono ospiti in casa del fiorentino Moscallegra, pseudonimo di Aratari.

A Montevideo Luce fa i primi passi in quella che sarà la sua professione, inizia infatti a dare lezioni private di Italiano, Latino e Greco. In seguito vincerà un concorso per l'insegnamento della storia nelle scuole secondarie, poi sarà lettrice di italiano presso la Facoltà di Lettere appena istituita ed in seguito, nel '49, otterrà la docenza di Letteratura italiana, "per me l'insegnamento era parte del mio lavoro militante, l'ho sempre considerato come un momento del mio lavoro di anarchica".

Qui con la sua collaborazione il padre Luigi si dedica alla rivista "Studi Sociali", curando inoltre la pagina in lingua italiana della rivista "La Protesta" e pubblicando anche, fino al Settembre del 1930, alcuni articoli su altre riviste tra cui "La Pluma". Il colpo di stato militare di Uriburu del 1930 in Argentina ha come conseguenza un esodo di rifugiati politici argentini in Uruguay. In questo primo periodo a Montevideo Luce, poco più che ventenne, frequenta le organizzazioni sindacali, collabora con il Comitato contro la dittatura in America, con un Gruppo anarchico femminile per il sostegno dei detenuti politici e con un Gruppo studentesco giovanile libertario. Con questo partecipa ad un congresso antimilitarista, indetto dai comunisti, contro la Guerra del Chaco. In questo congresso stringe amicizia con Simon Radowitzky da poco sbarcato a Montevideo dopo esser stato espulso dal suolo argentino.

L'intensa attività d’insegnamento non le impedisce di dedicarsi alla militanza e alla cura di "Studi Sociali" che pubblicherà fino al 1946.

Verso la seconda metà degli anni sessanta, mentre in Uruguay si delinea un periodo di forte tensione interna, caratterizzata dalla lotta armata dei Tupamaros e dalla conseguente dura reazione della classe dirigente che avrebbe portato alla dittatura militare protrattasi dal 1974 al 1986, Luce dedica le proprie attività alla militanza nel movimento locale, pur non trascurando contatti con gli ambienti italiani e internazionali.

In particolare s'impegna in un movimento pedagogico per la riforma autonomistica della scuola secondaria; Luce vive questa sua attività come parte integrante e del suo concreto impegno politico in senso libertario, un impegno che la vede critica nei confronti della scelta della lotta armata: "Conoscevo degli studenti che si erano arruolati nei Tupamaros, volevo loro bene e sapevo che erano la parte migliore della gioventù uruguayana e che si sarebbe bruciata in quell'esperienza. Secondo me si sbagliavano, però è andata così.". Una posizione la sua che riflette il clima di quel periodo, agitato dalle diverse posizioni prese nell'ambito del movimento nei confronti dei Tupamaros e della Rivoluzione Cubana.

Fino al giorno della morte, avvenuta il 19 agosto del 2000, vive a Montevideo in J. J. Rousseau 3659, nella casa costruita dal suo compagno friulano, Ermacora Cressatti, muratore anarchico anch'egli esule dal fascismo.

 
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Emma Hamilton

Post n°2026 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Emily Lyon, conosciuta come lady Emma Hamilton (Neston, 26 aprile 1765Calais, 16 gennaio 1815), fu un'avventuriera inglese, ricordata per essere stata l'amante dell'ammiraglio Nelson.

Di umile origine, nel 1782 divenne l'amante di Charles Greville, deputato ai Comuni, che la introdusse nell'alta società londinese, dove George Romney la ritrasse più volte nel fulgore della sua bellezza. Nel 1786 si recò a Napoli presso sir William Hamilton, ambasciatore inglese, che la sposò nel 1791. Ben accolta alla corte napoletana, in particolare dalla regina Maria Carolina, servì da tramite tra la sovrana e Hamilton.

Nel settembre del 1793 Horatio Nelson, di passaggio da Napoli, la incontrò per la prima volta, ma solo al suo ritorno a Napoli nel settembre 1798, dopo la battaglia di Abukir (al cui felice esito contribuì la concessione fatta dalla regina alla flotta inglese, sembra proprio per intervento di Emma, di rifornirsi in Sicilia), ebbe inizio la sua passione per lei, che lo influenzò notevolmente nella sua vita pubblica e privata.

Quando, poco dopo, la corte borbonica si rifugiò a Palermo sotto la protezione della flotta inglese, Emma divenne l'amante ufficiale dell'ammiraglio, sulla cui sleale politica di repressione (1799) influì per istigazione della regina. Nelson, alla sua morte (1805), le lasciò una pensione che essa, trasferitasi a Londra in seguito al richiamo del marito fin dal 1800, dilapidò presto; fu anche, sul finire della vita, imprigionata per debiti (1813). Nel 1815 si spense a Calais per un'insufficienza epatica.

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Biografia [modifica]
Ritratto di Emma Hamilton realizzato da George Romney.
Giovinezza [modifica]

Nata nel 1765 con il nome di Emily Lyon, nel Cheshire, in Inghilterra, era figlia del fabbro Henry Lyon, che morì quando lei aveva due mesi. Fu cresciuta dalla madre, Emma Kidd, a Hawarden, dove non ricevette alcuna regolare istruzione. Successivamente cambiò il suo nome in Emma Hart.

Nel 1782 la diciassettenne Emma era già ben nota a Londra, essendo stata tolta dal bordello di Madame Kelly per diventare la mantenuta di molti uomini dell'alta società, e per aver posato come "Dea della Salute" nello studio di James Graham, un medico ciarlatano.

Nel 1780, all'età di quindici anni, si dice abbia avuto una figlia da un suo "benefattore", sir Harry Featherstonhaugh; la bimba ebbe nome Emma Carew e venne allevata da sua nonna nel Galles. Da giovane, Emma Carew vedeva sua madre abbastanza spesso, ma in seguito, quando la madre fu sommersa dai debiti, Emma Carew fu costretta a lasciare il paese per lavorare all'estero come dama di compagnia o istitutrice, e probabilmente morì non molto tempo dopo sua madre.

Emma visse per qualche tempo con un giovane aristocratico, Charles Francis Greville, (1749-1809), (figlio di Francis Greville, primo conte di Warwick), che era profondamente innamorato di lei, e la mandò più volte a posare per un suo amico, il pittore George Romney.

A Napoli [modifica]
Caricatura delle attitudes di Lady Hamilton (1790 circa).

Nel 1786 Greville, avendo deciso di sposare una donna ricca, la mandò a Napoli perché diventasse l'amante di suo zio, sir William Hamilton, ambasciatore inglese nella capitale del Regno partenopeo; egli sperava così di riuscire ad un tempo a liberarsi di lei e ad evitare che suo zio, di cui voleva diventare erede, si risposasse.

Sir William si invaghì di Emma, e con grande sorpresa di Greville la sposò il 6 settembre del 1791 nella chiesa di Saint George, a Hanover Square, Londra. Mentre era la sua amante e poi durante il loro matrimonio, Emma creò quelle che lei chiamava attitudes, cioè delle esibizioni che erano un misto di posa, danza e recitazione, e che ebbero enorme successo in Europa. Usando alcuni scialli, ella posava evocando personaggi femminili dell'antichità come Medea o Cleopatra. Tali esibizioni affascinarono aristocratici, artisti, scrittori, tra cui il grande Johann Wolfgang von Goethe, ed anche re e regine, lanciando nuove tendenze nella danza in tutta Europa, nonché la moda di un abbigliamento drappeggiato in stile greco.

Caricatura che irride alla molto discussa relazione fra Lady Hamilton e la regina Maria Carolina.

Lady Hamilton divenne intima amica di Maria Carolina d'Austria, moglie di Ferdinando I di Borbone. In qualità di moglie dell'ambasciatore britannico, diede il benvenuto a Horatio Nelson, il celebre ammiraglio britannico, nel 1793, quando egli venne a Napoli a chiedere rinforzi contro i francesi. Emma usò la sua influenza sulla regina per ottenere che il re concedesse i rinforzi a Nelson. Questi tornò a Napoli cinque anni dopo, quando era ormai una leggenda vivente, dopo la sua vittoria nella battaglia del Nilo. Le vicissitudini della guerra lo avevano prematuramente invecchiato: aveva perso un occhio, un braccio e la maggior parte dei denti, ed era affetto da attacchi di tosse.

Tuttavia lo curò nella casa di suo marito, e organizzò un ricevimento con 1.800 invitati per festeggiare il suo quarantesimo compleanno. Presto tra loro nacque l'amore, e sembra che la loro relazione sia stata tollerata, e persino incoraggiata, dall'anziano William, il quale non manifestava altro che ammirazione e rispetto per Nelson, e viceversa. Era ormai all'apice del successo, amica intima della autoritaria Maria Carolina, regina di Napoli e Sicilia, era l'unica che non era tenuta a rispettare i tre inchini abitualmente previsti alla presenza dei monarchi ed all'uscita a ritirarsi facendo i passi indietro sino alla porta.

Il 21 dicembre 1799 Emma ricevette la prestigiosissima onorificenza di Dama di Devozione dell'Ordine di Malta, con lettera firmata di persona dallo zar Paolo I, decorazione assai raramente concessa ad una donna, soprattutto se non di nascita nobile.

Lady Hamilton raffigurata da Johann Heinrich Schmidt (1800).

Nei giorni che seguirono la fine della Repubblica Napoletana si dice che lady Hamilton usò la propria influenza su Nelson per convincerlo a non accettare la capitolazione negoziata dal cardinale Ruffo con i repubblicani, e ad annullare i loro salvacondotti. A seguito di questa decisione 124 nobili ed intellettuali napoletani che avevano ricoperto incarichi di governo nella effimera repubblica vennero giustiziati, talvolta in maniera spietata.

La caduta [modifica]

Il 31 gennaio 1801, nella casa che William aveva affittato nella Clarges Street, a Piccadilly, Londra, Emma diede alla luce una bambina, figlia di Nelson, cui venne dato nome Horatia. Nell'autunno dello stesso anno, Nelson acquistò Merton Place, una piccola casa malandata nella periferia dell'odierna Wimbledon. Lì egli visse apertamente con Emma, e con Wlliam, in un menage a trois che affascinò il pubblico. Insieme a loro viveva anche la madre di Emma. I giornali riportavano tutto ciò che essi facevano, e si riferivano alle scelte di Emma nel lanciare nuove mode in fatto di vestiario, arredamento e perfino di menu per i pranzi.

William morì nel 1803 e Nelson ritornò quasi subito in mare, lasciando Emma incinta del suo secondo figlio. Sentendosi disperatamente sola, si affannò nel tentativo di rendere Merton Place l'abitazione grandiosa cui Nelson aspirava, e desiderava ardentemente il suo ritorno. Il bambino, una femmina, morì poche settimane dopo la nascita, agli inizi del 1803. Per distrarsi dai suoi dispiaceri Emma cominciò a giocare d'azzardo e a spendere eccessivamente.

Dopo la morte di Nelson, nel 1805, Emma, che aveva velocemente dilapidato la piccola pensione che William le aveva lasciato, si indebitò pesantemente. Infatti Nelson aveva lasciato il suo patrimonio al fratello, lasciando ad Emma Merton Place. Lei però diede fondo alle proprie finanze nel tentativo di mantenere la casa come un monumento alla memoria di Nelson. E sebbene questi fosse considerato un eroe nazionale, la richiesta che egli più volte prima di morire rivolse per iscritto al governo inglese, perché assicurasse una pensione ad Emma ed Horatia, fu ignorata; non giovò neanche che egli ricordasse come, in più di un'occasione, Emma lo avesse aiutato ad ottenere rinforzi e rifornimenti da parte del re di Napoli, contribuendo in modo significativo alla prosecuzione delle sue campagne militari, conclusesi poi vittoriosamente.

Gli onori dovuti alla memoria di Nelson furono riversati su suo fratello.

Sebbene nel 1808 alcuni amici avessero cercato di sistemare la sua posizione finanziaria, nel 1813 Emma andò in prigione per debiti, e vi rimase per un anno. Un certo Alderman Smith l'aiutò ad uscirne, e lei andò in Francia per sfuggire ai suoi creditori. Datasi al bere, morì in miseria, di insufficienza epatica, a Calais, nel gennaio del 1815.

 
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Georgiana Spencer antenata di Diana

Post n°2025 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Georgiana Cavendish, duchessa del Devonshire (Althorp, 7 giugno 1757Londra, 30 marzo 1806), nata Lady Georgiana Spencer, fu la prima moglie di William Cavendish, V duca del Devonshire e madre di William George Spencer Cavendish, VI duca del Devonshire. Suo padre, John Spencer, I conte Spencer, era un discendente di John Churchill, I duca di Marlborough. Suo fratello fu George Spencer, II conte Spencer, politico whig. La sua discendente più nota, anche se indiretta, è indubbiamente Lady Diana Spencer.

Indice [mostra
Biografia [modifica]

Georgiana fu donna di grande bellezza e di altrettanto fascino e carisma. Le sue mise dettarono la moda del tempo come nessun'altra sua contemporanea fu in grado di fare. Il suo carattere cosmopolita le garantì attorno a sé una cerchia di letterati e politici -- un "salotto" di tutto rispetto. Fu anche attiva in politica in un'epoca in cui le suffragette erano lontane più di un secolo a venire. Sia gli Spencer che i Cavendish furono strenui sostenitori Whig. Georgiana sostenne pubblicamente gli Whig—in particolare un cugino alla lontana, Charles James Fox—in un periodo in cui il Re (Giorgio III) e i suoi Ministri avevano una forte e diretta influenza sulla Camera dei Comuni, principalmente attraverso il loro potere di protezione. Durante le elezioni generali del 1784, si diffuse la diceria per cui la Duchessa avesse scambiato baci in cambio di voti in favore di Fox e per questo fu oggetto di una famosa satira da parte di Thomas Rowlandson nella sua stampa THE DEVONSHIRE, or Most Approved Method of Securing Votes

Thomas Gainsborough, Georgiana, Duchessa del Devonshire, 1783

Meravigliosamente, mentre la Duchessa stava scendendo dalla sua carrozza, uno spazzino irlandese esclamò: "Che Dio vi benedica, mia signora, permettetemi di accendere la mia pipa con i vostri occhi!", un complimento che lei spesso ricordò quando qualcun altro si complimentava con lei, ribattendo: "Dopo il complimento dello spazzino, tutti gli altri sono banali". [1] [2]

Georgiana sposò il Duca del Devonshire in carica, il 6 giugno 1774. Il matrimonio fu brillante quanto infelice, poiché la coppia era divisa da incompatibilità di carattere (Il matrimonio dei Devonshire fu splendidamente satirizzato nella commedia di Richard Brinsley Sheridan, The School for Scandal, dove una giovane moglie di campagna, Lady Teazle, è affascinata dalla gente alla moda). L'iniziale incapacità di rimanere incinta della giovane Duchessa fu inoltre motivo di preoccupazione: le mogli aristocratiche erano valutate più per la loro feritilità che per la loro dote o i legami familiari. Ebbe numerosi aborti prima di dare alla luce due figlie, e infine il tanto atteso (e unico) figlio maschio. Questi, William Cavendish, VI duca del Devonshire (1790-1858) morì scapolo e quindi senza eredi; la sorella Georgiana Cavendish (1783-1858) sposò George Howard, VI conte di Carlisle (1773-1844), mentre Harriet Cavendish (1785-1862) sposò Granville Leveson-Gower, I conte Granville.

Fu Georgiana che presentò il Duca a quella che sarebbe diventata la sua amante, nonché seconda moglie, Lady Elizabeth Foster. "Bess" fu la migliore amica di Georgiana, la quale tollerò il ménage à trois per molti anni. Georgiana, da parte sua, ebbe una relazione con Charles Grey, II Conte Grey, dal quale ebbe una figlia nel 1792, Eliza Courtney (un'antenata di Sarah, Duchessa di York). Lady Elizabeth Foster ebbe due figli dal Duca, un maschio e una femmina. Quando la Duchessa morì, suo marito sposò Bess Foster e prontamente si procurò una nuova amante. Alla sua morte, il figlio che ebbe dalla Duchessa diventò il VI Duca del Devonshire ma morì scapolo, perciò fu succeduto da un cugino di secondo grado, William Cavendish, II Conte di Burlington (1808-1891), che era vedovo della nipote di Georgiana, Lady Blanche Howard.

Joshua Reynolds: Georgiana, Duchessa del Devonshire, 1786

Georgiana fu nota non solo per l'assetto del suo matrimonio, la sua bellezza e il suo stile, le sue campagne politiche, ma anche per il suo amore per il gioco. Quando morì era piena di debiti, benché la sua famiglia natale, gli Spencer, e la famiglia del marito, i Cavendish, fossero molto facoltose.

Durante gli anni in cui fu immersa nella notorietà pubblica, Georgiana fu ritratta da Thomas Gainsborough e Joshua Reynolds. Il famoso dipinto di Gainsborough, che la ritrae con un largo cappello francese fu perduto per molti anni. Fu acquistato una decina di anni fa da Andrew Cavendish, XI Duca del Devonshire, e inserito nella collezione di Chatsworth House.

Nella sua vita Georgiana viaggiò molto ed ebbe modo di diventare molto amica della regina Maria Antonietta di Francia e della sua dama di compagnia, la duchessa de Polignac. Quando la sovrana fu arrestata e in seguito decapitata, la Duchessa ne rimase profondamente colpita.

Un'altra donna famosa della stessa famiglia di Georgiana è stata Diana, Principessa del Galles (nata Lady Diana Spencer), discendente del fratello di Georgiana, il II conte Spencer.

 
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Ibambini si incontrano (Tagore)

Post n°2024 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

I bambini s'incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Sopra di loro il cielo è immobile
nella sua immensità
ma l'acqua del mare che non conosce riposo
si agita tempestosa.
I bambini s'incontrano con grida e danze
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Costruiscono castelli di sabbia
e giovano con conchiglie vuote.
Con foglie secche intessono barchette
e sorridendo le fanno galleggiare
sulla superficie ampia del mare.
I bambini giocano sulla spiaggia dei mondi.
Non sanno nuotare
né sanno gettare le reti.
I pescatori di perle si tuffano per cercare
i mercanti navigano sulle loro navi
i bambini raccolgono sassolini
e poi li gettano di nuovo nel mare.
Non cercano tesori nascosti
non sanno gettare le reti.
Ride il mare increspandosi
ride la spiaggia luccicando pallidamente.
Le onde portatrici di morte
cantano ai bambini cantilene senza senso
come fa la madre
quando dondola la culla del suo bimbo.
Il mare gioca con i bambini
e la spiaggia ride luccicando pallidamente.
I bambini s'incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Nel cielo senza sentieri vaga la tempesta
nel mare senza sentieri naufragano le navi
la morte è in giro e i bambini giocano.
Sulla spiaggia di mondi sconfinati
c'è un grande convegno di bambini.

 
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Libri dimenticati:Georgiana

Post n°2023 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Bellissima biografia di una donna del tutto anticonfromista e ribelle

 
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Frase del giorno

Post n°2022 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Alcuni raggiungono la loro massima cattiveria nel silenzio (Canetti)

 
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