La voce di Megaride

VIZI PRIVATI PUBBLICHE VIRTU'


di M.S.B. dipendente pubblico
Questa, la notizia di qualche settimana fa, riportata dai quotidiani nazionali: "Dramma Equitalia" anche per chi è un semplice dipendente. Un uomo di 38 anni ha minacciato di uccidersi nell'appartamento dove vive con la madre, a Milano, poichè depresso e «stanco di lavorare per Equitalia» a causa dei «continui insulti della gente». Non nascondiamoci dietro un dito: nell’immaginario collettivo – ma anche nei presupposti – Equitalia, Agenzia delle Entrate ed INPS, tralasciando le Banche che meriterebbero un capitolo a parte, rappresentano ormai, nel Pantheon istituzionale, la TRIMURTI di Stato, nonostante la pseudo-privatizzazione dell’anno 2000, relativamente alla Riforma Finanziaria che vide il sorgere delle Agenzie delle Entrate, dedicate esplicitamente ai servizi all’UTENZA e non allo STATO; cosa che, in molti – contribuenti ma anche dipendenti – ancora tralasciano di ricordare. La drammatica empàsse della lunga crisi in atto ha condotto all’esasperazione – quando non alla disperazione – i cittadini italiani; anche gli stessi dipendenti pubblici monoreddito con prelievo alla fonte che il destino ha chiamato al lavoro alle dipendenze di Equitalia o di Agenzia delle Entrate. Superfluo rammentare lo sgomento, la tristezza e gli istintivi sensi di colpa dei dipendenti pubblici alla notizia dei troppi suicidi di gente comune, per grane fiscali e fallimenti esistenziali o professionali ma come far capire all’utenza arrabbiata che anche gli interlocutori, negli uffici a cui si rivolgono, condividono nella vita reale i medesimi disagi … le medesime paure e incertezze in quel “futuro anticipato” che collima sempre più con il presente? Soprattutto - in veste di operatori tributari - come dar torto all’esercito di esasperati che quotidianamente bussano alla porta degli uffici finanziari per lamentare quelle che ritengono vessazioni, persecuzioni, capestri, ingiustizie, toponimi di un unico solo comune denominatore: IMPOTENZA… ovvero STALLO, BLOCCO, IMPOSSIBILITA’ di reazione; spesso, anche impossibilità di far fronte ai propri obblighi. Purtroppo, la realtà sociale dell’intera Nazione è molto dura, ai limiti estremi e la mancanza di comunicazione chiara e semplice, diretta, tende a peggiorare ogni cosa. I cittadini sono convinti, sempre più, di parlare una lingua diversa dal lessico delle Istituzioni: il politichese ed il burocratese, nella selva intricata dei numerosi Decreti ed emendamenti diventa impossibile orientarsi ed in pochi- se non gli esperti - godono di adeguata preparazione tecnica in fatto di Economia e Finanze; laddove una persona si convince di essere preda di incomprensibili affabulatori che indossano la maschera dell’autorità, d’istinto si sente incompresa, aggredita, turlupinata, privata della propria dignità e di conseguenza alza le difese o si chiude totalmente al dialogo. La Difesa degenera in Offesa. E’ “umano”! Non fu proprio per ovviare a questa capitolazione che sorsero le Agenzie delle Entrate, AD ESCLUSIVO SERVIZIO DEL PUBBLICO? Dobbiamo ricordarlo a noi stessi, pubblici dipendenti ed ai contribuenti, entrambe le categorie UNICO EQUIPAGGIO DELLA
STESSA NAVE. C’è di vero che anche la Stampa ci si mette di mezzo ad “intellettualizzare” e ad arzigogolare i concetti,  a gettare benzina sul fuoco; prima, aprendo le edizioni quotidiane dei fogli o dei tiggì con overdose di notizie per i soli “addetti ai lavori” dei mercati e borse internazionali, come se tutti gli italiani fossero dei Bocconiani… poi, aggredendo lettori ed ascoltatori con notizie di FANTAFINANZA e FANTAPOLITICA che hanno più aroma di pettegolezzo globalizzato che non di essenziale e concreto per la vita quotidiana della “sciùra Teresa che va a fare la spesa”; insomma, l’INFORMAZIONE sia istituzionale che giornalistica, in questa Nazione che tutti, comunque – a cominciare dai suoi conductor – si ostinano a chiamare PAESE, svilendolo in ogni aspetto, è tutta da rivedere e da disciplinare. Quando il lancio di una notizia informa la “casalinga di Voghera” (come si dice in obsoleto e classista gergo giornalistico) che “I FUNZIONARI PUBBLICI ITALIANI PERCEPISCONO GLI STIPENDI PIU’ ALTI DELL’OCSE”, difficilmente la “massaia” in questione riuscirà a capire che il funzionario pubblico NON E’ QUEL POVERETTO SEDUTO DIETRO LO SPORTELLO DI EQUITALIA o DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE, mi spiego? Tornando ai nostri front-office ed al rapporto con il pubblico, oltre la generica confusione di ruoli di cui sopra, potrebbe davvero ricercarsi un’incongruenza di base. La semi-privatizzazione in AGENZIE ha snaturato il DIPENDENTE PUBBLICO in MANAGER, senza che questi – almeno agli albori – ne avesse l’attitudine o la formazione professionale. Orbene, Lo Stato non è un’azienda e non mira agli utili d’azienda eppure, la “new…AGE” (nomen omen) è articolata esattamente come un’azienda, con comparti ed aree e filiali, con tanto di raggiungimento degli obiettivi e monitoraggio “a tempi” di produzione, per cui i dipendenti pubblici oltre i normali compiti d’ufficio sono anche in dovere di presentare i “piani di lavorazione” su base statistica, sudare trafelati, in molti casi non dipendenti dalla loro volontà ma dalle congiunture nazionali o politiche, per raggiungere gli obiettivi, anche se non sono addetti ad una catena di montaggio e non producono manufatti; cose, queste, che tendono a privilegiare necessariamente il lavoro in back-office ed a subire i naturali attacchi dell'utenza ai front-office; attacchi  direttamente proporzionali alle fole amministrative, a seconda delle innumerevoli scadenze e notifiche "di stagione". In breve, il paradosso è che il DIPENDENTE è PUBBLICO ma incarnato in un ibrido PRIVATO... e viceversa. Purtroppo, con responsabilità, doveri ed emolumenti da PUBBLICO UFFICIALE e ulteriore carico di gestione come un PRIVATO addetto al marketing, esperto in brand e P.R. a 180 gradi, con dovizia e cura di Communication & Imaging. Il tutto, in tempi durissimi quantomai, laddove un servizio dedicato alle cure e tutela dei cittadini contribuenti richiederebbe SOLO ottime doti umane, capacità di ASCOLTO, spirito solidale  e strumenti legali se non proprio uguali almeno simili a quelli di un ASSISTENTE SOCIALE. Già! Perchè gli esasperati ed i disperati che in maggior parte si prendono la briga di presentarsi nei nostri uffici, sono comunque già tutti monitorati, reperibili e destinatari di regolari provvedimenti emanati dalle nostre Direzioni; noi stessi dipendenti non siamo immuni dai medesimi controlli, anche se l'utenza è convinta che noi siamo "diversi" perchè "giochiamo in casa" ovvero siamo non solo il volto ma anche il braccio dell'amministrazione che avvertono NEMICA! Infatti, come accaduto per il collega di Equitalia a Milano, anche noi, SPESSO, siamo ingiustamente aggrediti e vituperati dai più esasperati che non riescono proprio a dissociare le PERSONE dal LOGO sotto cui esercitano il loro quotidiano lavoro. E’ innegabile che il senso di ingiustizia sia avvertito con eccezionale emotività da questi cittadini normalmente “tracciati” e reperibili, laddove i più furbi “uccelli di bosco”, del tutto estranei al FISCO, se la passano e se la spassano nella inattaccabile bolla della grande EVASIONE FISCALE.  Ai tempi degli Uffici Imposte e delle Intendenze di Finanza, un dipendente s'illuminava di quella austera allure professionale conferitagli proprio dall'onore di essere al servizio dello Stato, in un certo senso l'immagine ridondava di un minimo di "riflessa" autorevolezza; oggi, un po' per l'instabilità politica, un po' per il ruolo ibrido in bilico tra il pubblico e il privato.... e tanto.... tanto per la CRISI e l'asfissiante PRESSIONE
FISCALE, il dipendente del MEF è illuminato di bieco riflesso autoritario, senza averne l'autorità... ed in sempre più numerose situazioni critiche il front-office si trasforma nostro malgrado in un grottesco stand da luna-park; quello del tirassegno con le boccette alle faccine. Le nostre!