Il labirinto
blog diarioMessaggi del 30/08/2012
Due monaci zen passeggiano per un giardino. Arrivati ad un piccolo laghetto dove nuotano molti pesci rossi, si fermano ad osservarli. Dopo un po' uno fa all'altro. "guarda come si divertono questi pesci" e l'altro gli risponde "eh, ma tu non sei i pesci... non puoi sapere se si divertono o no" allora il primo lo guarda e gli fa: "eh, ma tu non sei me... non puoi sapere se so che si divertono o no..." |
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Un Monaco Buddista incontra uno Sciamano e gli domanda:
“Voi Sciamani credete nella forza della natura. E non sapete che essa è solo un’illusione?”
E lo Sciamano:
“Ma certo che crediamo nella forza della natura e sappiamo anche che è solo un’illusione”.
Il Monaco Buddista:
“Ma se sapete che è un’illusione, perché ci credete?”
Lo Sciamano risponde:
“Perché ci fa ridere”.
Il Monaco Buddista:
“Ma come vi fa ridere?”
Lo Sciamano:
“Essì, perché nell’illusione sono presenti anche i Monaci Buddisti che credono esistano gli Sciamani
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"C'era una volta un uccello con due teste... quella di destra era vorace e abilissima nella ricerca del cibo, quella sinistra invece, altrettanto ghiotta, era maldestra. La testa di destra riusciva sempre a saziare il suo palato, mentre quella di sinistra era incessantemente tormentata dall'insoddisfazione.
E così un giorno la testa di sinistra disse alla destra:
"Conosco, qui vicino, un cespuglio di bacche squisite, di cui ti delizieresti: vieni, ti conduco dove cresce".
In realtà sapeva che quelle bacche erano velenose, ma voleva con questo stratagemma uccidere l'altra testa, per poter poi mangiare a piacimento, mettendoci tutto il tempo che le serviva.
La testa di destra mangiò le bacche... e il veleno uccise l'uccello dalle due teste."
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Pío Baroja (San Sebastián, 28 dicembre 1872 – Madrid, 30 ottobre 1956) è stato uno scrittore spagnolo. È stato uno degli scrittori più importanti dellaGenerazione del '98.
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"Pío Baroja y Nessi" appartenne ad una famiglia distinta e molto conosciuta a San Sebastian, legata al giornalismo e alla stampa. Il suo bisnonno paterno, Rafael, stampò, ad Oiartzun, il giornale La Papeleta de Oyarzun e altri testi durante la guerra contro Napoleone Bonaparte. Suo nonno, che aveva il suo stesso nome, Pío Baroja, fu editore a San Sebastian del giornale El Liberal Guipuzcoano(1820-1823) durante il Triennio Liberale, e stampò la Storia della Rivoluzione Francese di Thiers in dodici volumi, con la traduzione di Sebastián de Miñano e Bedoya. I figli di Rafael Baroja, Ignacio Ramón e Pío, continuarono con l'azienda di stampa e un figlio di quest'ultimo, Ricardo, zio dello scrittore, sarà, col tempo, editore e factotum del giornale El Urumea. Tra gli antenati della madre c'era un ramo lombardo, i Nessi, a cui lo scrittore deve il suo secondo nome.
Pío fu il terzo di tre fratelli: Darío, che morì giovane nel 1894; Ricardo, che sarà anch'esso un futuro scrittore e un importante pittore, e lui, il fratello minore, che lascerà la professione di medico per quella di scrittore. Più lontana rispetto a loro, nacque Carmen, che sarà l'inseparabile compagna dello scrittore e la moglie del futuro editore di suo fratello, Rafael Caro Raggio e anche occasionale scrittrice. Il padre dei Baroja, Serafin, era, oltre che un uomo inquieto e giornalista di idee liberali, ingegnere di guerra, e ciò constrinse la famiglia a continui cambi di residenza per tutta la Spagna, sicché il futuro scrittore conobbe i più disparati luoghi della sua Nazione e sviluppò la sua caratteristica propensione ai viaggi. A sette anni si trasferì con la sua famiglia a Madrid, dove il padre ottenne un posto nell'Istituto Geografico e Statistico; poi tornarono a Pamplona e successivamente di nuovo a Madrid. Il giovane Baroja già aveva letto classici giovanili (Jules Verne, Mayne Reid e Daniel Defoe). Non fece il servizio militare, cosa che lo ripugnava, e nel 1891 finì gli studi di medicina a Valencia e si laureò a Madrid con una tesi su Il dolore, studio psicofisico.
Come studente fu pessimo, più per mancanza di interesse che per talento, e non simpatizzò con nessun professore, mostrandosi ipercritico con tutto; nessuna professione lo attraeva, solamente scrivere non lo disgustava. La sua formazione scientifica emergerà comunque nella produzione letteraria. Non si sposò mai, e quando nel 1894 si trasferì a Cestona, in Guipuzcoa, lavorando come medico, ottenne l'antipatia del parroco del paese e dell'intero settore cattolico del posto, che lo accusava di lavorare le domeniche nel suo giardino anziché andare a messa. Dopo un anno tornò a San Sebastian, disposto a fare qualunque cosa a eccezione del medico, e trovò la sua opportunità con il fratello Ricardo, che dirigeva una panetteria a Madrid poiché una zia gli aveva lasciato il negozio. Pío cominciò così a lavorare lì, cosa sulla quale lo presero un po' in giro: "Es un escritor de mucha miga, Baroja" -disse di lui Rubén Darío a un giornalista. Al quale lo scrittore rispose: "También Darío es escritor de mucha pluma: se nota que es indio.". Installatosi a Madrid, cominciò a collaborare con giornali e riviste, simpatizzando con le dottrine sociali anarchiste, ma senza militare apertamente in nessuna di esse. Così come il suo conterraneo Miguel de Unamuno, abominò il nazionalismo vasco, contro il quale scrisse la satira Momentum catastrophicum.
Nel 1900 pubblicò il suo primo libro, una raccolta di racconti intitolata Vidas sombrías, la maggior parte dei quali furono composti a Cestona sulla gente del posto e sulla sua personale esperienza come medico. In quest'opera si incontrano per la prima volta tutte le ossessioni che caratterizzeranno i suoi scritti seguenti. Il libro fu molto letto e commentato da prestigiosi scrittori come Unamuno, che si entusiasmò e volle conoscerne l'autore di persona, da Azorín e da Benito Pérez Galdóz. Baroja così si avvicinò sempre di più al mondo letterario, abbandonando la panetteria. Diventò molto amico dell'anarchico Josè Martinez Ruiz, meglio conosciuto come Azorín, e fece, spinto da lui, qualche tentativo di entrare in politica, ma senza successo. Con l'avvicinarsi da parte di Azorín al partito di Antonio Maura, ruppe la loro vecchia amicizia. Allo stesso modo fece amicizia con Ramiro de Maeztu, insieme al quale, con anche Azorín, formarono per breve periodo il gruppo dei Tre. Fu corrispondente da Tangeri per il giornale Globo. Era un apprezzato critico letterario.
In seguito viaggiò per tutta Europa (abitò varie volte a Parigi, un po' a Londra e passò per l'Italia (dove si recò diverse volte, il nonno della madre era di Como), il Belgio, la Svizzera, la Germania, laNorvegia, l'Olanda e la Danimarca) accumulando un impressionante biblioteca specializzata in occultismo e storia del XIX secolo, che sistemò in un vecchio castello che comprò a Vera de Bidasoa e ristrutturò facendolo diventare il famoso castello di Itzea, dove passava le estati con la sorella Carmen e il fratello Ricardo, che lo accompagnavano sempre anche nei suoi viaggi.
Nonostante fosse un simpatizzante anarchico e ateo, quando morì si recò ai suoi funerali il ministro franchista dell'Educazione nazionale e a portare la bara furono Ernest Hemingway e Camilo José Cela.
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Sua madre è originaria del Kerala e di religione cristiana, suo padre è un coltivatore di tè bengalese e di religione induista. Trascorre l'infanzia nel Kerala e a 16 anni va a vivere a Delhi in condizioni da senzatetto, dimorando in una baracca all'interno del Feroz Shah Kotla, il campo da cricket di Delhi. Riesce a studiare architettura presso la Delhi School of Architecture, dove incontra il primo marito, l'architetto Gerard Da Cunha.
Incontra il suo secondo marito, il regista Pradeep Kishen, nel 1984 e scrive le sceneggiature dei film In Which Annie Gives it Those Ones e Electric Moon, nonché della serie televisiva Banyan Tree; recita inoltre la parte di una ragazza contadina nel film Massey Sahib.
Arundhati Roy inizia a scrivere Il Dio delle piccole cose nel 1992 e lo conclude quattro anni dopo. Il libro è semi-autobiografico e racconta molta dell'infanzia trascorsa ad Aymanam. Il libro riscuote grande successo ed oltre ad essere premiato è stato tradotto e pubblicato in ventuno nazioni.
A tutt'oggi, Il Dio delle piccole cose è l'unico romanzo scritto dalla Roy. Da quando ha vinto il Premio Booker, Arundhati Roy ha preferito concentrare la propria attività di scrittrice scrivendo saggi su questioni politiche e sociali. Tra i temi affrontati vi sono il progetto della Diga del Narmada, le armi nucleari dell'India, il fanatismo religioso induista, le attività della multinazionale Enron in India. È considerata una delle figure guida del movimento mondiale anti-globalizzazione e nei suoi testi la critica al neo-imperialismo ed al neoliberismo è forte e veemente.
In risposta ai test nucleari indiani di Pokhran, nel Rajasthan, Arundhati Roy ha scritto il saggio "La fine dell'immaginazione", una critica alla politica nucleare del governo indiano inclusa nella raccolta "La fine delle illusioni" (The Cost of Living), in cui viene affrontato anche l'impatto sulle popolazioni interessate del massiccio progetto di costruzione di dighe e centrali idroelettriche negli stati centrali e occidentali del Maharashtra, Madhya Pradesh e Gujarat.
Una sua raccolta di saggi pubblicata in italiano è "Guida all'impero per la gente comune", dove in una prima parte l'autrice affronta il tema del neo-imperialismo e della "guerra al terrorismo" globale ed in una seconda parte focalizza la sua attenzione sull'India odierna.
Nel 2002, Arundhati Roy è stata condannata dalla Corte Suprema di Delhi per oltraggio alla corte medesima, accusata dall'autrice di mettere a tacere le proteste contro il progetto della diga del Narmada. Tuttavia la condanna è stata solo alla simbolica pena di un giorno di prigione.
Nel maggio del 2004 ha ricevuto il Sydney Peace Prize per il suo lavoro nel campo sociale e il continuo sostegno alla nonviolenza. Nel gennaio 2006 le è stato conferito il premio della Sahitya Akademi per la sua raccolta di saggi L'algebra della giustizia infinita, ma l'autrice lo ha rifiutato.
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Mahasweta Devi, nata a Dacca (nell’attuale Bangladesh) nel 1926 in una famiglia di intellettuali impegnati, è figura di grande spicco e carisma: insegnante, scrittrice, giornalista, autrice di più di cinquanta opere tra romanzi e raccolte di raccolti, è notissima anche per il suo impegno a favore dei diritti civili e sociali delle popolazioni tribali dell’India, ancora oggi emarginate e tenute in uno stato di semischiavitù. Devi si è formata alla scuola di Shantiniken, fondata da Tagore, la stessa da cui provengono intellettuali e artisti di fama internazionale come il regista Satyajit Ray e l’economista Amartya Sen. Militante comunista fin dagli anni dell’Università, dove consegue la laurea in letteratura inglese, pubblica il primo romanzo nel 1956 e fino al 1984 insegna presso l’Università di Calcutta.
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Proveniente da una famiglia che per generazioni si era dedicata alla coltivazione dell’arte farmacologica, Amalia Foggia Moretti nasce nel 1872 a Mantova, dove compie la sua formazione scolastica frequentando il Liceo ginnasio Virgilio.
Legata a Roberto Ardigò da rapporti di frequentazione familiare e di reciproca stima, alla fine degli studi scolastici Amalia decide di dedicarsi alle scienze naturali. «L’ambizione di mio padre – avrebbe in seguito dichiarato lei stessa – era che io mi laureassi in farmacia, in modo da entrare con lui nell’azienda e seguitare la tradizione di famiglia. Invece io, ottenuta la licenza liceale d’onore, mi iscrissi alla facoltà di scienze, all’università di Padova». [Dall'Ara, p.32]
Già durante il periodo trascorso a Padova come studentessa di scienze, comincia a nutrire un particolare interesse per la medicina. Inizialmente attrattavi per «motivi sentimentali» – una breve relazione giovanile con un assistente di anatomia – Amalia consolida a poco a poco i suoi interessi in questo campo, tanto da decidere, subito dopo la laurea in scienze (1895) , di trasferirsi a Bologna, dove si iscrive alla facoltà di medicina e frequenta le lezioni del celebre clinico Augusto Murri.
Aiutata da quest’ultimo, riesce ad ottenere una borsa di studio di 1000 lire, di grande aiuto per mantenersi agli studi lontana da casa. Nel 1898 ottiene la sua seconda laurea discutendo con il professor Giovanni Martinotti una tesi dal titolo Le ovaie nelle peritoniti sperimentali.
Dopo una parentesi fiorentina, durante la quale si specializza in pediatria presso la clinica Mayer, Amalia si reca a Milano.
Arrivata nel capoluogo lombardo con sole 500 lire a disposizione, si mette a cercare lavoro, sostenuta dall’aiuto e dalla solidarietà delle «femministe dell’epoca: Alessandrina Ravizza, Paolina Schiff, Linda Malnati, Ersilia Maino». [Dall'Ara, p.40] In particolare, è quest’ultima che fa ottenere alla giovane dottoressa un posto come medico fiscale presso la Società operaia femminile.
Nell’ambiente milanese Amalia partecipa alle iniziative dell’associazionismo laico per la diffusione fra la cittadinanza di elementari principi di igiene: tiene infatti alcune conferenze «nell’ambito dell’Università popolare di Milano» per la lotta alla tubercolosi.
Il 1902 rappresenta un momento importante per la vita e la carriera della dottoressa: viene assunta presso l’ambulatorio della Poliambulanza di Porta Venezia, ove lavorerà per circa quarant’anni. Nello stesso anno sposa il dottor Domenico Della Rovere.
Negli anni Venti il direttore de «La domenica del corriere», Carlo Zanicotti, la invita a tenere sulla rivista una rubrica di consigli medici. La Foggia Moretti accetta e comincia la sua attività di divulgatrice sotto lo pseudonimo di Dottor Amal. Sempre sullo stesso giornale avrebbe poi tenuto altre rubriche: «Tra i fornelli», in cui, con lo pseudonimo di Petronilla, dispensava ai lettori ricette per una sana alimentazione, e «La massaia scrupolosa», attraverso la quale impartiva consigli per una economia domestica «positiva».
Negli anni della guerra la grande diffusione delle ricette di Petronilla decreterà la fama di questa singolare figura di donna medico e cuoca.
Muore nel 1947, a Milano.
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In un Paese che nun m'aricordo
Quanno nasceva un suddito, er governo
Se cercavi un anarchico, domani!
Certi principî, in fonno, so' un rampino,
Pe' questo, in quer Paese che v'ho detto,
Er popolo, ogni sera, se riuniva
— Popolo! — je chiedeva — Come stai? —
Ècchete che una sera er Re je chiese:
V'immagginate quelo che successe!
Defatti, appena er Re cià domannato
Io, dunque, nun ho fatto una protesta:
Quanno per ambizzione o per guadagno | Però Traduzione in italiano
In un Paese che non ricordo
Quando nasceva un suddito, il governo
Se cercavi un anarchico, domani!
Certi principî, in fondo, sono un rampino,
Per questo, in quel Paese che vi ho detto,
Il popolo, ogni sera, si riuniva
— Popolo! — gli chiedeva — Come stai? —
Ecco che una sera il Re gli chiese:
V'immaginate quello che successe!
Difatti, appena il Re ci ha domandato
Io, dunque, non ho fatto una protesta:
Quando per ambizione o per guadagno |
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La vita di Amalia Moretti Foggia,medico,giornalista,femminista,che sotto gli pseudonimi di Petronilla e Dottor Amal per anni ha consigliato milioni di lettrici
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Inviato da: RicamiAmo
il 01/08/2014 alle 18:11
Inviato da: Dolce.pa44
il 26/07/2014 alle 18:22
Inviato da: do_re_mi0
il 23/04/2014 alle 18:01
Inviato da: odio_via_col_vento
il 14/04/2014 alle 20:57
Inviato da: Krielle
il 23/03/2014 alle 04:38