Messaggi del 23/08/2012

Storielle Zen:La corrente

Post n°3533 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Un uomo anziano cadde accidentalmente nelle rapide di un fiume, e si avvicinava pericolosamente ad una cascata. Tutti i presenti sulla sponda del fiume temettero per la vita dell'uomo, ma egli miracolosamente riemerse vivo ed illeso ai piedi della cascata. La gente sorpresa gli chiese come fosse riuscito a sopravvivere. "Ho adattato me stesso all'acqua, e non l'acqua a me. Senza pensare ho permesso al mio corpo di essere modellato dalla corrente. Tuffandomi nei vortici, ne sono venuto fuori. Così sono sopravvissuto".

 
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Rovesciando idoli...

Post n°3532 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Un saggio, dopo anni e anni di vita nel mondo al servizio degli uomini, sapendo che di lì a poco sarebbe morto, decise di ritirarsi su una montagna per passare lì gli ultimi mesi della sua vita. 
Un giorno, mentre questi gustava rapito in estasi la profondità della Vita Universale, si presentò nella sua grotta un angelo. 
La creatura alata gli disse: 
"Sei stato un uomo esemplare, hai agito nel mondo come pochi avrebbero potuto, sei la gloria di Dio. 
Egli mi ha mandato qui per concederti un ultimo desiderio. Dimmi ciò che desideri ed io te lo darò". 
L'uomo sorrise e disse: 
"Vattene allora, cosa potrei desiderare ancora? Non posso certo cadere in questa trappola! Addio". 
Quando l'angelo scomparve, il saggio disse tra sé e sé: "Le prove non finiscono mai… "

Uno con l'essenza stessa di Dio
Rovescia ogni idolo
Se avesse accettato
Si sarebbe perduto.

 
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Storielle Zen:L'asino

Post n°3531 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo. 
Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne. 
L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, 
mentre il proprietario pensava al da farsi. 
Finalmente il contadino prese una decisione crudele: 
concluse che 
l'asino era ormai molto vecchio e che non serviva 
più a nulla, che 
il pozzo era ormai secco e che in qualche modo 
bisognava chiuderlo. 
Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare 
fuori l'animale 
dal pozzo. 
Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo 
aiutassero a seppellire 
vivo l'asino. 
Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare 
palate di terra 
dentro il pozzo. 
L'asino non tardò a rendersi conto di quello che 
stavano facendo con 
lui e pianse disperatamente. 
Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo 
numero di palate di 
terra, l'asino rimase quieto. 
Il contadino alla fine guardò verso il fondo del 
pozzo e rimase 
sorpreso da quello che vide. 
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, 
l'asino se ne liberava, 
scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e 
salendoci sopra. 
In questo modo, in poco tempo, tutti videro come 
l'asino riuscì ad 
arrivare fino all'imboccatura del pozzo, 
oltrepassare il bordo e 
uscirne trottando.

 
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Scrittori dimenticati:Jean Claude Izzo

Post n°3530 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Jean Claude nasce il 20 giugno 1945 a Marsiglia da padre italiano e madre di origine spagnola, frequenta la scuola in boulevard Boisson, al patronato della parrocchia Saint Calixte. Jean Claude è un ottimo allievo. Scrive storie e versi sui suoi quaderni. Come la maggior parte dei figli d'immigrati, viene tuttavia indirizzato verso una scuola tecnica, il liceo dei Remparts, in boulevard de la Corderie dove ottiene un CAP di “tourne -fraiseur” (tornitore-fresatore).
A 16 anni, con degli amici, apre un locale notturno a la Plaine, non durerà che qualche mese. Nel 1963 entra come commesso alla libreria “la Clairère” in rue Grignan. E' militante di Pax Christi (movimento cattolico per la pace).Nel 1964, è chiamato a fare il servizio militare e parte per Toulon, poi nel battaglione disciplinare a Djibouti. Fa uno sciopero della fame durante il quale perde 15 chili. In questo stesso periodo si occupa di fotografia e scrive per il giornale dell'arma.Al suo ritorno, nel 1966, riprende il suo lavoro e l'attività a Pax Christi. Vi incontra Marie Hèlene Bastianelli. Insieme entrano al PSU (Partito socialista unificato). Continua a scrivere poesie.
Nel giugno 1968, Jean Claude è candidato alle elezioni legislative a Marsiglia per il PSU, poi ad agosto aderisce al PCF. Jean Claude ed Hèlene si sposano nel marzo 1969 e si stabiliscono in rue Nau a Marsiglia. Izzo continua a militare attivamente nel PCF e collabora a “La Marseillaise Dimanche”, inserto del quotidiano regionale comunista.
Nel 1970, con sua moglie, lascia Marsiglia e si stabilisce a Saint Mitre les Remparts, piccolo villaggio a una cinquantina di chilometri da Marsiglia. Pubblica la sua prima raccolta di poesie “Poèmes à haute voix” presso P.J.Oswald. Trova lavoro come bibliotecario al Comité d'Entreprise de BP Lavéra. Continua nello stesso tempo a scrivere numerosi articoli per “La Marsellaise”. Nello stesso periodo Marie Hèlene diventa bibliotecaria a Martigues.
Nel 1971 pubblica “la commune de Marseille” nella rivista Europe. Scrive un testo teatrale per la liberazione di Angela Davis che sarà rappresentato da César Gattegno e la Compagnie du Rocher.
Nel 1972 è assunto come giornalista a “La Marseillaise” e cura una pagina speciale quotidiana dedicata alla costruzione del cantiere de Fos, dove dovrebbero essere installate delle officine siderurgiche. E' l'epoca che è stata chiamata de “La Californie provençale". Pubblica una nuova raccolta di poesie “terre de Feu” (P.J.Oswald). Nel novembre nasce suo figlio, Sébastien.
Pubblica nel 1974 una nuova raccolta di poesie “Etat de veille” (P.J.Oswald). Diventa lo stesso anno redattore capo aggiunto e responsabile della rubrica cultura di “la Marsaillaise”. Diventa il corrispondente ufficiale del giornale al festival d'Avignon.
Pubblica nel 1975 « Braises, brasiers, brûlures » (poesie illustrate da E. Damofli) e “Paysage de femme” (Guy Chambelland) poi “Le rèel au plus vif”(Guy Chambelland) nel 1976.
Nel 1978 pubblica “Clovis Hugues, un rouge du midi” da J. Laffitte. Alla fine dell'anno lascia il PCF e si separa da sua moglie. Qualche mese più tardi, all'inizio del 1979 lascia “la Marseillaise”. Vive di stenti per un anno. 
Nel dicembre 1980 entra al quotidiano “La Vie Mutualiste”, dove diventa redattore dal settembre 1982 fino all'aprile 1985. Nello stesso tempo è animatore della radio “Forum 92”. Partecipa alla creazione della rivista “Orion” (rivista poetica), con Bruno Bernardi. Nel gennaio 1987, si stabilisce a Parigi. Prima della trasformazione de “la vie mutualiste” in “Viva” diventa redattore capo del giornale. Si dimette il 31 luglio 1987. 
A partire da questa data scriverà in diverse riviste e giornali, e parteciperà all'organizzazione di avvenimenti letterari fra cui il Carrefour des Littératures Euroéennes de Strasbourg, il Festival du Polar de Grenoble e il Festival Etonnant Voyageur de saint Malo.
Sarà delegato generale dei Rencontres Goncourt des Lycéens nel 1991 e 1992, e direttore della comunicazione del festival Tombées de la Nuit (a Rennes) dal 1992 al 1994.
Scrive anche in questo periodo diverse sceneggiature per film (Una mort Olympique, Les Matins Chagrins), dei testi per canzoni su musiche di Jean Guy Coulange.
Nel 1993 pubblica nella rivista Gulliver un racconto che riprenderà in seguito per scrivere “Total Khéops”. Nel 1995, spinto da Michel Le Bris e Patrick Raynal pubblica nella Série Noir de Gallimard “Total Khéops", che otterrà molto presto un successo popolare e diversi premi (Prix des lycéens di Marseille , le Trophée 813).
Nel 1996 pubblica il seguito di Total Khéops, Chourmo. Lascia Parigi e parte per stabilirsi a Saint Malo con Laurence Rio responsabile culturale della città.
Nel 1997 pubblica “Loin de tous rivages”, raccolta di versi illustrata da Jacques Ferrandez e “Les Marins Perdus”, oltre a numerosi racconti apparsi in diverse antologie. Ritorna definitivamente in Provenza con la sua compagna, e si stabilisce a Ceyreste presso La Ciotat. 
Nel 1998 esce Solea e malgrado le forti sollecitazioni di Gallimard, Izzo rifiuta di proseguire le avventure di Fabio Montale. Nello stesso anno comincia a scrivere “Le Soleil des Mourants” e in maggio, si separa da Laurence. Durante l'estate, già malato, ha delle difficoltà a scrivere il romanzo iniziato, incontra Catherine Bouretz, fotografa.
Si sposano nel febbraio 1999. Pubblica una nuova raccolta di poesie “L'Aride des jours” con illustrazioni di sua moglie. Si stabilisce a Marsiglia.
Malgrado la sua malattia, Jean Claude partecipa a numerosi avvenimenti letterari e finisce di scrivere “Le Soleil des Mourants” che uscirà nel settembre 1999.
La malattia lo ucciderà il 26 gennaio 2000.

 
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Scrittori dimenticati:Mihaly Foldi

Post n°3529 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

 Romanziere ungherese (Budapest 1894 - ivi 1943); tra i suoi romanzi, forse più noti all'estero che in UngheriaAz utolsó álarc ("L'ultima maschera", 1928), Kádár Anna lelke ("L'anima di Anna Kádár", 1931), A meztelen ember ("L'uomo nudo", 1933), A házaspár ("Sposi amanti", 1935), A század asszonya ("La donna del secolo", 1936), Magánügy ("Affare privato", 1941).

 
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Scrittrici dimenticate:Judith Rossner

Post n°3528 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Judith Rossner's novels are concerned with women and relationships. In almost all of them, starting with To the Precipice in 1966 and continuing through August in 1983, the story opens with the protagonist's admission that the choices she has made, or not made, in life have been painfully wrong. In most cases, Rossner employs a first-person narrative to chronicle her protagonist's journey to self-discovery. The self-discovery never comes easily and it usually requires hard choices. Rossner's women are often outrageously self-indulgent and needy. They take their pride in thinking of themselves as hysterical types; they bemoan their maimed childhoods; they dwell upon their dreams and daydreams; and most have woken up one day to discover that their marriage of many years is hopelessly inadequate and must be abandoned if they are ever to have a chance to live as complete women with a self of their own. In the hands of a less able and inventive writer, this theme could quickly become banal. It is Rossner's interest in character and her flair for the grotesque and extravagant that carry her narratives. Many of her novels offer a clinical dissection of America's failed marriages and of a culture that has not permitted women to have a life apart from their children and husband. Almost all her books deal with women and their children, women and their sexual hunger, and women and their men. It is difficult to read her novels without keenly appreciating the depth of the psychological disorders which plague our era. Her novels travel from the quiescence and affluence of the 1950s, through the turbulence of the sexual and political upheavals in the mid-1960s, to the more mature feminism of the 1970s and early 1980s when women began to reassess their cry for independence and judge anew another set of sacrifices they have made in the pursuit of balancing the rival claims of mate, children, and work. Even in Emmeline, a novel which ostensibly takes the cotton mills in Lowell, Massachusetts in the early nineteenth century as its subject, Rossner makes the reader feel a twentieth-century feminist's outrage at the status of women and the plight of her heroine, a fourteen-year-old girl seduced by a mill foreman and later luckless enough to marry unwittingly her own son, the child she had given up for adoption some nineteen years earlier.

Rossner is intimately knowledgeable about women's dependency and her novels examine it with an often witty and ironic lens. She is thoroughly conversant with the world of what she calls her "offthe-wall" women and details in a most convincing way the world of the commune or the New York singles bar or the nineteenth-century mill town. She is immensely indebted to Freud, to the point that one entire novel, August, devotes itself to the month when psychiatrists vacation and patients struggle with the pains of withdrawal and transference while the analysts try to resist the tugs of counter-transference. She is heavily influenced by the writing of Doris Lessing, most particularly, The Golden Notebook and The Children of Violence series, as well as by Erica Jong's ribald Fear of Flying. Her writing is often sexually explicit, reveling in its own creation of women's fantasies, quick to celebrate multiple orgasms, and candid in its study of impotence and sexual indifference between married couples. She is savvy about the novel and its readership, exploiting her feminist subject and catering to the tastes of the New York/California sophisticate with an insatiable appetite for novels about neurotic women, free sex, and identity. She has also capitalized on the vogue for non-fiction, drawing on Truman Capote's In Cold Blood in her own clinical dissection of a rapist-murderer in Looking for Mr. Goodbar and upon the oral telling of Nettie Mitchell, a ninety-four-year-old woman who knew Emmeline when she herself was a child and Emmeline was an old woman. Whether she is exploring the victimization of Emmeline or Terry Dunne, the attractive, educated young schoolteacher of Looking for Mr. Goodbar whose sex with a stranger costs her her life, or whether she is analyzing the self-destructiveness of Ruth Kossoff in To the Precipice, or Nadine in Attachments, or Margaret in Any Minute I Can Split, or Dawn Henley in August, Rossner manages to make her reader recognize a part of themselves in her confused protagonists. Even when she is depicting with Rabelaisian humor some of the most grotesque scenes—the four-way orgy of Nadine and Dianne and the two joined Siamese twins Amos and Eddie in Attachments, or the scene where a 250-pound pregnant naked Margaret prances about her house, hardly raising an eyebrow among her husband's friends in Any Minute I Can Split—she is able to make her scene credible, illuminating, and capable of arousing our compassion. Understanding women in psychological extremis, Rossner can write ably about them.

In Rossner's early novels the women choose men for the wrong reasons and have their children also for wrong reasons. A goodly proportion of the novels chart the womens' bewildered emotional state in which they are afraid to leave the man they married but never loved, afraid to leave their children, and afraid to accept responsibility for the lives they have chosen and for the actions they belatedly recognized they must take. To the Precipice ends with the protagonist pregnant with her lover's child contemplating the difficult decisions she is going to have to confront when she finally acknowledges to her husband that this new child is not his. Knowing she may risk losing custody of her other children, knowing that she has already lost any chance of marrying her childhood lover, knowing that in all probability she might be simply a single mother, she has come to know that no matter what the pain and suffering she fears, she must not slip back into the depression-unto-death that she has previously succumbed to, but rather must face the difficulties ahead. Margaret, in Any Minute I Can Split, also learns self-respect. This woman, who flees her husband when she is nine months pregnant at the opening of the book and bears his children in a commune where he does not bother to visit her for many months, and who flirts with the notion of loving either the young hippie who has befriended her on the road, or the married guru of the commune, finally comes to terms with herself, her father, and her husband. Again, the novel leaves us uncertain whether Margaret will, in fact, remain with her husband. He, like the male protagonist in most of Rossner's novels, knows himself most imperfectly, but Margaret has come to recognize some of her own delusions and is herself determined to grow up even if her husband cannot. In Attachments, Nadine's needs and capacity for anomie are seemingly without limits. Marrying one of the freakish Siamese twins, and coercing her friend to marry the other so that the two women can remain together, Nadine lives in the circus atmosphere of her own making for more than thirteen years—through the birth of several children, the operation which separates the twins, the trials of her adolescent daughter, to her final decision to leave Amos and accept the guilt of knowing she had neither loved him when he was a freak, nor when he becomes normal. She has to go because she has now learned limits and it has become intolerable to live with the image of her own twisted, hopelessly vulnerable adolescent self. But in this novel, unlike the other two, the reader feels a terrible pity for the male protagonist and much more ambivalent about Nadine's decision.




 
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Scrittrici:Margaret Atwood

Post n°3527 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Margaret Atwood was born in 1939 in Ottawa, Ontario. She earned a B.A. from Victoria College, University of Toronto, and an M.A. from Harvard. She is the author of over fifteen books of poetry, including Eating Fire: Selected Poems, 1965-1995 (Virago Press Limited, 1998); Morning in the Burned House (1995), which was a co-winner of the Trillium Award; Selected Poems II: Poems Selected and New 1976-1986 (1987); Two-Headed Poems (1978);You Are Happy (1975); and The Animals in That Country (1968). Among her novels are The Blind Assassin (McClelland & Stewart, 2000), which won the Booker Prize and the Dashell Hammett Prize; Alias Grace (1996); The Robber Bride (1993); The Handmaid's Tale (1986), winner of the Los Angeles Times Book Award and the Arthur C. Clarke Award; Bodily Harm (1982); Lady Oracle(1976); and The Edible Woman (1970). Her collections of short fiction include A Quiet Game: And Other Early Works (1997), Good Bones (1992), Wilderness Tips and Other Stories (1991), Murder in the Dark: Short Fictions and Prose Poems (1983), and Dancing Girls and Other Stories (1977). She is the author of four collections of nonfiction: Strange Things: The Malevolent North in Canadian Literature (1995), Second Words: Selected Critical Prose (1982),Days of the Rebels 1815-1840 (1977), and Survival: A Thematic Guide to Canadian Literature (1972). Her books for children includePrincess Prunella and the Purple Peanut (1995), For the Birds (1990), and Up in the Tree (1978).

Atwood's work has been translated into many languages and published in more than twenty-five countries. Among her numerous honors and awards are a Guggenheim Fellowship, a Molson Award, the Ida Nudel Humanitarian Award, and a Canada Short Fiction Award. In 1986 Ms Magazine named her Woman of the Year. She has served as a Writer-In-Residence and a lecturer at many colleges and universities. Margaret Atwood lives in Toronto.

 

 
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Preghiera della Torre (Thomas More)

Post n°3526 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Concedimi, o Signore, la grazia di disprezzare le cose del mondo.
Di rivolgere solo a Te i miei pensieri.
Di non dipendere dal frastuono delle bocche degli uomini.
Di essere contento della solitudine.
Di non desiderare compagnie terrene.
Di sottrarmi poco a poco al mondo, così che la mia mente possa liberarsi della sua concitazione.
Di non desiderare di ascoltare frivolezze.
Che le fantasie del mondo possano suonare sgradite al mio orecchio.
Di pensare a Dio con letizia.
Di invocarne l'aiuto misericordioso.
Di abbandonarmi al conforto di Dio.
Di amarlo incessantemente.
Di riconoscere la mia viltà e la mia miseria.
Di umiliarmi, arrendevole, alla potente mano di Dio.
Di pentirmi dei peccati commessi, sì da sopportare paziente le avversità per la loro remissione.
Di sopportare qui il mio Purgatorio.
Di gioire nelle tribolazioni.
Di attraversare gli angusti sentieri che conducono alla vita.
Di portare la croce con Cristo.
Di ricordare le cose supreme.
Di avere sempre davanti agli occhi la mia morte, che mi è sempre vicina.
Di non ritenere la morte a me estranea.
Di meditare sempre sulle fiamme eterne dell'Inferno
Di invocare il perdono di Dio prima che venga emessa la sentenza.
Di avere sempre in mente la passione che Cristo patì per me.
Di essergli incessantemente grato dei suoi benefici.
Di riscattare il tempo perduto.
Di astenermi dalle vane ciance.
Di rifuggire dai divertimenti sciocchi.
Di astenermi dagli svaghi inutili.
Di considerare nulle le perdite delle sostanze, degli amici, della libertà, di tutto, per la vittoria di Cristo.
Di considerare i miei più accaniti nemici come i miei migliori amici.
Perché i fratelli di Giuseppe non avrebbero potuto mai fargli bene maggiore, con il loro amore ed il loro affetto, di quello che gli fecero con il loro odio e la loro malizia.

 

Queste meditazioni dovrebbero essere ritenute più preziose di tutti i tesori di tutti i principi e re cristiani e pagani, ammucchiati l'uno sull'altro. Amen

 
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Ritratti di donna:Onorata Rodiani

Post n°3525 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Pittrice, amazzone, capitano di ventura: Onorata Rodiani è l’eroina quattrocentesca che — superando per coraggio e valore gli uomini — salvò Castelleone dagli attacchi del nemico e si immolò, dopo incredibili vicende, per difendere la sua città. Simbolo di una vocazione guerriera fino a non molto tempo fa appannaggio maschile, la storia di Onorata ricorda tanto quella ben più celebre di Giovanna d’Arco, la pulzella d’Orleans. Anche i cremonesi, con Onorata, hanno la loro pulzella. Eco cùma jè ‘ndate le ròbe: bèla e bràava, tratàada ‘me ‘n pùm de nasàa da màama e pupà, nasìida nel 1403 a Castelleone, Onorata imparò a dipingere dal papà Ilario.

L’éera propria brava: sapeva anche filare, tessere e suonare il liuto secondo lamodadel tempo. Töta cà e céeza. Tanto brava a dipingere al punto d’essere chiamata da Cabrino Fondulo inpersona, turbolento marchese di Castelleone, per dipingere la sua piccola reggia. Serafino Corada, castelleonese doc, nel suo «Cabrino Fondulo, marchese di Castelleone», le attribuisce un «ampio affresco tutt’ora esistente nel palazzo Galeotti-Vertua, che fu appunto la residenza diCabrino, raffigurante la Vergine colBambinofra i due santi Sebastiano e Cristoforo». Tanto era bella, buona e ben educata da destare le attenzioni di unnobile cavaliere addetto alla Corte di Pomina, moglie del marchese.Malée la ghée sentiva mìia. En dée, intàant che l’éera da per lée a pitüràa, gh’è rivàat un cavaliere di nomeLanfranco, amico del Fondulo, cun le so prupòoste.... Macàt, le la ghe sèent mìia. Lui insiste, dalle parole passa ai fatti, la insidia. Il coraggioso rifiuto della giovane donna accresce il suo furore. Lotta cercando di divincolarsi dalla stretta. Riesce ad afferrare un grosso compasso appuntito (di quelli che usano i pittori) e d’istinto lo usa come arma conficcandoglielo nel collo. Il nobiluomo stramazza a terra, in un lago di sangue. Inorridita e terrorizzata da quanto ha fatto, temendo la sicura vendetta di Cabrino, monta a cavallo e fugge. Ma scapàada propria. In un cascinale poco lontano dal borgo abitato da parenti (forse la cascina Fustagno), Onorata si cambia d’abito assumendo sembianze maschili. Vestìida de òm, nessuno può riconoscerla. Il Tribunale la condanna, ma lei è già lontano. Dal quel giorno del 1422 (Onorata aveva dunque 19 anni all’epoca) «visse con abiti e nome mutato nella compagnia militare di Oldrado Lampugnano, per passare poi di diverse compagnie di ventura» fino a raggiungere il grado di capitano al servizio di Corrado Sforza. Nel suo cuore, però, resta sempre l’indimenticato paese natìo. Vive trent’anni in esilio, sola e con una pungente nostalgia della sua patria. Quando, nel 1452, viene a sapere che i soldati della Serenissima sono arrivati fin sotto le mura di Castelleone, rompeogni indugio. A seguito di Corrado Sforza, inviato a difendere Castelleone assediata dal fratello Francesco, duca diMilano, si getta nella mischia e combatte valorosamente. I Veneziani sono respinti, ma lei, Onorata è ferita amorte. Ci si prodiga amedicare i feriti, qualcuno toglie elmo e corazza al valoroso capitano. E così la sua vera identità viene scoperta. Era, secondo la tradizione orale, il 17 agosto 1452. Tre giorni dopo l’eroina con solenni onoranze funebri viene sepolta con tutti gli onori nella chiesa parrocchiale. Sono rimaste famose le sue ultime parole: «Onorata nacqui, onorata vissi, ed onoratamuoio».

 

 
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Libri dimenticati:Adieu Medusa

Post n°3524 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Una donna all'apparenza irreprensibile viene uccisa in una località balneare sarda.
La sua morte porta a galla realtà impensate e impensabili.
E' un noir molto raffinato,da non perdere

 
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Frase delgiorno

Post n°3523 pubblicato il 23 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Dire "Noi" e intendere "Io" è una delle offese più raffinate (Adorno)

 
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