La voce di Megaride

LA LETTERA APERTA DI GIOACCHINO BASILE A BRUNO CONTRADA


   
APPELLO PATRIOTTICO AL DOTTOR  BRUNO CONTRADA
Egregio dottor Contrada, tanta acqua è passata sotto i ponti e dalle due sponde opposte dalle quali ci siamo scrutati con diffidenza per anni, sulle rive della nostra Palermo, ora la visuale sembra essersi ampliata sull’orizzonte della reciproca matura consapevolezza e delle infernali esperienze vissute, tant’è che da qualche tempo, in vittoria di onestà intellettuale, partecipo con estrema passione delle affettuose cure delle sue più tenaci sostenitrici, Agnesina Pozzi e Marina Salvadore, che sostengono anche le mie annose battaglie per la Verità. Siamo ad una svolta epocale, al salto quantico… al risveglio della coscienza (per chi ne è fornito!) e certamente questa rapida transizione, come avviene durante l’ultima spinta di un parto, toccherà l’apice del dolore ma la gioia della neonata, purificata consapevolezza, innocente da ipocrisie e menzogne, ripagherà noi e chi dopo di noi della fatica e del dolore, dall’ingiustizia subita. Siamo di origine e formazione culturale ben diversa ma nella sua tragedia concordo con quanto da lei stesso amaramente commentato, citando Eugenio Montale: << L’unica speranza è l’imprevisto >>… aggiungendo, poi: << Mi trovo qui non certo per riacquistare la libertà perché non so cosa farmene e perché ho quasi finito di scontare tutta la pena, ma esclusivamente ed unicamente per evitare di lasciare ai miei figli ed ai miei nipoti un nome infamato. Solo per questo>>… Dottor Contrada, mi permetto di dirle che lei sa benissimo che “l’imprevisto possibile” stà dentro di lei. Le demoniache accuse che l’infernale branco di iene e sciacalli le ha lanciato per inchiodarla “all’ingiusto ruolo del traditore delle Istituzioni” è un‘infamia pesantissima che potrà esser lavata solo con un poderoso atto di coraggio spirituale ed umano, che solo lei può tirare fuori dalla coscienza per lavare il suo onore di  uomo fedele a quello Stato dal volto criminale che dalla fine degli anni 70 e fino al 19 luglio 1992 utilizzò in funzione militare “cosa nostra” contro gli uomini delle Istituzioni leali alla Costituzione.Lei, di quello Stato che forse ancora oggi domina “il nostro scenario democratico” (sic.) è stato il “fedelissimo servitore ideologico” offerto in olocausto per  strategica opportunità morale (sic.), dopo la strage di via D’Amelio, alle fameliche infamie di quei criminali che strisciavano ai suoi piedi e che, poi, con la rottura del patto infame di quello Stato e la conseguente disarticolazione di “cosa nostra”  si sono infine sbranati fra di loro come gli squali della “Signora di Shanghai”.Io e lei seppur su fronti diversi, ripeto, siamo stati traditi e sconfitti dal quel potente fronte della menzogna politico-istituzionale che Pascal descriverebbe così: << Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quello che è forte fosse giusto.>> Sono ormai trascorsi quasi 20 anni da quel maledetto 19 luglio 1992  che fece uscire dalla
scena della vita un magistrato onesto che applicando semplicemente la Legge avrebbe messo in ginocchio il sistema criminale di quei governi e di quello Stato.Dottor Contrada, lei meglio di me sa che il mostro che dobbiamo tentare di sconfiggere o mettere in difficoltà è “la mafia dal volto istituzionale”:<< Una sorta di coordinamento trasversale tra fiduciari del potere al quale molti sono stati chiamati e moltissimi quelli che aspirano a partecipare per convinzione ideologica o per meschina convenienza personale>>. Lei era ed è ancora  fedele al giuramento prestato allo Stato; Stato che, purtroppo,  per quel sentire ideologico politico-istituzionale non ha mai voluto riconoscere una vera dignità al popolo siciliano. Dottor Contrada, ormai credo che ci resta ben poco da vivere, ben poco da dare… perché ci han preso tutto: Lei ha 80 anni ed ha molte patologie pesanti; io, di anni ne ho 62 ma dentro di me s’annidano le infami polveri d’amianto che di tanto in tanto si fanno sentire, avvisandomi che da un momento all’altro potrebbero reclamare la mia vita. Dottor Contrada, ormai null’altro ci resta che la fede in Dio e la speranza di lasciare ai nostri figli ed alla nostra gente quella testimonianza di serena verità, fatta anche di errori ideologici, che metta il vero volto della mafia alla luce della storia, perché la giustizia, grazie allo strutturale deficit di Magistrati valorosi  in Sicilia è  lettera morta. Raccontiamo, dottore, ai nostri figli la vera Storia della bistrattata Sicilia, perché conquistino la Dignità ed il senso di appartenenza, perché senza Identità non si ha diritto a Dignità. Siamo ancora a questo mondo ed abbiamo ancora un po’ di fiato per alitare Verità e Onore: unica vera eredità che possiamo lasciare ai nostri eredi ed al nuovo mondo… Cominciamo a purgarci dagli “imprevisti possibili” e dai condizionamenti di rango.CordialmenteGioacchino Basile