Rosario

AUTUNNO - PRIMA PARTE


Soffro molto questo periodo dell'anno e l'ho sempre sofferto anche da bambino. Sembra che il mio corpo rifiuti il cambio di stagione...ho la testa pesante, le orecchie spesso otturate, mi sembra di aver la febbre (ma quando la misuro, non l'ho mai).Sarà la bassa pressione atmosferica, sarà il cielo cupo, la nebbia, le giornate che si fanno sempre più corte...non so cosa sia, ma il mio disagio è palpabile e le esperienze maturate negli anni, l'hanno reso più plausibile.Questo nonostante i colori di questa stagione dipingano paesaggi meravigliosi
  
Fu in questa stagione che, appena adoscelente, aiutai mio Padre a costruire la tomba di famiglia nel piccolo cimitero della Prè. Mi facevo trovare là, quando tornava dal lavoro con le cose che sarebbero servite quella sera già pronte (malta, attrezzi, tavole per armare) oppure lavori di rifinutura quali rimozione delle sbavature del getto, rimozione dei chiodi dalle travi...e così via). Lui arrivava verso le 18/18.30 e con l'avanzare della stagione era già buio e usavamo dei fari da cantiere per quel paio d'ore di lavoro che riuscivamo a portare a termine prima di cena (ricordo che all'epoca l'ora solare veniva ripristinata a fine settembre).Così capitava di ritrovarsi solo, col buio, in un cimitero silenzioso (che poi silenzioso non era mai) con tutti i lumini (allora c'erano ancora tante candele) che rimandavano ombre e riflessi strani sui volti delle immagini impresse sulle lapidi, creando non pochi brividi nella fantasia di un ragazzino.Ma, come a tutte le cose ci si abitua presto, così si impara a vincere le proprie paure, con la quotidiana frequentazione. Fu allora che ebbi modo di conoscere il figlio del becchino del paese, che era di una decina d'anni più vecchio di me. Lo vidi, la prima volta, intento a scavare una fossa nel terreno, proprio davanti a dove stavamo costruendo la tomba noi...così ci intrattenemmo una decina di minuti a conversare, mentre faceva una pausa per fumare una sigaretta."ciao, come ti chiami?""Rosario, e tu?""Io sono Giovanni, sono il figlio del becchino""eheh, l'avevo capito ... è faticoso?""no, no, qui la terra è morbida...non come a San Cassiano che è piena di gramigna"e fu così che mi raccontò che il suo non era poi un brutto lavoro, aveva tanto tempo libero, nessuno gli stava addosso (a parte suo papà quando aveva voglia di rompere) e, escluse le poche volte che doveva scavare una fossa (cosa sempre più rara, perché ormai tutti i morti finivano nei loculi delle tombe), per il resto era un lavoro poco impegnativo e ben pagato...peccato per la brutta nomea che aveva...Ci trovammo in parecchie altre occasioni in quel periodo e fu lui che mi disse una cosa che mi rimase impressa molto, tanto da ricordarla ancora..."sai Rosario, la maggior parte delle persone muoiono in autunno, soprattutto gli anziani, sembra che si lascino vincere dalla tristezza e dalla malinconia di questa stagione e che scelgano proprio questo momento per lasciarsi andare via, da questa vitaSi sta comed'autunnosugli alberile foglie"Giuseppe Ungaretti" -fine prima parte-