Messaggi del 25/08/2012

Solo due parole

Post n°3551 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

C'era una volta un monastero famoso per la sua severità. Vi si osservava il voto del silenzio, e a nessuno era dato il permesso di parlare. C'era una sola eccezione a questa regola: ogni dieci anni ai monaci veniva permesso di dire solo due parole. 
Dopo aver passato i suoi primi dieci anni nel monastero, un monaco andò dal maestro. "Sono passati dieci anni", disse il maestro "Quali sono le due parole che vuoi dire?".

"Letto....duro....", disse il monaco.

"Capisco", rispose il maestro.

Dopo dieci anni il monaco ritornò dal maestro. "Sono passati altri dieci anni", disse il maestro "Quali sono le due parole che vuoi dire?"

"Cibo...puzza...", disse il monaco.

"Capisco", rispose il maestro.

Passarono altri dieci anni, e il monaco tornò ancora una volta dal maestro, il quale chiese: "Quali sono dunque le tue due parole dopo questi dieci anni?"

"Io...abbandono!", disse il monaco.

"Bene, capisco", rispose il maestro "Non hai fatto che lamentarti tutto il tempo".

 

 
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Storielle Zen:Dialogo

Post n°3550 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Gli insegnanti di Zen abituano i loro giovani allievi ad esprimersi. Due templi Zen avevano ciascuno un bambino che era il prediletto tra tutti. Ogni mattina uno di questi bambini, andando a comprare le verdure, incontrava l'altro per la strada. "Dove vai?" domandò il primo. "Vado dove vanno i miei piedi" rispose l'altro. Questa risposta lasciò confuso il primo bambino, che andò a chiedere aiuto al suo maestro. "Quando domattina incontrerai quel bambino," gli disse l'insegnante "fagli la stessa domanda. Lui ti darà la stessa risposta, e allora tu domandagli: fa conto di non avere i piedi: dove vai in quel caso? Questo lo sistemerà". La mattina dopo i bambini s’incontrarono di nuovo. "Dove vai?" domandò il primo bambino. "Vado dove soffia il vento" rispose l'altro. Anche stavolta il piccolo rimase sconcertato, e andò a raccontare al maestro la propria sconfitta. "E tu domandagli dove va se non c'è vento" gli consigliò il maestro. Il giorno dopo i ragazzi s’incontrarono per la terza volta. "Dove vai?" domandò il primo bambino. "Vado al mercato a comprare le verdure" rispose l'altro.

 
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Nel mondo dei sogni

Post n°3549 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Dopo pranzo il nostro maestro di scuola faceva sempre un pisolino" raccontava un discepolo di Soyen Shaku. Noi bambini gli domandavamo perché lo facesse e lui ci rispose: "Vado nel mondo dei sogni a trovare i vecchi saggi, come faceva Confucio". Quando Confucio dormiva, sognava gli antichi saggi e dopo parlava di loro ai suoi seguaci. Un giorno c'era un caldo terribile, e alcuni di noi si appisolarono. Il maestro ci rimproverò. "Siamo andati nel mondo dei sogni a trovare gli antichi saggi proprio come faceva Confucio" spiegammo noi. "E che cosa vi hanno detto quei saggi?" volle sapere il maestro. Uno di noi rispose: "Siamo andati nel mondo dei sogni, abbiamo incontrato i saggi e domandato se il nostro maestro andava là tutti i pomeriggi, ma oro ci hanno detto di non averlo mai visto".

 
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Scrittori dimenticati:Vicente Aleixandre

Post n°3548 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Vicente Aleixandre, grande poeta spagnolo appartenente alla «generazione del ‘27»,  nacque a Siviglia il 26 aprile del 1898. Figlio di un ingegnere ferroviario, trascorse l’infanzia a Málaga per trasferirsi nel 1909 a Madrid ove si laureò in Legge nel 1920, divenendo poi assistente universitario. Una grave malattia (una nefrite tubercolare) l’obbligò nel 1925 a lasciare l’insegnamento e a iniziare una vita ritiratissima, impedendogli di partecipare alle importanti vicende storiche della Spagna di quegli anni. La sua casa di Madrid, una piccola villa nei sobborghi del nord della città, divenne «la casa della poesia e dell’amicizia», costituendo il centro di raccolta di poeti e intellettuali del tempo. Nel 1932 fu operato per la rimozione di un rene malato. A differenza di molti altri poeti che abbandonarono la Spagna durante la Guerra Civile, fu costretto dalla salute a rimanere sul posto e, non potendo agire attivamente, collaborò con la rivista rivoluzionaria “Hora de España”; dal 1936 al 1944 la sua poesia fu messa al bando e non poté pubblicare per un lungo periodo. Nel 1949 fu chiamato a far parte dell’Accademia Reale Spagnola. I critici, che gli attribuirono numerosi premi, lo hanno considerato ora un esistenzialista, ora un neoromantico ricco di panteismo mistico, ora un surrealista non canonico influenzato dalle teorie freudiane del subconscio.

Ispirato dall’andaluso Juan Ramòn Jiménez (1881-1958) - la figura più rilevante del Modernismo spagnolo (una corrente che rappresentò la dura reazione della poesia ispanica al sentimentalismo enfatico dell’Ottocento) - e dal poeta nicaraguense Rubén Darío (1867-1916), fu considerato il «maestro del verso libero». Nel 1928 esordì col libro di poesie “Ambito (Ámbito)” dedicato ai radiosi paesaggi di Málaga, cui seguirono: “Spade come labbra (Espadas come labios)” (1932), ricco di liriche violente e appassionate; “La distruzione o l’amore (La destrucción o el amor)” (1935) che ottenne il Premio Nazionale di Letteratura, in cui il poeta illustrava il tema dell’identificazione dell’uomo col cosmo ritenendo la vita umana soltanto come dolore e imperfezione; e “Passione della terra (Pasión de la tierra)” (1935), costituito da poemi in prosa ricchi di lirismo che ruotavano intorno al tema dell’amore e della morte. Tutte queste opere erano improntate a un surrealismo grandioso e visionario, che si ripresentò molto più tardi in un contesto di ottimismo in “Ombra del paradiso (Sombra del paraíso)” (1944), capolavoro pieno di serena nostalgia, mentre assunse i connotati di un forte pessimismo in “Mondo in solitudine (Mundo a solas)” (1950). Queste due ultime opere ebbero grande successo e influenzarono diverse generazioni di poeti spagnoli del periodo post-bellico. Seguirono i “Poemi paradisiaci (Poemas paradisíacos)” (1952) e “Nascita ultima (Nacimiento ultimo)” (1953). Nel 1954 scrisse “Storia del cuore (Historia del corazón)”, altro testo fondamentale per la cultura spagnola che focalizzava i temi della morte, del tempo e della solidarietà umana. Seguirono “Gli incontri (Les encuentros)” (1958), ove raccolse i ritratti in prosa di alcuni personaggi del mondo letterario contemporaneo, mentre i testi lirici successivi si fecero sempre più filosofici (quasi metafisici), volti alla conoscenza della condizione dell’uomo e pieni di triste disincanto e solitudine: “In un vasto dominio (En un vasto dominio)” (1962), “Poesie della consumazione (Poemas de la consumación)” (1968) e “Dialoghi del conoscere (Diálogos de conocimiento)” (1974), nei quali si discuteva tra felicità e azione, da una parte, e desolazione e rinuncia, dall’altra parte, senza che il poeta sapesse decidersi per uno dei due partiti.

Nel 1977 Aleixandre ricevette il Nobel per la letteratura con questa motivazione: «for a creative poetic writing which illuminates man’s condition in the cosmos and in present-day society, at the same time representing the great renewal of the traditions of Spanish poetry between the wars. (Per una poetica creativa che illumina la condizione dell’uomo nel cosmo e nella società presente, rappresentando allo stesso tempo il grande rinnovamento delle tradizioni della poetica spagnola fra le guerre.)».

Aleixandre non si sposò mai e, nonostante la lunga invalidante malattia, morì a Madrid in tarda età il 10 dicembre del 1984.

 
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Scrittori dimenticati:Mateo Aleman

Post n°3547 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Scrittore spagnolo (Siviglia 1547 - forse Città di Messico 1614). La sua vita fu estremamente movimentata da disavventure sentimentali e ristrettezze finanziarie per le quali conobbe anche la prigione. Nel 1608 si rifugiò nelMessico. La sua opera principale, il romanzo Guzmán de Alfarache, continua la tradizione del Lazarillo de Tormes e narra le movimentate avventure del pícaro Guzmán in Spagna e in Italia; l'opera, che riflette la visione pessimistica del mondo frutto delle amare esperienze di vita dell'autore, è ricca di digressioni morali, ma vivace e tagliente nella movimentata azione del racconto e nella satira del costume; lo stile è agile, sobrio ed efficace: pubblicata in due parti rispettivamente nel 1599 e nel 1604, ebbe enorme diffusione e fu subito tradotta in numerose lingue. L'A. scrisse inoltre Ortografía castellana (1609) e Sucesos de fray García Guerra,arzobispo de Méjico (1613).

 
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Scrittrici dimenticate:Margaret Mitchell

Post n°3546 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Non sarà stata una grande scrittrice, di quelle che finiscono nelle antologie, ma una cosa è certa: questa signora dimessa passerà alla storia per aver scritto uno dei più clamorosi best-seller di sempre: "Via col vento". 

Nata l'8 novembre del 1900 ad Atlanta in una famiglia di antiche origini, Margaret Mitchell studia in una scuola privata pare con scarsi risultati. E' simpatica, vivace e cordiale ma non si può dire che sia un'allieva modello. Oltrepassata senza guai l'eta della pubertà, si fidanza con Clifford Henry, suo primo grande amore purtroppo finito in tragedia. La scrittrice ha quindici anni quando scoppia la prima guerra mondiale, lui un po' di più e quindi parte per il fronte, da cui non farà mai più ritorno. Saprà solamente che è morto in Francia. 

Nel 1919 muore anche la madre e Margareth lascia il college per tornare a casa. Nel 1922 si rifa una vita sposando Berrien "Red" Upshaw, un ex giocatore di football, ma il matrimonio è davvero lampo: dura solo due anni. 
Intanto, cercando di sfruttare le sue notevoli doti con la macchina da scrivere, comincia a lavorare per l'Atlanta Journal. 

Tempo di assorbire il duro colpo del divorzio e l'intraprendente scrittrice si risposa con George Marsh. Purtroppo dovrà lasciare il lavoro per motivi di salute. Mai malattia fu così foriera di fortuna e spirito creativo. 
E' proprio durante la convalescenza, infatti, che scrive "Gone with the wind" (Via col vento), che sarà pubblicato nel 1936 e che vincerà il premio Pulitzer nel 1937. 

Nel 1939 dal suo libro verrà tratto il film omonimo interpretato da Vivien Leigh e Clark Gable. La contrastata storia d'amore di una giovane donna, Scarlett O'Hara, per Red Buttler, ambientata in Georgia durante la guerra di secessione americana, commuove tutto il mondo e frantuma tutti i precedenti record d'incassi ai botteghini. 

Il tempo di godersi il successo per la brava Margaret non è moltissimo. Dieci anni dopo viene investita da un taxi e muore il 16 agosto 1949 dopo un'agonia di dieci giorni.

 
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Scrittrici:Jackie Collins

Post n°3545 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Jill Jacqueline "Jackie" Collins (4 ottobre 1937) è una romanziera ed ex attrice britannica. È la sorella minore dell'attrice Joan Collins. Ciascuno degli scrittori della famiglia Collins è citato sulla lista dei best seller del New York Times.

Biografia [modifica]

Collins è nata a Londra, la figlia di Elsa Bessant e Joseph William Collins, un agente teatrale fra i cui clienti sono inclusi anche Shirley Basseyi Beatles e Tom Jones. Il padre sudafricano era ebreo e la madre britannica era di confessione anglicana. Jackie ha una sorella maggiore, Joan Collins(nata nel 1933), e un fratello minore, Bill Collins (nato nel 1946). A 15 anni la Collins fu espulsa dalla scuola e si dice che dopo l'espulsione gettò l'uniforme della scuola nelle acque del Tamigi.

Come sua sorella, Jackie ha cominciato con la carriera di attrice in una serie nel 1950. Ha anche fatto apparizioni nel 1960 in televisione prima di interpretare ruoli sul grande schermo. Ha anche fatto la parte di sé stessa, una volta famosa, in diverse serie nel 1980. Invece Collins come scrittrice iniziò con Il mondo è pieno di uomini sposati, pubblicato nel 1968. Numerosi furono gli scandali nel libro, che valsero la reazione della celebre scrittriceInglese Barbara Cartland che lo definì "brutto, sporco e disgustoso", ed è stato vietato in Australia e Sudafrica. Questo scandalo però rafforzò le vendite negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Il secondo romanzo della Collins fu The Stud, pubblicato nel 1969. Fu presto nelle liste dei bestseller delle maggiori pubblicazioni europee. Uscì presto anche la terza pubblicazione, Sunday Simmons & Charlie Brick , un altro successo nelle librerie dal 1971Lovehead seguì nel 1974. Quest'ultimo romanzo è stato per la Collins la prima incursione nel mondo della criminalità organizzata - un genere che si sarebbe successivamente rivelato estremamente efficace per lei. A seguito di questo, Jackie pubblicò altri due romanzi nella metà degli anni 1970Il mondo è pieno di donne divorziate nel 1975, e il suo romanzo più lungo, Lovers & Gamblers, nel 1977. Ha anche pubblicato il suo settimo romanzo, La Cagna, da cui fu tratto un film di successo. Il suo prossimo romanzo è stato Possibilità, pubblicato nel 1981 e che ha descritto come il suo primo del tipo di Harold Robbins. Del seguente romanzo ha scritto un sequel intitolato Fortuna (Lucky), pubblicato nel 1985, una terza uscita del 1990Lady Boss e infine una quarta chiamata Vendetta: Lucky's Revenge. Su questi quattro successi fu prodotta anche una mini serie televisiva. Altre importanti pubblicazioni furono ThrillBaci pericolosi e nel 2007 Drop Dead Beautiful.

I suoi romanzi sono stimati essere venuti complessivamente attorno alle 400 milioni di copie.

 
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Preghiera della serenità (Niebuhr)

Post n°3544 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Dio,
donaci la grazia di accettare con serenità

le cose che non possono essere cambiate,
il coraggio di cambiare

le cose che devono essere cambiate,
e la saggezza di distinguere

le une dalle altre.

Concedici di vivere un giorno per volta,
di assaporare un momento per volta,
di accettare le difficoltà come un sentiero verso la pace,
accogliendo, come ha fatto Gesù,
questo mondo di peccato così com'è,

e non come lo vorrei;
confidando che Tu volgerai tutto per il meglio
se mi arrenderò alla Tua volontà,
così che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita
e sommamente felice con Te per sempre nella prossima.

Amen.

 

 
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Ritratti di donna:Onorina Brambilla Pesce

Post n°3543 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Di famiglia antifascista e comunista, abita con i genitori e la sorella Wanda in una casa di ringhiera ai Tre Furcei, quartiere operaio di Lambrate a Milano. Il padre Romeo, “specializzato” alla Bianchi, fabbrica di biciclette, rifiuta di prendere la tessera del partito fascista; ne conseguono anni di disoccupazione e miseria.
Con la guerra di aggressione all'Abissinia, nel 1935, viene però a mancare la mano d'opera ed è assunto alla Breda. La madre Maria (il suo nome di battaglia negli anni della Resistenza sarà Tatiana) insegna alle figlie Onorina e alla più piccola Wanda a dubitare della propaganda del regime; è operaia, prima alla Agretta, nota per le bibite, e poi alla Safar che produce radio: «Aveva una voce così bella che veniva chiamata a cantare per testare certi microfoni». Desidera per la figlia l'istruzione che la allontani dal duro lavoro della fabbrica.
Onorina frequenta per tre anni una scuola professionale; le piacerebbe continuare a studiare ma i genitori possono solo iscriverla a un corso trimestrale di stenodattilografia dopo il quale, a 14 anni, deve cercare un lavoro.
Viene assunta dalla Paronitti come impiegata: «Non arrivavo neanche alla scrivania e i colleghi mi chiamavano Topolino, dovevano mettermi dei cuscini sulla sedia per alzarmi».
Dal 10 giugno 1940 l'Italia è in guerra.
Onorina rimane in quella ditta 4 anni, ma viene licenziata nel 1941 a causa di un diverbio con il padrone. Trova presto un nuovo impiego in una ditta che produce binari, è incaricata di compilare un inventario, frequenta i capannoni annotando tutto, conosce gli operai, impara a individuare chi è antifascista e chi no. Comincia a studiare l'inglese al Circolo Filologico di Via Clerici: in quella biblioteca circolano ancora, incredibilmente, molti libri vietati dal regime, preziosi per la sua formazione.
La fame si fa sempre più sentire, la gente non ne può più, la guerra toglie il velo a tutte le menzogne della propaganda di regime. La caduta di Mussolini il 25 luglio 1943 coglie la gente di sorpresa, festa e disorientamento sono tutt’uno, i carri armati vengono usati per disperdere la folla. Nell'Agosto 1943 Milano viene bombardata
La città è in fiamme, colpiti il Duomo, Palazzo Reale, il Castello Sforzesco, la Scala, Sant'Ambrogio, la Pinacoteca di Brera; a Santa Maria delle Grazie il Cenacolo di Leonardo è salvo per puro caso.
Nel rifugio affollato, una sera Onorina non riesce a trattenere la gran rabbia e, salita su un tavolo, senza curarsi dei molti fascisti presenti, grida«È ora di finirla con questa guerra!» È contenta, ha tenuto il suo primo comizio antifascista.
«Secondo me sono state le donne a dare inizio alla Resistenza... la loro partecipazione fu dovuta a motivazioni personali; a differenza di molti uomini che scelsero di andare in montagna per sottrarsi all'arruolamento nell'esercito di Salò, nessun obbligo le costringeva ad una scelta di parte; fu anche l'occasione per affermare quei diritti che non avevamo mai avuto, mai come in quei mesi ci siamo sentite pari all'uomo...»
Dopo l'Armistizio dell'8 Settembre 1943 (in effetti una resa senza condizioni), i tedeschi occupano Milano, è finita una guerra ma ne sta iniziando un'altra. I soldati dell'esercito Italiano abbandonano le divise, molti diventano partigiani; i Gruppi di Difesa della Donna (che arrivano a mobilitare, fino all’aprile ’45, almeno 24.ooo donne) si occupano di procurare loro denaro, cibo, vestiti; il compito di Onorina è distribuire la stampa clandestina. Desidera raggiungere in montagna una Brigata Garibaldi, ma la sua amica Vera (nome di battaglia di Francesca Ciceri, comunista) le presenta Visone (Giovanni Pesce) che sarà il suo Comandante e futuro marito. Lui la convince a combattere nella propria città, e Onorina a marzo 1944 lascia il lavoro. “Sandra” diventa Ufficiale di collegamento del III° ー Gap “Egisto Rubini”, equivalente al grado di sottotenente dell'Esercito Italiano, decisamente più che una staffetta. Con la sua bicicletta Bianchi color azzurro cielo[2] trasporta armi, munizioni ed esplosivo, passa spesso, con il cuore in gola, in mezzo ai rastrellamenti nazifascisti. Sono le staffette a portare le armi e a prenderle in consegna dopo un'azione per evitare che i gappisti vengano sorpresi armati e fucilati sul posto.
«C'erano le rappresaglie ma, cosa avremmo dovuto fare? Smettere la lotta? In ogni caso i nazifascisti non avrebbero cessato di fare quello che facevano. Non ho mai provato pena per chi colpivamo. La guerra non l'avevamo voluta noi. Loro ogni giorno fucilavano, deportavano, torturavano. Si dovevano vincere due cose, la pietà e la paura.»
Il 24 giugno 1944 nella “battaglia dei binari” alla stazione di Greco, un bersaglio di straordinaria importanza, Sandra è il collegamento tra i ferrovieri e i gappisti e con la compagna Narva porta i 14 ordigni che, piazzati nei forni di combustione delle locomotive scoppiano simultaneamente; l'azione dei Gap viene citata da Radio Londra. 
Il 12 Settembre 1944, a 21 anni, tradita da un partigiano passato al nemico (“Arconati”, Giovanni Jannelli) viene catturata dalle SS nei pressi del Cinema Argentina, nel cuore di Milano. Inizia la prigionia, la sofferenza, il distacco dalla famiglia, la tortura e la violenza fisica subita dalle SS nella Casa del Balilla di Monza, trasformata in carcere.
In attesa dell'interrogatorio cerca di farsi coraggio. Ai gappisti arrestati il Comando chiede di resistere 24 o 48 ore per permettere ai compagni di mettersi in salvo. L'interrogatorio è terribile, vogliono che lei consegni Visone, ore e ore di percosse, torture. Non parla, nessuno dei suoi compagni è compromesso.
Rimane in isolamento totale nel carcere di Monza due mesi, giornate lunghe e vuote, non può comunicare con l'esterno o ricevere notizie. È trasferita a San Vittore per soli due giorni e, l'11 novembre 1944, caricata, con altri prigionieri, su un pullman senza conoscere la destinazione. 
Viene imprigionata a Bolzano in un campo di transito. Ancora oggi non si spiega perché le 500 prigioniere politiche che lì si trovavano non furono mai deportate in Germania, diversamente dalle altre 2700 donne che dall’Italia raggiungeranno i campi di concentramento. Mantiene contatti epistolari con la madre, la rassicura sul suo stato fisico e psicologico, riesce persino a scherzare: «se non fosse perché abbiamo sempre fame sembrerebbe una villeggiatura...» Lavora dapprima alla sartoria del campo, in un ambiente stretto e soffocante ma poi riesce a farsi assegnare ai lavori esterni. I tedeschi, prima di fuggire, le rilasciano persino un documento che attesta la prigionia e grazie al quale riuscirà in seguito a dimostrare la sua deportazione. 
Milano era stata liberata dei Partigiani e dall'insurrezione popolare il 25 aprile. Onorina decide di non attendere l'arrivo degli americani; con alcuni compagni, sotto la neve, si inerpica sul passo della Mendola, attraversa la Val di Non e il Tonale; si fermano la notte presso i contadini ai quali chiedono cibo e riparo, sono d'aiuto i posti di ristoro dei partigiani delle Fiamme Verdi. Finalmente un pullman fornito dai comuni della zona fino a Ponte di Legno, li porta da lì a Lovere; poi in treno fino a Milano, Stazione Centrale: era il 7 maggio 1945. Con un'assurda “normalità” arriva a Lambrate, a casa, con il tram n. 7. Dalla finestra, vicina a Wanda, guarda emozionata la manifestazione dei Partigiani, rivede Visone, corre in strada, si abbracciano. Nori (come la chiamerà il marito) e Giovanni Pesce, finalmente liberi, si sposano il 14 luglio 1945, non possiedono niente, solo gioia per la ritrovata libertà e speranza per una nuova vita. 
Si trasferiscono per un breve periodo a Roma, dopo l'attentato del 1948 a Togliatti, Giovanni guida la Commissione di Vigilanza, a protezione dei maggiori dirigenti del Pci. Nori trova impiego nella segreteria di Pietro Secchia, commissario politico delle Divisioni Garibaldi.
Tornata a Milano lavora alla Federazione del Pci e nella Commissione Femminile della Camera del Lavoro. Successivamente entra a far parte del Comitato Centrale Fiom metalmeccanici, dirige i lavori sindacali, organizza convegni, incontri e scioperi in difesa del posto di lavoro.
Nel 1951 Giovanni Pesce lascia il partito e trova lavoro come rappresentante di caffè; riescono a comprare casa, nasce la figlia Tiziana, non ne avranno altri, «un po' per le ristrettezze economiche e un po' perché eravamo talmente impegnati a fare i rivoluzionari di professione da non avere il tempo utile per essere genitori. Una sera Tiziana ancora bambina mi disse a bruciapelo: io ti ho conosciuto a 8 anni, mamma!»
Nel tempo il commercio di Giovanni si sviluppa e Onorina, per seguirne la parte amministrativa, lascia la sua attività politico-sindacale ma continua ad essere, per 8 anni segretaria nella sezione Pci di Via Don Bosco. Il 27 gennaio 1962 le viene assegnata la Croce di guerra per la sua attività di partigiana.
Nel 1969 Nori e Giovanni aprono un locale di liquori e vini, il Bistrot in Via Zecca Vecchia, dura solo due anni ma è una parentesi felice. Lì si ritrovano scrittori, pittori, studenti, operai. La sera, chiuso il locale, vanno in sezione a fare attività per il Pci e per il Sindacato.
Nori Brambilla Pesce è stata Responsabile della Commissione femminile dell'ANPI, Presidente dell'Associazione ex perseguitati politici italiani antifascisti per la sede di Milano e Presidente onorario A.I.C.V.A.S., l'Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna. 
«Si vuole falsificare la Resistenza, lo chiamano revisionismo ma spesso è falsificazione della storia. Noi siamo stati impegnati per tutta la vita per difendere la libertà, oggi ho 87 anni, non ho rimorsi, ho un rimpianto ma non voglio parlarne. Quando cala il sole chiudo le persiane perché non amo il buio della notte...»
Onorina ci ha lasciato il 6 Novembre 2011. 

 
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Libri dimenticati:Le pagine della nostra vita

Post n°3542 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Noah narra alla moglie,malata di Alzheimer,la loro storia d'amore.

Bellissimo romanzo di esordio di Nicholas Sparks,impossibile non leggerlo!

 
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Frase delgiorno

Post n°3541 pubblicato il 25 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Ogni essere che viene al mondo cresce nella libertà e si atrofizza nella dipendenza (Agosti)

 
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