La voce di Megaride

LA CAREZZA DEL MALE


di Marina SalvadorePer lunghi anni, a titolo di volontariato, mi sono dedicata alle battaglie civili apartitiche, non
ideologiche, votate al buonsenso dell’italiano medio senziente, soprattutto in tema di GIUSTIZIA ed applicazione di questa, riuscendo a divulgare con gran successo presso l’opinione pubblica e le forze sociali i dramma epici di comuni cittadini e anche di servitori dello Stato, condannati all’oblio e di conseguenza alla morte civile; serrati, chi nel proprio dramma o chi ingiustamente nelle patrie galere, nel loro inferno inaccessibile e sconosciuto ai più! Per anni, ho anche aggiornato quasi quotidianamente in rete, in modo quasi compulsivo, un blog a queste battaglie dedicato e che è stato anche premiato con un riconoscimento pubblico di  qualche spessore. Ebbene, è da tempo che – umanamente e professionalmente delusa  - non scrivo più: addio blog… addio petizioni… addio proclama… addio video servizi… addio giornalisti e giornalai, politici ed amministratori, togati ed avvocati… tanto, chi DEVE LEGGERE non lo fa, per pigrizia, per ignavia, per strafottenza o per autoincensamento, sentendosi unico ed indiscusso giudice; per contro, a LEGGERE sono sempre gli olimpionici  bastian contrari, i perfidi di ogni casta (soprattutto medio bassa) i giustizialisti integralisti, i populisti da pollaio, gli invidiosi impotenti, i “superiori gerarchici”… ed altre brutte bestie che l’intellighentia nazionalpopolare assomma nelle sue esclusive parrocchie; quelli che ti perseguitano, che ti mobbizzano, che ti annullano con concrete, viscide azioni  per metterti a tacere. In effetti, a causa del mio innocente impeto di denuncia, qualche grosso guaio nella vita pubblica e privata non m’è mancato e finalmente ho deciso di “spegnermi”, data l’inutilità della mia piccola persona nell’universo che – ancora non mi è chiaro – comunque provocava risentimento in qualche piccolo e grande “mammasantissima” titolare di qualche scrivania con annessa poltroncina girevole. Ieri, però, dopo il lungo silenzio, il sacro fuoco s’è riacceso in me: covava con sofferenza sotto le ceneri dell’indignazione e dello sfinimento.
Dovevo esserci, ieri, a Portici a dare una pacca sulle spalle ed un abbraccio a Luigi e Pina Orsino, al loro unico figlio; a questa Sacra Famiglia da immortalare sugli altari cristiani ma sacrificata sulle are del paganesimo tribale. Allora, è tempo ch’io sfoghi e liberi la ritrovata energia, come l’eruzione di un vulcano quiescente, come un Vesuvio stappato… dove coglie, coglie! L’opera prima (e non ultima, spero) di Luigi Orsino “La Carezza del Male” veniva FINALMENTE presentata a Portici, laddove gli Orsino sono nati e “morti” in tutti i sensi, grazie alle costanti cure della camorra locale ed all’incuria totale delle istituzioni. Chi sono gli Orsino? Brevemente: brillanti giovani imprenditori divenuti nel tempo, con il lavoro e l’intelligenza - e, credo non senza qualche  sacrificio personale - benestanti nonché seri datori di lavoro vero (quello che oggi necessiterebbe al loro figliolo) per un buon numero di dipendenti delle loro piccole e medie aziende, senza contare i soldi che han fatto incassare allo Stato quali contribuenti ed agli ordini professionali quali utenti. Poi, il patatrac! Estorsione, pizzo, minacce a cura del locale clan Vollaro noto alle cronache e - dulcis in fundo - il colletto bianco in persona del loro commercialista – amico! – USURAIO! Aggiungetevi, poi, l’ignavia delle Banche e delle Istituzioni, sempre pronte a dare una mano a CHI NON NE HA AFFATTO BISOGNO e il dramma è assicurato: in un crescendo, DENUNCE, FALLIMENTO, PROPRIETA’ ALL’ASTA, UNA MANO DIDIETRO E L’ALTRA DAVANTI! Una storia simile a tante ma condita da una sfiga chirurgica, il danno e la beffa; la beffa, sì, perché gli ORSINO NON POTEVANO NON SAPERE, dirà il magistrato, CHI FOSSERO I LORO AMICI, per cui niente Leggi Speciali, niente sportello antiracket ed addirittura s-vendita al pubblico incanto e non dal notaio, della casa di abitazione (chissà quale camorrista se la sarà aggiudicata!) Eh, già! Gli Orsino, per la Legge Italiota – che in certe Procure infeudate si applica sempre in modo alquanto originale -  erano colpevoli di essersi fatti distruggere da persone di cui erano stati AMICI.. e poco importa agli intellettuali parolai di autorevole schiatta istituzionale, specializzati in spicciola sociologia, se al dramma degli Orsino si è aggiunto anche quello personale di tutti i loro dipendenti, su di un territorio il cui solco più profondo è la piaga della disoccupazione che favorisce, ovviamente, manovalanza proprio alla criminalità organizzata! Un paradosso da annoverare 
nelle “Leggi di Murphy”! La storia la leggerete nell’ottimo libro di Luigi Orsino, scritto molto bene e che bene si presterebbe quale sceneggiatura per una versione cinematografica, tant’è descrittivamente bella, terribilmente trascinante, ricca di rapidi flashes significativi, in una parola: AUTENTICA! Ma, ora, è il caso ch’io tiri fuori le mie sensazioni che in quel consesso, ieri, ho preferito tacere, anche perché a parte la piccola platea di amici dell’indegna “nuova vita” degli Orsino, mancavano quei personaggi cui lanciare, a buona ragione, qualche pesce in faccia , sono sincera! Dunque, per la prima volta, ieri, gli Orsino tornavano non senza paturnie sollecitate dai brutti ricordi ma anche da quelli nostalgici della giovinezza, nella loro comunità. Dalla culla alla tomba. Ebbene, dov’erano i cittadini “porticesi”, gli “amici”, i “vicini di casa” – che so? - i loro bottegai di fiducia, i compagnelli di scuola del loro unico figlio,  i beneficati dagli Orsino? Trovare la scusa delle inclementi condizioni meteo ci pare estremamente ipocrita: quasi tutti i presenti provenivano da molto lontano, oltre l’hinterland porticese, a cominciare dal dott. Carlo Alfaro, medico, ed il gruppo del suo Circolo culturale in Sorrento, relatore volontario per l’occasione che ha nobilitato il consesso con  una commovente recensione letteraria dell’opera. Non si può certo mancare di gratitudine verso Raffaele Cuorvo,
assessore alla Cultura del comune di Portici, ex compagno di scuola di Luigi Orsino, per aver messo in calendario l’evento ed essere stato l’unico rappresentante istituzionale presente… ma, caro assessore alla cultura, perché un evento patrocinato dal Comune ad alta densità di popolazione non viene diffuso come dovrebbe, mortificando la Communication and Imaging dello stesso organizzatore patrocinante? Si è avvertita netta la sensazione che il comune o chi per esso dovesse mantenere un profilo basso, alla soglia dell’ectoplasma e che l’evento in “camera caritatis”  sia stato solo un segno dell’affetto cameratesco che nutre per il suo ex compagno di scuola. Allora, cortesemente, se  gli vuole così bene ed è anche a conoscenza della sua drammatica condizione di nomade, di sfratto in sfratto, in tour per i più disparati piccoli comuni del napoletano e dell’avellinese, mal sopportato da ogni sindaco e annessa tribù urbanizzata (ché, in certi casi, eccessivo sarebbe definire cittadinanza!) che vedono in questa evangelica Sacra Famiglia solo untori di peste o di chissà quale maleficio, perché non gli procurate, voi che in giunta potete, un modestissimo alloggio nella loro e vostra cittadina, di cui un tempo furono un vanto e non solo in quanto a contribuzione? Tra l’altro, nella “nuova vita” Luigi Orsino rischia di diventare anche uno scrittore di successo – Dio Voglia! - e sarebbe davvero un tonfo, per Portici ed i porticesi (o… “portoghesi”, nell’accezione più comune) l’essere additati nelle antologie quali militi ignoti di Erode nella natìa Betlemme in Terrasanta di Camorra, non le pare, signor assessore? Apprezzatissimo lo scudiscio della illustre dottoressa Marina Romano di Napoli, vittima di un’odissea di camorra con al suo attivo ben  89 malfattori, tra camorristi e colletti bianchi che è riuscita a fare incarcerare. Ha sferzato con la sua testimonianza il consesso e ne ha sterzato il banale andazzo, riportando il dibattito a più concrete evidenze delle quali, i più – specie tra i soloni locali e nazionali della repubblica – fanno volentieri a meno, alla stregua dei banditi che dicono, a chiacchiere, di voler combattere. Scusate il pesce in faccia a tal Tano Grasso, ma era d’obbligo, dal momento che la dottoressa Romano, anni fa, gli lanciò anche una scrivania in faccia, avendole il “siciliano” dell’antiracket napoletano, rifiutato il giusto risarcimento di vittima della criminalità organizzata, come da sentenza passata in giudicato. Anche l’esperienza della illustre dottoressa napoletana, sarebbe da  raccontare in un best-seller e in una fiction tv; comunque, ascoltandola, mi sono tornati alla mente “i professionisti dell’antimafia”, dei quali il più nobile Sciascia ebbe a scrivere con cognizione di causa. Non si può non riflettere sul continuo moltiplicarsi di associazioni, onlus, congreghe e movimenti antiracket; la loro crescita è direttamente proporzionale al nostro cattivo pensiero! Le paghiamo noi tutti contribuenti, lo sapete? Non solo; addirittura una buona fetta delle assicurazioni RCA va ad integrazione cospicua dei fondi già stanziati per le vittime della mafia (al solito, vittime di serie A e di serie Z, come ci è dato conoscere) lo dico soprattutto a tutti gli scapigliati vandeani del meridionalismo attivo che continuano a domandarsi perché mai le tariffe RCA nel Sud sono abominevoli, rispetto a quelle del “civile” Nord Italia. Ecco, ora lo sapete! E’ un altro paradosso da ascrivere alle Leggi di Murphi, vademecum  dell’intelligenza amministrativa ricolorata, dove il colpevole è sempre la vittima, il tartassato è sempre quello tracciato e reperibile ed il criminale si fa i cacchi suoi e ride alle nostre spalle, protetto e garantito da una Politica che in certi casi fa più danni della Camorra che dice di voler combattere! Non so se vi rendete conto che mentre gli Orsino e molti altri sono stati ridotti in mutande e condannati alla miseria più nera, a guappi, zalli, assassini ed altri pendagli da forca, viene assicurata massima protezione estensibile a tutta la  famiglia, alloggio decoroso, scorta armata, vitalizio ed in qualche caso anche la restituzione di beni confiscati. Dobbiamo aggiungere altro? Ce n’è abbastanza per vergognarsi di essere ITALIANI? Ce n’è abbastanza per stabilire che, poi, non è questione di allucinazioni quando il patto Stato-Mafia si consolida nelle menti dell’opinione pubblica, dell’uomo di strada, quale realtà concreta? Quando vediamo brillantissimi servitori dello Stato che hanno assicurato centinaia di criminali alla Giustizia - com’è accaduto per Bruno Contrada e, pochi mesi fa, per l’ex capo della Mobile Napoletana, Vittorio Pisani – inquisiti pesantemente, degradati nel fango e nel dubbio, privati della loro Dignità, politicamente “marchiati” come ai tempi delle obsolete brigate rosse, per farne utili capri espiatori… non vi viene in mente che la mafia, la camorra, siano solo manovalanza di una COSCA immaginifica, più elevata? Sono sincera: a me, sì! … e lo dimostra la Storia stessa di questo Paese che deve esser sempre grata alla manovalanza; basti ricordare i due più celebri (e molto simili) sbarchi in Sicilia: quello garibaldino e quello detto “alleato” che, senza l’appoggio della mafia non sarebbero stati possibili, come pure il solito motivetto del Debito Pubblico che da più di 150 anni risuona lo stesso disco rotto delle emergenze di bilancio dello Stato che i cittadini devono svenarsi per tapparlo; debito che ci portiamo appeso al sedere dall’Unità d’Italia, grazie al primo governo d’Italia e lievitato in progressione geometrica ad oggi! Sono solo riflessioni ma alla luce di questa squallida involuzione sociale ed economica, etica del nostro Paese che si regge sull’immagine-icona di cadaveri eccellenti, di martiri , di sant’uomini e sante donne vessati,  gestita dai grandi comunicatori della Politica, della Finanza, del Malgoverno, delle Cupole piccole e grandi… è comprensibile a tutti anche l’intervento di ieri al convegno del giovane dottor Gennaro Del Prete, figlio della vittima di camorra, il sindacalista dei venditori ambulanti Federico Del Prete, morto in piedi sul campo di battaglia ai camorristi e la considerazione è sempre la stessa: il Sud sarà sempre preda di EMERGENZE di tutti i tipi… dalla sicurezza alla monnezza… dalla sanità, alla scuola, al patrimonio artistico e naturale, perché ogni emergenza si traduce in gare d’appalto, in distribuzione di fondi, in mille rivoli d’oro per le solite gole profonde! Tornando alle diverse associazioni antiracket sarebbe il caso di indagare seriamente sulla gestione dei fondi, sull’effettiva liquidazione degli stessi ai legittimi destinatari e… magari… verificare pure se quella BANCA detta ipocritamente ETICA non sia la banca di un solo banchiere “d’umiltà vestuto” e di “santità asperso” : lo scoglio del nostro presepe napoletano è troppo popolato di re magi che fingono di portarci doni preziosi; invece risalgono sul cammello con le tasche piene delle nostre “povere ricchezze”… e non c’è più posto per nessuno, neppure posti in piedi, davvero, sullo scoglio del Sud! Un saluto telegrafico a Nicola Marrone, sindaco di Portici che io non ho visto al tavolo dei relatori… ma riconosco d’essere un po’ orba e debole d’udito… A Paolo Miggiano, giornalista e scrittore antimafia, un “grazie!” per aver dato lustro alla serata ma non dimentichi di sostenere fattivamente gli Orsino per i giorni a venire. Un ricordo sorridente, in spirito pulcinellesco, di quel burbero signore in sala, sosia ed emulo del più noto giornalista Sandro Ruotolo, che si è autoreferenziato con voce impostata da baritono quale “GIORNALISTA-E-HO-DETTO-TUTTO” e che qualcuno tra noi pochi presenti ha riconosciuto, raccontandoci di alcune sue imprese di gossip terra-terra  poco edificanti. Non faccio nomi per non fargli pubblicità che non merita!