La voce di Megaride

Giorgio Napolitano, revisionista e negazionista


dall'amico fraterno Claudio Antonelli (Canada)
Facendo leva sulla "moral suasion" di cui fa un uso frequente, il presidente della Repubblica italiana ha ammonito: "E' necessario tenere alta la guardia, vigilare e reagire contro persistenti e nuove insidie di negazionismo e revisionismo magari canalizzate attraverso la rete!'' Negazionismo e revisionismo in relazione al fascismo, naturalmente. A sessant'anni dalla sua fine... Si direbbe che Giorgio Napolitano non perda un'occasione per demonizzare e beatificare, l'una e l'altra sponda, ricordando con gioia date storiche tristi e infauste, sempre in nome dei propri trascorsi ideologici anche adesso che dovrebbe invece cercare di parlare in nome di tutti gli italiani.Ci rallegriamo che il presidente,  contro i colpi di ariete e i dardi avvelenati della propaganda "filofascista" dei tipi alla Berlusconi, non abbia proposto la creazione di un gigantesco monumento all'antifascismo, come baluardo protettivo del nostro popolo.Un gigantesco baluardo che si snoderebbe per chilometri e chilometri... Un muro di Cina, insomma? No, io direi piuttosto: un muro di Berlino. Perché non dimentichiamo che il muro di Berlino, conosciuto oggi soprattutto come “Muro della vergogna”, fu costruito come un muro di difesa contro il Fascismo. Pochissimi sembrano ricordarlo, ma la designazione ufficiale del Muro, fatta dal governo della Germania dell’Est, e recepita con sollecitudine e solidarietà proletaria anche dai comunisti italiani dell'epoca, Napolitano incluso, fu proprio: “Muro di protezione contro il Fascismo.” Dal che dovrebbe apparire evidente, anzi evidentissimo, che l'antifascismo non giustifica proprio tutto, come sembra credere invece Giorgio Napolitano,  la cui gabbana di presidente "super partes" assai mal nasconde  i tenaci colori dell'uomo di parte.E ad apparire vero revisionista è  proprio Napolitano, uomo dotato di un tranquillo, pacifico spirito dei tempi:  dalla sponda del fascismo universitario  passo' alla sponda opposta, quella del comunismo, in veste di burocrate di partito, comodamente installato nella capitalista Italia ben protetta dall'America. Quindi, con la caduta del Muro, istantaneamente, senza rimpianti e senza mai fare un vero "mea culpa",  Napolitano - abile revisionista -  si  trasformo' in presidente "super partes". Peccato, pero', che in lui continuamente riemerga l'uomo di parte, professionista a tempo pieno d'antifascismo (a fascismo morto e sepolto). Invece di rivangare divisioni e  odi civili del passato, i quali hanno finora impedito all'Italia di divenire un paese normale,  Napolitano dovrebbe incitare gli italiani a seppellire una volta per sempre gli odi e divisioni affondanti nella palude velenosa di un'epoca  triste e tragica. E cio' in nome del comune amore per la Patria ch'egli pur dice di rappresentare. Strano che un presidente della repubblica non abbia questo senso elementare di unità e dignità nazionale,  non perdendo un'occasione, invece, per rievocare gli odi del passato; e attraverso un comodo e ingiusto manicheismo infamare la memoria di tante vittime innocenti   e  di  tanti idealisti che  condivisero fino in fondo la sorte tragica della Patria sconfitta. Vedi i nostri infoibati, morti per la loro italianità. Ma sono tutte le vittime, dell'una e dell'altra sponda, che tacitamente invocano, in nome della Patria, il superamento di settarismi e odi.