La voce di Megaride

Diva Proésia


di Marina Salvadore
Pur amandola, la Poesia, ho sempre diffidato dei suoi tanti narcisi aedi e cantori, soprattutto contemporanei. Per i miei trascorsi di lavoro nel giornalismo e nello spettacolo, spesso mi sono trovata in situazioni al limite del grottesco, invischiata in kermésse di dubbio gusto, laddove attempatissime signore, abbigliate di veli ed a piedi scalzi, piroettavano leggiadre intorno al fuoco di improvvisati sabba pseudo-culturali o sui bordi delle piscine, alle feste nelle ville dei ricchi, in Versilia, declamando come forsennate versi orrendamente copiati a D’Annunzio, a Garcia Lorca ed altri osannati dall’intellighentia media. Il mio maestro è stato un poeta semplice, ruspante, Romano Battaglia; un uomo forte come la quercia e fragile d’animo come la poesia che sapeva cogliere d’intorno, da ogni cosa delicata: da un filo d’erba cresciuto sull’uscio della sua casa di Pietrasanta, al crostino di pane intinto nell’olio di frantoio, per intenderci… Immaginate, ora, nelle loro performances, tutte queste indiavolate “poetesse” da week-end, esasperare al massimo i loro gorgheggi, le loro drammatiche invettive nell’improvvisata, casereccia teatralità e disperata gestualità, per colpire, attrarre, sedurre intellettualmente quel brav’uomo di Battaglia! Dalla Versilia, alla Lombardia,all’Emilia, numerosissime erano queste congreghe di assatanate che ci ospitavano; molti di questi personaggi li ritroverete immortalati in alcune cronache versiliesi o nelle celebri “Lettere al Direttore”, pubblicate da Romano Battaglia nel corso della sua cospicua produzione letteraria.. Durante una “Versiliana” – credo dell’87 – nel suo celebre “Caffè” letterario, al quale collaborai per due edizioni, ricordo che si tenne anche la finale del locale Premio Carducci, con la proclamazione dei vincitori e – stracca di poeti e poetesse di cui sopra – feci l’impossibile per avere sul palco l’ultimo in graduatoria tra gli ultimi poeti valutati dalla illustre commissione di esperti, con grande stupore di questi ultimi alla mia “originale” richiesta. Lo feci, sinceramente, per alleggerire un po’quel clima pesante, ridondante di disgrazie, dolori, dramma, depressione, psicopatie in versi baciati e mordicchiati, declamate per l’intero pomeriggio e sera di un’estate terribilmente torrida! A parte la cinquecentesca Vittoria Colonna che ebbe l’ardire di firmarsi, laddove poetesse, pittrici ed altre artiste dell’epoca dovevano celarsi dietro un falso profilo maschile, il salto per arrivare alla contemporanea Alda Merini, a parte rarissime eccezioni, è classicamente un volo lungo secoli sul deserto al femminile, sull’assenza delle donne nelle arti; prerogativa dei maschi, come il sacerdozio, il governo, il lavoro, il sesso, lo sport e persino la scienza. Rarissime sono, infatti, le donne che sono riuscite ad emergere e ad avere successo; per contro, ne troviamo migliaia, in diverse epoche, bruciate sui roghi e ciò ch’era d’impronta femminile – accade ancora oggi – doveva essere obliato o censurato o svilito, com’è accaduto alla bella e saggia sirena Partenope, patrona della mia magnifica città e apportatrice di civiltà e cultura, sostituita dal bècero Pulcinella che, pure, ai suoi esordi non era il rozzo villano ignorante che, oggi, è ben strumentale all’abietta situazione in cui “conviene” tenere Napoli. Chiedetelo ad Ottorino Gurgo che così si è sfogato nel suo meraviglioso “Ammazziamo Pulcinella”! Dunque, io amo Parthenia, Ligeia e Leucosia, le tre sirene cantate da Licofrone, il poeta… e aspetto da sempre di poter udire la voce e la saggezza della mia “santa trinità”di genere… mitocondriale. In quest’attesa, piena di fastidiosi input e confusi arzigogoli barocchi prodotti da gente per lo più disturbata mentalmente e priva del minimo sindacale di “cultura”… o, di consapevolezza, l’eco lontana di Diva Proésia, altra regina di un altro mare; quello, virtuale mi ha “accesa” di rinnovata speranza. Proésia canta e scrive solo quel che pensa e vive, senza inganno, senza odiose rime sibilline, senza inutili orpelli lessicali, senza esasperate nozioni di metafisica, senza autocompiacimento. Aaah! Diva Proésia è libertà, è nobiltà, è bellezza! La sua lunga, preziosa collana è fatta di perle di saggezza, di emozioni, di carnalità, di spiritualità, di vita; perle che ondeggiano sul suo petto che si léva e si abbassa al ritmo delle maree, al pulsare delle stelle. Alla Vita! Che grande sorpresa scoprire che Diva Proésia è Rosanna Marani, una giornalista ed autrice che da lungo tempo seguo con interesse, da dietro lo schermo di un p.c. - come attraverso l’oblò di un sommergibile - per il suo dinamismo mentale, le sue performances, le sue passioni. La sua genuinità e schietta femminilità. Continuerò a chiamarla Diva Proésia, collocandola sull’altare votivo a Partenope, sorto sull’ara sacrificale di mille alle altre donne di tutti i secoli, cui hanno strappato la lingua e tagliato le mani. Per la prima volta, dopo anni, avrò il piacere di acquistare il libro di una poetessa, “P’ossessione” e… leggerlo, giuro! Come la mia sirena Partenope, anche Rosanna è fatta di melodia, di armonia: ho ascoltato le sue “proésie”, declamate da lei e un brivido m’ha colto; superbi i contenuti ma la voce, la sua voce, è lo strumento ideale per diffonderle all’anima di chi ascolta. Proporrei un recitàl in tutti i teatri del Paese e – perché, no? – metterei in musica i suoi testi, dal momento che il mondo della musica è un po’ carente di autori e di buone opere, zeppo di nenie, di marcette e di barbose suppliche rap. Ad un tratto, nell’ascoltare il brano “Sensualità”, ho chiuso gli occhi e mi è parso di udire l’immensa Mariangela Melato. Struggente suggestione! La mia “proésia” preferita? “Amore anoressico Amore obeso” , mi ha ricordato gli “umori” di “Afrodita” di Isabel Allende, un best-seller di bella memoria. Ascoltatela, la voce di Diva Proésia, pensando a Partenope, su quella diavoleria ch’è l’audiovox in rete, che contiene ben 52  stupende opere della nostra singolare autrice… In questo piatto, vischioso, ridicolo ed insulso limbo ch’è diventata la nostra cultura contemporanea, il libro “P’ossessione”di Rosanna Marani è un bellissimo dono da dedicare a coloro cui volete trasmettere, come un omaggio speciale, un degno segno di stima. Se fosse ancora tra noi, lo regalerei a Romano Battaglia!