di Marina SalvadoreQuando guardo verso l’affatata Nisida non posso fare a meno di pensare all’invidia degli dei ed al maledetto karma di Napoli….e guardo a Nisida, spesso,…anche da qui… dall’esilio nella bigia Milano…Nisida! Disperatamente e per l’eternità sciolta dall’abbraccio del suo amante Posillipo, al quale continua inutilmente a tendere le braccia aperte in segno di disperato bisogno e offerta d’amore, in quell’incomprensibile umano mistero ch’è l’ ACCOGLIENZA!
Nisida la bella, invidiata e offesa, fagocitata dalle brutalità e brutture dell’Uomo. Un luogo così magico, unico, ch’è stato sempre e solo sede di luoghi di pena: nosocomi, carceri e comandi militari, ingabbiata nell’orrore della fallimentare industria e degli ingegneri ed “archi-tutto” della solita politica arraffona. Nisida in quarantena, proibita ai suoi figli napoletani!Meditare su Nisida, per cogliere il senso dell’intero dramma epico napoletano…scritto a più mani ed in più tempi dall’arroganza, dalla voracità, dall’ignoranza e dall’egotismo di tanti, troppi, reucci e vice-reucci incollati col cemento a presa rapida sul Trono di Napoli. Costoro hanno ignobilmente distrutto il mito e la millenaria Civiltà di Partenope e continuano a svendersi pure le briciole cascate in terra dal tavolo della Grande Abboffata!Democrazia e Bellezza, doni offertici a piene mani - attraverso i nostri progenitori greci - da Dio, sono stati ficcati in un forziere fatto sparire in mare;…ecco, cosa difende e cosa stringe ancora quell’ampio abbraccio di Nisida!Eppure, tanta gente ha “navigato sott’acqua”, in cerca della ricchezza di coralli e perle, ma nessuno MAI si è incuriosito di quel forziere incastrato tra gli scogli, forse, per paura di aprirlo e di dover poi fare ammenda, in presenza del suo contenuto!… Uno strano tabù del Vero Tesoro ha colpito, come una patologia perniciosa, il popolo napoletano. Una vera disgrazia!Eppure Napoli è l'unica città al mondo che non fonda il mito della sua nascita sull'esempio virile di "eroi" rapaci e guerrieri. Napoli sorge, femminile e dolce, tra i seni salati di una sirena innamorata.Napoli era culla della Civiltà, Patria di geni. Lo è stata per millenni! L’era moderna l’ha trasformata da Divinità a capro espiatorio, agnello sacrificale. Una fata trasformata in strega malefica!Era GRANDE ed ha dovuto livellarsi ai diminutivi (… Pomic-ino, Bassol-ino, Jervol-ino…) sempre beffardamente inquadrata nello scontato folklore di mandol-ino, peperonc-ino limonc-ino … eccetera… .nella politica del “Tarallucci e V-INO”… Un mare di “ino”!Voglio una Partenope “nomen omen”, se il nome è quello del suo nume tutelare; una sirena!Voglio una Napoli “fisionomica”, dal volto solare, gioviale, baciato dal dio Elio; una Napoli dallo sguardo diretto e limpido, col generoso sorriso sulle labbra carnose, la fronte serena!Tornino a casa, dopo un regno lungo quasi quanto quello di Ramsete II, i padroncini dai musi di prugna secca, con la bocca a fessura di salvadanaio, lo sguardo sfuggente, la fronte bassa. Quelli, nati al mondo per eccesso di imprimatur di forcipe, quelli dei vetusti e asfittici salotti dove si pratica con protervia l'assoluto totalitarismo della Cultura di comodo, intesa ad uso e consumo di "regime", laddove i soliti giacobini alzano il muro tra la loro esclusiva saccenteria ed i napoletani che devono, necessariamente, pascersi di ignoranza, perchè permangano nell'anonimato di popolazione e NON nella consapevolezza di POPOLO!
Voglio che Napoli abbia un VOLTO, non una FACCIA!E che quel volto sia impresso sulle facce di tutti i napoletani.Nella Bibbia si racconta che Dio impresse sulla fronte un marchio a Caino, dopo che questi ebbe assassinato Abele il buono…Perciò, guardatevi da “quelli indicati da Dio”, guardateli in faccia, leggete tra le pieghe e i solchi della prugna secca, scrutateli negli occhi spenti da squalo, cercategli le labbra dietro quella fessura utile solo allo sport del cibarsi voraciProfumiamo l’ambiente di freschi fiori di lavanda e….dagli armadi napoletani togliamo gli scheletri e le tarme, insieme alle inefficaci palline di naftalina. Suvvia, su…operiamo un bel “cambio di stagione”!!!