Il labirinto
blog diarioMessaggi del 07/03/2012
E crescendo impari che la felicità non e' quella delle grandi cose.
Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...
La felicità non e' quella che affanosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...,
la felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità e' fatta di cose piccole ma preziose....
...e impari che il profumo del caffe' al mattino e' un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità e' fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l'amore e' fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo e' una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami...
E impari che c'e' felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'e' qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c'e' nel cuore un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.
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Edward Fairly Stuart Graham Cloete (23 July 1897 - 19 March 1976) was a South African novelist, essayist, biographer and short story writer.
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Cloete was born in Paris, France to a French mother and South African father. He was educated at Lancing College, a school which at present gives out a yearly prize in his honour to a student who excels in literature and creative writing. He lived most of his adult life in the town of Hermanus, in the Western Cape. He published his first novel, Turning Wheels, in 1937: it became a best-seller, selling more than two million copies. Importation of the book was subsequently banned in South Africa, owing to its commentary on the Great Trek, the event in which the book is set.
Many of his 14 novels and most of his short stories are historically based fictional adventures, set against the backdrop of major African, and, in particular, South African historical events. Apart from Turning Wheels, another prominent novel, 1963's Rags of Glory, is set during the Boer war (with, according to its foreword, much of the historical information based on Rayne Kruger's Goodbye Dolly Gray.) Two of his novels were turned into movies: The Fiercest Heart (1961) is based on his 1955 novel of the same name, and Majuba, released in 1968, is based on his 1941 novel The Hill of the Doves.
His short stories are also much-acclaimed. He published at least eight volumes in his lifetime.
In addition to producing South-African related works, Cloete was among the pioneers of the by-now voluminous literary sub-genre depicting the aftermath of nuclear war. His 1947 novelette The Blast is written as the diary of a survivor living in the ruins of New York (published in 6 Great Short Novels of Science Fiction, ed. Groff Conklin, 1954).
Other written genres to which he contributed included poetry (collected in a volume published in 1941, The Young Men and the Old) and biography (African Portraits, 1946).
He published the first part of his autobiography, A Victorian Son, in 1972 and the second, The Gambler, in 1973. Stuart Cloete died on 19 March 1976, in Cape Town, South Africa.
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Riceve l'istruzione di base da suo padre Antonio, maestro elementare e fondatore d'una scuola serale per contadini e pastori analfabeti. Dopo aver terminato le scuole elementari,prosegue gli studi a Frascati, nel collegio di Mondragone retto dai Gesuiti: ne verrà espulso dopo gli iniziali cinque anni di ginnasio, perché sorpreso a leggere testi considerati proibiti. Nel '14 pubblica le sue prime poesie su "Il nuovo birichino calabrese"; l'anno successivo è chiamato alle armi. Ferito in combattimento alle braccia, è obbligato ad una lunga degenza nell'ospedale militare di Ferrara prima e poi di Firenze: dalla sua dolorosa esperienza di soldato, nascono le "Poesie grigioverdi" (1917). Su invito di Giovanni Amendola, è a Roma nel '22 per lavorare al "Mondo", in qualità di corrispondente da Parigi e, successivamente, di redattore; interviene, sovente, nella polemica politica e culturale, coraggiosamente non tacendo le proprie idee democratiche ed antifasciste. Nel '26 viene pubblicato in volume il suo romanzo d'esordio, scritto un lustro prima, "L'uomo nel labirinto"; nel '29 appaiono i racconti de "L'amata alla finestra", ispirati alla sua terra d'origine. E' del 1930 "Gente in Aspromonte", l'opera sua più celebre e celebrata, ove il realismo nella descrizione della vita calabrese si sposa felicemente ai toni sentimentali adoprati nel rievocare un universo popolare intriso di elementi magici ed arcaici. Seguono il romanzo "L'uomo è forte" (1938) e le novelle di "Incontri d'amore" (1940). Dal '40 al '42 è critico teatrale del "Popolo di Roma" del quale, dal 25 luglio all'8 settembre del '43, diviene direttore; costretto alla fuga dall' occupazione tedesca della città, trova rifugio a Chieti, dove si guadagna da vivere impartendo lezioni d'inglese. Tornato a Roma nel '44, fonda - assieme a Libero Bigiaretti e Francesco Jovine - il Sindacato nazionale degli Scrittori, di cui resterà segretario sino alla morte. Nel '46 licenzia "L'età breve", primo romanzo della trilogia "Memorie del mondo sommerso", poi completata da "Mastrangelina" (1960) e "Tutto è accaduto" (1961). Nel marzo del '47 assume la direzione del quotidiano di Napoli Risorgimento ma, pochi mesi più tardi, decide di dimettersi per divergenze ideologiche. In seguito, collabora alla sceneggiatura di "Riso amaro" (1949) di Giuseppe De Santis e, dal '49 al '51, è critico teatrale del "Mondo" di Mario Pannunzio. Da segnalare, ancora, il testo teatrale "Ultima notte di Medea" (1949), le pagine di diario raccolte in "Quasi una vita. Giornale di uno scrittore" (1950) ed il romanzo - rimasto incompiuto - "Belmoro" (1957).Francesco Troiano
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Louise Colet pseudonimo di Louise Revoil (Aix-en-Provence, 15 agosto 1810 – Parigi, 9 marzo 1876) è stata una poetessa francese.
Indice
Biografia
Ultima nata in una famiglia numerosa, composta da sette figli, e da un padre direttore delle Poste. All'età di venti anni si sposò con il musicista e accademico Hippolyte Colet, riuscendò in tal modo a sfuggire dalla provincia e introdursi nel "bel mondo" parigino.
Una volta arrivata a Parigi, cercò i canali giusti per rendere noto il suo primo lavoro, una raccolta di poesie intitolata Fleurs du Midi (1836), che però non riscosse grande approvazione da parte della critica.
Due anni dopo iniziò a frequentare assiduamente il filosofo Victor Cousin, e grazie alla sua collaborazione, incominciò a pubblicare sui giornali e nel 1839 ricevette riconoscimenti da parte della Académie française con l'opera Le musée de Versailles.
Questi premi le aprirono le porte dell'ambiente letterario parigino, consentendole di stringere amicizia con molti scrittori di grido, quali Victor Hugo.
Il suo temperamento focoso la indusse a reagire con un atto di violenza nei confronti di Alphonse Karr, colpevole secondo la scrittrice di averla criticata ingiustamente.
Da questo momento alternò libri di poesie ad opere drammatiche; per i primi si annoverarono Le monument de Molière (1843), mentre il suo dramma più significativo risultò Charlotte Corday et Madame Roland (1842).
Inaugurò un salotto letterario a Rue de Sèvres, dove tra i suoi più noti frequentatori si possono citare Gustave Flaubert, Alfred de Musset e Alfred de Vigny.
Con Flaubert intrecciò una tempestosa relazione durata otto anni che si concluse a causa dell'intromissione di Musset. La scrittrice descrisse impietosamente entrambi gli artisti nel libro Une histoire de soldat del 1856 e in Lui del 1859, nei quali sostenne di essere stata la musa ispiratrice di Flaubert per la sua Madame Bovary.
Nel 1860 Colet soggiornò in Italia, dove strinse amicizia con Alessandro Manzoni e conobbe Garibaldi a Napoli, come attestato dal libro Naples sous Garibaldi pubblicato lo stesso anno.
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rsola Nemi (Firenze, 11 giugno 1903 – La Spezia, 8 febbraio 1985) è stata una scrittrice italiana del Novecento.
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Il suo vero nome era Flora Vezzani. Si trasferì, bambina alla Spezia, col padre, ufficiale di fanteria, medaglia d'oro. A lui caduto sul Carso, nel giorno di Sant' Orsola, (15 ottobre 1915) dedicò parte del suo pseudonimo; l'altra metà era all'inizio Nemini (in latino, di nessuno) simbolo del suo carattere schivo e indipendente. A tre anni, fu colta dalla poliomielite in una forma che le risparmiò la vita ma la segnò per sempre, eppure bella, con un volto spirituale, dai lineamenti finissimi e uno sguardo che rimase limpido e attento fino agli ultimi giorni della sua vita.
Conosciuto attraverso un annuncio sulla «Fiera Letteraria» Henry Furst, celebre letterato americano innamorato dell'Italia, se ne innamorò e lo sposò. Furst, scomparso nel 1967, fu l'incontro decisivo per la carriera di Orsola Nemi, la quale grazie a lui, incontrò Montale, che pubblicò alcune sue poesie su «Letteratura», poi stampate da Bompiani nel 1942. Da Bompiani le venne affidato l'importante compito di collaborare alla monumentale opera del Dizionario delle Opere e dei Personaggi. Intensa e proficua è stata anche l'amicizia e la collaborazione con Leo Longanesi, di cui fu segretaria a Roma e per il quale tradusse soprattutto grandi autori francesi: Tocqueville, Balzac, Saint-Simon, Baudelaire, Flaubert, e un romanzo scritto in francese dal rumeno Vintila Horia.
La sua attività si colloca tra gli anni ’30 e gli anni’80, intensissima e molteplice; fu autrice di romanzi, racconti, favole, saggi, preghiere, articoli: vari generi letterari a cui per un cinquantennio si dedicò con intenso lavoro. Fu instancabile e fine traduttrice, collaboratrice di quotidiani e riviste, quali «La Gazzetta del Popolo», «Il Messaggero», «L’Osservatore Romano», «Il Tempo», «Il Borghese», e anche autrice di ricette di cucina, di articoli su «pizzi e ricami» ospitati da «Rakam». Iniziò a scrivere nel clima culturale della «Ronda», della «Nouvelle Revue Francaise» e della «Fiera Letteraria». Lavorò anche per il teatro: nel 1961, per il centenario dell'Unità d'Italia scrisse Camicie Rosse.
Amò particolarmente le favole e ne scrisse molte tra cui Nel tesoro delle galline. Ne pubblicò numerosissime a puntate su La Gazzatta dei lavoratori, in una sezione speciale per i bambini, firmandosi il gufo delle torre o il gufo navigante, alcuni suggestivi titoli: Il Califfo curioso, Un naufragio tra predoni, La Nave volante, numerose dedicate al regno degli animali come ad esempio: L'orso e la capinera, La regina delle api, Il granchio d'oro, La torre dei gatti, Il gallo tramviere; nel 1944 scrisse Nel paese di Gattafata, una lunga fiaba illustrata da un rarissimo De Chirico, pubblicata da Documento editore, ed è la scrittrice Anna Banti a scrivere: «che Orsola sia nata col talento, la vocazione della favola, fu chiaro fin dal '4o, quando Bompiani le ebbe stampato quel Rococò, più favola che romanzo (..) la lingua infatti che essa usa è una delle più asciutte e limpide che oggi sia dato leggere, una lingua appunto, da favola classica».
Dopo la morte del marito si dedicò alla composizione dell'opera Il meglio di Henry Fusrt, con la prefazione di Mario Soldati e introduzione di Ernst Jünger. Infine nel 1980, completò l'opera che aveva iniziato a scrivere insieme ad Henry Furst: la biografia di Caterina de‘ Medici, pubblicata da Rusconi. Fu amica di molti intellettuali del Novecento, tra i cui: Anna Maria Ortese, Sibilla Aleramo, Irene Brin, Lucia Rodocanachi, Eugenio Montale, la moglie Mosca, Emilio e Leonetta Cecchi, Gianfranco Contini, Giovanni Comisso, Mario Soldati, Giuseppe, Ungaretti, Carlo Bo, Ennio Flaiano, Silvio Negro, Sigfrido Bartolini, Anna Banti, Gianna Manzini, Federico Fellini, Italo Calvino, Leo Longanesi, Valentino Bompiani, Enrst Jünger, e molti altri.
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Álvaro Obregón Salido (Navojoa, 19 febbraio 1880 – Città del Messico, 17 luglio 1928) è stato un politico messicano. È stato Presidente del Messico dal 1º dicembre 1920 al 1º dicembre 1924.
Biografia [modifica]Nato a Navojoa, nello Stato messicano di Sonora, da una famiglia povera di agricoltori. Inizio la sua attività politica nel 1911 con l'elezione a sindaco della città di Huatabampo, sostenendo Francisco Madero nella lotta contro la rivolta guidata da Pascual Orozco. Quando Madero fu ucciso dalla rivolta guidata da Félix Díaz e dal generale Victoriano Huerta Obregón si unì a Venustiano Carranza nella rivolta contro il nuovo governo di Huerta, che riuscì nel 1914 a togliere a Huerta il potere.
Come comandante militare al seguito di Carranza si distinse anche nella lotta per sconfiggere i ribelli Pancho Villa ed Emiliano Zapata.
Obregòn tornò alla politica nel 1920, sperando di succedere a Carranza come presidente. Quandò però fu evidente che Carranza aveva scelto come suo successore Ignacio Bonillas organizzò una rivolta del potere militare, i cui scopi furono espressi nel manifesto del Plan de Agua Prieta, contro il presidente Carranza. La rivolta ebbe successo e Carranza fu prima deposto e poi assassinato nello stato di Puebla in un'imboscata. Per sei mesi Adolfo de la Huerta fu il presidente provvisorio del Messico, fino alle elezioni che videro Obregón vincitore.
I quattro anni di presidenza di Obregón sono famosi per la politica anticlericale e per le riforme agrarie messe in atto nel paese, e per la politica amichevole nei confronti degli Stati Uniti, basati sulla vendita del petrolio messicano. Al momento della successione Adolfo de la Huerta diede vita ad una rivolta, perché vedeva sé stesso come il naturale successore alla presidenza, contro il preferito da Obregón Plutarco Elías Calles, che vinse comunque le elezioni.
Nel 1928 Obregón corse ancora per la presidenza, e fu eletto dopo delle elezioni molto contestate. Quando andò a Città del Messico per celebrare la vittoria però fu assassinato in un ristorante da un cattolico contrario alle politiche religiose del suo governo.
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Victoriano Huerta (Colotlán, Jalisco, 22 dicembre 1850 – El Paso, Texas, 13 gennaio 1916) è stato un militare e politico messicano.
Nasce da una famiglia di contadini dell'etnia degli indigeni huicholes. Dopo essere stato un collaboratore del governo di Porfirio Dìaz, fu al servizio del suo successore Francisco Indalecio Madero per il quale represse le insurrezioni di Pascual Orozco ed Emiliano Zapata.
Nel 1913 fu a capo del colpo di stato che destituì e assassinò Francisco Madero e il suo vicepresidente José María Pino Suarez, e con l'appoggio statunitense si autoproclamó presidente.
La sua breve dittatura (dal 19 febbraio 1913 al 14 luglio 1914) non riuscì a fare fronte alle rivolte guidate principalmente da Pancho Villa, Emiliano Zapata e Venustiano Carranza così nel 1915 rinunciò alla presidenza e fuggì in esilio in Europa.
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La Rivoluzione Messicana (1910-1917) è stata una rivolta armata, sociale e culturale contro l'oligarchia latifondista e il regime dittatorial-clericale messicano allora vigente. La rivoluzione iniziò il 20 novembre 1910 con il sollevamento armato di Francisco I. Madero contro il presidente-dittatore Porfirio Diaz , sancito dal documento passato alla storia come Plan de San Luis Potosí.
La rivoluzione messicana si caratterizzò per le diverse posizioni ideologiche che di volta in volta prevalevano nelle diverse e complesse fasi rivoluzionarie: socialismo, anarchismo, liberalismo, populismo, ecc. Quantunque inizialmente fu una rivoluzione contro l'ordine stabilito, nel tempo si trasformò in una vera e propria guerra civile. Il conflitto iniziò nel nord del paese ma poi si estese in tutto il Messico. L'occupazione di Ciudad Juárez (Chihuahua), da parte degli antiporfiristi, convinse Porfirio Diaz a dare le dimissioni e a fuggire in esilio. Le elezioni del 1911 furono vinte dal liberale Madero, ma il suo moderatismo spingerà in seguito Emiliano Zapata e Pascual Orozco ad insorgere contro di lui. Un movimento controrivoluzionario, durante il periodo denominato Decena Tragica, portò all'assassinio di Madero e dei suoi fedelissimi; il potere fu allora assunto da Victoriano Huerta con un vero e proprio golpe. Contro Huerta insorsero altri rivoluzionari, tra cui Venustiano Carranza e Francisco Villa, che provocarono le dimissioni di Huerta. La presidenza passò a Carranza, che promulgherà la costituzione del 1917 (molto progressista per l'epoca, anche se non rivoluzionaria quanto chiedevano gli zapatisti) e alla conseguente istituzionalizzazione della rivoluzione. La guerra civile proseguirà anche dopo il 1917: Zapata fu assassinato nel 1919 su ordine di Carranza; Carranza fu assassinato da un comploto ordito dai latifondisti e dal generale Obregon, il quale venne poi eletto presidente al suo posto. Pancho Villa fu invece assassinato nel 1923.
Secondo gran parte degli storici, proprio la costituzione del 1917 ha segnato la fine ufficiale della rivoluzione, ma secondo altri la rivoluzione si concluse effettivamente con la presidenza di Adolfo de la Huerta (1920) o addirittura con quella di Plutarco Elías Calles (1924). Da evidenziare anche che, dopo il 1917, molti rivoluzionari furono assassinati: Zapata nel 1919, Carranza nel 1920, Villa nel 1923 e Obregón nel 1928.
Porfirio Diaz, presidente-autocrate del Messico dal 1876 al 1880 e poi dal 1884 al 1911
Indice
Situazione sociale durante la dittatura di Porfirio Diaz
La rivoluzione esplose nel 1910 come reazione alla dittatura del Generale Porfirio Diaz (una prima fase dittatoriale del presidente Diaz andò dal 1876 al 1880, poi dal 1884-1911) , culminando sette anni più tardi con la promulgazione ufficiale di una nuova costituzione (le insurrezioni continuarono sempre più flebilmente sino alla presa del potere da parte del Partito Rivoluzionario Istituzionale negli "anni '30"). Durante il lungo periodo autoritario del presidente-autocrate Porfirio Diaz, reso possibile anche dalla modifica della costituzione nel 1884, si assistette nel paese ad una forte concentrazione della proprietà fondiaria. Poche famiglie, appoggiate dalle autorità locali, si impossessarono con la forza delle terre comuni indigene, gettando nella miseria più buia migliaia e migliaia di famiglie. I capitali stranieri, soprattutto inglesi e statunitensi, in eterno conflitto tra loro, acquisirono il controllo delle miniere e delle riserve petrolifere. Durante questi anni, all'aumento del potere dei latifondisti, proporzionalmente diminuivano i diritti politici e la repressione degli scioperi.
In questo clima di grave ineguaglianza non poterono non svilupparsi rivendicazioni a carattere politico-sociale di natura agraria, democratica e nazionale.
Il movimento rivoluzionario ebbe un grande impatto sui contadini, gli anarchici e tutte le classi sfruttate in genere; e il risultato fu la promulgazione della costituzione messicana del 1917, conseguenza tangibile delle rivolte, la prima al mondo a riconoscere diritti e garanzie sociali. Inoltre in quell'ambito emersero figure di primo piano, impregnate di una forte matrice libertaria, tra cui Diego Rivera ed i ribelli Emiliano Zapata, Librado Rivera e i fratelli Magón.
Le fasi pre-rivoluzionarie: il Partito Liberale Messicano
Elemento decisivo nello scoppio della rivoluzione fu la formazione della Junta Organizadora del Partido Liberal Mexicano (formata, tra gli altri, dagli anarchici Ricardo ed Enrique Flores Magon, Librado Rivera), responsabile nel 1906 della fondazione del Partito Liberale Messicano, un movimento-partito, nonostante il nome possa trarre in inganno, dalla tendenza libertaria ed anarchica.
Nel 1906 il PLM (Partito Liberale Messicano) promosse le prime insurrezioni contro la dittatura di Porfirio Díaz: il 16 settembre 1906 (anniversario dell'indipendenza del Messico) il PLM aveva programmato l'inizio della rivoluzione, però i piani furono scoperti dalla polizia messicana e da quella statunitense. Rinviata la sollevazione armata, in quell'anno ci furono alcuni successi che devono essere considerati come veri e propri atti precursori della rivoluzione del 1910:
1º giugno: sciopero della Cananea a Sonora contro la "Cananea Consolidated Copper Company" repressa nel sangue: 23 morti e 22 feriti, più di 50 detenuti e centinaia di licenziati;
1º luglio: programma del Partito Liberale Messicano diffuso dal giornale «Regeneracion»;
30 settembre: ribellione di Acayucan.
L'attività rivoluzionario del PLM fu facilitata dall'effervescenza politica e culturale che si respirava nel paese da molti anni. Nel campo culturale si distinse l'Ateneo della Gioventù, che a partire dal 1908 espresse posizioni fortemente critiche nei confronti del positivismo educativo imposto sin dai tempi di Benito Juárez e sul quale la dittatura di Porfirio Diaz basava la propria dottrina. L'Ateneo si ribellò contro tutto ciò che pensava fosse limitativo dell'autodeterminazione del popolo messicano. Nell'ateneo militarono sia personalità della precedente generazione, come i poeti Luis G. Urbina ed Enrique González Martínez, che quelle appartenenti alla nuova: Antonio Caso, José Vasconcelos, Pedro Henríquez Ureña, Alfonso Reyes, Julio Torri, Jesús T. Acevedo, Alfonso Cravioto e Ricardo Gómez Robelo.
Gli eventi rivoluzionari
La scintilla rivoluzionaria fu la frode elettorale del 1910, messa in atto da colui che era alla Presidenza del Messico sin dal 1876: Porfirio Diaz. Questi, infatti, per allontanare da sé l'accusa di essere un autocrate, aveva indetto per il 1910 le elezioni politiche, di cui Madero (ex-simpatizzante del PLM, fu il suo principale rivale.
Diaz era stato il promotore dell’industrializzazione e della pacificazione del paese, ma l’eccessivo sfruttamento delle classi più povere, la concentrazione della ricchezza e del potere politico, l’educazione riservata solo ai ceti abbienti, non fece altro che evidenziare il suo carattere antiproletario.
Francisco Madero, ex-membro del PLM, sarà protagonista nella prima fase della rivoluzione, quella in cui sarà eletto alla presidenza (dal 1911 al 1913). Madero, da presidente, reprimerà i rivoluzionari a lui non allineati
Pancho Villa, rivoluzionario integerrimo, guiderà la División del Norte divenendo un vero e proprio mito rivoluzionario. Sarà assassinato nel 1923
La presidenza di Madero (1911-1913)
La campagna elettorale di Madero fu incentrata sul motto politico antiporfirista: «Suffragio effettivo, non rielezione». Egli, leader del suo "Partito Antirielezionista", dovette però fare i conti con la repressione: il presidente Dìaz avviò una campagna contro i maderisti, molti dei quali si erano oramai distaccati dai principi libertari del "Programma del Partito Liberale Messicano", costringendoli alla fuga negli Stati Uniti, dove pubblicarono il cosiddetto Piano di San Luis: attraverso l'uso di un linguaggio radicale ed insurrezionale, furono dichiarate nulle le elezioni (e quindi la vittoria di Diaz), chiedendo inoltre ai messicani di lottare in favore del suffragio universale, della (moderata) riforma agraria e di alcuni benefici per la classe operaia.
La rivoluzione antiporfirista iniziò in diverse parti del paese e vide un moto di rivolta collettivo contro il dittatore Diaz. Parteciparono alla lotta antiporfirista tutti, dal ceto rurale ai settori privilegiati, anche quest’ultimi danneggiati dalle losche alleanze con le lobby straniere. Attorno a Madero, rientrato in Messico, si strinsero anche forze proletarie e contadine guidate da Venustiano Carranza (nello Stato di Coahuila ), Emiliano Zapata (nello Stato di Morelos ), Alvaro Obregón (nella regione di Sonora ), Pascual Orozco e Francisco “Pancho” Villa (nello Stato di Chihuahua ).
Quando i rivoluzionari giunsero a Città del Messico nel Maggio del 1911, il presidente-dittatore Diaz fuggì e al suo posto fu insediato Francisco Madero. Il suo governo liberale, dopo qualche illusoria speranza suscitata nella popolazione, si rivelò incapace di mettere in atto misure veramente popolari, rimanendo praticamente ancorato entro posizioni fortemente classiste. D'altronde Madero era proprietario di miniere di rame e di fonderie, per cui aveva l’interesse a sostenere gli interessi dei grandi proprietari, considerando ingombrante la presenza straniera.
Il nuovo presidente, inizialmente aveva aderito al Partito Liberale Messicano (PLM) ma se ne era allontanato per divergenze con Ricardo Flores Magon. Altri militanti del PLM lo avevano seguito, tradendo i principi libertari dei magonisti e ritrovandosi così a combattere contro i loro ex-compagni.
Il golpe di Victoriano Huerta (1913-194)
Il 25 novembre 1911, il leader rivoluzionario del Sud del paese, Emiliano Zapata, e quello del Nord, Pancho Villa, ruppero con il governo e diffusero il cosiddetto "Piano di Ayala", che divenne il simbolo della lotta per la terra in tutta l'America latina e un vero e proprio manifesto di radicale riforma agraria.
Pascual Orozco, rivoluzionario antiporfirista, prima a favore di Madero e poi suo acerrimo nemico. A sorpresa appoggiò il golpe di Huerta e si ritirò dopo la vittoria di Venustiano Carranza
Il generale Victoriano Huerta, sostenuto dai grandi proprietari, di Pascual Orozco (ex-rivoluzionario) e dagli USA (simpatizzavano con lui anche Gran Bretagna e Francia), scatenò allora un colpo di stato militare (19 febbraio 1913) che ebbe come prima conseguenza l'assassinio di Madero e poi un bagno di sangue a Città del Messico.
Con la presa del potere da parte di Huerta, nel marzo 1913, gli antiporfiristi invitarono alla "rivoluzione costituzionalista" tutti coloro che non si riconoscevano nel nuovo presidente-diattatore. Fu messo in piedi anche un esercito costituzionalista, alla cui guida si pose Venustiano Carranza con l'obiettivo di sconfiggere Huerta e riportare l'ordine nel paese.
Nel frattempo, oltre all'Ejército Libertador del Sur di Zapata e a quello di Orozco, si formarono nuovi gruppi armati: il battaglione del generale Alvaro Obregón, in favore di Carranza, e i Dorados, i soldati della leggendaria “División del Norte” (Divisione del Nord) di Francisco Pancho Villa, che man mano che si avvicinano alla capitale espropriavano i latifondisti e distribuivano la terra ai contadini. Alla guida di questi insurrezzionalisti si pose il “costituzionalista” Venustiano Carranza.
In questo complesso quadro di avvenimenti, si inserirono anche gli USA che, prendendo a pretesto un presunto incidente navale che avrebbe coinvolto la flotta americana, nell’aprile del 1914 occuparono prima Veracruz, poi anche Chihuahua nel marzo del 1916. L'obiettivo del governo americano fu chiaramente quello di difendere i propri interessi e le loro proprietà nella regione.
Il periodo di Venustiano Carranza (1915-1920) e la costituzione del 1917
Emiliano Zapata, rivoluzionario sostanzialmente anarchico, rifiutò qualsiasi carica di potere. Fu il leader dell'Ejército Libertador del Sur. Morì assassinato nel 1919.
A questo punto il conflitto era esteso in tutto il Messico: nel nord-est comandava il rivoluzionario Pancho Villa, nel nordovest si distingueva Alvaro Obregón, mentre nel sud Emiliano Zapata continuava la rivolta con i suoi contadini. Nel luglio 1914 i contadini di Zapata e Villa entrarono nella capitale, Huerta (accusato apertamente dell’assassinio di Madero) fuggì all'estero e allora Carranza, autoproclamatosi primo capo dell'esercito rivoluzionario, fu designato presidente della repubblica.
Carranza si appoggiava al sostegno dei settori più avanzati della borghesia urbana e del proletariato, prefiggendosi l’obiettivo principale di pacificare il paese. La Convención de Aguascalientes, che intendeva riunire tutte le forze rivoluzionarie, fu convocata da Carranza per il 1° ottobre 1914 a Città del Messico, ma, in seguito, i lavori furono trasferiti ad Aguascalientes vista l'assenza degli zapatisti, che non riconoscevano l'autorità di Carranza, e dei villisti, che invece rifiutavano Città del Messico come sede delle sessioni. Spostata la sede dei lavori a partire dal 10 ottobre, vi aderirono i seguaci di Villa e, dal 26 ottobre, parteciparono anche gli zapatisti; i lavori videro il prevalere della fazione di Pancho Villa, determinando l'elezione alla Presidenza ad interim del generale Eulalio Gutiérrez Ortiz e la nomina di Francisco Villa in qualità di capo dell'esercito della Convenzione. Carranza il 10 novembre non riconobbe le decisioni prese e dichiarò nulla l'elezione di Gutierrez (anche Obregon ruppe con la Convenzione). Il 13 terminarono i lavori, che risulteranno quasi del tutto effimeri a causa delle divisioni ingeneratesi, e non certo per colpa di Villa e Zapata.
Pancho Villa e Zapata, riconciliatisi con il Pacto de Xochimilco, conquistarono Città del Messico il 6 dicembre 1914 con un esercito di 60 mila uomini, mentre Carranza e i carranzisti si trasferirono a Veracruz, da dove di fatto governarono il Messico. I due leader rivoluzionari entrarono trionfalmente nella capitale inalberando i vessilli della Vergine di Guadalupe, patrona dei popoli indigeni. Proprio in questi giorni Zapata rifiutò di sedersi sulla poltrona presidenziale: «Non combatto per questo. Combatto per le terre, perché le restituiscano». Zapata operò ostinatamente per il riconoscimento dei punti programmatici del Plan de Ayala (riforma agraria), il diritto allo sciopero e il riconoscimento dei sindacati.
Il 10 giugno Francisco Lagos Cházaro ricevette dalla Convenzione il potere Esecutivo. La capitale fu ripresa dalle truppe costituzionaliste (Carranza) il 2 agosto e prima del suo arrivo la Convenzione si trasferì inizialmente a Toluca e, successivamente, a Città del messico, ma senza la presenza villista. Fu l'inizio dell'istituzionalizzazione della rivoluzione.
Nel 1915 Zapata tornò nel Morelos (Stato del Messico), dove, giovani intellettuali, studenti provenienti da Città del Messico, distribuirono terre ai contadini e promulgarono misure atte ad incrementare la libertà agli stessi. Si trattò di un'esperienza di democrazia diretta, la cosiddetta comune di Morelos, che rappresentò il culmine della rivoluzione zapatista.
Le strepitose vittorie del generale Obregón (al servizio di Carranza in chiave reazionaria) su Villa e la repressione contro gli zapatisti, ordinata dal nuovo presidente, capovolsero nuovamente la situazione e la rivoluzione zapatista entrò progressivamente in una fase di declino da cui, salvo per brevi momenti, non si riprese più.
Nel 1917 entrò in vigore la nuova costituzione, di carattere anticlericale (divisione tra Stato e Chiesa), fortemente nazionalista, con ampie concessioni ai lavoratori urbani e una riforma agraria, anche se non così radicale come la voleva Zapata. Con la promulgazione della costituzione, nonostante le insurrezioni per la terra continuassero, si chiuse ufficialmente il ciclo rivoluzionario che era costato oltre un milione di morti. O meglio, la rivoluzione si istituzionalizzò, ma rivolte continuarono per lungo tempo. A dimostrazione di ciò, il 10 aprile 1919 Emiliano Zapata cadde in un’imboscata orchestrata dal traditore Jesùs Guajardo su ordine di Venustiano Carranza (poi a sua volta ucciso da Obregon).
Venustiano Carranza, leader dei costituzionalisti, eletto alla presidenza dal 1914 al 1920, istituzionalizzò la rivoluzione con la costituzione del 1917. Fu il mandante dell'assassinio di Zapata e a sua volta fu assassinato da un complotto ordito da Obregon
Dopo il 1920
I vent'anni di storia messicana precedenti gli anni '30 furono sostanzialmente il riflesso di quanto accaduto durante la rivoluzione. In questo periodo si plasmò una nuova classe dominante: la borghesia cittadina, assai colta, progressista, nazionalista e legata al mondo affaristico (industrie, commercio e banche). Essa fu fortemente appoggiata dalla classe politico-militare e da una parte dei contadini. La costituzione fu da loro considerata eccessivamente progressista ed il presidente divenne una persona indesiderata.
I ricchi latifondisti individuarono nel generale Alvaro Obregón, in precedenza sul fronte di Venustiano Carranza, il nuovo presidente messicano che avrebbe potuto salvaguardare i loro interessi. Dal 1920 al 1924, la presidenza passò in mano proprio ad Alvaro Obregon, dopo che egli stesso aveva ordito un complotto che portò all'assassinio di Carranza. Per sei mesi Adolfo de la Huerta fu presidente provvisorio del Messico, fino a quando le nuove elezioni videro il trionfo di Obregón.
A dimostrazione degli strascichi che la rivoluzione si portò dietro lungamente, il rivoluzionario Pancho Villa, sfuggito ad attentato ordito dal generale John Joseph Pershing, venne a patti con il presidente Obregón e si ritirò a vita privata a El Parral, nello Stato di Chihuahua. Questo non bastò a metterlo a riparo dalla vendetta dei suoi nemici: il 20 luglio 1923, nel paesetto di Hidalgo Parrai (Chihuahua), anche Villa venne assassinato.
Negli anni '30 si era costituito il "Partito Nazionalista Messicano" (PNM), per merito di Plutarco Elias Calles, che in seguito diverrà presidente della repubblica. IL PNM assumerà successivamente la denominazione di Partito Rivoluzionario Istituzionalizzato (PRI) ed eserciterà il potere ininterrottamente sino al 2006.
Gli anarchici e la rivoluzione
Francisco Madero ed Emiliano Zapata a Cuernavaca
La Rivoluzione messicana è stata per lungo tempo considerata come poco più che un avvenimento folkloristico e di scarsissimo valore storico- politico. In realtà è necessario rivalutare, nell'ottica dell'anarchismo, la storia della Rivoluzione messicana, ovvero di quella che è stata la prima rivoluzione del XX° secolo, la quale senza l’influenza anarchica sarebbe stata sicuramente diversa.
L’anarchismo messicano di quegli anni, ispirato alle parole e all’azione di Ricardo Flores Magón, Emiliano Zapata, Librado Rivera e tanti altri, fu ricco di personaggi di grande rilievo, capaci di apportare alla lotta in corso non solo il necessario bagaglio di idee libertarie, ma anche l’esempio di una grande dirittura morale.
La Rivoluzione Messicana non ha portato a risultati radicali riguardo al problema della giustizia sociale e dell'eguaglianza, tuttavia ha permesso la conquista di risultati parziali, per l'epoca, non da poco. Soprattutto essa ha permesso ai diseredati messicani di capire che unendosi e rimanendo compatti si potevano conseguire vittorie importantissime. Inoltre la rivoluzione ha posto le premesse per le successive insurrezioni sudamericane, a carattere strettamente popolare: quella di Augusto César Sandino in Nicaragua, di Farabundo Martí nel Salvador, del fenomeno zapatista dell'EZLN nel Chiapas di oggi (Subcomandante Marcos) e delle rivolte in atto attualmente in varie regioni messicane fra cui in primis quella di Oaxaca.
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Noi non ci conosciamo. Penso ai giorni
che, perduti nel tempo, c'incontrammo,
alla nostra incresciosa intimità.
Ci siamo sempre lasciati
senza salutarci,
con pentimenti e scuse da lontano.
Ci siam riaspettati al passo,
bestie caute,
cacciatori affinati,
a sostenere faticosamente
la nostra parte di estranei.
Ritrosie disperanti,
pause vertiginose e insormontabili,
dicevan, nelle nostre confidenze,
il contatto evitato e il vano incanto.
Qualcosa ci è sempre rimasto,
amaro vanto,
di non ceduto ai nostri abbandoni,
qualcosa ci è sempre mancato.
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Inviato da: RicamiAmo
il 01/08/2014 alle 18:11
Inviato da: Dolce.pa44
il 26/07/2014 alle 18:22
Inviato da: do_re_mi0
il 23/04/2014 alle 18:01
Inviato da: odio_via_col_vento
il 14/04/2014 alle 20:57
Inviato da: Krielle
il 23/03/2014 alle 04:38