La voce di Megaride

CASO ORSINO: “Guappetiello ‘e Paranza, à fatto ‘a fjgura soja!”


da redazione
Chi segue il blog e le eroiche imprese di “Megaride” sa che ci occupiamo dal 2011 del vergognoso caso di Luigi Orsino, testimone di giustizia… in giustiziato! Negli ultimi mesi, stante il colpevole silenzio delle istituzioni e dell’opinione pubblica, abbiamo dato una potente “accelerata” al veicolo d’informazione, per via del fatto che la famiglia Orsino, spogliata di tutto, è ancora sotto stretta osservazione dei “galli ‘n’copp’ a munnezza” che – probabilmente – ne temono terribilmente la personalità e le esternazioni; non esiste, infatti, estorsione, “attentatuni”, minaccia manifesta o
altro strumento di annientamento che possa privare le vittime della “criminalità organizzata” dei beni più preziosi: la DIGNITA’ e la TESTIMONIANZA PUBBLICA che coniugate assieme diventano una bandiera, il vessillo sotto cui la gente di buona volontà ama arruolarsi, come in un esercito, perché è anche vero che solo chi ha provato veramente PAURA è in grado di manifestare CORAGGIO! Le ultime cronache sugli Orsino, a parte i soliti richiami d’indignazione per come funziona (o meglio, non funziona) il carrozzone istituzionalizzato dell’antiracket e la descrizione delle ultime stazioni della via crucis di questa famiglia, promuovevano il buon libro scritto da Luigi Orsino sulla sua vicenda, “La Carezza del Male” , presentato finalmente in Portici, sotto l’egida del Comune; appuntamento andato deserto dai “complici in omertà”  ovvero gli indigeni autoctoni, minacciati dal locale clan contro cui Orsino combatte. Gli unici presenti a quell’evento, tutti di “fuori le mura porticesi”, hanno colà provato orrore e rabbia ed hanno ben pensato di fare le cose in grande, ripensando un nuovo evento in Napoli, il 15 febbraio, strombazzato ai quattro venti col megafono dell’indignazione! Evidentemente, il “ragioniere-capo” s’è molto disturbato per questo e dall’alto del suo sgabellino sulla monnezza ha ben pensato, sbuffando come una vaporiera intasata e borbottando come una pentola di fagioli, di chiamare a se’ uno dei suoi sorci, per far desistere le organizzatrici napoletane e l’autore del libro dall’apparire nuovamente in pubblico. Detto fatto, l’ignorante ratto tuttofare ha scritto un bel biglietto minatorio, degno del peggior "ciuccio" e l’ha lasciato sotto la tapparella della finestra del bagno, accessibile da un terrazzo esterno, della casa ISOLATA dove
fino al giorno 12 marzo di quest’anno è contemplata la residenza “protetta” (per modo di dire) degli Orsino. Dai particolari esposti, vi rendete certamente conto di quanto sia stata temeraria l’azione segreta del feroce topo-manovale, dopo il ben più difficile compito della stesura del testo intimidatorio: “A! GIGIN A PORTICE TI PENSAV E REGNE O’ TIATR E INVECE EN’ PAROL E NISIUN E’ VENUT A NAPOL FACIMM O BIS? LE A’ FIRNI’ SI NO TU CHIAGN E PINA MOR”. Traduzione per gli stranieri... ma anche per i madrelingua partenopei discepoli di Giambattista Basile, lo Shakespeare napoletano: " Gigino (Luigi) a Portici credevi di riempire il teatro invece è bastata una mia parola perchè non venisse nessuno. A Napoli faremo la stessa cosa. Devi finirla, altrimenti piangerai e tua moglie Pina MORIRA' !". Minaccia di morte, dunque. Inutile dire che il gentiluomo Luigi Orsino, per non mettere a repentaglio la vita di altri innocenti, ha contattato, le organizzatrici per annullare l'evento (n.d.r. incredibilmente, tutte donne, le organizzatrici !).
Purtroppo, il grande “macho guappo” non immaginava di aver servito su un piatto d'argento un'occasione UNICA ed irripetibile per rivendicare il martello di Thor e picchiare forte, come solo le donne degne di questo titolo di genere sanno fare, abituate come sono alle pratiche igieniche e all’Orgoglio, inclini alle sfide più degli uomini o presunti tali. Così, sotto protezione degli adorabili carabinieri di Castel Baronia, prima e di Napoli Posillipo, poi, l'evento c'è stato, sotto un sole sfolgorante, tornato solo in quel giorno dal suo lungo esilio, tant'è che dal chiuso delle sale ov'era stato preordinato, si è tenuto all'aperto su una vasta terrazza, dinanzi ad un panorama flegreo mozzafiato partecipe di tutta la bellezza della gente perbene lì accorsa coraggiosamente. Per dirla in corretto "stile pantegana" : SE A PORTICI NUN AMM' RIGNUTO 'O TIATR'... A NAPULE SE N'E' CADUTO 'O TIATRO!!!", colorita espressione in gergo “parlesia” adottata dagli artisti
teatranti  napoletani per indicare grande successo di pubblico. Un successone ch'è servito a ridare grande Forza e ossigeno alla famiglia Orsino, con giornalisti e fotografi accorsi persino dal Cilento. Tutta la rete bombardata di immagini di questo stupendo evento, perchè non solo il pubblico lontano nel resto del mondo ne godesse ma soprattutto generosamente dedicato al "gallo sulla monnezza" che necessariamente ha dovuto tenersene lontano, stando ben acquattato, col suo sorcio-dipendente nella fogna della sua triste e poco invidiabile esistenza! Fin qui, la cronaca della "battaglia" ma importanti sono stati anche i contenuti e le riflessioni, a proposito dell'altro convitato di pietra, lo Stato! Eh, già! Perchè se la Camorra è “un'azienda”, necessariamente deve perseguire i suoi interessi e conseguire i risultati. La Camorra fa la Camorra, null'altro che il suo
DOVERE verso se stessa, con gli strumenti primitivi che ritiene idonei, secondo le proprie leggi cavernicole e metodi da troglodita comprensibili e metabolizzabili dalla sua bassa manovalanza tribale... ma lo STATO che fa? Lo STATO non muove un dito per debellare le EMERGENZE, fatta salva la pace di pochi servitori della Patria, tra forze dell’ordine e magistrati eroici… ma troppo spesso ostacolati e vituperati da vivi e canonizzati, poi, sugli altari della retorica... ma solo da MORTI!... Spesso, lo Stato- come nel caso del suicidio del giovane panettiere di Casalnuovo, Eddy, attraverso i suoi sistemi esattivi rasenta la crudele mentalità estorsiva mafiosa... Poi, c’è UNA MAFIA DELL’ANTIMAFIA, inutile negarlo che “crudelizza” ed infierisce sulle vittime in ginocchio, dopo averle ignobilmente blandite, promettendo cure e tutela affinché s’imbarchino volontariamente sul carrozzone del VITTIMIFICIO; esattamente, come il Mangiafuoco di “Pinocchio” con i suoi  vivaci teatranti ridotti a mute marionette. C’è una sorta di racket nell’antiracket del quale, stranamente, neppure il tuttologo scienziato plurispecializzato Roberto Saviano s’è avveduto.La vera battaglia, in ordine di tempo – come vanno ripetendo diversi “testimoni di
giustizia”, erroneamente confusi dal volgo con i “collaboratori di giustizia” (che sono lerci figuri del PENTITIFICIO di Stato, trattati con i guanti gialli) - è contro la mafia dell’antimafia, su quelle associazioni che hanno ricevuto fior di milioni di Euro e non hanno mai rendicontato nulla; denaro che viene dalle tasche dei contribuenti e dovrebbe servire per permettere alle vittime della criminalità di rimettersi in piedi, di ripartire… invece… non si sa che fine facciano. Per dirla meglio, senza fronzoli, molti di loro sospettano che quei soldi siano divenuti una forma di finanziamento illecito ai partiti. Con un pizzico di intelligenza e buonsenso, piuttosto che favorire questo fenomeno che sordidamente intende richiamarsi alla LEGALITA’ e che grava comunque sui contribuenti già tartassati, basterebbe solo redistribuire alle vittime del racket le ricchezze sequestrate quotidianamente alla criminalità organizzata invece che lasciarle alla gestione del monopolio di altre associazioni “benefiche” che profumano d’incenso… Basterebbe, se lo Stato fosse davvero fine a se stesso, che l’altro monopolio, quello dell’antiracket fosse gestito dalle Direzioni Regionali delle Entrate o dalle Tesorerie regionali e NON presso il  Ministero degli
Interni, mediante costosa scissione di “scrivanie” dirigenziali di improvvisati “reparti speciali” senza pedigree e curriculum, scarsamente avvezze alla contabilità di Stato… Basterebbe, come accade nei Centri di Chirurgia dei Trapianti, stilare presso i dicasteri finanziari ed economici le liste di precedenza dei moribondi “pazienti” in attesa di un “trapianto d’organo vitale” che consenta non la pietosa sopravvivenza da carità pelosa demandata al pacco della Caritas ma il ripristino di tutte le facoltà imprenditoriali della vittima, così che di riflesso, in questo “Paese” cieco e stupido che ha permesso, per ignavia e per ingordigia del tutto assimilabili alla mentalità mafiosa, la morte di migliaia e migliaia di imprese, l’economia torni a girare. Effettivamente, si ha la sensazione che tenere
in piedi le terribili EMERGENZE nazionali, soprattutto negli ambiti della SICUREZZA e della “Monnezza”, sia particolarmente remunerante per certi insospettabili “burosauri” di alcune caste al Potere che si dilettano nella moltiplicazione dei disastri e degli appalti per sanificarli… praticamente, come diciamo a Napoli, la perfetta utilità del “ciacca e medica!”. ….Buona strada, famiglia Orsino! Non sei più sola! Menzione d’onore per le terribili “amazzoni” Marina Romano, Agnesina Pozzi, Marina Salvadore, Franca Decandia, Biagina Grippo ed al gruppo “S.O.S. AMICI………. aiutiamoci tra noi!!!!!!!” su Facebookalbum fotografico al link su FB https://www.facebook.com/LaVoceDiMegaride/media_set?set=a.10202554235170900.1646738368&type=3