La Voce Di Digiland

Dall'alto in basso o viceversa...


Bene bene bene, ci si ritrova gente. Dopo le vacanze estive che ormai sono già nel dimenticatoio, eccoci ritornati al tran tran quotidiano fatto di tutto e di niente, di poco e di tanto, lavoro ripreso, abbronzatura andata, ombrello acquistato, il cappotto ancora riposto ma quanto prima verrà fuori e le scuole riaperte.La scuola mi riporta alla mente il libro Cuore.Quando nel 1886 Edmondo De Amicis termina il romanzo, la penisola italiana, dalla Sicilia al Veneto a Roma è ormai unita sotto i Savoia. Quella che è ancora da compiere, in una nazione ancora analfabeta e contadina, in cui l'italiano è la lingua di un' esigua minoranza, è l'effettiva unificazione culturale. De Amicis, nato e cresciuto nel Regno di Savoia, è un chiaro esponente della borghesia settentrionale più illuminata, mossa da intenti chiaramente pedagogici. Il suo scopo è quello di creare un libro che serva a educare i ragazzi dell'intera nazione ai valori della borghesia laica, quelli del sacrificio, del lavoro e della solidarietà tra le classi. I protagonisti della classe di Cuore non sono né il sottoproletario Franti, né l'aristocratico e stizzoso Nobis, ma proprio la fascia del ceto medio rappresentata da artigiani, commercianti, impiegati. Il romanzo, pur essendo ambientato a Torino, accoglie personaggi provenienti dalle varie regioni d'Italia. Il riferimento costante è al mito del Risorgimento, mentre in tutto il romanzo è completamente rimossa la Chiesa Cattolica (non è difficile comprenderne il perchè).Quella di Cuore è una pedagogia che oggi può interessare solo come reperto archeologico, da studiare appunto come tentativo progressivo e laico di educazione di una nazione. Più che in qualsiasi altro libro pubblicato, in Cuore l'idea della scuola e quindi dell'istruzione, è elemento centrale della formazione di una nazione, specchio dei suoi conflitti e delle loro risoluzioni finalizzati più ad un'unione culturale del popolo. Eppure oggi come allora, e parliamo di due secoli fa, per quanto si sia creata una certa omogeneità ancora non è stata raggiunta quell'unione al quale il De Amicis si è ispirato nella stesura  di uno dei  libri che più ci rappresenta nel mondo.E prorprio dal capolavoro del De Amicis prendo spunto per invitarVi ad esporre il vostro parere, la vostra considerazione, la vostra apertura al cospetto di una realtà che seppur permeata dal desiderio d'informazione e da una stratificazione culturale visibile, accoglie ancora nel suo grembo un' innumerevole quantità di esseri umani la cui istruzione è negata, e si sa che  il non sapere  crea diversificazione e la diversificazione genera emarginazione o quanto meno per usare un termine meno pesante "la non accettazione" da parte di una moltitudine di soggetti, faccio riferimento a gente comune e non agli appartenenti al jet set politico economico e nobiliare del nostro paese, che racchiudendosi a cerchio formano una o più classi sociali che proprio come anni or sono creano scissione e non unione nel popolo di una stessa nazione.Un cordiale e sorridente saluto a tutti, mielealpeperoncino.