La voce di Megaride

Lo sport della zappa sui piedi


di Marina SalvadoreMentre "laggiù" a Sapri le istituzioni locali organizzano in novembre l’ennesima orgia intellettuale, imbibita dei soliti tronfi miti risorgimentali e condita di sterili nostalgie attorno alla discutibile figura di Carlo Pisacane, trovatosi da quelle parti a fare l' "eroe per caso" perchè in fuga da Napoli, ove aveva compromesso una signora della buona società, le parate continuano con    il presidente “napolitano” (nomen NON omen) in visita a Napoli, preoccupato circa il precario equilibrio dell’Italia UNA e spaventato da un certo olezzo di rivendicazione identitaria pre-unitaria, che promana sempre più intensamente addirittura dalle montagne di monnezza franate su Napoli e l’hinterland. Il presidente viene a bacchettarci bonariamente… come sono adusi fare quei padri di famiglia che abbandonano moglie e figli nella culla, per poi tornare dopo trent’anni a pretendere la patria potestà e il diritto all’educazione dei pargoli… ormai maggiorenni. Come un santa Klaus ci porta in dono, per Natale, una “scossa”, pur di tenerci distratti dall’uso della “riscossa”, come carpitogli leggendo le labiali durante un suo dictat senza riserve inserito nel discorso delle celebrazioni nazionali del 4 novembre, a proposito di “secessioni” e di Unità del “paese”. Ma i napoletani meritano questo ed altro poiché è insito nel loro carattere uno struggente masochismo, padre di quella tanto celebrata “carnalità” che finisce col produrre un doloroso piacere, come nelle pratiche del sesso estremo e si inventano ancora e ancora pervertiti giochetti da talamo, quali – ad esempio – il “Sangennoir”, una rassegna editoriale, con tanto di pubblicazione in commercio a cura della Kairòs editore, che sarà presentata con tutti i fasti giovedì 30 novembre alle ore 17,00 nella Sala della Loggia del Maschio Angioino, a cura di cotanta genìa di illustri autoctoni ed amministratori: Francesco Pinto direttore del Centro rai di Napoli, Aldo Putignano, coordinatore di Homo Scrivens; Pino Imperatore, umorista e responsabile «Grandi eventi» del comune di Napoli; l’editore Giovanni Musella; Gennaro Chierchia, curatore del volume, e i numerosi autori di quella che - recita testualmente la brochure dell’evento - è “Un’antologia di racconti neri, che racchiude storie di sangue, delitti, disperazione. Napoli l’hanno fatta nera, più di quanto lo sia nella realtà. Il motivo? Bisognerebbe interrogare gli autori di questo libro, ma attenzione, non è semplice: sono più di trenta e sono nascosti in tutta Italia e all’estero, frequentano i più importanti siti internet italiani di genere e si fanno vedere solo in occasione dei premi letterari più ambiti. Una cosa è certa: tutti hanno avuto un’ottima ragione per mettere su carta una storia torbida ambientata nei quartieri di Napoli… o forse no, forse
sono solo cattivi e hanno voluto mettere il dito nella piaga”… No comment!… Del resto, la baraonda folklorica delle esequie di Mario Merola, tramutatasi in evento multimediale nazionale circa i nostri costumi e la nostra cultura che parrebbe essere esclusivamente intinta  nella pratica della “guapparia”, le nostre aberranti miserie morali e materiali, egregiamente illustrate con minuzia al mondo dal teatro di Eduardo e dalle opere dell’osservatore-antropologo Curzio Malaparte, sono quella zappa che continuiamo ostinatamente a darci sui piedi. Nell’aria c’è nostalgia di Antonio de Curtis, di Ferdinando Russo, di Giacinto de Sivo, di Giambattista Basile… e di "napolitani" degni di appellarsi tali.