Messaggi del 30/08/2012

Storielle Zen:I due monaci

Post n°3595 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Due monaci zen passeggiano per un giardino.

Arrivati ad un piccolo laghetto dove nuotano molti pesci rossi, si fermano ad osservarli.

Dopo un po' uno fa all'altro.
"guarda come si divertono questi pesci"

e l'altro gli risponde
"eh, ma tu non sei i pesci... non puoi sapere se si divertono o no"

allora il primo lo guarda e gli fa:
"eh, ma tu non sei me... non puoi sapere se so che si divertono o no..."
Ray è connesso ora  

 
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Il monaco e lo sciamano

Post n°3594 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Un Monaco Buddista incontra uno Sciamano e gli domanda:
“Voi Sciamani credete nella forza della natura. E non sapete che essa è solo un’illusione?”
E lo Sciamano:
“Ma certo che crediamo nella forza della natura e sappiamo anche che è solo un’illusione”.
Il Monaco Buddista:
“Ma se sapete che è un’illusione, perché ci credete?”
Lo Sciamano risponde:
“Perché ci fa ridere”.
Il Monaco Buddista:
“Ma come vi fa ridere?”
Lo Sciamano:
“Essì, perché nell’illusione sono presenti anche i Monaci Buddisti che credono esistano gli Sciamani

 
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L'uccello a due teste

Post n°3593 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

"C'era una volta un uccello con due teste... quella di destra era vorace e abilissima nella ricerca del cibo, quella sinistra invece, altrettanto ghiotta, era maldestra. La testa di destra riusciva sempre a saziare il suo palato, mentre quella di sinistra era incessantemente tormentata dall'insoddisfazione.
E così un giorno la testa di sinistra disse alla destra:
"Conosco, qui vicino, un cespuglio di bacche squisite, di cui ti delizieresti: vieni, ti conduco dove cresce".
In realtà sapeva che quelle bacche erano velenose, ma voleva con questo stratagemma uccidere l'altra testa, per poter poi mangiare a piacimento, mettendoci tutto il tempo che le serviva.

La testa di destra mangiò le bacche... e il veleno uccise l'uccello dalle due teste."

 
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Scrittori dimenticati:Pio Baroja

Post n°3592 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Pío Baroja (San Sebastián28 dicembre 1872 – Madrid30 ottobre 1956) è stato uno scrittore spagnolo. È stato uno degli scrittori più importanti dellaGenerazione del '98.

 

Indice  [mostra
Biografia [modifica]

"Pío Baroja y Nessi" appartenne ad una famiglia distinta e molto conosciuta a San Sebastian, legata al giornalismo e alla stampa. Il suo bisnonno paterno, Rafael, stampò, ad Oiartzun, il giornale La Papeleta de Oyarzun e altri testi durante la guerra contro Napoleone Bonaparte. Suo nonno, che aveva il suo stesso nome, Pío Baroja, fu editore a San Sebastian del giornale El Liberal Guipuzcoano(1820-1823) durante il Triennio Liberale, e stampò la Storia della Rivoluzione Francese di Thiers in dodici volumi, con la traduzione di Sebastián de Miñano e Bedoya. I figli di Rafael Baroja, Ignacio Ramón e Pío, continuarono con l'azienda di stampa e un figlio di quest'ultimo, Ricardo, zio dello scrittore, sarà, col tempo, editore e factotum del giornale El Urumea. Tra gli antenati della madre c'era un ramo lombardo, i Nessi, a cui lo scrittore deve il suo secondo nome.

Pío fu il terzo di tre fratelli: Darío, che morì giovane nel 1894; Ricardo, che sarà anch'esso un futuro scrittore e un importante pittore, e lui, il fratello minore, che lascerà la professione di medico per quella di scrittore. Più lontana rispetto a loro, nacque Carmen, che sarà l'inseparabile compagna dello scrittore e la moglie del futuro editore di suo fratello, Rafael Caro Raggio e anche occasionale scrittrice. Il padre dei Baroja, Serafin, era, oltre che un uomo inquieto e giornalista di idee liberali, ingegnere di guerra, e ciò constrinse la famiglia a continui cambi di residenza per tutta la Spagna, sicché il futuro scrittore conobbe i più disparati luoghi della sua Nazione e sviluppò la sua caratteristica propensione ai viaggi. A sette anni si trasferì con la sua famiglia a Madrid, dove il padre ottenne un posto nell'Istituto Geografico e Statistico; poi tornarono a Pamplona e successivamente di nuovo a Madrid. Il giovane Baroja già aveva letto classici giovanili (Jules VerneMayne Reid e Daniel Defoe). Non fece il servizio militare, cosa che lo ripugnava, e nel 1891 finì gli studi di medicina a Valencia e si laureò a Madrid con una tesi su Il dolore, studio psicofisico.

Come studente fu pessimo, più per mancanza di interesse che per talento, e non simpatizzò con nessun professore, mostrandosi ipercritico con tutto; nessuna professione lo attraeva, solamente scrivere non lo disgustava. La sua formazione scientifica emergerà comunque nella produzione letteraria. Non si sposò mai, e quando nel 1894 si trasferì a Cestona, in Guipuzcoa, lavorando come medico, ottenne l'antipatia del parroco del paese e dell'intero settore cattolico del posto, che lo accusava di lavorare le domeniche nel suo giardino anziché andare a messa. Dopo un anno tornò a San Sebastian, disposto a fare qualunque cosa a eccezione del medico, e trovò la sua opportunità con il fratello Ricardo, che dirigeva una panetteria a Madrid poiché una zia gli aveva lasciato il negozio. Pío cominciò così a lavorare lì, cosa sulla quale lo presero un po' in giro: "Es un escritor de mucha miga, Baroja" -disse di lui Rubén Darío a un giornalista. Al quale lo scrittore rispose: "También Darío es escritor de mucha pluma: se nota que es indio.". Installatosi a Madrid, cominciò a collaborare con giornali e riviste, simpatizzando con le dottrine sociali anarchiste, ma senza militare apertamente in nessuna di esse. Così come il suo conterraneo Miguel de Unamuno, abominò il nazionalismo vasco, contro il quale scrisse la satira Momentum catastrophicum.

Nel 1900 pubblicò il suo primo libro, una raccolta di racconti intitolata Vidas sombrías, la maggior parte dei quali furono composti a Cestona sulla gente del posto e sulla sua personale esperienza come medico. In quest'opera si incontrano per la prima volta tutte le ossessioni che caratterizzeranno i suoi scritti seguenti. Il libro fu molto letto e commentato da prestigiosi scrittori come Unamuno, che si entusiasmò e volle conoscerne l'autore di persona, da Azorín e da Benito Pérez Galdóz. Baroja così si avvicinò sempre di più al mondo letterario, abbandonando la panetteria. Diventò molto amico dell'anarchico Josè Martinez Ruiz, meglio conosciuto come Azorín, e fece, spinto da lui, qualche tentativo di entrare in politica, ma senza successo. Con l'avvicinarsi da parte di Azorín al partito di Antonio Maura, ruppe la loro vecchia amicizia. Allo stesso modo fece amicizia con Ramiro de Maeztu, insieme al quale, con anche Azorín, formarono per breve periodo il gruppo dei Tre. Fu corrispondente da Tangeri per il giornale Globo. Era un apprezzato critico letterario.

In seguito viaggiò per tutta Europa (abitò varie volte a Parigi, un po' a Londra e passò per l'Italia (dove si recò diverse volte, il nonno della madre era di Como), il Belgio, la Svizzera, la Germania, laNorvegia, l'Olanda e la Danimarca) accumulando un impressionante biblioteca specializzata in occultismo e storia del XIX secolo, che sistemò in un vecchio castello che comprò a Vera de Bidasoa e ristrutturò facendolo diventare il famoso castello di Itzea, dove passava le estati con la sorella Carmen e il fratello Ricardo, che lo accompagnavano sempre anche nei suoi viaggi.

Nonostante fosse un simpatizzante anarchico e ateo, quando morì si recò ai suoi funerali il ministro franchista dell'Educazione nazionale e a portare la bara furono Ernest Hemingway e Camilo José Cela.

 
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Scrittori dimenticati:Josè Almada Negreiros

Post n°3591 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Nato nel 1893 e morto nel 1970,è un famoso scrittore portoghese

 
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Scrittrici:Arundhati Roy

Post n°3590 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Sua madre è originaria del Kerala e di religione cristiana, suo padre è un coltivatore di  bengalese e di religione induista. Trascorre l'infanzia nel Kerala e a 16 anni va a vivere a Delhi in condizioni da senzatetto, dimorando in una baracca all'interno del Feroz Shah Kotla, il campo da cricket di Delhi. Riesce a studiare architettura presso la Delhi School of Architecture, dove incontra il primo marito, l'architetto Gerard Da Cunha.

Incontra il suo secondo marito, il regista Pradeep Kishen, nel 1984 e scrive le sceneggiature dei film In Which Annie Gives it Those Ones e Electric Moon, nonché della serie televisiva Banyan Tree; recita inoltre la parte di una ragazza contadina nel film Massey Sahib.

Arundhati Roy inizia a scrivere Il Dio delle piccole cose nel 1992 e lo conclude quattro anni dopo. Il libro è semi-autobiografico e racconta molta dell'infanzia trascorsa ad Aymanam. Il libro riscuote grande successo ed oltre ad essere premiato è stato tradotto e pubblicato in ventuno nazioni.

A tutt'oggi, Il Dio delle piccole cose è l'unico romanzo scritto dalla Roy. Da quando ha vinto il Premio Booker, Arundhati Roy ha preferito concentrare la propria attività di scrittrice scrivendo saggi su questioni politiche e sociali. Tra i temi affrontati vi sono il progetto della Diga del Narmada, le armi nucleari dell'India, il fanatismo religioso induista, le attività della multinazionale Enron in India. È considerata una delle figure guida del movimento mondiale anti-globalizzazione e nei suoi testi la critica al neo-imperialismo ed al neoliberismo è forte e veemente.

In risposta ai test nucleari indiani di Pokhran, nel Rajasthan, Arundhati Roy ha scritto il saggio "La fine dell'immaginazione", una critica alla politica nucleare del governo indiano inclusa nella raccolta "La fine delle illusioni" (The Cost of Living), in cui viene affrontato anche l'impatto sulle popolazioni interessate del massiccio progetto di costruzione di dighe e centrali idroelettriche negli stati centrali e occidentali del MaharashtraMadhya Pradesh e Gujarat.

Una sua raccolta di saggi pubblicata in italiano è "Guida all'impero per la gente comune", dove in una prima parte l'autrice affronta il tema del neo-imperialismo e della "guerra al terrorismo" globale ed in una seconda parte focalizza la sua attenzione sull'India odierna.

Nel 2002, Arundhati Roy è stata condannata dalla Corte Suprema di Delhi per oltraggio alla corte medesima, accusata dall'autrice di mettere a tacere le proteste contro il progetto della diga del Narmada. Tuttavia la condanna è stata solo alla simbolica pena di un giorno di prigione.

Nel maggio del 2004 ha ricevuto il Sydney Peace Prize per il suo lavoro nel campo sociale e il continuo sostegno alla nonviolenza. Nel gennaio 2006 le è stato conferito il premio della Sahitya Akademi per la sua raccolta di saggi L'algebra della giustizia infinita, ma l'autrice lo ha rifiutato.

 
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Scrittrici:Mahasweta Devi

Post n°3589 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Mahasweta Devi, nata a Dacca  (nell’attuale Bangladesh) nel 1926 in una famiglia di intellettuali impegnati, è  figura di grande spicco e carisma: insegnante, scrittrice, giornalista, autrice di più di cinquanta opere tra romanzi e raccolte di raccolti, è notissima anche  per il suo impegno a favore dei diritti civili e sociali delle popolazioni tribali dell’India, ancora oggi emarginate e tenute in uno stato di semischiavitù. Devi si è formata alla scuola di Shantiniken, fondata da Tagore, la stessa da cui provengono intellettuali e artisti di fama internazionale come il regista Satyajit Ray e l’economista Amartya Sen.  Militante comunista fin dagli anni dell’Università, dove consegue la laurea in letteratura inglese, pubblica il primo romanzo nel 1956 e fino al 1984 insegna presso l’Università di Calcutta.

 
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Ritratti di donna:Amalia Moretti Foggia

Post n°3588 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

Proveniente da una famiglia che per generazioni si era dedicata alla coltivazione dell’arte farmacologica, Amalia Foggia Moretti nasce nel 1872 a Mantova, dove compie la sua formazione scolastica frequentando il Liceo ginnasio Virgilio.
Legata a Roberto Ardigò da rapporti di frequentazione familiare e di reciproca stima, alla fine degli studi scolastici Amalia decide di dedicarsi alle scienze naturali. «L’ambizione di mio padre – avrebbe in seguito dichiarato lei stessa – era che io mi laureassi in farmacia, in modo da entrare con lui nell’azienda e seguitare la tradizione di famiglia. Invece io, ottenuta la licenza liceale d’onore, mi iscrissi alla facoltà di scienze, all’università di Padova». [Dall'Ara, p.32]
Già durante il periodo trascorso a Padova come studentessa di scienze, comincia a nutrire un particolare interesse per la medicina. Inizialmente attrattavi per  «motivi sentimentali» – una breve relazione giovanile con un assistente di anatomia – Amalia consolida a poco a poco i suoi interessi in questo campo, tanto da decidere, subito dopo la laurea in scienze (1895) , di trasferirsi a Bologna, dove si iscrive alla facoltà di medicina e frequenta le lezioni del celebre clinico Augusto Murri.
Aiutata da quest’ultimo, riesce ad ottenere una borsa di studio di 1000 lire, di grande aiuto per mantenersi agli studi lontana da casa. Nel 1898 ottiene la sua seconda laurea discutendo con il professor Giovanni Martinotti una tesi dal titolo Le ovaie nelle peritoniti sperimentali.
Dopo una parentesi fiorentina, durante la quale si specializza in pediatria presso la clinica Mayer, Amalia si reca a Milano.
Arrivata nel capoluogo lombardo con sole 500 lire a disposizione, si mette a cercare lavoro, sostenuta dall’aiuto e dalla solidarietà delle «femministe dell’epoca: Alessandrina Ravizza, Paolina Schiff, Linda Malnati, Ersilia Maino». [Dall'Ara, p.40] In particolare, è quest’ultima che fa ottenere alla giovane dottoressa un posto come medico fiscale presso la Società operaia femminile. 
Nell’ambiente milanese Amalia partecipa alle iniziative dell’associazionismo laico per la diffusione fra la cittadinanza di elementari principi di igiene: tiene infatti alcune conferenze «nell’ambito dell’Università popolare di Milano» per la lotta alla tubercolosi.
Il 1902 rappresenta un momento importante per la vita e la carriera della dottoressa: viene assunta presso  l’ambulatorio della Poliambulanza di Porta Venezia, ove lavorerà per circa quarant’anni. Nello stesso anno sposa il dottor Domenico Della Rovere.
Negli anni Venti il direttore de «La domenica del corriere», Carlo Zanicotti, la invita a tenere sulla rivista una rubrica di consigli medici. La Foggia Moretti accetta e comincia la sua attività di divulgatrice sotto lo pseudonimo di Dottor Amal. Sempre sullo stesso giornale avrebbe poi tenuto altre rubriche: «Tra i fornelli», in cui, con lo pseudonimo di Petronilla, dispensava ai lettori ricette per una sana alimentazione, e «La massaia scrupolosa», attraverso la quale impartiva consigli per una economia domestica «positiva».
Negli anni della guerra la grande diffusione delle ricette di Petronilla decreterà la fama di questa singolare figura di donna medico e cuoca.
Muore nel 1947, a Milano.

 
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Però (Trilussa)

Post n°3587 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

In un Paese che nun m'aricordo
c'era una vorta un Re ch'era riuscito
a mette tutto er popolo d'accordo
e a unillo in un medesimo partito
ch'era quello monarchico, percui
era lo stesso che voleva lui.

 

Quanno nasceva un suddito, er governo
je levava una glandola speciale
per aggiustaje er sentimento interno
seconno la coscenza nazzionale,
in modo che crescesse ne l'idea
come un cocchiere porta una livrea.

 

Se cercavi un anarchico, domani!
macché, nu' ne trovavi più nessuno
né socialisti né repubbricani
manco a pagalli mille lire l'uno:
qualunque scampoletto d'opinione
era venduto a prezzo d'occasione.

 

Certi principî, in fonno, so' un rampino,
e li partiti, quanno semo ar dunque,
serveno pe' da' sfogo ar cittadino
che spera in una carica qualunque
e acchiappa, ne la furia de l'arrivo,
l'ideale più spiccio e sbrigativo.

 

Pe' questo, in quer Paese che v'ho detto,
viveveno così, ch'era un piacere:
senza un tiret'in là, senza un dispetto,
ammaestrati tutti d'un parere.
Chi la pensava diferentemente
passava per fenomeno vivente.

 

Er popolo, ogni sera, se riuniva
sotto la Reggia pe' vedé er Sovrano
ch'apriva la finestra fra l'evviva
e s'affacciava tra li sbattimano,
finacché nun pijava la parola
come parlasse a una persona sola.

 

— Popolo! — je chiedeva — Come stai? —
E tutto quanto er popolo de sotto
j'arisponneva in coro: — Bene assai!
Ce pare d'avé vinto un terno al lotto! —
E er Re, contento, doppo aveje detto
quarch'antra cosa, li mannava a letto.

 

Ècchete che una sera er Re je chiese:
— Sete d'accordo tutti quanti? — E allora
da centomila bocche nun s'intese
che un «Sì» allungato, che durò mezz'ora.
Solamente un ometto scantonò
e appena detto «Sì» disse «Però...».

 

V'immagginate quelo che successe!
— Bisogna bastonallo! — urlò la folla —
L'indecisioni nun so' più permesse
sennò ricominciamo er tir'e molla...
— Lasciate che me spieghi, eppoi vedremo...
— disse l'ometto che nun era scemo. —

 

Defatti, appena er Re cià domannato
s'eravamo d'accordo, j'ho risposto
ner modo ch'avevamo combinato;
ma un bon amico che me stava accosto,
pe' fasse largo, propio in quer momento
m'ha acciaccato li calli a tradimento.

 

Io, dunque, nun ho fatto una protesta:
quer «però» che m'è uscito in bona fede
più che un pensiero che ciavevo in testa
era un dolore che sentivo ar piede.
Però - dicevo - è inutile, se poi
se pistamo li calli fra de noi.

 

Quanno per ambizzione o per guadagno
uno nun guarda più dove cammina
e monta su li calli der compagno
va tutto a danno de la disciplina... —
Fu allora che la folla persuasa
disse: — Va be'... Però... stattene a casa.

Però

Traduzione in italiano

 

In un Paese che non ricordo
c'era una volta un Re che era riuscito
a mettere tutto il popolo d'accordo
e a unirlo in un medesimo partito
che era quello monarchico, per cui
era lo stesso che voleva lui.

 

Quando nasceva un suddito, il governo
gli levava una ghiandola speciale
per aggiustargli il sentimento interno
secondo la coscienza nazionale,
in modo che crescesse nell'idea
come un cocchiere porta una livrea.

 

Se cercavi un anarchico, domani!
macché, non ne trovavi più nessuno
né socialisti né repubblicani
neppure a pagarli mille lire l'uno:
qualunque scampolo d'opinione
era venduto a prezzo d'occasione.

 

Certi principî, in fondo, sono un rampino,
e i partiti, quando siamo al dunque,
servono per dar sfogo al cittadino
che spera in una carica qualunque
e acchiappa, nella furia dell'arrivo,
l'ideale più spiccio e sbrigativo.

 

Per questo, in quel Paese che vi ho detto,
vivevano così, che era un piacere:
senza un "spostati in là", senza un dispetto,
ammaestrati tutti d'un parere.
Chi la pensava differentemente
passava per fenomeno vivente.

 

Il popolo, ogni sera, si riuniva
sotto la Reggia per vedere il Sovrano
che apriva la finestra fra l'evviva
e s'affacciava tra gli sbattimano,
finché non prendeva la parola
come parlasse a una persona sola.

 

— Popolo! — gli chiedeva — Come stai? —
E tutto quanto il popolo di sotto
gli risponneva in coro: — Bene assai!
Ci pare d'aver vinto un terno al lotto! —
E il Re, contento, dopo avergli detto
qualche altra cosa, li mandava a letto.

 

Ecco che una sera il Re gli chiese:
— Siete d'accordo tutti quanti? — E allora
da centomila bocche non s'intese
che un «Sì» allungato, che durò mezz'ora.
Solamente un ometto scantonò
e appena detto «Sì» disse «Però...».

 

V'immaginate quello che successe!
— Bisogna bastonarlo! — urlò la folla —
L'indecisioni non son più permesse
sennò ricominciamo il tira e molla...
— Lasciate che mi spieghi, e poi vedremo...
— disse l'ometto che non era scemo. —

 

Difatti, appena il Re ci ha domandato
se eravamo d'accordo, gli ho risposto
nel modo che avevamo combinato;
ma un bon amico che mi stava accanto,
per farsi largo, proprio in quel momento
m'ha pestato i calli a tradimento.

 

Io, dunque, non ho fatto una protesta:
quel «però» che m'è uscito in buona fede
più che un pensiero che avevo in testa
era un dolore che sentivo al piede.
Però - dicevo - è inutile, se poi
ci pestiamo i calli fra di noi.

 

Quando per ambizione o per guadagno
uno non guarda più dove cammina
e monta su i calli del compagno
va tutto a danno della disciplina... —
Fu allora che la folla persuasa
disse: — Va be'... Però... stattene a casa.

 

 

 
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Libri dimenticati:Le voci di Petronilla

Post n°3586 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

La vita di Amalia Moretti Foggia,medico,giornalista,femminista,che sotto gli pseudonimi di Petronilla e Dottor Amal per anni ha consigliato milioni di lettrici

 
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Frase del giorno

Post n°3585 pubblicato il 30 Agosto 2012 da odette.teresa1958

L'età è quello che pensi che sia.Si è vecchi quando si pensa di esserlo (Muhammad Alì)

 
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